lunedì 31 ottobre 2016

Come volevasi dimostrare...

Non ho capito in tutto ciò che voce in capitolo dovrebbe avere Don Euro (il don vinicio della vicenda Mancini), ma tant'è che gente come lui, pur di guadagnare soldi e visibilità, fa questo ed altro.

Noi, terremotati di serie B. Lo Stato ci volta le spalle”. I comuni all’esterno del “cratere” non ricevono gli aiuti straordinari. Il sindaco di Muccia: “Tutto distrutto ma la Protezione civile non si è vista”

Guai a finire lontani dalle telecamere in caso di terremoto. Ben lo sanno i sindaci. «Nel 1997 - racconta il primo cittadino di Castelsantangelo sul Nera, Mauro Falcucci - siccome l’attenzione dei media era tutta per Assisi e Foligno, città straordinarie per carità, ma nessuno si filava noi marchigiani, le risorse furono divise non equamente: il 65% andò a loro, il 35% a noi». 

Ecco dunque perché si battono per avere un briciolo di attenzione. È la premessa per entrare nel cosiddetto «cratere», là dove poi arriveranno gli aiuti straordinari dello Stato. Per un territorio è questione di vita o di morte. Filippo Saltamartini, sindaco di Cingoli, nel maceratese, ha dovuto far evacuare l’ospedale e ora ha chiuso al traffico un imponente viadotto, già malandato, inoltre assiste una cinquantina di residenti che vivono fuori casa. Siccome Cingoli è fuori dal cratere, quel sindaco rischia di restare ingabbiato dal Patto di Stabilità, ossia senza i soldi dallo Stato e senza poter spendere nemmeno quelli del Comune. Dice: «Si dovrebbe guardare ai danni reali e permettere ai sindaci di intervenire, non questa pazzia del cratere sì o cratere no».  La storia si ripete a Matelica. E a Tolentino, burocraticamente parlando, il terremoto non si sarebbe sentito: peccato che da ieri siano in 400 senza casa e aumenta, ora dopo ora, la lista degli edifici dichiarati inagibili. A San Severino Marche il 40% delle case è lesionata, ma non è prevista alcuna procedura straordinaria. Sarebbe fuori dal cratere pure Camerino, che lamenta tanti danni e soprattutto è spaventata dalla fuga degli studenti universitari, motore dell’economia locale. Già, l’economia. Don Vinicio Albanese, fondatore della comunità di Capodarco, che ben conosce queste zone, si è raccomandato: «La ricostruzione deve essere innanzitutto economica e sociale. Prima vengono le comunità, poi le case». È quello che paventano tanti sindaci. Dice Marco Rinaldi, da Ussita: «Se non aprono gli impianti da sci, cade il lavoro e muore il paese. Il rischio è la desertificazione». A Preci, Pietro Bellini sta cercando di frenare l’esodo dei suoi concittadini: «Se ne sono andati via in tanti ed è un dramma. I danni si riparano, le comunità non si ricreano». 

Il sisma ha colpito duro un pezzo di Marche e di Umbria che vive di piccola e media industria. La Varnelli, per dire, pregiata produttrice di anice, ha fatto sapere che riprenderà subito la produzione. Così tanti salumifici della zona. Gli amministratori locali, intanto, sono tra l’incudine e il martello. Da una parte c’è il freddo che incombe. Dall’altra, il pericolo di spopolare paesi che già si reggevano a malapena. E a mandare via la gente o a chiudere strade, come riparte la produzione?  A Muccia, c’è un giovane vicesindaco, Samuele Cucculelli, che da giorni dorme in camper con moglie e due figli piccoli. «Più di tanto non possiamo reggere». Nel pomeriggio si festeggia con una merenda alla bell’e meglio il compleanno di Lorenzo, che compie 5 anni. E per fortuna oggi c’è il sole. «È vero, le persone non sono contente di andare via, ma con il gelo, come si fa...». 

Qui la Protezione civile di fatto non è mai arrivata. Dal 24 agosto non è venuto un solo tecnico da fuori. Erano sempre gli ultimi nella lista d’attesa. S’infervora il sindaco, Mario Baroni: «I sopralluoghi li ha fatti il nostro ufficio tecnico. Avevamo sistemato 70 persone. Ma ora è tutto inagibile e sono in 920 senza casa». Una disattenzione che continua. A Muccia molti continuano a dormire in macchina, altri in una tensostruttura o nei container appena liberati dagli operai che lavoravano alla superstrada. Ai fornelli il cuoco che era dell’agriturismo. E figurarsi che Muccia è considerata ufficialmente terremotata, ricompresa nella lista dei 64 Comuni del cratere. E chi è fuori? Zero assoluto. Dal piccolo Comune di Apiro, sempre nel maceratese, il sindaco Ubaldo Scuppa grida: «Ci hanno lasciati del tutto soli. Con le nostre forze abbiamo evacuato una settantina di persone. Ho 24 edifici pubblici inagibili e così tutte le chiese. Sono veramente amareggiato». 

domenica 30 ottobre 2016

Una impressione sinistra

Ho l'impressione che questo sia per tutti un terremoto secondario. Sono letteralmente svaniti dei piccoli e bellissimi borghi storici sui sibillini, la popolazione marchigiana è quasi abbandonata a se stessa mentre si continua a parlare del terremoto di Amatrice, e non c'è nessuna corsa sfrenata per dare aiuto. Non lo so, ma, leggendo i commenti sui vari post di facebook, sembra che ci siano terremoti di serie A e terremoti di serie B. E questo, mi sa tanto di terremoto di serie B. 

Norcia è importante, percarità ma Camerino, città universitaria, è ridotta molto molto peggio di Norcia.

Davvero...

... io non so più che cosa dire a questo punto. Un'altra forte scossa alle 7 e 41 ci ha svegliati, è stata stimata inizialmente a 7.1 di magnitudo, scesa poi a 6.5. E' stata ancora peggio di quella delle 21 dell'altro giorno. Sui Sibillini, ciò che era rimasto in piedi, è crollato del tutto. Interi piccoli borghi svaniti nel nulla. Non ci sono morti, per fortuna ma resta il fatto che la gente ha perso tutto.

giovedì 27 ottobre 2016

Aggiornamenti

Questa è una foto degli attimi dopo il secondo terremoto, per inciso, quello delle 21 circa, di 6.3 e non come erroneamente dicono, di 5.9. La località, è quella di Camerino, altro paese medievale che accoglie tante università, tanti studenti e anche tanti turisti. Camerino, è uno dei paesi messo meglio. Credo che l'immagine spieghi un pò come stanno le cose. Oggi, fonzarelli è passato a rassicurare la popolazione. Avrà detto loro che non resteranno nè indietro e nè verranno lasciati soli. C'è stata solo una vittima e non per un crollo, bensì per infarto. E' andata discretamente riguardo a questo. Ci sono però, oltre 2000 sfollati. Io continuo a pensare che non è finita e che il prossimo sarà molto peggio di questo.

mercoledì 26 ottobre 2016

Terremoto

Ennesima forte scossa. Epicentro Sant'angelo sul nera, provincia di macerata. Intensità, 5.4. Parecchia paura ma stiamo bene.

 [Edit]: 21,27, pochi minuti fa, una seconda lunghissima scossa di 6.2. Non è bello, no, no. Non riesco ad immaginare cosa ci aspetta per la notte. Davvero.

Razzisti! Razzisti! Un cazzo

Insomma, ribellarsi all'invasione clandestina è da merde. Parola di Vauro e di tutti gli altri radical chic sinistrati del cazzo. Parliamo chiaro, l'invasione è clandestina e appoggiata da questo infame e illegale governo. Perchè gli fa comodo. Però, le altre nazioni che fanno parte della Ue, non li vogliono e quindi, devono restare da noi a spese nostre. E la storia, comincia a rompere i coglioni anche alle persone più miti che vivono in paesini sperduti. In quanti conoscono le piccole realtà di piccoli e tranquilli paesini sparsi in tutta italia? Lo sa solo chi ci vive. Al massimo, può accadere una rissa tra adolescenti una volta l'anno, per tutto il resto del tempo, si vive in tutta calma. I clandestini portano disagio e scompenso. C'è poco da nasconderlo. E non certo perchè chi vive in piccoli paesini sono dei trogloditi o di mentalità chiusa. Perchè i piccoli paesini sono ancora delle oasi di pace. Io ci vivo da anni in una di queste oasi di pace che ora non lo è più con l'avvento, appunto, dei clandestini, dei magrebini, dei rom ai quali è stata data anche la residenza. Cosa è successo? Niente, risse, accoltellamenti, spaccio, rapine e degrado, tanto degrado. E se la gente comincia a ribellarsi, inutile prenderla per il culo, ha i suoi motivi.

Intanto, questo è ciò che scrive in un commento al post di Nessie, Maria Luisa che è di quelle zone: "A Ferrara vi sono due scuole di pensiero:la prima è quella di chi è stanco di vedere la propria città invasa, violentata da gente che non ha il minimo rispetto di chi li ha accolti e quella di chi afferma che si deve accogliere, che bisogna salvare vite umane e che ci si deve integrare, purtroppo supportata da una classe politica che non ascolta il disagio della popolazione, arrogante e prevaricatrice e che ha come arma l'offesa e la denigrazione di chi non la pensa come lei.Da aggiungere una cooperativa che fa il bello ed il cattivo tempo e che è l'unica a partecipare e vincere i bandi per l'accoglienza dei clandestini, anzi ultimamente si è permessa di dire che i ferraresi sono pronti per l'accoglienza in famiglia e che si andrà in quella direzione.Tornando a Gorino è un piccolo paese, anzi una frazione di 2000/3000 abtanti che si è trovata d'imperio a dover dare ricovero a una ventina di migranti:nessuno aveva interpellato il sindaco né il proprietario dell'ostello, che funge da bar e unico posto di incontro dei paesani.Gli abitanti di Gorino avranno votato PD, ma hanno un certo "caratterino" e non sopportano le imposizioni, né tutto ciò che lede i loro diritti.Faccio mia la supposizione di un mio amico (è maligna ma forse non del tutto errata):quando i politicanti hanno visto alzarsi la maretta hanno spedito donne e bambini per denigrare i riottosi.Da tutte le parti si sono innalzate invettive contro i cattivoni, ma questi abitanti di Gorino sono gli stessi che non hanno avuto problemi ad ospitare famiglie di Bosniaci.Forse, ma non sono sicura anche se penso di conoscere un po' le genti del Delta ,se l'approccio fosse stato differente le cose avrebbero avuto un altro corso. Gorino è il terzo paese della provincia che non accetta clandestini a sorpresa, prima Bondeno (ma lì il sindaco è della Lega), poi Gaibanella, paese a guida PD.E naturalmente l'anima nera di tutto lo sconquasso è il leghista Lodi.Possibile che non facciano un po' di sana autocritica e si domandino il motivo di queste ribellioni?Tre coincidenze fanno una prova.
Ecco che cosa afferma il prefetto: http://www.estense.com/?p=578366"

Goro, la rivolta anti-migranti: "Basta, questo paese è nostro". A Goro e Gorino il giorno della protesta (vittoriosa) contro i migranti che sarebbero dovuti andare in un ostello requisito dal prefetto: "Pagiamo le tasse, il paese è nostro" di Claudio Cartaldo

Goro si ribella. Si è ribellata alla decisione del prefetto di requisire un intero piano dell'ostello del piccolo paese per metterci 12 donne e 8 bambini. Sono scesi in piazza e hanno impedito l'arrivo del bus, alla fine hanno vinto loro, obbligando il prefetto a spostare a Ferrara e Comacchio i migranti.

Il giorno dopo la rivolta pacifica i cittadini di Goro sono tornati a spiegare alla stampa le loro ragioni. "Noi paghiamo le tasse - hanno detto - e questo paese è nostro". Stranieri, insomma, non sono i benvenuti. Goro e Gorino sono due paesi strani. Anche gli altri ferraresi li considerano un mondo a parte, un posto che "vive per i fatti suoi". Luoghi di persone che vivono grazie alle vongole e che non vogliono rischiare di ritrovarsi situazioni che possano mettere a rischio l'economia locale.

"Non ci hanno detto nulla - hanno detto al Messaggero - E poi il locale sequestrato a lavoratori onesti, che pagano le tasse....". Appena 450 abitanti ci sono a Gorino. Circa 6mila a Goro. "Mi hanno dato dei fogli - dice Sanela Nikolic, proprietaria dell'ostello il cui primo piano era stato requisito dal prefetto - Mi hanno detto: le sei camere sono sequestrate, che tu voglia o no. Eppure noi avevamo comunicato alla prefettura che non eravamo disposti ad ospitare i migranti, è il primo anno che guadagniamo qualcosa".

Il sindaco di Gorino, Diego Viviani, non ci sta a passare da razzista. "Siamo disponibili come gli altri - ha detto - siamo italiani: ci dispiace che il ministro Alfano ci abbia bollato come incivili".

martedì 18 ottobre 2016

Il fantastico jobs act fonzarelliano

L'Inps affossa il Jobs Act: crollano le assunzioni. Il Jobs Act a quanto pare continua a fare acqua da tutte le parti: -32 per cento di assunzioni a tempo indeterminato nei primi 8 mesi 2016 di Luca Romano

Il governo predica crescita e la realtà invece mostra come il Paese sia fermo. Il Jobs Act a quanto pare continua a fare acqua da tutte le parti. E a testimoniare una crescita ferma e un'occupazione in calo arrivano i dati dell'Inps sui primi 8 mesi del 2016 che fanno registrare un -32,9 per cento nelle assunzioni con un contratto a tempo indeterminato. "Complessivamente le assunzioni, riferite ai soli datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-agosto 2016 sono risultate 3.782.000, con una riduzione di 351.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-8,5%). Nel complesso delle assunzioni sono comprese anche le assunzioni stagionali (447.000). Il rallentamento delle assunzioni ha riguardato principalmente i contratti a tempo indeterminato: -395.000, pari a -32,9% rispetto ai primi otto mesi del 2015".

Come già segnalato nell’ambito dei precedenti aggiornamenti dell’Osservatorio, sottolinea l’Inps, «il calo va considerato in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni. Analoghe considerazioni possono essere sviluppate per la contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-35,4%)", afferma in una nota l'Osservatorio sul precariato dell'Istituto di previdenza sociale. La musica però cambia leggermente per i contratti a termine e quelli di apprendistato. Per i contratti a tempo determinato, nei primi otto mesi del 2016, si registrano 2.385.000 assunzioni, in aumento sia sul 2015 (+2,5%), sia sul 2014 (+5,5%). Per i contratti in apprendistato si osserva una crescita, rispetto all’analogo periodo del 2015, del 18,0%. I contratti stagionali invece registrano una riduzione del 7,4%. In relazione all’analogo periodo del 2015, le cessazioni nel complesso, comprensive anche dei rapporti di lavoro stagionale, risultano diminuite del 7,3%. La riduzione è più consistente per i contratti a tempo indeterminato (-8,3%) che per quelli a tempo determinato (-5,2%). E sui dat dell'Inps arriva il commento di aolo Grimoldi, deputato della Lega Nord e Segretario della Lega Lombarda: "L'Inps oggi ha certificato che il 'Jobs act' è stato un fallimento totale, tanto che nei primi otto mesi del 2016 c'è stato un vertiginoso e preoccupante calo del 32'9% nelle assunzioni con un contratto a tempo indeterminato ovvero quasi 400 mila assunzioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2015. In compenso, sempre grazie a questo mirabolante provvedimento, i licenziamenti sono aumentati nello stesso periodo del 20% passando da 35mila a 46mila... E il bello è che appena un mese Renzi su Twitter sosteneva che il 'Jobs Act' stava funzionando... Chissà se il Pinocchio fiorentino ha letto i dati Inps o preferisce leggerli al suo ritorno in Italia per non farsi andare di traverso la cena gustata alla Casa Bianca...".

Il guerrafondaio a favore del si...

Il peggior presidente che l'america abbia mai avuto, guerrafondaio (ricordiamolo, premiato con nobel per la pace in maniera preventiva) e stupido, che ha distrutto intere nazioni per imbecillità e che ci vorrebbe portare in guerra con la russia, nonostante stia per terminare il suo mandato, continua ad infilare il naso negli affari italiani. Mi auguro che vinca Trump e che Obamba finisca per sempre nel dimenticatoio o in un pozzo nero come lui stesso.

Obama a gamba tesa sul referendum: "Il sì aiuta l’Italia". Renzi accolto alla Casa Bianca per l'ultima cena di Stato del presidente Usa. L'assist di Obama: "Tue riforme coraggiose" di Andrea Indini

Prima l'assist sulla manovra economica con una stoccata all'Unione europea, poi l'entrata a gamba tesa nella campagna referendaria con uno spot per il "sì" alle riforme costituzionali. Matteo Renzi viene accolto alla Casa Bianca per l'ultima cena di Stato del presidente statunitense e incassa un appoggio senza precedenti da Barack Obama. "Matteo sta portando avanti riforme coraggiose - scandisce il capo di Stato americano - noi sosteniamo il referendum per un sistema politico più responsabile".

Non è la prima volta che gli Stati Uniti mettono becco nel nostro Paese. E, con buona pace di tutti, non sarà nemmeno l'ultima. A settembre l'ambasciatore americano a Roma John R. Phillips aveva già detto chiaramente che Washington gradirebbe la vittoria del "sì" al referendum del 4 ottobre. Un'invasione di campo che aveva generato non pochi mal di pancia fuori e dentro al parlamento. Obama fa di più. Il tifo per Renzi è ancor più smaccato. Prima concede un'intervista a Repubblica per attaccare l'Unione europea e difendere la manovra economica appena presentata dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a Bruxelles, poi alla Casa Bianca loda apertamente le riforme del nostro governo e invita gli italiani a votare "sì". "Renzi ha dimostrato di essere un leader - ha detto il numero uno della Casa Bianca - non potrei avere un amico migliore. Matteo rappresenta una nuova generazione di leader non solo in Italia, ma nell'Unione europea e nel mondo".

Il bilaterale tra i due leader spazia dalle politiche economiche per uscire dalla crisi all'emergenza immigrazione, dalla lotta al terrorismo alla guerra in Siria. Eppure quello che più interessa a Renzi, parlando dalla Casa Bianca, resta comunque il referendum costituzionale. "Se vincono i 'sì' per l'Italia sarà più facile la battaglia per cambiare l'Europa", spiega promettendo che si impegnerà in prima persona perché questo avvenga. "C'è un bisogno di grande investimento contro la burocrazia - incalza - abbiamo cambiato 63 governi in 70 anni ed è un dato incredibile, un cambio di governo quasi ogni anno. Se a dicembre vinceremo il referendum, per l'Italia le cose saranno più semplici". In caso di sconfitta, però, ci pensa Obama a invitarlo a restare a Palazzo Chigi "a prescindere dal risultato" perché "con le sue riforme ha mantenuto la parola" nei confronti dell'Unione europea.

Dopo aver incassato il sostegno alle riforme, Renzi rende il favore attaccando a testa bassa sia il presidente russo Valdimir Putin sia il candidato repubblicano Donald Trump. "Mentre qualcuno sceglie l'odio e la cultura dell'intolleranza - dice il premier - noi vogliamo scommettere sulla libertà, sulla nostra identità e i nostri valori". Dai toni sdolcinati in cui si è svolta la conferenza stampa, tutto lascia intendere che anche alla cena di Stato i due leader continueranno a farsi assist politici. Con Obama pronto a immischiarsi negli affari (costituzionali) italiani e Renzi ben contento di lasciarlo fare.

lunedì 17 ottobre 2016

Sulla povertà dilagante

Un'altra prova, semmai ce ne fosse bisogno che gli stranieri in italia stanno meglio degli stessi italiani. Certo, sono sempre notizie da prendere con le pinze visto che sono dati snocciolati dalla caritas, ma, sicuramente aumentano a far incazzare gli italiani con un pò di cervello. Perchè gli stranieri sono meno poveri degli italiani? Perchè lavorano? Perchè pagano le tasse? O più semplicemente perchè hanno sussidi, case popolari, asili nido, cure, pensioni e moltissimi altri servizi praticamente gratuiti? Gli italiani sono furbi, rubano, sono evasori, sono cattivi... e non meritano di essere presi in considerazione, allora, che vadano alla caritas invece di farsi aiutare da un governo che li odia.

sabato 15 ottobre 2016

La distruttiva Nato, la Russia e l'italia...


Soldati italiani al confine, l'ira di Mosca contro Renzi: "Politica distruttiva". L'annuncio della Nato: "Anche gli italiani schierati al confine con la Russia". L'ira della Russia: "Così costruisce nuove linee di divisione in Europa" di Sergio Rame

L'ira di Mosca è palpabile. L'ennesima provocazione della Nato non è stata presa bene dal presidente russo Vladimir Putin. Anche perché questa volta si sono schierati pure gli italiani che, fino a qualche anno fa, erano allineati con il Cremlino. Adesso, invece, il segretario della Nato Jens Stoltenberg fa sapere che nel 2018 un contingente di militari italiani sarà inviato al confine europeo con la Russia.

"La politica della Nato è distruttiva". È secco il commento rilasciato all'Agi dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, dopo l'intervista di Stoltenberg alla Stampa. L'annuncio dell'invio di un contingente di soldati italiani al confine europeo con la Russia non poteva essere gradito da Mosca che, ormai da anni, si trova già a dover combattere con le sanzioni dell'Unione europea per il conflitto in Ucraina. Un conflitto che certamente Mosca non si è andata a cercare, ma in cui si è trovata invischiata dopo una dubbia rivoluzione. Il contingente italiano sarà formato da pochi soldati, una presenza "simbolica" in una forza "simbolica" da quattromila unità. Tuttavia, a detta di Stoltenberg, serve a dimostrare che "ci siamo e siamo uniti", che "abbiamo una difesa forte che garantisce la deterrenza", mentre "vogliamo tenere aperto il dialogo" con il Cremlino. "Sempre nel 2018 - aggiunge il norvegese - l'Italia sarà nazione guida nel Vjtf", la Task Force di azione ultrarapida, la "punta di lancia" in grado di intervenire in cinque giorni in caso di emergenza. Schierata, e non è un caso, sulla frontiera Est. Davanti a Putin che, ammette l'ex premier di Oslo, "ha dimostrato la volontà di usare la forza militare contro i vicini".

L'intervista è stata letta dal Cremlino come una provocazione senza precedenti. "Questa politica - tuona la Zakharova - non mira alla lotta contro minacce e sfide comuni, ma a un ulteriore allontanamento dei Paesi gli uni dagli altri". La portavoce della diplomazia di Mosca denuncia, inoltre, che "invece di sviluppare relazioni profonde e di buon vicinato, l'Alleanza è impegnata a costruire nuove linee di divisione in Europa".

Intervista al ministro della... difesa italiana.

venerdì 14 ottobre 2016

Chi accogliamo? Bisogna essere ciechi per non vedere...

Clandestini, arroganti, violenti, delinquenti di Nino Spirlì

Stufi! Siamo stufi, noi Italiani, di questa falsa e smielata fratellanza istituzionale nei confronti dei milioni di invasori senza dio, senza legge, senza rispetto, senza regole, senza punizioni esemplari. Clandestini invasori, occupano le nostre terre senza colpo ferire e ne diventano padroni spavaldi e arroganti col beneplacito della legge. Della nostra Legge. Tentano di farci sentire a disagio a casa nostra, sulle nostre piazze, per le nostre strade, nelle nostre chiese. Perfino nelle corsie dei nostri ospedali, nei viali silenziosi dei nostri cimiteri. Nelle aule scolastiche, negli uffici pubblici. Si appropriano anche dell’aria che respiriamo. Ci fottono le case se, poco poco, partendo per una vacanza o un ricovero in ospedale, non ne muriamo le porte e le finestre. Ci scippano l’assistenza pubblica, gli studi, gli alloggi popolari, il lavoro. Anche la povertà!

Già, la povertà! Un nero, uno zingaro, un siriano, un bengalese, un pakistano dominano i primi posti anche nella piramide della povertà, in Italia. Per cui, se sei senza casa, senza lavoro, senza famiglia, senza speranza, ma italiano, devi andare in fondo alla fila e aspettare che i finti poveri clandestini, furbacchioni e manigoldi, abbiano ricevuto tutto l’aiuto di cui dicono di aver bisogno. A te, al limite, arriverà una pacca sulla spalla, o una foto su un giornale (di Destra). Stufi, siamo. Stufi! Di questo maltrattamento che riceviamo quotidianamente, se, poco poco, ci azzardiamo a denunciare soprusi o, addirittura, violenze perpetrati da questa marmaglia senza mèta e senza futuro. Vagabondi e scansafatiche, ladri e stupratori, assassini e papponi mantenuti e coccolati in base alle regole di un codice di cui ci sfugge la civiltà. Una vergogna europea, sì, voluta da chissà quale gruppo di potere occulto, ma che sta entrandoci nelle carni, a noi Italiani, come fosse naturale. E naturale non è affatto.

Non è naturale che, dopo secoli di “culo”, di fatiche immani dei nostri antenati, arrivino questi gommoni carichi di nuovi saraceni, finti profughi che tornano per le vacanze nei loro Paesi appena fanno due soldi in casa nostra e a nostro danno, finti bisognosi con smartphone in tasca, ubriachi del sogno italiano rapito con le parabole televisive montate anche sui tetti di banano delle loro capanne di merda di vacca, e ci fottano, arroganti, il presente e il futuro. Non è naturale che i nostri giovani, professionisti serissimi con tanto di studi alti e preparazione invidiabile, siano costretti ad emigrare in Australia a raccogliere piselli o a Playa del Carmen a fare i camerieri nei villaggi vacanza o a Miami a dar via il culo come le puttane di Salon Kitty, mentre queste stivate di nuovi schiavi vengono scaricate nei nostri porti e insignite della legion d’onore per la traversata del Mediterraneo, garantite di tetto e pasto caldo e anche paghetta.

No, naturale non è, se ad un bracciante della Piana di Gioia Tauro viene preferito un immigrato al quale non si pagano contributi e salario decente. Non ci fossero loro, si lavorerebbe seriamente, legalmente, di più e meglio. Lo Stato, però, pur di venire bene in foto, fa finta di non sapere che il suo buonismo sta fortificando le mafie, che di  questo schiavismo 2.0 si ingrassano. L’Italia agonizza e i suoi medici giocano a dadi. Questa è l’immagine, triste e desolante, che si imprime come foto indelebile sulla carta geografica che rappresenta lo Stivale. Perché, mentre questo nostro Paese si scolora, i nostri amministratori ci giocano come posta durante una notte d’azzardo. E se taceremo, se non urleremo dal nostro letto di morenti, non avremo diritto nemmeno a una mano che ci chiuda gli occhi. L’educazione ed il quieto vivere ci annienteranno. Solamente il politicamente scorretto può, ancora, salvarci. La capacità di ribellarci e non consegnarci alle catene senza tentare una reazione.

Ora. O, forse, mai più. Fra me e me, mai domo!

A favore dell'islam, in silenzio...

La notizia dal facebook di Sherif El Sebaie: "L’Italia è pronta a riconoscere ufficialmente e regolare la presenza della religione islamica senza passare per la via maestra prevista dall’articolo 8 della Costituzione dell’intesa con la confessione religiosa (quella che regola i rapporti con la Chiesa cattolica e con gli altri culti ammessi). L’idea invece è quella di un semplice accordo con l’Ucoii, l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, che riconosca agli Imam aderenti lo status di "Ministri di culto". Gli imam riconosciuti come ministri di culto a quel punto potrebbero però opporre all’autorità giudiziaria e investigativa il segreto anche su fatti gravi e criminali appresi dalle confidenze di un loro fedele".

L’Italia sta per dare agli Imam il segreto confessionale di Franco Bechis

La bozza del testo di legge è pronta, e ha ricevuto già l’ok formale del prefetto Mario Morcone, capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno e del professore Paolo Naso, presidente del Consiglio per le relazioni con l’islam italiano costituito nello stesso Viminale. L’Italia è pronta a riconoscere ufficialmente e regolare la presenza della religione islamica senza passare per la via maestra prevista dall’articolo 8 della Costituzione dell’intesa con la confessione religiosa (quella che regola i rapporti con la Chiesa cattolica e con gli altri culti ammessi).

L’idea invece è quella di un semplice accordo con l’Ucoii, l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia oggi presieduta da Izzedin Elzir, che ad alcune condizioni riconoscerà tutti gli Imam aderenti lo status di ministri di culto. Al testo di legge oltre a Morcone e al consiglio per i rapporti con l’Islam italiano (dove siedono molti professori esperti della materia) avrebbe lavorato fornendo non pochi consigli anche l’ex ministro Andrea Riccardi, una delle figure più autorevoli della Comunità di Sant’Egidio che ha fondato la sua storia anche sul dialogo interreligioso.

Ad oggi ben pochi di quegli Imam dell’Ucoii potrebbero diventare ministri di culto, perché la condizione essenziale prevista dalla legge esistente e che abbiano già la cittadinanza italiana. Così il nuovo testo prevede di superare l’ostacolo, attraverso il loro riconoscimento anche dopo uno specifico corso di formazione che dovrebbe essere realizzato dagli stessi professori del Consiglio del Viminale e che verrebbe ciclicamente ripetuto. Il riconoscimento che trasformerebbe gli Imam in ministri di culto però sta spaccando sia la comunità islamica (che è insofferente a questi controlli e patenti di legittimità dello Stato italiano), che parte della magistratura e delle forze di polizia.

Queste ultime sono assai preoccupate di una concessione troppo generosa dello status di ministro di culto che farebbe rientrare tutti gli Imam conosciuti in quella sorta di immunità penale prevista dall’articolo 200 del codice di procedura penale per garantire il cosiddetto segreto di ufficio o segreto confessionale. Cosa significa? Gli imam riconosciuti come ministri di culto a quel punto potrebbero opporre all’autorità giudiziaria e investigativa il segreto anche su fatti gravi e criminali appresi dalle confidenze di un loro fedele. Di più: dovrebbero opporre quel segreto, perché la legge italiana protegge nello stesso codice all’articolo 622 quei fedeli che fanno le confidenze ai loro ministri di culto, perseguendo le rivelazioni da questi fatti sui contenuti di quei colloqui privati.Tradotto in pratica: nella loro funzione molti Imam dell’Ucoii hanno libero accesso alle carceri italiane per seguire i detenuti di fede musulmana, esattamente come accade ai sacerdoti con i detenuti cattolici.
Sui fatti appresi in quei colloqui, come su confessioni ricevute anche al di fuori di quegli ambienti, una volta riconosciuti come ministri di culto, gli Imam possono e anzi debbono mantenere il segreto. Perfino se un detenuto confessasse loro di essere a conoscenza della preparazione di un attentato. Al contrario gli altri islamici presenti in Italia erano contrari già alla bozza preparata dal professore Naso per l’eccesso di controllo nei confronti delle pratiche religiose musulmane che è previsto dal testo come merce di scambio per il riconoscimento degli Imam dell’Ucoii, e protestano per la presunta discriminazione “visto che per altre confessioni religiose tutto questo non è previsto”. La bozza di legge sui ministri di culto Morcone-Naso verrebbe poi unita a un rapido percorso parlamentare di un disegno di legge proposto da Stefano Dambruoso sulla radicalizzazione jihadista, di cui interessa la proposta di finanziare con 20 milioni di euro in due anni la formazione e l’aggiornamento dei professori di scuola italiani sul dialogo interreligioso.

lunedì 10 ottobre 2016

Domani...

Domani, il bimbominkia arriverà nelle Marche e visiterà il calzaturificio di Diego della Valle. Quale gioia! Quale gaudio! Certo, non si preoccupa di chi non ha lavoro. 

venerdì 7 ottobre 2016

La sostituzione etnica

Qualche giorno fa, sono usciti i dati dei giovani (anche laureati) che hanno dovuto andare a lavorare all'estero. Solo nel 2015, hanno lasciato l'ex bel paese in almeno 100 mila. Coi documenti in mano. E dal 2015, sono arrivati in italia (traghettati dal nostro governo che ha preso il posto degli scafisti), almeno 150 mila zombie. Senza documenti e senza qualifiche. Fate voi le conclusioni. Magari, se proprio la cosa non è chiara, vi indirizzo in un mio post, questo.

Eh, la deriva populista...

Conti e banche, commissario Ue Moscovici spiana strada a referendum: “Minaccia populista, sosteniamo Renzi”. In nome della lotta a presunti estremismi, l'Europa apre all'esecutivo italiano alla vigilia della prova di una legge di Stabilità che nelle premesse sarà a misura del referendum costituzionale. Via libera, con criterio, alla flessibilità per "la crisi di rifugiati o un terremoto o un Paese che soffre attacchi terroristici come il Belgio". Salgono anche le probabilità di una mano morbida su Mps: "Indulgenti? Direi piuttosto che saremo d'aiuto"

In Italia “c’è una minaccia populista. E’ per questo che sosteniamo gli sforzi di Renzi affinché sia un partner forte all’interno dell’Ue”. Parola del commissario europeo agli Affari Economici, Pierre Moscovici, che ha rilasciato la dichiarazione nel corso di un’intervista a Bloomberg a margine dei lavori del Fondo Monetario Internazionale. “Ho fiducia che l’Italia, come sempre, se la caverà e risolverà i suoi problemi con il nostro aiuto”, ha detto il commissario riferendosi ai problemi di bilancio e del sistema bancario della Penisola. Non si è scomposto quando l’intervistatrice ha alzato il tiro chiedendo se Bruxelles sarà così “indulgente” da fare in modo che i problemi delle banche italiane, con il rischio di bail in che nel caso Mps si fa sempre più concreto, vengano risolti prima del referendum,. “Non abbiamo bisogno di essere indulgenti – ha risposto – siamo sempre seri, ma dobbiamo anche capire e cercare di essere d’aiuto. Ecco, non direi indulgenti, direi essere d’aiuto”. Ma le regole possono essere cambiate, possono essere violate, obietta l’intervistatrice. E il commissario francese lima ancora: nessun bisogno di rompere le regole, ma piuttosto c’è la “flessibilità all’interno delle regole e questa Commissione cerca di essere intelligente all’interno della cornice di regole”.

Flessibilità, del resto, è stata la parola chiave dell’intervento di Moscovici all’Atlantic Council a margine dei lavori del Fmi. Qui il commissario non si è esposto sulle spine del sistema bancario italiano che oltre al caso MontePaschi, contano anche quello di Unicredit e delle quattro banche salvate un anno fa e ancora da vendere. Ha invece dato una grande apertura sui conti pubblici del Paese e sul tema della flessibilità di cui ha tanta fame il governo Renzi in fase di stesura della legge di Stabilità, specie alla vigilia di un referendum che politicamente mal si sposa con le misure che i conti del Paese richiederebbero. “Abbiamo detto chiaramente cosa è la flessibilità nel gennaio 2015. Dobbiamo incoraggiare i Paesi che creano molti investimenti, lo abbiamo fatto con l’Italia. Aiutare i Paesi che portano avanti riforme strutturali affinché possano avere più tempo, lo abbiamo fatto con l’Italia – ha dichiarato Moscovici -. Abbiamo detto che saremmo pronti a considerare spese per la crisi di rifugiati o un terremoto o un Paese che soffre attacchi terroristici come il Belgio. Si tratta di flessibilità precise, limitate e chiaramente spiegate. In generale un Paese deve rispettare i criteri e ridurre il debito, è il principale problema di Italia e Belgio”.

Questo, populismi a parte, perché secondo Moscovici “questa commissione non vuole sanzionare. Le sanzioni sono sempre un fallimento. Lo sarebbe per le regole perché dimostra che non funzionano, lo sarebbe per un Paese”. Il segnale, sostiene il commissario, “sarebbe stato un disastro su Spagna e Portogallo, avrebbe indicato un fallimento, che non stiamo costruendo fiducia”. Moscovici si è quindi detto orgoglioso di non aver punito Spagna e Portogallo. Non crediamo che le sanzioni vadano evitate se sono evitabili ma devono essere evitate se possiamo fare meglio”, ha aggiunto, Moscovici sostenendo che sanzionare è meglio avviare un dialogo e cercare un compromesso. Parole come il miele per il tandem Renzi – Padoan che si appresta a chiedere a Bruxelles nuovi spazi di bilancio nel Draft budgetary plan, il documento programmatico utilizzato da Bruxelles per esprimere il suo giudizio sulla manovra. Considerando le varie posizioni all’interno della Commissione, l’apertura non potrà probabilmente essere assoluta, ma l’Italia potrebbe godere di qualche decimale in più rispetto al 2,0% di deficit inserito nelle tabelle della Nota di aggiornamento al Def. Un compromesso che sembra ormai alle porte anche per le banche proprio mentre in Borsa il Monte dei Paschi, che dovrà presto chiedere 5 miliardi al mercato, continua a perdere valore: dopo l’ennesimo tonfo di giovedì 6 ottobre, il valore di mercato dell’istituto di credito senese di cui il Tesoro è il primo azionista, è scivolato sotto il mezzo miliardo, a circa 492 milioni di euro.

giovedì 6 ottobre 2016

Ah, le risorse!

Allora, nella cittadina dove vivo, ci sono circa 15 mila abitanti. Il prefetto ha fatto arrivare finora, una ventina di "poveri profughi" (io li chiamo giovani maschi neri clandestini), ne dovranno arrivare altri 40. La giunta comunale, metà PD e metà NCD, dice che non può sottrarsi a tale impegno. Non è vero. Le giunte comunali possono benissimo non accettare la decisione (unilaterale) del prefetto. Lo hanno già fatto parecchi piccoli paesini nei dintorni perchè non vogliono turbare la quiete pubblica dei residenti. Inoltre, sempre grazie al prefetto, ci sono state inviate anche un certo numero di famiglie rom alle quali, prontamente sono stati dati residenza e appartamenti (un appartamento, addirittura glielo sta affittando l'assessore (donna) alle politiche sociali, poi, però, lo stesso assessore, toglie l'assistenza ai bisognosi) nonostante le loro fedine penali sporche. Da quando sono arrivate queste famiglie, le telecamere non funzionano più e sono aumentati i furti nelle auto, nelle abitazioni e nei negozi. In questo momento, è facile incontrare per strada tanti giovani maschi neri, vestiti bene, con gli smartphone in mano e le cuffiette nelle orecchie che ciondolano per tutto il giorno. Inoltre, da macerata, esattamente dal seminario (che li ospita), giornalmente, con un pulmino, ne arrivano altrettanti e si posizionano davanti ai supermercati e chiedono soldi ai clienti. Le forze dell'ordine lo sanno, lo sanno i vigili, lo sa la cittadinanza ma resta tutto così. E se non sono in giro a chiedere soldi, fanno altro... (La foto è stata scattata da un ragazzo che lavora in ricevitoria e dice che c'è un via vai di questi qui)

 

La giunta comunale sta decidendo sul come impiegarli. Forse, come "volontari" (pagati circa 600 euro al mese) pubblici, togliendo la possibilità ai cittadini disoccupati del paese. E' un vero schifo. Per non parlare delle graduatorie delle case popolari e degli asili che vanno quasi esclusivamente ad altri extracomunitari.

mercoledì 5 ottobre 2016

L' odio del governo verso gli italiani

“Investi in Italia, gli stipendi sono bassi”, l’autogol della brochure del Governo. Una brochure ministeriale rivolta alle imprese straniere sottolinea che insediarsi in Italia è vantaggioso perché i laureati costano meno che in altri Paesi europei. Ma come? Vogliamo metterci a competere sul costo del lavoro? di Eleonora Voltolina

Il mercato del lavoro italiano ha bisogno di imprese straniere che aprano in Italia, creando posti di lavoro? Certamente sì.Per attirare queste imprese in Italia dobbiamo giocarci tutte le carte, evidenziando il più possibile i vantaggi che il nostro sistema Paese può offrire e sperando che riescano a controbilanciare tutti gli aspetti negativi che solitamente vengono associati all'Italia – dal costo dell'energia all'inefficienza della pubblica amministrazione (con annessa impenetrabilità della burocrazia), dalla lentezza della giustizia all'incertezza del diritto? Giusto, dobbiamo giocarci tutte le carte. O forse no. Non proprio tutte.

Magari, ecco, cercare di convincere le aziende straniere a venire ad insediarsi da noi magnificando il basso costo dei nostri cervelli, anche no. Citare tra i vantaggi competitivi il fatto che un laureato costi un quarto in meno rispetto ad altri Paesi europei, anche no. Sottolineare che i nostri salari sono bassissimi, anche per le persone con alto grado di scolarizzazione… Ehi, davvero vogliamo puntare su questo? Davvero vogliamo proporre il nostro come un Paese da terzo mondo, rincorrendo un modello di competitività indiano invece che puntare a modelli europei?
Perché é quello che appare in una brochure distribuita pochi giorni fa, all'evento di presentazione del piano nazionale Industria 4.0. Il presidente del consiglio Matteo Renzi sul palco a snocciolare i progetti per rilanciare l'economia, e in cartella stampa questa brochure dal titoloInvest in Italy”, sottotitolo “The right place, the right time for an extraordinary opportunity”. Si elencano le riforme “pro business” del mercato del lavoro, gli incentivi agli investimenti, i distretti industriali, il capitale umano e il talento…

Ecco, appunto: il capitale umano e il talento. «L'Italia offre un livello di retribuzione competitivo, che cresce meno che nel resto d'Europa, e una forza lavoro altamente qualificata». stage lavoroInsomma la brochure – peraltro, fatta bene nel complesso: chiara, esaustiva e ben impaginata, si vede che non ci ha messo le mani il ministero della Salute... – presenta come un dato positivo il fatto che in Italia abbiamo stipendi bassi. «Un ingegnere in Italia guadagna in media un salario di 38.500 euro, quando in altri paesi europei lo stesso profilo ne guadagna mediamente 48.800». Con tanto di grafici.

Anche perché c'è un vero e proprio paradosso: un governo che presenta all'estero come “vantaggio” un dato che all'interno, per i cittadini, é un dramma – e tra le prime cause della nuova emigrazione. Che i lavoratori italiani siano pagati troppo poco è un dato politicamente negativo, che chi governa deve impegnarsi a mutare attuando politiche che abbiano come obiettivo quello di dare a tutti, specialmente a chi ha un'alta formazione, opportunità di impiego più eque e dignitose dal punto di vista della retribuzione. Dato questo presupposto, “vendere” i bassi salari come fattore competitivo dell'Italia è ben poco sensato, se contemporaneamente si dovrebbe lavorare per farli salire! Qualcuno dirà: per portare a casa il risultato non si deve andare troppo per il sottile. Se qualche azienda, allettata anche dalla possibilità di poter pagare poco i dipendenti, sceglierà di stabilirsi in Italia, noi ci avremo guadagnato posti di lavoro – tanti disoccupati, pure gli ingegneri, avranno contratti e stipendi, e pazienza se sono più bassi che nel resto d'Europa e crescono pure di meno. Dunque tutti contenti.

Io capisco questa visione “utilitaristica”. Giuro, comprendo il ragionamento. Ma il costo del lavoro non è un fattore di competitività! Se così fosse, la Svizzera sarebbe ultima nel panorama mondiale – invece è ai primi posti. La battaglia sul costo del lavoro non è solo una battaglia ingiusta, è sopratutto una battaglia persa: un ingegnere indiano costa e continuerà a lungo a costare un decimo di uno italiano. Non è quello il punto. La riforma del lavoro che sosteniamo serve a permettere alle aziende di fronteggiare con maggiori strumenti le variazioni ormai vertiginose del mercato, per permettere loro di fare investimenti che un domani non le affondino, per aiutarle a rischiare di più in innovazione. Il costo del lavoro non è e non potrà mai essere un nostro asset, perché attrae aziende che non investono in innovazione.

Lavoriamo invece tutti insieme per valorizzare l'università e la ricerca, riformare la fiscalità in modo che sia chiara e semplice, lavoriamo sui costi dell'energia e sulle infrastrutture, prevediamo incentivi intelligenti rivolti alle aziende straniere che scelgano di stabilirsi da noi. Questa è la chiave per convincerle a venire in Italia. Che il fine giustifichi i mezzi non mi è, francamente, mai andato giù. Ora arriviamo al punto di fare brochure dicendo “Venite in Italia, i nostri ingegneri sono bravissimi e costano poco”: perdonatemi, ma siamo proprio fuori strada.

martedì 4 ottobre 2016

Ottobre, Bergoglio e un suicidio

E' ottobre e non c'è niente di strano. Nel frattempo, ieri, sono arrivati quasi 6000 "migranti", le coop, sempre che poi vengano pagate, si stanno lisciando le pance. Ieri, a Lampedusa si sono commemorati i morti in mare e, una circolare, per decisione univoca del governo "obbligava" le scuole a commemorare le vittime dell'immigrazione. Con la visione su rai 3 del docufilm Fuocoammare. Rendetevi conto fin dove siamo arrivati. Oggi invece, dopo più di un mese, Bergoglio ha trovato tempo (tralasciando momentaneamente i suoi amati migranti) di andare sui luoghi del terremoto. Oggi però, c'è stato anche un funerale al quale non è stata data alcuna rilevanza.Un ennesimo suicidio causato dalla crisi. A quando una giornata per queste povere vittime? Mai, vero? Erano solo italiani che un tempo lavoravano e che dopo non hanno potuto più farlo e si sono spinti fino al suicidio a causa delle banche e di equitalia. Forse, per il governo, non meritano nemmeno di essere un piccolo trafiletto in un importante giornale o l'apertura di un tg.


CARRARA. La figlia Serena gli aveva passato i mattoni. Mattone dopo mattone quella villetta a due piani il padre l’aveva tirata su dal nulla, trentasei anni fa. Un pezzo di terreno a Bonascola, popolosa frazione alla periferia di Carrara, era diventata la casa, la casa per la vita. Un traguardo, un punto fermo per Giuseppe Pensierini, imprenditore edile di 61 anni con un grande amore per la musica.

I FATTI

Lui aveva cominciato a lavorare a dieci anni, a diciannove aveva aperto la partita Iva (un’eccezione alla regola visto che una volta bisognava aspettare di averne ventuno) e si era sposato con la sua Antonella. Erano nati i figli, Serena e Massimiliano e la piccola impresa edile era diventata sempre più fiorente: dieci anni fa, prima della crisi, dava lavoro a cinquanta dipendenti.

Poi tutto è andato storto. Gli affari si sono fermati. Sono arrivati i problemi. Le cartelle di Equitalia, sempre più pesanti. Le banche, il pignoramento e una certezza che ha cominciato a traballare. Per la casa di Bonascola Giuseppe aveva firmato un fondo fiduciario per la vita: «Era certo che non gliela avrebbero mai toccata», racconta la figlia Serena. Ma non è stato così. Per questa vicenda c’è una causa in corso, da tempo ormai. In tribunale la sentenza è attesa per il prossimo anno, il 2017.

Giuseppe Pensierini non ha aspettato. Non ce l’ha fatta, perché nel frattempo la sua villetta a due piani, con una mansarda piena della sua musica, è stata venduta all’asta, venerdì scorso, poco prima dell’una. Lui ci ha provato fino all’ultimo a difendere quei mattoni, messi su con il sudore della fronte. Proprio lunedì scorso aveva presentato la domanda in tribunale per chiedere di poter acquistare lui l’immobile. Ma la quarta asta non è andata deserta. La casa l’ha comprata un amico, uno che Giuseppe conosceva bene. La moglie e i figli non hanno avuto il coraggio di dirglielo: «L’ho detto anche all’avvocato, al babbo non diciamo nulla, solo che è andata male – racconta Serena – Ma lui l’aveva capito. Me lo aveva detto: il mio amico guarda troppo la nostra casa, l’ho visto io».

In una mattinata di ottobre due certezze crollate: quelle della casa, per la vita, e dell’amicizia, che dovrebbe durare per sempre. Giuseppe non ha retto. Ma ha fatto finta di nulla. Ha perfino sorriso alla moglie Antonella, con cui era sposato da 42 anni, quando lei gli ha sussurrato: «Dai Giuseppe, ricominceremo piano piano, proprio come tanto tempo fa, quando eravamo giovani».

Lui non le ha risposto. È stato silenzioso. Troppo silenzioso per la figlia Serena che ha cercato di portarlo con lei a prendere i nipotini, proprio quei nipotini che avevano preparato a scuola la lettera per la festa del nonno. Ma lui ha accampato una scusa, ha detto che doveva andare a Sarzana, che doveva vedere una persona per questioni di lavoro, quel lavoro che dopo i rovesci finanziari aveva provato a rimettere in piedi all’estero, in Marocco e in Tunisia. Serena non era tranquilla: «Un anno fa lo aveva scritto all’avvocato, “se mi portano via la casa mi ci impicco dentro”. Da allora avevo paura per lui. Gliel’ho anche detto: babbo non farmi stare in pensiero». Ma quando Giuseppe ha cominciato a non rispondere più al telefono, il genero e la moglie Antonella sono andati di corsa a casa. Hanno visto la botola della soffitta aperta. In un primo momento hanno pensato che stesse cantando. Giuseppe Pensierini a Sarzana non ci era mai andato. La macchina non è uscita dal garage. Lui ha scritto due biglietti, in stampatello: uno indirizzato all’amico che ha comprato la sua casa all’asta e l’altro ai giudici del tribunale di Massa.

LA LETTERA ALLA MOGLIE

E una lettera più lunga, e struggente, vergata a mano e firmata, per la moglie Antonella: «Scusami ma non potevo più vivere, sarei morto lentamente e io non volevo che soffrissi tanto. Spero di ritrovarti in un mondo migliore dove posso sposarti di nuovo».

Poi Giuseppe ha preso la corda e si è impiccato. Dentro alla sua casa. Alla scaletta della mansarda che lo aveva visto tante volte felice, dove andava a cantare. Dove aveva composto una canzone, “Il cuore di un bambino” musicata da Francesco Gabbani. Quel brano verrà suonato oggi al suo funerale . Un funerale che sarà celebrato nella chiesa del paese, in una comunità provata dal dolore a cui si rivolgono con una lunga lettera i figli di Giuseppe Pensierini, Serena e Massimiliano, che hanno voluto rendere pubblica la storia.

I FIGLI: "CAMMINERAI A TESTA ALTA"

«Diciamolo chiaramente che questo gesto non è stato fatto perché veniva a mancare un tetto e quattro mattoni, ma per la delusione, il rimorso di aver commesso degli errori, l’averci provato in tutte le maniere, aver provato a far capire ai giudici e non essere ascoltato - scrivono i figli - Noi ripetiamo quello che tu ci hai chiesto di far sapere, ma non ti assicuriamo che le persone coinvolte riusciranno a farsi un esame di coscienza». «Ovunque tu sia babbo - si chiude la lettera - camminerai a testa alta. Te lo meriti».

domenica 2 ottobre 2016

Il SOLO motivo per...

... votare NO, è l'esternazione di tal Giorgio Napolitano, verme e traditore della società italiana. SE il parlamento è INDEGNO, è perchè all'interno c'è ancora gentaglia canaglia e di malaffare come lui.

Referendum costituzionale, Napolitano: “Campagna partita male, ha favorito il no”. Renzi incassa e ringrazia.Il presidente emerito: "Non si è partiti bene: si sono commessi molti errori che hanno facilitato la campagna del No" dice parlando alla scuola di formazione politica del Pd. "Se vince il referendum istituzionale, avremo la possibilità di tornare a rendere il Parlamento un luogo degno"

Chissà a cosa o a chi pensa il presidente emerito Giorgio Napolitano quando dice che la campagna referendaria ha avuto un inizio difficile: “Non si è partiti bene: si sono commessi molti errori che hanno facilitato la campagna del No” dice parlando alla scuola di formazione politica del Pd. Ma la riflessione subito dopo è indirizzata direttamente al premier Matteo Renzi, che per tutta risposta – oggi – ringrazia così: “Oggi Napolitano mi ha anche un pò criticato, ma è bello, giusto e utile ricevere critiche da chi ha saggezza e esperienza. Se Napolitano con la sua saggezza e capacità mi ha fatto delle critiche sono felice di farne tesoro. E’ vero io ho sbagliato a giocare il futuro del governo sulla riforma costituzionale ma ho sbagliato in buona fede. Ho sbagliato ma capita a chi fa le cose”. Così Renzi, nel suo intervento ad un incontro sul referendum al Teatro Rossini di Pesaro. “Renzi ha capito gli errori e si è corretto”, giura Napolitano. “Ma il tempo conta, ed è tanto che persone si sono opposte alla riforma perché erano contro Renzi”. “C’è stato – argomenta – un periodo troppo lungo che ha facilitato quelli che, fregandosene della riforma, dicevano che bisognava votare contro Renzi”. Che nei giorni scorsi, dopo aver personalizzato per settimane il referendum, ha fatto marcia indietro: “Non si utilizzi il voto per buttarmi giù”.

“Se vince il referendum istituzionale, avremo la possibilità di tornare a rendere il Parlamento un luogo degno. Tra decreti e fiducie
– aggiunge Napolitano – il Parlamento è stato ridotto uno straccio. Tutto questo può finire con questa riforma.  Se vince il sì è una cosa. Molto buona. Per l’Italia”.

L’ex inquilino del Quirinale è un nome che spicca da mesi per qualità e quantità negli interventi in favore delle riforme e quindi non stupisce l’ennesima riflessione che come spesso ha detto il segretario del Pd sono state ispirante direttamente dal Colle. “Sosterrò la conferma della legge di riforma approvata dal Parlamento e mi auguro che le opposte parti politiche si confrontino sul referendum nella sua oggettività” aveva detto Napolitano in un’intervista al Corriere della Sera il 6 gennaio, per poi esprimere il 5 luglio un invito direttamente agli italiani: “Auspico che la stragrande maggioranza dei cittadini non faccia finire nel nulla gli sforzi messi in atto in questi due anni in Parlamento”, fino all’ultimo appello, datato 10 settembre: “Bocciare la revisione della Carta sarebbe un’occasione mancata“. Giorno in cui l’ex ministro dell’Interno ha chiaramente fatto sapere che l’Italicum così com’è va cambiato. Messaggio recepito così chiaramente che negli ultimi giorni il presidente del Consiglio non perde occasione per ribadire la sua disponibilità alle modifiche della legge elettorale. “Non ho informazioni riservate ma non mi risulta. Mi è stato detto che verranno indicate alcune ipotesi e poi si aprirà il confronto” risponde ai cronisti che gli chiedevano se il ballottaggio, formula alla quale lui è contrario, resta dirimente nella volontà del governo. “Difficile fare previsioni. Tuttavia, avere governi di coalizione e una politica di alleanze, non è una bestemmia”

C’è da dire che gli ultimi sondaggi allo stato mostrano un pareggio tra favorevoli e contrari, ma con il No in crescita. E i dati cominciano a preoccupare. La partita vera però sarà conquistare gli indecisi e forse aver piazzato il referendum a dicembre, invece che a ottobre come si ipotizzava, servirà a guadagnare quel terreno perso con gli “errori”. Dalla parte del No sono schierati l’Anpi per esempio protagonista di uno scontro con il ministro Maria Elena Boschi, la Cgil e anche parte della sinistra dei dem.