domenica 1 marzo 2009

Vergogne italiane, gli imbecilli

Sofri e Scalzone cattivi maestri in cattedra di Paolo Granzotto

Obama di qui, Obama di là e poi ti ritrovi, col megafono alla bocca, Oreste Scalzone. Cioè quanto ci sia, sul mercato delle idee, di più intellettualmente e culturalmente sclerotico. Anticaglia. E l’altro, Adriano Sofri, che ha smesso di scendere in piazza per accomodarsi in cattedra. E da lì tenere lezioni considerandosi, assieme al compagno Oreste, un maestro di vita. Il primo era ieri alla testa della processione dei ragazzotti dei centri sociali che sono andati a zonzo per Milano sbraitando e imbrattando qualche muro. Il secondo si concedeva a Mirella Serri della Stampa raccontandole dei suoi ticchi letterari e indicando nel dolce stil novo il canone per le future rivoluzioni. Entrambi, sopravvissuti a se stessi, non hanno intenzione di mollare, di smetterla di ritenersi il sale della terra. E di fare, ciascuno a modo proprio, del moralismo canaglia. Il compagno Oreste arringava ieri lo sparuto drappello degli «antagonisti» spiegando loro che lo sciopero è «elemento di dinamismo e di umanità». Pertanto, lotta dura. L’abate Sofri, evidentemente a secco di idee, erudiva spiegando che fra i «pellegrini» - così egli chiama i clandestini, pellegrini - che sbarcano a Lampedusa ci potrebbe essere, ma guarda un po’ quando si dice il caso, «il padre del presidente degli Stati Uniti» (se viene a saperlo il babbo di Obama, sbarcato negli Stati Uniti con regolare visto per seguire i corsi alla Columbia University, gli tira il collo, a Sofri). «Contro le logiche securitarie», questa la ragione della mobilitazione milanese dei quattro gatti dei centri sociali. Scalzone, di logiche securitarie è maestro. Condannato a sedici anni, reso temporaneamente libero per motivi di salute, mostrò invece d’esser sano come un pesce tanto da squagliarsela a Parigi soggiornandovi da latitante fino alla prescrizione della pena. Ovvio che abbia condiviso gli slogan - e le scritte - «Abbasso gli sbirri» e «Nassirya festa nazionale». L’odio per la polizia - gli sbirri - è connaturato in chi abbia la naturale inclinazionea violare la legge. E poi fa tanto Sessantotto, che Scalzone cavalcò da leader e che i pischelli del «Conchetta» vagheggiano come a un amore mancato causa anagrafe. Ma che i diciannove soldati italiani morti per mano di un kamikaze islamico debbano rappresentare un’occasione per festeggiare, meglio se tutti insieme, è una rivendicazione torva, marcia come marcia è la testa dei piccoli teppisti «antagonisti» e del loro livoroso maestro Scalzone. Anche in Sofri spumeggia il livore e il disprezzo, ma da smaliziato moralista dissimula la sua natura coi baffi ela barba finta del mite e saggio buonuomo: «Fui un bravo lettore del libro Cuore», confessava a Mirella Serri (zitta e, probabilmente, soggiogata). «Se i tempi si fossero prestati, sarei stato un buon tamburino sardo, o una piccola vedetta lombarda». Le solite smorfiose melensaggini di uno che vuol far dimenticare d’esser stato condannato a 22 anni di galera per concorso morale - mandante - nell’omicidio Calabresi. Altro che tamburino sardo. Eppure l’uno el’altro dovrebbero essere grati a questo Stato e a questa società talmente tollerante e paziente da consentire loro di professare uno sgangherato reducismo (Scalzone) e di sermoneggiare alluvionandola con ipocriti perbenismi (Sofri). Lasciando, nel contempo, che assumano sempre più i tratti di quel Shoichi Yokoi, l’ultimo dei giapponesi ad essersi «arreso» dopo aver trascorso trent’anni in armi nella giungla di Guam perché non sapeva che la guerra era finita. L’ultimo, e il più fesso.

5 commenti:

Massimo ha detto...

Ma Adriano Sofri non dovrebbe essere moribondo da 4 anni ?
Per tale motivo non ha scontato tutti i 22 anni di galera cui è stato condannato !

Eleonora ha detto...

Si, dicevano che stava per morire, ma accidenti, una volta uscito di carcere s'è ringalluzzito. O meglio, ha ritirato fuori la bestia che è dentro di se.

demiurgo77 ha detto...

Ma perchè questi personaggi non incontrano mai sulla loro strada qualcuno di quegli extracomunitari che tanto adorano? Ad esempio un galantuomo rumeno, fresco della bevuta etnica, a 100km/h in contromano in piena zona residenziale. Sofri: possibile che non abbia mai da attraversare la strada mentre il ciausco etilico di turno si prepara alla mietitura quotidiana?

Anonimo ha detto...

Il problema è che, anche se per grazia divina li incontrano, vedi Tornatore rapinato e pestato dai romeni nell'estate del 2007... poi li difendono lo stesso!!!

«Parole come "tolleranza zero", in bocca a uomini di sinistra, proprio non mi piacciono. Perché sottendono una cultura che non ci appartiene: fare di ogni erba un fascio, equiparare un lavavetri a un malfattore, guardare a ogni immigrato come a un perditempo che se va bene ci innervosisce se va male ci deruba. E considerare i romeni tutti delinquenti solo perché due di loro ti hanno fatto del male»

link

C'E' POCO DA FARE, SONO PROPRIO MALATI NEL CERVELLO...

demiurgo77 ha detto...

Contenti loro...