domenica 29 agosto 2021

Sul green pass

Perché il Green Pass - nella forma che ha preso in Italia - è un'iniziativa inaccettabile e va abrogato?


Abbiamo speso molte parole, forse troppe, per spiegarne contorni, implicazioni, per mostrarne il pessimo significato politico, morale e strategico. Proviamo ora a prendere la strada di un argomento minimalista, diretto, forse più comprensibile.


1) Premessa: Il requisito di Green Pass rappresenta una grave violazione della libertà personale. Vietare l'accesso di un ragazzo ad una biblioteca o ad una palestra, di uno studente all'università, o addirittura minacciare con la perdita del lavoro e del salario un insegnante sono atti di estrema gravità, discriminazioni pesantissime, non formalismi, non bazzecole.


2) Per giustificare un atto discriminatorio di questa gravità ci devono essere motivazioni a prova di bomba, non congetture, non illazioni, non auspici. Una simile limitazione della libertà può essere giustificata solo se è incontestabile che essa sia l'unico, o almeno il migliore, metodo disponibile per evitare che la libertà di qualcuno (il discriminato) produca un danno a qualcun altro (l'incluso). 


Questo sfondo motivazionale richiede due condizioni:


2.1) Dev'essere manifesto che l'accesso dell'escluso (no GP) ad un certo luogo possa creare un danno ai presenti che l'accesso dell'incluso (sì GP) non crea. Così, se un bambino è malato e la sua malattia è contagiosa possiamo dover ricorrere alla sua esclusione dalla classe, sulla base del fatto che il suo accesso alla classe metterebbe a repentaglio la salute altrui, mentre l'accesso di un bambino sano non lo farebbe.


2.2) Dev'essere parimenti incontrovertibile che non vi sono strade alternative, egualmente percorribili, che potrebbero permettere di non procedere con l'atto di esclusione.  Nel caso in cui esistesse un modo semplice e non oneroso per fare in modo che il bambino non risultasse più contagioso per gli altri, insistere nel non ammetterlo sarebbe un atto ingiustificabilmente discriminatorio.


3) Né il primo punto, né il secondo corrispondono allo stato di cose nella presente fattispecie del Green Pass "anti-Covid", focalizzato sull'avvenuta vaccinazione.


3.1) In primo luogo non è vero che l'accesso, supponiamo, di uno studente non vaccinato rappresenti una minaccia alla salute dei presenti in un'aula che uno studente vaccinato non rappresenterebbe. 


L'ipotesi su cui si poteva fondare una procedura del genere è che, come avviene per altri vaccini, anche qui il vaccino eliminasse la possibilità che il vaccinato risulti contagioso. Questo fatto è però oggi smentito al di là di ogni ragionevole dubbio: i vaccinati con gli attuali vaccini anti-Covid possono perfettamente trasmettere il virus. Dati epidemiologici e test di laboratorio provenienti da vari paesi lo hanno ampiamente confermato. Circa quanto e come avvenga la diffusione, i dati sono ancora controversi. Alcuni studi testimoniano la presenza di un'equivalente carica infettante nei soggetti vaccinati e non vaccinati (vedi riferimenti nei commenti); a ciò alcuni replicano che però, forse, la durata della contagiosità è minore; altri replicano che, al contrario, la rilevante permanenza del virus nel cavo orofaringeo in assenza di sintomi, tenuti sotto controllo dal vaccino, fa dei vaccinati dei superdiffusori.  Qui siamo sul piano delle congetture. Il dato solido è che un non vaccinato che entri in un ambiente di vaccinati può forse temere per sé (loro sono protetti, lui no), ma di principio non rappresenta una minaccia ai vaccinati diversa da quella che sarebbe rappresentata dall'ingresso di un ulteriore vaccinato.


3.2) Ma prima di lanciarci nell'usuale lotta a base di congetture, chiediamoci se la soluzione discriminante che è stata adottata non abbia alternative. Ora, si dà il caso che un'alternativa non discriminante, e soprattutto molto più sicura per tutti, esiste. Se vogliamo davvero minimizzare i rischi di contagio in certi ambienti la strada maestra non è il vaccino, ma un tampone rapido per tutti. E' un'opzione adottata peraltro in molti paesi. In Austria, ad esempio, se vuoi accedere ad una palestra o alle terme o a un concerto fai un tampone salivare all'ingresso (gratuito), o porti il risultato di uno recente. Questo metodo è semplice, non invasivo, non oneroso, non discrimina nessuno ed è di gran lunga una garanzia di contenimento dei contagi migliore.


4) Conclusione. 


Se l'intento del Green Pass è quello dichiarato di fornire un presidio di sicurezza, la sua attuale forma è fallimentare, ingiustificabile, e gravemente discriminatoria: non garantisce nulla in termini di ridotto accesso del virus in certi ambienti e trascura soluzioni alternative che forniscono garanzie molto superiori. Naturalmente se l'intento non è quello dichiarato, allora si spiega il carattere punitivo riservato alla strategia dei tamponi, concepiti come una piccola tortura (tampone molecolare nasale) a carico del cittadino (abbiamo i tamponi più cari d'Europa). Ma qui entriamo su un piano squisitamente politico, di cui le argomentazioni di salute pubblica rappresentano semplicemente la foglia di fico, e di cui abbiamo discusso altre volte.


Andrea Zhok 

sabato 28 agosto 2021

Il giuramento di Ippocrate non conta più

Palermo, il medico che accetta solo pazienti col Green Pass: "Non è solo una provocazione: è' mio dovere convincerli a vaccinarsi". Il chirurgo ortopedico Pietro Bica annuncia su Facebook la sua scelta radicale: sono piovute critiche ma anche apprezzamenti. "Non posso permettermi uno stop lavorativo per la quarantena in caso di contagio". E il giuramento di Ippocrate? "In ospedale c'è l'obbligo del tampone. Nel mio studio decido io"


"Dall'1 settembre accetto solo pazienti con Green Pass. Lo devo innanzitutto a chi invece si è vaccinato per garantire loro la massima sicurezza, alla mia famiglia, agli amici che frequento (solo vaccinati ovviamente) e anche a me stesso". Pietro Bica, apprezzato chirurgo ortopedico di Palermo, ha annunciato la sua radicale scelta su facebook qualche giorno prima che la Sicilia passasse in giallo e da allora è stato un alternarsi di apprezzamenti ma anche di critiche.


Ci spieghi. Innanzitutto perché questa decisione? "L'attuale situazione epidemiologica mi ha convinto a non accettare più pazienti non vaccinati al mio studio. Non è certamente paura della malattia (tra vaccinati è diventata una normale influenza) ma non posso permettermi uno stop lavorativo per la prevista quarantena in caso di contagio, cosa che ovviamente sta a cuore anche a chi viene a farsi visitare al mio studio. E poi, diciamola tutta, occorre che ciascuno di noi faccia la sua parte anche in questa opera di convincimento, con qualsiasi strumento".


Lei lavora in Sicilia, la Regione d'Italia con meno vaccinati e ora con una nuova pressione sugli ospedali. Cosa vede dal suo ossevatorio? "Una situazione già drammatica, i pronto soccorso ormai da giorni sono di nuovo con le ambulanze in coda, con malati in attesa per ore e ore, positivi ovunque anche tra il personale sanitario costretto a nuove quarantene. Purtroppo una bella fetta di responsabilità è della cattiva comunicazione su Astrazeneca. Le persone non hanno capito, si sono messe paura. Ma adesso la gente si deve rendere conto che fare i paladini del libero arbitrio è inutile e dannoso. C'è un problema enorme che non è solo sanitario, ma sociale ed economico e bisogna ragionare in termini di collettività: non credi al vaccino? Ma sulla base di che cosa? I negazionisti sono persone che hanno paura ma non lo ammetteranno mai. E allora dobbiamo forzare la mano. Così ho detto alla mia segretaria che ad ogni telefonata per richiesta di appuntamento, faccia  tre domande: 'E' vaccinato? Ha il Green Pass? Ha fatto un tampone?' E' chiaro che se una persona ha fatto la prima dose ed è in attesa del richiamo la ricevo, ma diversamente si scelgano pure un altro medico".


E il giuramento di Ippocrate? Non è tenuto a prestare cure a tutti coloro che ne hanno bisogno? "Ci mancherebbe, ma certo. Io lavoro anche in ospedale e ovviamente se ariva un paziente in ospedale presterò la mia opera che sia vaccinato o meno. Ma come sappiamo tutti, per l'accesso anche solo al pronto soccorso, viene fatto un tampone e le misure di sicurezza sono molto rigide. Ma al mio studio la cosa è diversa, mi sento libero di far entrare chi mi dà garanzia di sicurezza. E non credo affatto che questo sia un atteggiamento discriminatorio.


Come hanno reagito i suoi pazienti? "Una paziente che ho operato in piena epidemia per una frattura alla clavicola, no-vax convinta, mi ha chiamato per dirmi:  'E a me chi me la toglie la placca?'. E io le ho risposto: 'Si vaccini e poi ne parliamo'. Lo farò sul serio, la mia è ben più di una provocazione. E spero lo facciano molti miei colleghi. Intanto posso dirle che molti altri professionisti, che operano in altri settori, hanno preso analoghe decisioni".



Da un articolo di Repubblica 

venerdì 27 agosto 2021

Quando pensano di far ridere…

Ieri ho visto un simpaticissimo meme, di quelli che servono a dare i propri cinque minuti di senso di superiorità all'ultimo cretino che lo posta. Il meme recitava: 


<<Ma sull'aereo, cosa fate? Entrate in cabina e dite al pilota "Guardi io metterei quella levetta sul tre e premerei quel bottoncino rosso?" No? E allora perché cazzo dovreste avere un'opinione sui vaccini senza essere medici?>>


E giù risate. Già, perché dovremmo avere un'opinione, bella analogia. E però.


L'aereo di solito lo prendo se voglio prenderlo. In alternativa posso prendere un treno, un pullman, una macchina, o magari anche restare a casa.


La nuova compagnia aerea Vax Air invece ti dice che se non prendi il loro aereo, in quell'orario, ti tolgono lavoro e stipendio.


Inoltre la Vax Air è una compagnia con grande spirito di iniziativa, che non si limita a occuparsi di te, ma esige che sullo stesso volo ci carichi i tuoi figli, pena una condanna alla morte sociale.


Inoltre una compagnia aerea per poter volare deve aver superato rigorosamente tutte le procedure di sicurezza standardizzate e valevoli per tutti.


Non così la Vax Air, che è una compagnia speciale per cui i controlli sono ridotti, perché hanno una maledetta fretta di partire con te a bordo.


Per di più, le normali compagnie aeree devono sottoscrivere un'assicurazione per eventuali danni ai passeggeri e ai loro bagagli, e se qualcosa di brutto succede sono tenute a pesanti risarcimenti.


Non così la Vax Air, che per tutta la catena dei suoi servizi, dai produttori delle aeromobili (case farmaceutiche), fino all'ultima hostess (personale vaccinante) gode di una esenzione di responsabilità.


E infine, le normali compagnie aeree non chiedono ai passeggeri di acconsentire in anticipo al trattamento che ti riserveranno, dichiarando per iscritto di assumertene coscientemente gli oneri.


Invece la Vax Air ti chiede di firmare in anticipo un consenso informato in cui, per tre minuti, vieni promosso sul campo a esperto aeronautico, e affermi di essere informato su tutto quello che c'è da sapere circa la sicurezza del volo e il funzionamento dell'apparecchio. 


E che te ne fai carico.


Insomma della tua opinione ce ne sbattiamo prima e dopo perché mica sei un esperto, cazzo! Salvo quando ci devi sottoscrivere la liberatoria, che allora diventi per alcuni preziosi istanti competente e informato.


Poi tu e la tua famiglia potrete finalmente salire felici sull'aeromobile. 


Vi auguriamo buon viaggio.


Andrea Zhok

domenica 22 agosto 2021

Su Francesca Macron

ABRIGNANI (CTS) SUL CASO DI PERICARDITE DELLA PALLAVOLISTA MARCON: "NON DIVENTI UN ARGOMENTO PER I NO-VAX" 


Sul punto interviene il professor Sergio Abrignani, membro del Cts e immunologo dell’Università Statale di Milano che intervistato dall’Ansa dice: “Massima solidarietà a Francesca Marcon, ma la pericardite post vaccino non può diventare un argomento in mano ai no vax per mettere in dubbio la vaccinazione. Sapevamo che c’era un rischio di pericardite, soprattutto sui giovani under 30 in particolare i maschi – ha aggiunto Abrignani -, ma in una forma molto leggera, risolvibile in poche settimane con il cortisone e a volte anche senza. Tant’è che, come mi sembra di aver capito, l’atleta ricomincerà ad allenarsi il 24 agosto. Se il problema non si fosse risolto non riprenderebbe. La cosa importante è però che casi come questo non inibiscano la vaccinazione – ha concluso l’immunologo -. Il vaccino è sempre più vantaggioso”. (Fonte: Il Fatto Quotidiano)


Curiosa affermazione di Sergio Abrignani, lo stesso - dicasi di passaggio - che dall'interno del CTS spinge per l'obbligo vaccinale. Che significa "Non diventi un argomento per i no-vax"? Che la Marcon dovrebbe tacere e tenere per sé il problema, onde non influenzare negativamente le vaccinazioni? Temiamo che la ragione sia proprio questa. Ormai siamo al ricatto esplicito. Chi soffre reazioni avverse e ricopre un ruolo sociale di rilievo viene indotto al silenzio. Siamo davvero senza parole.

mercoledì 18 agosto 2021

Riflessioni sull’Afghanistan

Confesso che sulla questione Afgana, non ci capisco una ceppa talebana… Non essendo uno dei tanti esperti appollaiati nei salotti mediatici, rimango preda dei dubbi e non colgo il nesso delle numerose questioni trattate. Dinanzi agli sconcertati lamenti e mugugni che fanno da sottofondo all’indecorosa fuga dal proclamato emirato islamico, la prima cosa che mi domando è: per quale recondito motivo le stesse anime belle che piangevano disperate quando l’America invase il santuario del terrorismo, ora lacrimano sconfortate perché lo abbandona? Cos’è mutato nel loro animo candido in questi venti anni? Trattasi di ripensamento o solo di una precoce demenza senile? Non capisco, poi, il vero motivo che ha indotto il governo statunitense ad impelagarsi in questo lungo conflitto. Se, come afferma il letargico Biden, lo scopo era quello sacrosanto di combattere Al Qaida, per quale motivo, dopo aver bombardato a tappeto i guerrieri del terrore costringendoli a rintanarsi con la barba tra le gambe nelle caverne e dopo aver scovato e trucidato Bin Laden, non se ne sono andati? 


Perché rimanere altri 10 anni spendendo infinite risorse economiche e umane? Quale articolata strategia geopolitica hanno messo in atto per architettare un siffatto imponente castello di carta? Ma sul serio sono stati così ottusi da tentare di imporre la democrazia in una moltitudine variegata sprovvista di coscienza individuale e divisa da sempre da tribù, etnie e fedi islamiche diverse? Insomma, ci sono voluti 20 anni per capire che a lavare la capa al ciuccio si perde tempo, acqua e sapone? Non riesco, inoltre, a decifrare l’atteggiamento sornione dei talebani next generation che, da perfidi tagliagole, ora si mostrano in pubblico come docili mammolette, elargendo a piene mani tolleranza ed inclusione. Il martellante bombardamento ventennale li ha indotti a più miti consigli o si tratta di lupi con peli diversi ma identici vizi? Non capisco, infine, l’allarme generato dalla paventata probabilità di un esodo di massa di proporzioni bibliche. Da quale guerra fuggirebbero gli Afgani? Da quella che non c'è stata e che non hanno voluto combattere? Per quale motivo, dopo aver spalancato le porte ai talebani e steso tappeti rossi, ora vorrebbero rifugiarsi in un occidente di cui rigettano sdegnosamente la cultura?


E, a proposito di profughi in arrivo, qui mi scatta il dubbio più atroce che mi arrovella il cervello: ma per quale motivo divampano le polemiche sull’opportunità o meno di accoglierli? Esiste per caso una diversa alternativa all’accoglienza? Oramai i confini nazionali sono solo un labile tratto sulle cartine geografiche e nei porti sbarcano incondizionatamente ed indisturbatamente frotte di clandestini che non fuggono da alcuna guerra. Nel nome di un’umanità a tempo determinato, gli permettiamo di approdare nel suolo italico, per poi abbandonarli regolarmente sotto ponti e panchine, condannati inesorabilmente ad una vita di stenti, emarginazione, sfruttamento e criminalità. Per cui, di cosa stiamo discutendo? Abbiamo forse voce in capitolo? Cosa pretendiamo dall’evanescente ed eterea ministra dell’interno? Che imponga limiti e regole ferree? Cosa vorremmo dal nostro governo? Che imponga all’Europa un’equa suddivisione? Suvvia, ma quali regole e imposizioni! Noi siamo democratici… mica talebani!


Salvino Paternò