giovedì 31 dicembre 2009

L'italia NON è l'america

Non si potrà sfuggire a lungo al principio dello ius soli di Rosita Romano

La discussione sulla cittadinanza, in corso alla Camera dei Deputati, è un’occasione da non sprecare per il futuro del Paese. La sostanziale conferma dello status quo (il testo a prima firma Bertolini, sul quale si sviluppa per il momento il lavoro parlamentare) rischia purtroppo di rimandare sine die la soluzione di un problema che avrà dimensioni sempre più grandi negli anni a venire. L’Italia avrebbe invece bisogno di un vero e proprio Quattordicesimo Emendamento. «Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti, e soggette alla loro giurisdizione, sono cittadini degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono» (All persons born or naturalized in the United States, and subject to the jurisdiction thereof, are citizens of the United States and of the State wherein they reside). Così recita il primo comma del Quattordicesimo emendamento grazie al quale venne introdotta nella Costituzione americana una concezione ampia e universale di citizenship. Ma non è stato sempre così. Fino al 1868, l’anno dell’approvazione dei cosiddetti Reconstruction Amendments (le modifiche costituzionali di “pacificazione”, dopo la guerra civile), il riconoscimento della cittadinanza aveva un connotato anzitutto razziale, basato sull’astrusa classificazione giuridica della “bianchezza” (whiteness), che per decenni costrinse le corti statunitensi a tentativi goffi di tracciare confini oggettivi tra razza bianca e razza nera, o tra razza bianca e nativi. Il riconoscimento della cittadinanza ai maschi neri (per le donne si dovette aspettare ancora, ma questo è un altro argomento) e ai naturalizzati rappresentò un profondo punto di rottura nella storia americana: da diritto di proprietà ereditabile ma inevitabilmente non acquistabile, la cittadinanza diveniva un traguardo raggiungibile, una scelta individuale, un futuro per i proprio figli. La patria americana smetteva di essere una mera questione di sangue: il figlio dell’ultimo degli schiavi di colore o del disperato giunto sulle coste dell’America per trovare lavoro, se nato su suolo americano, sarebbe stato cittadino. Come è noto, l’affermazione dello ius soli non pose immediatamente fine alle politiche razziali di alcuni Stati e non esaurì in un colpo solo i problemi della cittadinanza. Ma la sua costituzionalizzazione rappresentò un “germe” che avrebbe poi inesorabilmente e positivamente contaminato il futuro della società americana: l’emendamento fu la leva grazie alla quale, a metà del ventesimo secolo, la Corte Suprema smantellò la segregazione razziale (famoso il caso Brown v. Board of Education, del 1954); e ancora prima, era stato l’appiglio costituzionale grazie al quale nel 1898 vennero riconosciuti come cittadini i bambini nati sul suolo americano, ma figli di cittadini di altri paesi, (questi ultimi, infatti, a differenza dei discendenti degli schiavi neri, erano soggetti ad altra giurisdizione e fino alla sentenza di fine secolo questo elemento era stato ritenuto ostativo). Ancora oggi, è il Quattordicesimo Emendamento il terreno dello scontro su cui Democratici e Repubblicani dibattono sul riconoscimento della cittadinanza ai figli dei clandestini nati sul territorio USA. E allora: cosa vorrebbe dire dotare l’Italia di un suo Quattordicesimo Emendamento? Significherebbe stabilire un tracciato, o se vogliamo porre le fondamenta solide su cui costruire, anno dopo anno, decennio dopo decennio, il concetto di cittadinanza nel nostro Paese. Un concetto che presumibilmente continuerà a cambiare significato con ogni generazione, in parte a svuotarsi di contenuti, in pare a caricarsi di altri. Ma qualunque sia il senso che lo status di cittadino avrà negli anni, difficilmente si sfuggirà alla “potenza” dello ius soli. Un criterio non discrezionale, e quindi liberale. Una traduzione del principio di uguaglianza delle opportunità. Insomma, possiamo discutere a lungo su quanti anni di residenza siano necessari affinché un immigrato possa chiedere ed ottenere la cittadinanza, o quali prove debba superare il candidato cittadino, ma difficilmente potremo sfuggire alla domanda par excellence: vogliamo o no che nell’Italia di domani sia cittadino italiano chi, figlio di persone che hanno scelto il nostro paese per costruire il proprio benessere, nasce in Italia? Ecco che la questione si pone in tutta la sua ruvida concretezza: se non vogliamo che la cittadinanza sia il movente di una profonda e duratura guerra civile della quotidianità, non potremo sfuggire a lungo al principio dello ius soli.

Per l'imam Tettamanzi

L'attentato di Natale è riuscito anche se la bomba non è esplosa di Giancarlo Loquenzi

L’attentato contro il volo della Northwest Airlines il giorno di Natale è riuscito anche se l’esplosione non è avvenuta per un difetto tecnico ancora da accertare. Certo ci sono i trecento passeggeri che si sono salvati e le loro famiglie che oggi possono proseguire la loro vita solo con un brutto ricordo, e non è particolare da poco. Ma gli effetti che Umar Farouk Abdulmutajab e i suoi mandanti volevano ottenere non sono molto diversi da quelli che si sarebbero prodotti con il pieno successo dell’attentato. Un giovane musulmano era pronto e addestrato per farsi esplodere in volo il giorno di Natale assieme a circa trecento cristiani su mandato di quel che resta di Al Qaeda. Già all’indomani gli aeroporti di mezzo mondo erano semiparalizzati dalle nuove (e probabilmente inutili) misure di sicurezza introdotte in fretta e furia. Passeggeri in fila per ore, voli cancellati, ritardi, forze di sicurezza sotto pressione: questo solo per dare un quadro delle 48 ore successive al mancato attentato. Negli Usa già si progetta l’introduzione su vasta scala dei “personal scanner”, un sistema che servirà a radiografare ogni singolo passeggero e che – sembra – sarebbe stato in grado di individuare l’esplosivo nelle mutande del giovane nigeriano. Il governo federale dovrà rassegnarsi a pagare miliardi di dollari per far fronte alle nuove misure di sicurezza e lo stesso toccherà ai governi europei. Il breve sogno dei voli low cost sarà fagocitato dall’impennarsi delle spese per proteggere la vita di passeggeri ed equipaggi. Viaggiare sarà più costoso, più faticoso, più rischioso e alla fine molti ci rinunceranno. Saremo tutti un po’ più spaventati, un po’ più isolati e un po’ meno liberi. Ecco il successo dell’attentato di Natale al di là dell’esplosione e dei morti. La costruzione di un mondo peggiore (relativisti permettendo). Ed è un successo ancora più insidioso perché come quasi tutto quello che ha a che fare con il terrorismo islamico facciamo fatica a vederlo. Dalle sue vacanze hawaiane, Barack Obama ha dovuto fare due pubblici discorsi relativi all’attentato ed è anche stato costretto ad usare le parole terrore e terrorismo ma si è guardato bene dal fare alcun riferimento all’Islam. Si tratta della stessa pericolosa rimozione che ha permesso a Nidal Malik Hasan, un ufficiale americano di origine palestinese, di uccidere 13 commilitoni e ferirne 30 nella base di Fort Hood in Texas all’inizio di novembre. Nessuno se l’era sentita di mettere in discussione o di sorvegliare la sua frequentazione di una moschea fondamentalista, i suoi legami con un imam iemenita, la sua ossessiva osservanza religiosa. Probabilmente i suoi superiori consideravano un'indelicatezza intromettersi nelle sue abitudini religiose, nelle sue scelte di preghiera, temevano forse di essere tacciati di islamofobia o di essere nemici del “dialogo”. Su un altro piano deve essere stata la stessa remora quella che ha frenato gli agenti della sicurezza della Casa Bianca a verificare meglio chi fossero Tareq Sahari e sua moglie, mentre questi si imbucavano alla cena di Stato offerta da Obama al primo ministro indiano. Sia mai rischiare un’accusa di discriminazione anti-islamica: meglio mettere a rischio la sicurezza del presidente che rischiare una gaffe del genere. Non parliamo dell’Italia dove parlare di scontro di civiltà ormai è quasi un reato e probabilmente i nostri paladini del “dialogo” sono convinti che Umar volasse il 25 dicembre perché le tariffe erano scontante. E al massimo sono rimasti sconcertati per il fatto che non provenisse da uno slum di derelitti ma la sua rabbia e il suo odio fosse nutrito nella migliore università inglese. Nel frattempo possiamo continuare a requisire lo shampoo e il dentifricio di chi viaggia in aereo, impedire ai passeggeri di mettersi la coperta sulle gambe durante il volo o a trattenere la pipì nell’ora prima dell’atterraggio. Ma se non ci sforziamo di riconoscere il nostro nemico, di capire cosa lo muove, se non ammettiamo che tra noi e l’Islam, moderato o meno, esiste – diciamo – un problema, tutto questo servirà a molto poco contro i terroristi e molto contro noi stessi.

Ma davvero?

Maroni: "Il terrorismo è in ripresa segnali preoccupanti per l'Italia"

Roma - "Ci sono segnali molto seri di una ripresa dell'attività terroristica in tutto il mondo e ci sono segnali preoccupanti anche in Italia. Per questo abbiamo innalzato i livelli di sicurezza, abbiamo intensificato le attività di indagine ed abbiamo predisposto tutti i mezzi e gli strumenti per prevenire o impedire situazioni di questo tipo". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, in una intervista al Tg2. Prendendo lo spunto dal falso pacco bomba di Malpensa, Maroni ha detto che vengono presi "sul serio tutti questi segnali perché ormai la caratteristica dell'attività terroristica, non solo in Italia ma in tutta Europa, è quella del terrorismo in franchising: non è più una cellula di Al Qaida che si insedia in un paese europeo, ma sono cellule locali che si formano sul territorio prendendo il know how da Al Qaida. Si tratta di una realtà nuova nel panorama terroristico, molto più difficile da individuare e da controllare ed è per questo che stiamo intensificando l'attività di intelligence". Maroni si è quindi detto "d'accordo in linea generale" con chi, come il cardinale Dionigi Tettamanzi, afferma che la paura si combatte ascoltando gli altri, anche se di religione e di colore della pelle diversi. "Ci sono dei casi, però - aggiunge - come quello dell'attentatore di Milano, che sono nati più o meno in questo modo: siamo infatti in presenza di una persona che viveva in Italia da tanti anni, che era bene integrata, che aveva cominciato a frequentare una moschea di Milano e che improvvisamente si è trasformata da persona tranquilla in terrorista".

Riflessioni

di Silvana De Mari

l'editoriale di Giovanni Sartori sul CORRIERE della SERA del 20/12/2009, un testo dal quale sarà difficile prescindere per gli analisti di islam politico e delle politiche europee di integrazione degli immigrati. Nessuno può accusare Sartori di essere un filogovernativo.

In tempi brevi la Ca­mera dovrà pronun­ciarsi sulla cittadi­nanza e quindi, an­che, sull’«italianizzazio­ne» di chi, bene o male, si è accasato in casa no­stra. Il problema viene combattuto, di regola, a colpi di ingiurie, in chia­ve di «razzismo». Io dirò, più pacatamente, che chi non gradisce lo straniero che sente estraneo è uno «xenofobo», mentre chi lo gradisce è uno «xenofi­lo». E che non c’è intrinse­camente niente di male in nessuna delle due rea­zioni. Chi più avversa l’immi­grazione è da sempre la Lega; ma a suo tempo, nel 2002, anche Fini fir­mò, con Bossi, una legge molto restrittiva. Ora, in­vece, Fini si è trasformato in un acceso sostenitore dell’italianizzazione rapi­da. Chissà perché. Fini è un tattico e il suo dire è «asciutto»: troppo asciut­to per chi vorrebbe capi­re. Ma a parte questa gira­volta, il fronte è da tempo lo stesso. Berlusconi ap­poggia Bossi (per esserne appoggiato in contrac­cambio nelle cose che lo interessano). Invece il fronte «accogliente» è co­stituito dalla Chiesa e dal­la sinistra. La Chiesa deve essere, si sa, misericordio­sa, mentre la xenofilia del­la sinistra è soltanto un «politicamente corretto» che finora è restato male approfondito e spiegato. Due premesse. Primo, che la questione non è tra bianchi, neri e gialli, non è sul colore della pelle, ma invece sulla «integra­bilità» dell’islamico. Se­condo, che a fini pratici (il da fare ora e qui) non serve leggere il Corano ma imparare dall'espe­rienza. La domanda è allo­ra se la storia ci racconti di casi, dal 630 d.C. in poi, di integrazione degli islamici, o comunque di una loro riuscita incorpo­razione etico-politica (nei valori del sistema politi­co), in società non islami­che. La risposta è sconfor­tante: no. Il caso esemplare è l’In­dia, dove le armate di Al­lah si affacciarono agli ini­zi del 1500, insediarono l’impero dei Moghul, e per due secoli dominaro­no l’intero Paese. Si avver­ta: gli indiani «indigeni» sono buddisti e quindi pa­ciosi, pacifici; e la maggio­ranza è indù, e cioè poli­teista capace di accoglie­re nel suo pantheon di di­vinità persino un Mao­metto. Eppure quando gli inglesi abbandonarono l’India dovettero inventa­re il Pakistan, per evitare che cinque secoli di coesi­stenza in cagnesco finisse­ro in un mare di sangue. Conosco, s’intende, an­che altri casi e varianti: dalla Indonesia alla Tur­chia. Tutti casi che rivela­no un ritorno a una mag­giore islamizzazione, e non (come si sperava al­meno per la Turchia) l’av­vento di una popolazione musulmana che accetta lo Stato laico. Veniamo all’Europa. In­ghilterra e Francia si sono impegnate a fondo nel problema, eppure si ritro­vano con una terza gene­razione di giovani islami­ci più infervorati e incatti­viti che mai. Il fatto sor­prende perché cinesi, giapponesi, indiani, si ac­casano senza problemi nell’Occidente pur mante­nendo le loro rispettive identità culturali e religio­se. Ma — ecco la differen­za — l’Islam non è una re­ligione domestica; è inve­ce un invasivo monotei­smo teocratico che dopo un lungo ristagno si è ri­svegliato e si sta vieppiù infiammando. Illudersi di integrarlo «italianizzan­dolo» è un rischio da gi­ganteschi sprovveduti, un rischio da non rischia­re.

Giovanni Sartori

Perché l'islam non è integrabile? Scusate ma questo è un punto fondamentale. Negare il voto agli immigrati è un gesto di "ringhiosi razzisti", secondo la definizione del direttore di Famiglia Cristiana, o è un gesto di buon senso che ci eviterà una guerra civile nelle strade tra trenta anni. O molto più semplicemente ci eviterà di essere in pugno tra qualche anno al 7 o 8 per cento dei voti, che possono costringere ogni maggiornanza a scelte politiche che noi troviamo ripunanti, la circoncisione statale dei bambini islamci, per esempoi, le carne ottenuta per sgozzamento obbligatoria in prigioni, scuole e ospedali, il diritto alla poligamia e al matrimonia di minori di 18 anni, di 14 anni e anche di 12 anni. E la circoncisione femminile, ovviamente, ça va sans dir, che tanto leva solo un pezzetto di pelle. Se invece l'islam è integrabile, allora chi nicchia sul voto è un governo razzista e cattivo, che ugualmente dovrebbe avere il diritto di governare se eletto dal popolo, ma che è sacrosanto criticare. Con una risoluzione del 1990 l'onu ha equiparato la dichiarazione dei diritti dell'uomo alla sharia. Ooops, scusate, al diritto alla libertà dell''uomo islamico di seguire la shari'ah. Pensateci un attimo. Qualcuno di vuoi ricorda l'onu bacchettare l'Arabia Saudita o l'Iran per una lapidazione? Certamente no. Se islam e diritti dell'uomo sono incompatibili, come peraltro sostengono tutti i governi islamici, e Taric Ramadan, preferirei fare il possibile per non aumentare la percentuale di islamici, perchè la teoria che tanto va sempre tutto bene è fantasiosa. L'assasinio di Theo Van Gogh e l'attentato di Londra sono stati commessi da cittadini europei, spesso nati in Europa, con diritto di voto. La cittadinanza è un foglio di carta con una marca da bollo sopra. Chi non condivide la dichiarazione dei diritti dell'uomo non è un europeo. non è europeo perchè lui non vuole e non può esserlo, non perchè noi siamo ringhiosi razzisti. Se Islam e dichiarazione dei diritti dell'uomo sono incompatibili, perchè i sindaci di sinistra , che non vanno mai all'inaugurazione di un tempio buddista o sick, si ostinano a costruire faraoniche moschee sul suolo pubblico e finanziate almeno in parte con il denaro pubblico? Il fatto che non arrivino puù quattrini dalla defunta Unione sovietica, mentre ne possono arrivare dalla ricchissima Arabia Saudita è una calunnia, vero? Certo. E allora perchè i sindaci di sinistra che non costruiscono templi buddisti, costruiscono moschee? Perchè la risoluzione del 1990 sui vostri libri di storia non c'è? Ormai i libri di storia arrivano abbondantemente oltre al 1990. Che con una risoluzione del 1990 l'onu ha equiparato i diritti dell'uomo alla sharia, è un'informazione che sui vostri giornali c'è? La televisione che guardate ve l'ha detta? Allora vivete in un mondo di sogno, deliziosamente irreale, dove l'informazione che La dichiarazione dei diritti dell'Uomo l'hanno già fatta fuori, si è un po' persa. Un anno prima del 1990, il 1989, l'onu sancì i diritti del bambino, ma la risoluzione del 1990, li cancella: i diritti del bambino sono quelli garantiti dalla shari'ah. Nulla salva il bambino dalla circoncisione, anche da noi già statale, nulla salva la bambina dalle nozze in età addirittura prepubere. Nulla ha salvato la dodicenne iraniana lapidata nel 1992. Nulla ha salvato il dodicenne iraniano frustato a morte per aver violato il ramadan se non sbaglio nel 1995. Questa è la famosa risoluzione approvata all'Onu nel 1990, quello stesso onu che dichiara dal 1990 che l'islam è la religione naturale dell'umanità. Un'umanità confusa in cerca di una guida. Io non mi sento per nulla confusa e chiunque si sogni di guidarmi potrebbe scoprire cosa è il mio coraggio. Leggete con attenzione. Il documento è stato redatto al Cairo. Dove c'è scritto che l'integrità di una persona è sacra salvo che nei casi prescritti dalla sharia, stanno parlando del taglio della mano ai ladri come pratica raccomandabile o almeno non criticabile. La vita umana è sacra, salvo nei casi prescritti dalla sharia, vuol dire la condanna a morte per omicidio, per blasfemia e per adulterio e apostasia. Blasfemia vuo dire dichiarare che Maometto è un individuoi discutibile, certo,. ma anche padre nostro che sei nei cieli è blasfemia, perchè secondo l'islam noi siamo servi di Dio, non suoi figli. La Divina Commedia alla fine della quale Dante può vedere Gesù, cioè Dio, è blasfemia (Maometto è nel fondo dell'inferno, come se non bastasse). Chi la insegna o la vende è giusto sia condannato. Le parti colorate sono mie.

Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948

Preambolo

Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;
Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell’uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godono della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo;
Considerato che è indispensabile che i diritti dell’uomo siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione;
Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo dei rapporti amichevoli tra le Nazioni;
Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’eguaglianza dei diritti dell’uomo e della donna, e hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un migliore tenore di vita in una maggiore libertà;
Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l’osservanza universale dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali;
Considerato che una concezione comune di questi diritti e di queste libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni;
L’Assemblea Generale proclama la presente Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo come ideale da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo e ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.

Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2
1. A ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
2. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del Paese o del territorio cui una persona appartiene, sia che tale Paese o territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità.

Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona.

Articolo 4
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

Articolo 5
Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti.

Articolo 6
Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.

Articolo 7
Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, a un’eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto a un’eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Articolo 8
Ogni individuo ha diritto a un’effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.

Articolo 9
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Articolo 10
Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, a una equa e pubblica udienza davanti a un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonché della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta.

Articolo 11
1. Ogni individuo accusato di reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie per la sua difesa.
2. Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetrato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.

Articolo 12
Nessun individuo potrà essere sottoposto a interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto a essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

Articolo 13
1.
Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.

Articolo 14
1. Ogni individuo ha diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
2. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Articolo 15
1.
Ogni individuo ha diritto a una cittadinanza.
2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.

Articolo 16
1. Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all’atto del suo scioglimento.
2. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
3. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto a essere protetta dalla società e dallo Stato.

Articolo 17
1. Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà privata sua personale o in comune con gli altri.
2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.

Articolo 18
Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.

Articolo 19
Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Articolo 20
1. Ogni individuo ha il diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.
2. Nessuno può essere costretto a far parte di un’associazione.

Articolo 21
1. Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio Paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.
2. Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio Paese.
3. La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, e a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.

Articolo 22
Ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale e in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità e al libero sviluppo della sua personalità.

Articolo 23
1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione.
2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto a eguale retribuzione per eguale lavoro.
3. Ogni individuo che lavora ha diritto a una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana e integrata, se necessario, ad altri mezzi di protezione sociale.
4. Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

Articolo 24
Ogni individuo ha il diritto al riposo e allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.

Articolo 25
1.
Ogni individuo ha il diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, e ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
2. La maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure e assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

Articolo 26
1.
Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
2. L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.
3. I genitori hanno diritto di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli.

Articolo 27
1. Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici.
2. Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.

Articolo 28
Ogni individuo ha diritto a un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e la libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.

Articolo 29
1. Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.
2. Nell’esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e della libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell’ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.
3. Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.

Articolo 30
Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un’attività o di compiere un atto mirante alla distruzione dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

Dichiarazione del Cairo sui diritti umani nell’Islam. Risoluzione 49/19-P della XIX Conferenza Islamica dei Ministri degli Esteri, 5 agosto 1990

Gli Stati membri dell’Organizzazione della Conferenza Islamica, Riaffermando il ruolo civilizzatore e storico della Ummah Islamica che Dio fece quale migliore nazione, che ha dato all’umanità una civiltà universale e equilibrata nella quale è stabilita l’armonia tra questa vita e ciò che viene dopo e la ocnoscenza è armonizzata con la fede; e il ruolo che questa Ummah deve svolgere per guidare una umanità confusa da orientamenti e ideologie contradittorie e per fornire soluzioni ai cronici problemi dell’attuale civiltà materialistica, Desiderando contribuire agli sforzi dell’umanità intesi ad asserire i diritti umani, proteggere l’uomo dallo sfruttamento e dalla persecuzione e affermare la sua libertà e il suo diritto ad una vita degna ina accordo con la Shari’ah Islamica, Convinti che l’umanità che ha raggiunto un elevato stadio nelle scienze naturali avrà sempre bisogno di fede per sostenere la sua civiltà e di forza automotivante per salvaguardare i propri diritti, Credendo che i diritti fondamentali e le libertà fondamentali nell’Islam sono parte integrante della religione Islamica e che nessuno in via di principio ha diritti di sospenderli in tutto o in parte o di violarli o di ignorarli poiché essi sono comandamenti divini vincolanti, che sono contenuti nel libro della rivelazione di Dio e furono inviati attraverso l’ultimo dei suoi Profeti a completare i precedenti messaggi divini facendo pertanto della loro osservanza un atto di adorazione e della loro negligenza o violazione un abominevole peccato, e conseguentemente ogni persona è individualmente responsabile - e la Ummah collettivamente responsabile - della loro salvaguardia, Procedendo dai summenzionati principi, Dichiara quanto segue:

Articolo 1
a)
Tutti gli esseri umani formano un’unica famiglia i cui membri sono uniti dalla sottomissione a Dio e dalla discendenza da Adamo. (chi non è sottomesso a Dio e che se ne infischia di Adamo, non fa parte della famiglia e sono cavoli suoi)
Tutti gli uomini sono eguali in termini di fondamentale dignità umana e di fondamentali obblighi e responsabilità, senza alcuna discriminazione di razza, colore, lingua sesso, credo religioso, affiliazione politica, stato sociale o altre considerazioni. La vera fede è la garanzia per rispettare questa dignità lungo il cammino della umana perfezione. (Quindi chi non ha la vera fede non può rispettare nulla)
b) Tutti gli esseri umani sono soggetti a Dio e i più amati da Lui sono coloro che sono più utili al resto dei Suoi sudditi, e nessuno ha superiorità sugli altri eccetto che sulla base della pietà e delle buone azioni.

Articolo 2
a)
La vita è un dono dato da Dio e il diritto alla vita è garantito ad ogni essere umano. E’ dovere degli individui, delle società e degli stati proteggere questo diritto da ogni violazione ed è vietato sopprimerla vita tranne che per una ragione prescritta dalla Shari’ah. (l’assassinio di Theo Van Gogh sarebbe stato illegittimo in assenza di una Fatwa, ma era legittimo perché la fatwa c’era. Ci sono anche Fatwe che dichiarano guerra santa a ogni cittadino israeliano, lattanto inclusi. Noi vi sgozzeremo tutti e sgozeremo i feti nelle madri (Arafat 1985) è un'affermazione che nessuna autorità nè sunnita nè sciita ha criticato fina ad ora che io sappia. Se mi sbaglio, per favore ditemelo. Se c'è un'autorità religiosa islamica che si scaglia contro il terrorismo contro civili in Israele, ditemelo. SDM)
b) E’ proibito ricorrere ai mezzi che possono provocare il genocidio dell’umanità. (notare: dell’umanità, non di un unico popolo. SDM)
c) La difesa della vita umana nel disegno di Dio è un dovere prescritto dalla Shari’ah.
d) L’integrità fisica è un diritto garantito. E’ dovere dello Stato proteggerlo ed è vietato infrangerlo senza una ragione prescritta dalla Shari’ah (quindi circoncisione maschile e femminile e taglio della mano ai ladri sono pratiche legittime SDM)

Articolo 3
a) In caso di uso della forza e di conflitto armato, non è consentito uccidere non belligeranti quali anziani, donne e bambini. I feriti e i malati hanno il diritto a trattamento medico; e i prigionieri di guerra hanno il diritto al cibo, all’alloggio e al vestiario. E’ vietato mutilare cadaveri. E’ fatto dovere di scambiare i prigionieri di guerra e di consentire visite e riunioni delle famiglie separate per circostanze di guerra.
b) E’ vietato abbattere alberi, danneggiare colture o animali, nonché distruggere le costruzioni o le istallazioni civili del nemico bombardandoli, minandoli o con altri mezzi.

Articolo 4
Ogni essere umano ha diritto alla inviolabilità e alla protezione del suo buon nome ed onore durante la sua vita e dopo la sua morte. Lo stato e la società proteggeranno la sua salma e il luogo di sepoltura.

Articolo 5
a) La famiglia è il fondamento della società e il matrimonio è la base del suo formarsi. Uomini e donne hanno il diritto al matrimonio e nessuna restrizione derivante da razza, colore o nazionalità impedirà loro di beneficiare di tale diritto.
b) La società e lo stato rimuoveranno ogni ostacolo al matrimonio e ne faciliteranno la procedura. Essi assicureranno la protezione e il benessere della famiglia. (il fatto che la nubenda abbia 9 anni non è un ostacolo. Se qualcuno lo pone come ostacolo, questo ostacolo va rimosso. Il fatto che i nubendi debbano essere d’accordo, è menzionato da qualche parte? No. Gli uomini e le donne hanno diritto al matrimonio anche se l’hanno deciso altri e a loro fa schifo. SDM)

Articolo 6
a) La donna è uguale all’uomo in dignità umana e ha diritti da godere e obblighi da adempire; essa ha la propria identità e indipendenza finanziaria e il diritto di mantenere il proprio nome e la propria identità.
b) Il marito è responsabile del mantenimento e del benessere della famiglia. (Questo vuol dire che una moglie può lavorare solo se il marito è d’accordo. SDM)

Articolo 7
a)
Fin dal momento della nascita ogni bambino ha diritti nei confronti dei genitori, della società e dello stato ad avere appropriato nutrimento, educazione e cure materiali, igieniche e morali. Sia il feto sia la madre devono essere protetti e ricevere speciale assistenza. (la cura igienica è la vaccinazione, ma anche la circoncisione SDM)
b) I genitori e quanti si trovano in analoga condizione hanno il diritto di scegliere il tipo di educazione che essi desiderano per i propri bambini, a condizione che essi prendano in considerazione l’interesse e il futuro dei bambini in conformità con i valori etici e i principi della Shari’ah. (Quindi qualsiasi scelta al di fuori della Shar’ah è illegittima)
c) I genitori sono titolari di diritti rispetto ai loro figli e i parenti sono, a loro volta, titolari di diritti rispetto al ceppo di appartenenza, in conformità con le prescrizioni della Shari’ah. (Quindi qualsiasi scelta al di fuori della Shar’ah è illegittima)

Articolo 8
Ogni essere umano gode di personalità giuridica in termini di obbligazioni e di capacità di contrarre obblighi giuridici; nel caso in cui questa personalità sia perduta o limitata egli sarà rappresentato dal suo tutore.

Articolo 9
a)
Fornire l’accesso alla conoscenza è un dovere e assicurare l’educazione è un obbligo della società e dello stato. Lo stato garantirà la disponibilità di vie e mezzi per acquisire l’educazione e garantirà la pluralità di offerte educative nell’interesse della società e in modo da rendere capace l’essere umano di familiarizzarsi con la religione dell’Islam e con i fatti dell’Universo a beneficio dell’umanità.
b) Ogni essere umano ha il diritto di ricevere l’educazione religiosa nella sua estensione più ampia delle varie istituzioni di educazione e di orientamento, compresa la famiglia, la scuola, l’università, i media, ecc. e in modo integrato ed equilibrato tale da consentirgli di sviluppare la sua personalità, rafforzare la sua fede in Dio e promuovere il rispetto per, e la difesa dei, diritti e doveri. (Quindi scuola coranica obbligatoria)

Art. 10
L’Islam è una religione intrinsecamente connaturata all’essere umano. E’ proibito esercitare qualsiasi forma di violenza sull’uomo o di sfruttare la sua povertà o ignoranza al fine di convertirlo a un’altra religione o all’ateismo.

Articolo 11
a) Gli esseri umani nascono liberi e nessuno ha il diritto di renderli schiavi, umiliarli, opprimerli o sfruttarli e non esiste soggezione se non a Dio l’Altissimo.
b) Il colonialismo di qualsiasi tipo, in quanto peggiore forma di schiavitù, è assolutamente vietato. I popoli che soffrono di colonialismo hanno pieno diritto alla libertà e all’autodeterminazione. E’ dovere di tutti gli stati e di tutti i popoli sostenere la lotta dei popoli colonizzati per la liquidazione di qualsiasi forma di colonialismo e occupazione, e tutti gli stati e tutti i popoli hanno il diritto di preservare la propria identità originaria e di esercitare il controllo sulle proprie ricchezze e risorse naturali. (attenzione: la identità originaria di ogni popolo è l’islam. Quando una persona si converte all’islam, si dice che è tornato all’islam, sua religione naturale come è specificato nell’articolo 10. In particolare l’Italia è un paese coloniale che occupa la Sicilia, terra già dell’islam e occupa Roma, una delle città sante dell’Islam, la quarta. Ce l'hanno ricordato tutti, anche i laici turchi, quando il Papa fu aggredito per il discorso di Ratisbona. Roma farà la fine di Costantinopoli perché questo è il suo destino. Che Roma è la quasrta città santa dell'Islam qualcuno lo ha spiegato a Rutelli e Ciampi, che tanto hanno fatto per fornire la città della più grande moschea del mondo occidentale?)

Art. 12
Ogni uomo ha il diritto, nel quadro della Shari’ah di muoversi liberamente e di scegliere il luogo della propria residenza sia dentro che fuori del proprio paese e se perseguitato è legittimato a chiedere asilo in un altro paese. Il paese del rifugiato garantirà la sua protezione fino a che egli raggiungerà al sicurezza, a meno che la richiesta di asilo sia fondata su un atto che la Shari’ah considera come un crimine. (anche questo è ovvio!)

Articolo 13
Il lavoro è un diritto garantito dallo stato e dalla società ad ogni persona abile a lavorare. Ognuno è libero di scegliere il lavoro che ritiene migliore e che soddisfa i propri interessi e quelli della società. Il lavoratore ha il diritto alla salute e alla sicurezza nonché ad ogni altra garanzia sociale. Non gli può essere assegnato un lavoro al di là delle proprie capacità né si può assoggettarlo a violenza o sfruttamento. Egli ha il diritto - senza alcuna discriminazione tra maschi e femmine - ad un equo salario per il suo lavoro così come alle vacanze e alle promozioni che merita. Da parte sua, egli è tenuto a impegnarsi meticolosamente nel suo lavoro. Nel caso in cui i lavoratori e gli impiegati siano in disaccordo su questa o quella materia, lo stato interverrà per risolvere il conflitto, confermare i diritti e assicurare la giustizia in modo equo.

Articolo 14
Ognuno ha il diritto a guadagni legittimi senza monopolio, inganno o violenza sugli altri. L’usura (riba) è assolutamente vietata. (Questo crea problemi importanti sul diritto bancario e assicurativo).

Articolo. 15
a)
Ognuno ha il diritto alla proprietà acquisita in modo legittimo ed eserciterà i relativi diritti senza pregiudizio per se stesso, gli altri o la società in generale. L’espropriazione non è consentita tranne che per esigenze di pubblico interesse e dietro pagamento di un immediato ed equo indennizzo.
b) La confisca e la riduzione della proprietà è proibita tranne che per necessità dettata dalla legge.

Articolo 16
Ognuno ha il diritto di godere dei frutti della propria produzione scientifica, letteraria, artistica o tecnica nonché di proteggere gli interessi morali e materiali che ne derivano, a condizione che tale produzione non sia contraria ai principi della Shari’ah.

Art. 17
a) Ognuno ha il diritto di vivere in un ambiente sano, immune dal vizio e dalla corruzione morale, in un ambiente che favorisca il suo autosviluppo; incombe alla stato e alla società in generale il dovere di rispettare tale diritto. (Quindi è compito dello stato eliminare omosessualità, libero amore, la mezza birra, vestiario, libri, fumetti e film che potrebbero rendere l’ambiente non sano).
b) Ognuno ha il diritto all’assistenza medica e a ogni pubblica agevolazione fornita dalla società e dallo stato nei limiti delle loro risorse disponibili.
c) Lo stato assicurerà il diritto dell’individuo a una vita dignitosa che gli consenta di rispondere a tutte le esigenze proprie e a quelle dei suoi dipendenti, compresa l’alimentazione, il vestiario, l’alloggio, l’educazione, le cure mediche e ogni altro bisogno essenziale.

Articolo 18
a) Ognuno ha il diritto di vivere nella sicurezza per sé, la propria religione, i propri dipendenti, il proprio onore e la propria proprietà. (Che accidenti vuol dire i propri dipendenti? Subito dopo la religione e prima della proprietà. Sarà un problema dei dipendenti vivere nella sicurezza di sé, se sono cittadini anche loro. Che caspita vuol dire secondo voi? Che i dipendenti non sono cittadini. È garantito il diritto a possedere schiavi).
b) Ognuno ha il diritto alla privacy nella conduzione dei sui affari, nella sua casa, in famiglia e per questo attiene alla sua proprietà e alla sua rete di relazioni. Non è consentito svolgere spionaggio su di esso, porlo sotto sorveglianza o infamare il suo buon nome. Lo stato deve proteggerlo da interferenze arbitrarie.
c) L’abitazione privata è assolutamente inviolabile. Non vi si può accedere senza permesso dei suoi abitanti o in maniera illegale, né può essere demolita o confiscata e il suo arredamento asportato.

Articolo 19
a) Tutti gli individui sono eguali di fronte alla legge, senza distinzione tra il legislatore e il cittadino.
b) Il diritto di ricorrere alla giustizia è garantito a tutti.
c) La responsabilità è strettamente personale.
d) Non c’è crimine o punizione al di fuori di quanto previsto dalla Shari’ah. Un imputato è innocente fino a che la sua colpa non sia provata in equo processo nel quale egli disponga di tutte le garanzie della difesa. (Tutte le garanzie rese lecite dalla shari’ah of course)

Articolo 20
Non è consentito arrestare illegalmente un individuo o restringere la sua libertà, esiliarlo o punirlo. Non è consentito assoggettarlo a tortura fisica o psicologica o a qualsiasi forma di umiliazione, crudeltà o indegnità. Non è consentito sottoporre un individuo ad esperimenti medici o scientifici senza il suo consenso o a rischio della sua salute o della sua vita. Né è consentito promulgare leggi di emergenza che prevedano interventi d’autorità per tali azioni.

Articolo 21
La presa di ostaggi sotto qualsiasi forma e per qualsiasi motivo è espressamente vietata. (e il soldato israeliano rapito? E tutti gli aerei dirottati? Chi si oppone all’islam non può essere considerato neutrale, neanche se minore o disarmato).

Articolo 22
a)
Ognuno ha il diritto di esprimere liberamente la propria opinione in un modo che non contravvenga ai principi della Shari’ah. (Be’ allora)
b) Ognuno ha il diritto di sostenere ciò che è giusto e propagandare ciò che è buono e mettere in guardia contro ciò che è sbagliato e malvagio in conformità con le norme della Shari’ah Islamica. (come sopra)
c) L’informazione è una necessità vitale per la società. Essa non può essere sfruttata o distorta in modo tale da violare la sanità e la dignità dei Profeti, minare i valori morali e etici o disintegrare, corrompere o inquinare la società o indebolirne la fede.
d) Non è consentito suscitare odio nazionalistico o ideologico o comunque incitare a qualsiasi forma di discriminazione razziale. (Non vi perdete la prossima puntata: quello che nell’islam si scrive ufficialmente sugli Ebrei. E anche sui Cristiani. Ma soprattutto su israeliani e americani e quella è una caratteristica geografica, non una scelta come può essere, in fondo, una religione).

Articolo 23
a)
Autorità è fiducia; il suo abuso o il suo malevolo esercizio è assolutamente vietato, affinché i diritti umani fondamentali possano essere garantiti.
b) Ognuno ha il diritto di partecipare, direttamente o indirettamente alla amministrazione dei pubblici affari del suo paese. Egli ha anche il diritto di assumere cariche pubbliche con le disposizioni della Shari’ah.

Articolo 24
Tutti i diritti e le libertà enunciate nelle presente Dichiarazione sono soggette alla Shari’ah Islamica.

Articolo 25
La Shari’ah Islamica è la sola fonte di riferimento per l’interpretazione di qualsiasi articolo della presente Dichiarazione.


E adesso buona notte, miei affezionatissimi. Sempre vostra Silvana De Mari, bardo semianalfabeta e barbaro, uno di quelli che salverà la libertà del mondo. Tutto. E non sarà nemmeno difficile.

No, non era pazza

Islam e Occidente, alla fine aveva ragione Oriana la "pazza"

È destino di tutti i profeti rimanere inascoltati. Dopo l’11 settembre 2001 è accaduto anche a Oriana Fallaci, «Cassandra» che parlava con passione, con rabbia e con molta ragione, e che pur sapendo di parlare al vento, lo faceva con tutta se stessa. Lo faceva in modo diretto, chiaro, coraggioso. Troppo. E infatti nessuno - o quasi - l’ha seguita. Nessuno delle élite, si intende, perché la «gente» invece ha intuito immediatamente che Oriana aveva parecchie ragioni dalla sua parte, anche se scomode, anche se scorrette. Gli intellettuali, i politici, i maître à penser per lo più l’hanno bollata come «pazza», invasata, xenofoba, razzista: hanno detto che istigava all’odio, che era una fascista, una guerrafondaia. L’hanno attaccata, incriminata per vilipendio all’islam, hanno fatto di lei un facile bersaglio politico e un oggetto di pessima satira. Quando diceva: state attenti, questa «civiltà» è troppo diversa da noi, non esiste un islam moderato, l’Europa e l’Occidente sono troppo arrendevoli, il terrorismo non finirà, anzi crescerà - quando diceva tutto questo, chi avrebbe dovuto non l’ha presa sul serio. I risultati? A quasi dieci anni da quell’11 settembre tutto è come prima, o peggio. Eppure bastava ascoltare le sue parole. Queste, ad esempio. Tutte tratte dai suoi libri, pubblicati da Rizzoli.

di Oriana Fallaci

Sono anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare «Troia brucia, Troia brucia». Anni che ripeto al vento la verità sul Mostro e sui complici del Mostro cioè sui collaborazionisti che in buona o cattiva fede gli spalancano le porte. Che come nell’Apocalisse dell’evangelista Giovanni si gettano ai suoi piedi e si lasciano imprimere il marchio della vergogna. Incominciai con La Rabbia e l’Orgoglio. Continuai con La Forza della Ragione. Proseguii con Oriana Fallaci intervista sé stessa e con L'Apocalisse. I libri, le idee, per cui in Francia mi processarono nel 2002 con l’accusa di razzismo-religioso e xenofobia. Per cui in Svizzera chiesero al nostro ministro della Giustizia la mia estradizione in manette. Per cui in Italia verrò processata con l’accusa di vilipendio all’Islam cioè reato di opinione. Libri, idee, per cui la Sinistra al Caviale e la Destra al Fois Gras ed anche il Centro al Prosciutto mi hanno denigrata vilipesa messa alla gogna insieme a coloro che la pensano come me. Cioè insieme al popolo savio e indifeso che nei loro salotti viene definito dai radical chic «plebaglia-di-destra». E sui giornali che nel migliore dei casi mi opponevano farisaicamente la congiura del silenzio ora appaiono titoli composti coi miei concetti e le mie parole. Guerra-all’Occidente, Culto della- Morte, Suicidio-dell’Europa, Sveglia-Italia-Sveglia.

IL NEMICO È IN CASA - Continua la fandonia dell’Islam «moderato», la commedia della tolleranza, la bugia dell’integrazione, la farsa del pluriculturalismo. E con questa, il tentativo di farci credere che il nemico è costituito da un’esigua minoranza e che quella esigua minoranza vive in paesi lontani. Bé, il nemico non è affatto un’esigua minoranza. E ce l’abbiamo in casa [...] Ed è un nemico che a colpo d’occhio non sembra un nemico. Senza la barba, vestito all’occidentale, e secondo i suoi complici in buona o in malafede perfettamente-inserito-nel-nostro sistema- sociale. Cioè col permesso di soggiorno. Con l’automobile. Con la famiglia. E pazienza se la famiglia è spesso composta da due o tre mogli, pazienza se la moglie o le mogli le fracassa di botte, pazienza se non di rado uccide la figlia in blue jeans, pazienza se ogni tanto suo figlio stupra la quindicenne bolognese che col fidanzato passeggia nel parco. È un nemico che trattiamo da amico. Che tuttavia ci odia e ci disprezza con intensità [...] Un nemico che in nome dell’umanitarismo e dell’asilo politico accogliamo a migliaia per volta anche se i Centri di Accoglienza straripano, scoppiano, e non si sa più dove metterlo. Un nemico che in nome della «necessità» (ma quale necessità, la necessità di riempire le strade coi venditori ambulanti e gli spacciatori di droga?) invitiamo anche attraverso l’Olimpo Costituzionale. «Venite, cari, venite. Abbiamo tanto bisogno di voi» [...] Un nemico che le moschee le trasforma in caserme, in campi di addestramento, in centri di reclutamento per i terroristi, e che obbedisce ciecamente all’imam. Un nemico che in virtù della libera circolazione voluta dal trattato di Schengen scorrazza a suo piacimento per l’Eurabia sicché per andare da Londra a Marsiglia, da Colonia a Milano o viceversa, non deve esibire alcun documento. Può essere un terrorista che si sposta per organizzare o materializzare un massacro, può avere addosso tutto l’esplosivo che vuole: nessuno lo ferma, nessuno lo tocca.

IL CROCEFISSO SPARIRÀ - Un nemico che appena installato nelle nostre città o nelle nostre campagne si abbandona alle prepotenze ed esige l’alloggio gratuito o semi-gratuito nonché il voto e la cittadinanza. Tutte cose che ottiene senza difficoltà. Un nemico che ci impone le proprie regole e i propri costumi. Che bandisce il maiale dalle mense delle scuole, delle fabbriche, delle prigioni. Che aggredisce la maestra o la preside perché una scolara bene educata ha gentilmente offerto al compagno di classe musulmano la frittella di riso al marsala cioè «col liquore». E-attenta-a-non-ripeter-l’oltraggio. Un nemico che negli asili vuole abolire anzi abolisce il Presepe e Babbo Natale. Che il crocifisso lo toglie dalle aule scolastiche, lo getta giù dalle finestre degli ospedali, lo definisce «un cadaverino ignudo e messo lì per spaventare i bambini musulmani». Un nemico che in Inghilterra s’imbottisce le scarpe di esplosivo onde far saltare in aria il jumbo del volo Parigi- Miami. Un nemico che ad Amsterdam uccide Theo van Gogh colpevole di girare documentari sulla schiavitù delle musulmane e che dopo averlo ucciso gli apre il ventre, ci ficca dentro una lettera con la condanna a morte della sua migliore amica. Il nemico, infine, per il quale trovi sempre un magistrato clemente cioè pronto a scarcerarlo. E che i governi eurobei (ndr: non si tratta d’un errore tipografico, voglio proprio dire eurobei non europei) non espellono neanche se è clandestino.

DIALOGO TRA CIVILTÀ - Apriti cielo se chiedi qual è l’altra civiltà, cosa c’è di civile in una civiltà che non conosce neanche il significato della parola libertà. Che per libertà, hurryya, intende «emancipazione dalla schiavitù». Che la parola hurryya la coniò soltanto alla fine dell’Ottocento per poter firmare un trattato commerciale. Che nella democrazia vede Satana e la combatte con gli esplosivi, le teste tagliate. Che dei Diritti dell’Uomo da noi tanto strombazzati e verso i musulmani scrupolosamente applicati non vuole neanche sentirne parlare. Infatti rifiuta di sottoscrivere la Carta dei Diritti Umani compilata dall’Onu e la sostituisce con la Carta dei Diritti Umani compilata dalla Conferenza Araba. Apriti cielo anche se chiedi che cosa c’è di civile in una civiltà che tratta le donne come le tratta. L’Islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. È incompatibile col concetto di civiltà.

UNA STRAGE IN ITALIA? -La strage toccherà davvero anche a noi, la prossima volta toccherà davvero a noi? Oh, sì. Non ne ho il minimo dubbio. Non l’ho mai avuto. E aggiungo: non ci hanno ancora attaccato in quanto avevano bisogno della landing-zone, della testa di ponte, del comodo avamposto che si chiama Italia. Comodo geograficamente perché è il più vicino al Medio Oriente e all’Africa cioè ai paesi cheforniscono il grosso della truppa. Comodo strategicamente perché a quella truppa offriamo buonismo e collaborazionismo, coglioneria e viltà. Ma presto si scateneranno. [...] Molti italiani non ci credono ancora. Si comportano come i bambini per cui la parola Morte non ha alcun significato. O come gli scriteriati cui la morte sembra una disgrazia che riguarda gli altri e basta. Nel caso peggiore, una disgrazia che li colpirà per ultimi. Peggio: credono che per scansarla basti fare i furbi cioè leccarle i piedi.

MULTICULTURALISMO, CHE PANZANA - L’Eurabia ha costruito la panzana del pacifismo multiculturalista, ha sostituito il termine «migliore» col termine «diverso-differente», s’è messa a blaterare che non esistono civiltà migliori. Non esistono principii e valori migliori, esistono soltanto diversità e differenze di comportamento. Questo ha criminalizzato anzi criminalizza chi esprime giudizi, chi indica meriti e demeriti, chi distingue il Bene dal Male e chiama il Male col proprio nome. Che l’Europa vive nella paura e che il terrorismo islamico ha un obbiettivo molto preciso: distruggere l’Occidente ossia cancellare i nostri principii, i nostri valori, le nostre tradizioni, la nostra civiltà. Ma il mio discorso è caduto nel vuoto. Perché? Perché nessuno o quasi nessuno l’ha raccolto. Perché anche per lui i vassalli della Destra stupida e della Sinistra bugiarda, gli intellettuali e i giornali e le tv insomma i tiranni del Politically Correct, hanno messo in atto la Congiura del Silenzio. Hanno fatto di quel tema un tabù.

CONQUISTA DEMOGRAFICA - Nell’Europa soggiogata il tema della fertilità islamica è un tabù che nessuno osa sfidare. Se ci provi, finisci dritto in tribunale per razzismo-xenofobia- blasfemia. Ma nessun processo liberticida potrà mai negare ciò di cui essi stessi si vantano. Ossia il fatto che nell’ultimo mezzo secolo i mussulmani siano cresciuti del 235 per cento (i cristiani solo del 47 per cento). Che nel 1996 fossero un miliardo e 483 milioni. Nel 2001, un miliardo e 624 milioni. Nel 2002, un miliardo e 657 milioni. Nessun giudice liberticida potrà mai ignorare i dati, forniti dall’Onu, che ai mussulmani attribuiscono un tasso di crescita oscillante tra il 4,60 e il 6,40 per cento all’anno (i cristiani, solo 1’1 e 40 per cento). [...] Nessuna legge liberticida potrà mai smentire che proprio grazie a quella travolgente fertilità negli Anni Settanta e Ottanta gli sciiti abbiano potuto impossessarsi di Beirut, spodestare la maggioranza cristiano-maronita. Tantomeno potrà negare che nell’Unione Europea i neonati mussulmani siano ogni anno il dieci per cento, che a Bruxelles raggiungano il trenta per cento, a Marsiglia il sessanta per cento, e che in varie città italiane la percentuale stia salendo drammaticamente sicché nel 2015 gli attuali cinquecentomila nipotini di Allah da noi saranno almeno un milione.

ADDIO EUROPA, C’È L’EURABIA - L’Europa non c’è più. C’è l’Eurabia. Che cosa intende per Europa? Una cosiddetta Unione Europea che nella sua ridicola e truffaldina Costituzione accantona quindi nega le nostre radici cristiane, la nostra essenza? L’Unione Europea è solo il club finanziario che dico io. Un club voluto dagli eterni padroni di questo continente cioè dalla Francia e dalla Germania. È una bugia per tenere in piedi il fottutissimo euro e sostenere l’antiamericanismo, l’odio per l’Occidente. È una scusa per pagare stipendi sfacciati ed esenti da tasse agli europarlamentari che come i funzionari della Commissione Europea se la spassano a Bruxelles. È un trucco per ficcare il naso nelle nostre tasche e introdurre cibi geneticamente modificati nel nostro organismo. Sicché oltre a crescere ignorando il sapore della Verità le nuove generazioni crescono senza conoscere il sapore del buon nutrimento. E insieme al cancro dell’anima si beccano il cancro del corpo.

INTEGRAZIONE IMPOSSIBILE - La storia delle frittelle al marsala offre uno squarcio significativo sulla presunta integrazione con cui si cerca di far credere che esiste un Islam ben distinto dall’Islam del terrorismo. Un Islam mite, progredito, moderato, quindi pronto a capire la nostra cultura e a rispettare la nostra libertà. Virgilio infatti ha una sorellina che va alle elementari e una nonna che fa le frittelle di riso come si usa in Toscana. Cioè con un cucchiaio di marsala dentro l’impasto. Tempo addietro la sorellina se le portò a scuola, le offrì ai compagni di classe, e tra i compagni di classe c’è un bambino mussulmano. Al bambino mussulmano piacquero in modo particolare, così quel giorno tornò a casa strillando tutto contento: «Mamma, me le fai anche te le frittelle di riso al marsala? Le ho mangiate stamani a scuola e...». Apriti cielo. L’indomani il padre di detto bambino si presentò alla preside col Corano in pugno. Le disse che aver offerto le frittelle col liquore a suo figlio era stato un oltraggio ad Allah, e dopo aver preteso le scuse la diffidò dal lasciar portare quell’immondo cibo a scuola. Cosa per cui Virgilio mi rammenta che negli asili non si erige più il Presepe, che nelle aule si toglie dal muro il crocifisso,che nelle mense studentesche s’è abolito il maiale. Poi si pone il fatale interrogativo: «Ma chi deve integrarsi, noi o loro?».

mercoledì 30 dicembre 2009

E sarebbe giusto...

In Italia La Lega: «Fermeremo la legge sul passaporto per tutti»

«A fronte anche del pericolo terrorismo islamico, mi auguro che col nuovo anno ci sia una generale presa di coscienza e responsabilità, e si smetta di portare avanti teorie come quella sulla cittadinanza facile». Lo ha sottolineato ieri, in una nota, il capogruppo alla Camera della Lega, Roberto Cota. «Certo - ha assicurato Cota dopo il dibattito sorto nei giorni scorsi sulla cittadinanza - a garantire che una legge del genere non venga mai approvata c’è la Lega. Ma è veramente incredibile sentire nel dibattito parlamentare certi interventi, soprattutto da sinistra, ideologici e completamente fuori dalla realtà. Oggi noi dobbiamo difenderci, non abbassare la guardia. Se ai tempi della battaglia di Lepanto avessero abbassato la guardia, la nostra civiltà non esisterebbe. Chi ha una responsabilità politica - ha concluso il capogruppo della Lega alla Camera - deve rendersene conto».

E sarebbe giusto...

In Italia La Lega: «Fermeremo la legge sul passaporto per tutti»

«A fronte anche del pericolo terrorismo islamico, mi auguro che col nuovo anno ci sia una generale presa di coscienza e responsabilità, e si smetta di portare avanti teorie come quella sulla cittadinanza facile». Lo ha sottolineato ieri, in una nota, il capogruppo alla Camera della Lega, Roberto Cota. «Certo - ha assicurato Cota dopo il dibattito sorto nei giorni scorsi sulla cittadinanza - a garantire che una legge del genere non venga mai approvata c’è la Lega. Ma è veramente incredibile sentire nel dibattito parlamentare certi interventi, soprattutto da sinistra, ideologici e completamente fuori dalla realtà. Oggi noi dobbiamo difenderci, non abbassare la guardia. Se ai tempi della battaglia di Lepanto avessero abbassato la guardia, la nostra civiltà non esisterebbe. Chi ha una responsabilità politica - ha concluso il capogruppo della Lega alla Camera - deve rendersene conto».

Corano

Buonismo. Ma per «Il Secolo» il Corano fa bene all’Occidente

Il secolo d’Italia proprio mentre la tensione tra Oriente e Occidente torna a salire, assume delle posizioni molto morbide e assai lontane da quelle degli altri quotidiani di centro-destra. Nel «paginone» centrale, il quotidiano diretto da Flavia Perina, dedica ampio spazio a una mostra allestita a Berlino sull’arte islamica: «Taswir. Immagini dell’Islam e del modernismo». La mostra è dedicata alle forme espressive nate all’ombra della Mezzaluna ed è divisa in tre grandi sezioni: calligrafia, ornamenti e miniature. Ma al di là del suo indubbio valore artistico, la mostra viene usata come punto di partenza per prendere posizioni di più ampio respiro, «risolvendo» la questione delle tensioni tra Occidente-Oriente con un troppo facile buonismo. Ecco uno dei passaggi più importanti dell’articolo: «Quando il visitatore lascia l’esposizione non può più vedere barriere: non più un oriente e non più un occidente, non più una destra o una sinistra, niente più confini ideologici...». Insomma dallo scontro di civiltà e dai pericoli del «meticciato» il giornale di Fini è passato alle «contaminazioni tra Corano e modernità». E si tratterebbe di contaminazioni ovviamente positive.

Genova

Genova, il Pd dice sì alla moschea di Diego Pistacchi

Genova - Ventitré dicembre. La Liguria è sotto il diluvio, Genova sta cercando di sciogliere il ghiaccio che l’ha paralizzata, i bambini aspettano impazienti l’arrivo di Gesù Bambino, il cardinale Angelo Bagnasco sta preparando l’omelia per la notte santa. Qualche decina di metri più in là, nel palazzo comunale di Genova, il sindaco Marta Vincenzi ha radunato la giunta per il blitz. L’antivigilia di Natale c’è un’urgenza. C’è da fare il regalo ai genovesi. C’è da approvare la moschea. Grande, oltre cinquemila metri quadrati di terreno e minareto a svettare sulla Lanterna. Tutte le mani si alzano contemporaneamente, tutti «sì» a favore del patto firmato con la Fondazione Islamica Genova. Che neppure esiste, ma che secondo sindaco e compagni ha già dato ampie rassicurazioni di non avere legami con l’Ucoii o con gli estremisti islamici. Quindi avrà l’area gratuitamente per i prossimi 60 anni e già nel 2010 potrà iniziare i lavori. È tutto scritto sul testo della convenzione, quindi va bene così. D’altra parte, se anche il nigeriano che voleva far saltare l’aereo per Detroit aveva compilato il questionario assicurando di non essere in volo per gli Stati Uniti con lo scopo di fare il terrorista, Marta Vincenzi non ha certo bisogno di altre garanzie per dare la moschea alla comunità islamica che assicura di ripudiare il terrorismo. Formalmente occorre aspettare che il consiglio comunale approvi l’atto, ma in una maggioranza che pure qualche mal di pancia ce l’ha, problemi non se ne vedono. E così scattano le contromosse per quello che sarebbe il primo, vero «fatto» di un’amministrazione comunale che da due anni e mezzo è ferma alle intenzioni, peraltro neppure troppo buone. La politica che non va in vacanza è scatenata. La Lega Nord ha già fissato per il 23 gennaio un «referendum» nei quartieri interessati dalla moschea. In dieci gazebo sarà possibile votare a favore o contro. Per dimostrare la loro buona fede, gli attivisti del Carroccio hanno chiesto al Comune una commissione paritetica di saggi che vigili sui «seggi» aperti. Il valore della consultazione sarebbe solo indicativo, ma non certo irrilevante. Chi guarda invece a un referendum anche formalmente ineccepibile è il Pdl. I consiglieri regionali Gianni Plinio e Matteo Rosso hanno subito chiesto copia autentica della delibera di giunta, per poter formulare il quesito con il quale chiedere a tutti i genovesi l’abrogazione dell’atto stesso. Tutto secondo i dettami del regolamento comunale vigente. «E vediamo se troveranno il modo di non far votare i cittadini, dopo questo blitz semiclandestino dell’antivigilia», tuonano i due consiglieri. Che per strada sembrano aver perso il terzo socio fondatore del comitato, quel Rosario Monteleone, segretario regionale dell’Udc, che da qualche tempo non si mette più in prima linea per rilanciare l’idea del referendum. Da qualche tempo, più o meno da quando l’Udc si dice interessata solo a stringere patti elettorali per le prossime regionali basati esclusivamente sui «valori condivisi». Tanto che il regalo di Natale fatto ai genovesi dal centrosinistra mette in seria difficoltà sia lui, sia il suo «promesso sposo» Claudio Burlando, governatore ricandidato che avrebbe volentieri fatto a meno di questa decisione della sua amica-nemica-compagna Vincenzi proprio alla vigilia degli accordi sui «valori» e soprattutto delle elezioni regionali. Sandro Biasotti, lo sfidante di centrodestra, nota «il silenzio imbarazzato e preoccupante» del rivale. Non a caso, alle ultime elezioni europee, il Pd a Genova era crollato proprio in una sua roccaforte storica come il quartiere di Oregina-Lagaccio dove dovrebbe sorgere la moschea. Forse prima del referendum ci saranno le elezioni regionali. Il timore a Genova è che molti cittadini non vogliano aspettare neppure quelle. «Abbiamo timori per l’ordine pubblico», spiega Elio Salterini, presidente della commissione urbanistica del Municipio interessato dalla moschea.

martedì 29 dicembre 2009

L'islam moderato?

«L’islam moderato non esiste» di Gaia Cesare

Due italiani in mano ad Al Qaida, il mondo che rivive l’incubo terrorismo. Daniela Santanchè, si sente un po’ Cassandra? «Vorrei non esserlo. Vorrei continuare a credere in un islam moderato. Eppure attorno a me vedo solo segnali di estremismo. Guardate anche all’Iran, a quel governo fondamentalista che uccide i progressisti e zittisce chi chiede più libertà».
Che effetto le hanno fatto le immagini della coppia italiana catturata dagli estremisti? «Hanno rafforzato le mie convinzioni. È ora di finirla, in Italia e in Europa, coi tentativi di percorrere la via buonista».
Il problema integralismo è stato sottovalutato? «Si è sposato il politically correct a tutti i costi. Ci si preoccupa di come integrarli. Io vorrei che ci si preoccupasse di come stanarli».
Deve pur esserci una via per una sana convivenza con l’islam. «Oggi la priorità deve essere la sicurezza dei cittadini. Con quello che è successo a Detroit rischiamo di pagare il prezzo dell’integralismo per molti anni in termini psicologici, con il dilagare della paura, ma anche in termini di costi per garantire la sicurezza».
Quali rischi corre l’Italia? «Il rischio si chiama islamizzazione. Ovunque sono andati i musulmani hanno voluto prendere il potere. E non concepiscono la separazione tra governo e religione».
Il nostro Paese è nel mirino? «Che ci siano cellule terroristiche in Italia è ovvio. Basta ricordare l’attentato alla caserma Perrucchetti. E smettiamola di parlare di pazzi...».
Ma la repressione non rischia di fomentare l’integralismo invece che combatterlo? «No, il fondamentalismo bisogna eliminarlo. Va detto chiaro a quei politici che si preoccupano dell’introduzione dello studio del Corano nelle scuole, che parlano di cittadinanza e voto agli immigrati. Il loro è un falso buonismo. Ci si sente più illuminati a essere tolleranti. Ma serve tolleranza zero».
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno fatto del multiculturalismo la loro bandiera. Bisogna rivedere queste politiche? «Multiculturalismo è una parola che va bandita. Quei Paesi sono vittime delle loro politiche buoniste. Credevano che ci potesse essere integrazione, ma gli islamici non la vogliono».
Non si criminalizza così un’intera comunità? «La verità è che con altre comunità, da quella cinese a quella filippina, non abbiamo mai avuto gli stessi problemi. Loro vogliono il dominio assoluto. Ovunque si sono sposati sono andati per uccidere e per opprimere».
Non crede che l’estremismo danneggi i musulmani moderati? «Io quei musulmani moderati vorrei vederli e sentirli, ma attorno a me c’è solo un silenzio assordante. Perché in questi giorni non li vedo in piazza per i fratelli e le sorelle musulmane che lottano per la libertà in Iran? Perché non li vedo manifestare per la parità dei diritti tra uomo e donna?».
Che fare allora? «Lavorare alle politiche di sicurezza. Cominciare dalla mappatura dei centri di culto. Ce ne sono troppi: solo il 5% della comunità frequenta le moschee. Bisogna mettere regole certe, a cominciare da un registro degli imam fino ai sermoni in italiano».
Si può trattare coi terroristi? «Capisco il dolore della famiglia della coppia italiana, ma non possiamo scendere a patti».

L'italiana dell'anno

Famiglia Cristiana premia l’eroina degli immigrati

«Nel nostro Paese non esiste alcun assedio da parte degli immigrati: i numeri sono modesti rispetto ad altri Paesi dell’Ue». E ancora: «È preoccupante vedere che la gestione dei flussi di migranti e richiedenti asilo nel Mediterraneo sia stata delegata alla pratica dei respingimenti». Porte aperte a tutti, insomma, sembra in sintesi la ricetta sull’immigrazione di Laura Boldrini, portavoce italiana dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Parole al miele per tutti gli extracomunitari alternate a violente accuse al governo: questa la ricetta che ha portato la pasionaria Boldrini a ricevere nientemeno che il premio di «italiana dell’anno» da Famiglia Cristiana. «Una scelta prevedibile, assolutamente in linea e coerente sia con le scelte editoriali del direttore di Famiglia Cristiana che con le valutazioni di Laura Boldrini in materia di immigrazione - ironizza il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri -. Diciamo che può valere il detto: dimmi chi è il premiato e ti dirò chi è il premiante. Insomma, c’è più suspense nel sapere chi è il prossimo Pallone d’oro».

Terrorismo islamico

... e generazione Balotelli... tutti (o quasi) bravi ragazzi.

Cittadinanza

Immigrati, ricetta di finiani e Pd: passaporto italiano in svendita di Antonio Signorini

Roma - Meno anni per ottenere la cittadinanza italiana e passaporto concesso in automatico ai figli degli immigrati che frequentano le scuole patrie. Sono questi i cardini della proposta bipartisan sull’immigrazione, il terreno sul quale si sono incontrati parlamentari finiani e del Partito democratico. Cambiamenti arrivati sotto forma di emendamenti ad un disegno di legge che porta il timbro Pdl, prima firmataria Isabella Bertolini, che prevede un percorso preciso per diventare italiani. Il disegno di legge prevede che ci vogliano dieci anni in tutto. Otto di attesa e altri due durante i quali si devono frequentare dei corsi di storia e cultura italiana ed europea. La proposta bipartisan mira ad allargare i cordoni rispetto a quella della maggioranza. A prendere l’iniziativa politica per è stato il finiano Italo Bocchino, che ha chiesto la convergenza di altri gruppi parlamentari. Fini si era espresso mesi prima, in un incontro tra la sua fondazione FareFuturo e la dalemiana ItalianiEuropei. Il presidente della Camera fece un riferimento preciso al riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati. Dalla teoria ai fatti: Fabio Granata (deputato Pdl, vicino a Fini) e Andrea Sarubbi, che invece è del Pd, hanno presentato otto emendamenti che puntano, in primo luogo, a dimezzare i tempi, da 10 a 5 anni, e a concedere la cittadinanza ai figli di immigrati o ai minori stranieri che frequentano le scuole almeno fino alle medie. Cambiamenti radicali. Ancora più «avanzati», secondo la maggioranza, rispetto a quelli chiesti dal Partito democratico e nelle altre dodici proposte che giacciono in Commissione. In ballo non c’è solo l’accorciamento di un termine burocratico, quanto i principi stessi sulla base dei quali si concede il passaporto italiano. «Si parla di cittadinanza di qualità e siamo tutti d’accordo», spiega la Bertolini, «ma nella proposta bipartisan c’è una contraddizione enorme. Giusto dire che la cittadinanza deve essere legata a un atto di volontà, chi la chiede deve dimostrare di volere veramente appartenere a questa nazione, deve assorbirne la cultura e le tradizioni. Ma se questa scelta deve essere consapevole non può che farla un adulto». Tra i punti più critici degli emendamenti finiani-Pd c’è quindi quello della cittadinanza riconosciuta automaticamente ai bambini che sono nati all’estero, ma hanno fatto le scuole in Italia, salvo poi lasciargli diritto di ritornare a quella di origine quando compiranno 18 anni. «Sembra un po’ un’imposizione. Con una norma del genere, ci ritroveremo con famiglie di immigrati con i genitori che, magari, vogliono mantenere orgogliosamente la cittadinanza d’origine e figli che diventano italiani loro malgrado». Casi di scuola? No. Anche con la normativa in vigore si presentano casi simili. La Bertolini ricorda quello del ragazzo nato da genitori somali, e quindi con la cittadinanza italiana, che a 19 anni è stato spedito dalla famiglia nella terra d’origine a combattere con i fondamentalisti islamici. Senza contare - spiega - che per i figli degli immigrati non cambierebbe niente in concreto. I diritti sociali valgono anche per gli stranieri; la cittadinanza si traduce soprattutto nel diritto di voto, che, comunque, i minorenni non possono esercitare. Di queste contraddizioni - assicura la Bertolini che è relatore della riforma - si sono accorti anche i promotori degli emendamenti. E tutti sanno che bisognerà cercare un compromesso. Ad esempio, si potrebbe prevedere che i figli di immigrati, nati all’estero, possano ottenere la cittadinanza quando hanno frequentato le scuole italiane, ma solo quando hanno raggiunto la maggiore età. Un po’ come succede adesso per chi nasce in Italia da genitori stranieri. Il problema è ben presente anche al ministro della Difesa Ignazio la Russa che ha proposto di concedere la cittadinanza ai bambini al termine delle elementari, ma solo «con l’assenso dei genitori». Quindi non automaticamente. Per il Pdl, in generale, è importante capire che il punto non è tanto ottenere la cittadinanza. Il passaporto italiano non può diventare uno status. Il punto è integrare i cittadini stranieri che decidono di diventare italiani a tutti gli effetti. Se ne sono accorti in Inghilterra, patria del ragazzo che ha tentato di fare una strage a Detroit. Se ne sono accorti i tedeschi, che stanno affrontando il problema delle «terze generazioni» di immigrati turchi. Cittadini tedeschi a tutti gli effetti che però parlano esclusivamente la lingua dei nonni. E anche i francesi, che si sono ritrovati una mezza rivoluzione nelle periferie delle metropoli. A dare alle fiamme le banlieue non sono stati cittadini del nord Africa. Sono stati francesi, stranieri in patria.

lunedì 28 dicembre 2009

Il fenomeno

La linea di Casini per le Regionali? Se conviene si allea con chiunque di Paolo Bracalini

Roma - Una linea chiarissima: in Piemonte col Pd, in Campania col Pdl, in Umbria col Pd, in Puglia forti simpatie per il Pdl, ma anche per il Pd, in Veneto bene Galan ma mai col Pdl, in Calabria contro il Pd e contro il Pdl, in Toscana da soli, in Lazio faranno sapere. Il partito di Pier Ferdinando «Pierfurby» Casini è il difensore civico del focolare domestico ma quando si tratta di elezioni va a letto con tutti, purché ci sia la convenienza. Lì nelle segreterie dell’Udc siedono i massimi esperti in calcoli probabilistici, roba da dottorato in matematica pura, perché c’è da capire quante chance ci siano di piazzare i propri uomini nei consigli regionali a seconda dell’alleato. Nella logica democristiana delle «alleanze variabili», simili alle convergenze parallele, l’Udc potrebbe così presentarsi alle regionali con un mosaico di abbinamenti elettorali a dir poco creativi. I centristi casiniani stanno riuscendo nell’impresa di trovare formidabili differenze tra il Pdl del versante ligure, quello di Foggia e quello di Cortona, stessa cosa nel Pd, linea variabile a seconda delle latitudini. È la geografia che detta le alleanze politiche, come se non si trattasse sempre dello stesso partito e solo qualche centinaio di chilometri di differenza. Eppure per i centristi cambia tutto. Anzi a volte succede che se in una regione il Pdl venga visto come il grande polo riformatore (c’entrerà mica il fatto che lì Berlusconi è dato per vincitore?), altrove si pensi lo stesso del Pd, e altrove di nessuno dei due. In Calabria l’Udc ha diffuso un comunicato in cui sottolinea l’equidistanza tanto dal Pdl quanto dal Pd, «che incarnano a nostro avviso un bipolarismo mai compiuto anzi superato dalle diatribe interne». Più che di equidistanza però si dovrebbe parlare di equivicinanza, un po’ qui e un po’ là, un colpo al cerchio e uno alla botte. La partita in Piemonte per esempio sembra essersi risolta con l’appoggio alla candidata piddina Mercedes Bresso in cambio di un bell’assessorato alla Sanità, già prenotato dagli uomini di Casini. In Lazio invece l’Udc non ha ancora scoperto le carte, ma non ha nascosto una forte simpatia per la Polverini, candidata del Pdl, e anche in Campania i casiniani pensano un gran bene del Pdl, ma difficile sia amore disinteressato. Basti dire, per un quadro completo, che Nichi Vendola in Puglia, il governatore omosex più sinistrorso d’Italia, ora ricandidato alla Regione, sta lavorando a un programma che abbia il sostegno anche dell’Udc, ovvero il diavolo e l’acqua santa. E che poi Fassino sostiene alla luce del sole (24Ore) che il Pd sta lavorando «a una larga coalizione che includa sia Casini sia Di Pietro in almeno sei importanti regioni». In pillole: l’Udc alle regionali potrebbe fare il miracolo di allearsi contemporaneamente con Pd, Pdl e Idv. Quando si dice la capacità di dialogo. Di Pietro e Casini, due leader che fino all’altroieri se ne dicevano delle belle. «La tua è la politica dei due forni» urlava Tonino contro Pierfurby, «Di Pietro fa accuse sgangherate e genera odio, impedisce il dialogo mentre il Paese ha bisogno di riforme» rispondeva l’altro. Ora correranno insieme in diverse regioni, annuncia Fassino. Miracoli della diplomazia politica, sempre che ci sia di mezzo qualche comoda poltrona. Il fenomenale camaleontismo elettorale dell’Udc deriva le sue proprietà da quel luogo mitologico a cui sempre si richiama, il Centro, ovvero anche Grande Centro (se deve entrarci qualcun altro), che può inglobare qualsiasi cosa e il suo contrario, moderando le idee per trasformarle in «centrismo», altra parola per dire l’arte del compromesso Dc. Un capitolo a parte, nella serpentina Udc fra centrodestra e centrosinistra, meriterebbe il rapporto tra Casini e Berlusconi. Il leader Udc alterna violente opposizioni al Cavaliere con segnali di rappacificazione, ma lo stesso dualismo c’è con Di Pietro, per non dire del Pd. Qualche settimana fa Casini ha addirittura lanciato l’idea di un «fronte democratico» contro Berlusconi, e l’ipotesi è piaciuta molto non solo a Tonino, ma anche al segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, anni luce lontano dal centrismo ex democristiano ma ugualmente pronto a sostenere Casini come candidato premier. Però ultimamente l’Udc tende la mano al Cavaliere, o almeno sembra farlo, dà il via libera al legittimo impedimento, appoggia il cammino riformatore. Ma può succedere qualsiasi cosa quando l’Udc è al lavoro, oltre alle alleanze variabili per le regionali. Dipende, di volta in volta, cosa dicono i calcolatori degli strateghi di Pierfurby.

domenica 27 dicembre 2009

Associazioni dei consumatori

La difesa dei consumatori. A suon di bufale di Matthias Pfaender

Un 2010 di lacrime e sangue. Se dalla tredicesima vi è avanzato qualcosa, mettetelo da parte, tra pochissimo ne avrete bisogno. Sta arrivando la stangata. Quasi seicento euro a famiglia: tanto costerà agli italiani l’arrivo del nuovo anno. Lo annunciano «Adusbef» e «Federconsumatori», due delle più importanti associazioni dei consumatori italiane. Che se la prendono, il giorno di Santo Stefano, con un governo che «ha fatto poco o nulla per aiutare le famiglie, ma che al contrario ha improntato la sua politica economica a una premialità di vantaggio per ricchi, furbi, trafficanti, riciclatori ed evasori». Nello specifico i presidenti delle due associazioni, Elio Lannutti (numero uno di Adusbef e senatore dell’Italia dei Valori di Antonio di Pietro) e Rosario Trefiletti, puntano il dito contro il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che avrebbe inserito tra le pieghe della Finanziaria circa «120 euro di nuovi balzelli che graveranno sulle spalle di ogni famiglia». L’annuncio è di quelli spiazzanti. Tremonti avrebbe quindi svicolato impunemente per quasi un mese l’accusa di aver introdotto nuove tasse (che evidentemente erano sfuggite all’esame di tutta l’opposizione, che anzi ha rimproverato al ministro di aver dato il via a una manovra «troppo debole») fino all’arrivo degli analisti di Lannutti? Inciso: Lannutti è lo stesso che per aver diffuso due anni fa notizie infondate sull’andamento azionario di Unicredit è stato recentemente multato di 100mila euro dalla Consob con l’accusa di manipolazione del mercato. E torniamo all’allarme. Infondato. Dei 120 euro di aggravio fiscale, oltre la metà, ben 65 euro, deriverebbe dall’aumento delle tariffe aeroportuali: tre euro in più ogni biglietto. Oltre a stimare quindi per ogni famiglia italiana una media di 22 viaggi aerei in un anno (e va bene che siamo un popolo di viaggiatori, ma non stiamo esagerando?), le due associazioni dei consumatori mancano di sottolineare che gli aumenti in questione non sono certi, in quanto agganciati ai piani di sviluppo degli aeroporti (al momento neanche presentati). «Il comma 215 della Finanziaria sulle spese di giustizia - si legge ancora sul sito web di Federconsumatori (su quello di Adusbef sono ancora impegnati a insultare Alessandro Profumo, ad di Unicredit) - introduce il contributo unificato pari a 103,3 euro a carico dei lavoratori licenziati che fanno ricorso in Cassazione», mentre «il comma 6-bis istituisce un ulteriore balzello pari a un contributo minimo di 38 euro a carico di quei cittadini che osano fare ricorso contro gli agguati degli autovelox». A conti fatti, dunque, le due associazioni dei consumatori hanno ragione: le scelte del governo graveranno nel 2010 su ogni famiglia per 120 euro. A patto che i componenti del nucleo familiare facciano almeno 22 voli (e partendo sempre da aeroporti che abbiano già avviato lavori di sviluppo), che abbiano un componente al terzo grado di giudizio per una causa di licenziamento e che prevedano di intentare una causa contro gli autovelox. Per tutte le altre famiglie, niente di che preoccuparsi. «È assolutamente pretestuoso affermare che la legge finanziaria comporterà una stangata per i cittadini» ha commentato il viceministro dell’Economia Giuseppe Vegas.«A questa ministangata governativa,- si legge invece in fondo al comunicato - bisogna aggiungere 30 euro di gas, 130 di Rca, 18 euro per i servizi idrici; 35 euro di Tarsu; 30 di rincari dei servizi bancari; 80 euro per le rate dei mutui visto che le banche stanno aumentando lo spread, 65 euro per gli aumenti dei biglietti dei treni, 90 euro per i costi dei carburanti». E se anche tutti i dati fossero esatti, la colpa del governo dov’è?

Tettamanzi e le carceri...

Tettamanzi: condizioni celle offendono dignita'. Antigone: mille detenuti pronti a ricorrrere alla Corte di Strasburgo

ANSA
- Sempre molto critica, e in continuo peggioramento, la situazione nelle carceri, sovraffollate, che presto - si stima - potrebbe toccare quota 70 mila detenuti a fronte di una capienza di circa 43 mila. Il giorno di Natale, per denunciare le condizioni di vita tra le sbarre, si è levata la voce del cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi che, al termine delle tradizionale messa natalizia celebrata ieri nel carcere di San Vittore, ha detto di essere rimasto "sconvolto" per quel che ha visto nella visita al penitenziario milanese. Intanto l'associazione Antigone avverte che, da agosto ad oggi, sono ben mille i carcerati che hanno chiesto assistenza per fare ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo e ottenere un indennizzo, dall'Italia, per l'inumanità del trattamento detentivo, soprattutto per quanto riguarda gli standard europei sullo spazio a disposizione. "Le condizioni abitative che ho potuto rilevare in tante celle - ha detto Tettamanzi - sono offensive della dignità umana". "Penso che tutti - ha proseguito l'arcivescovo - e non solo il sistema generale delle carceri, ma anche le persone che in qualche modo devono sentire il carcere non come un corpo estraneo alla vita sociale, devono fare qualcosa in più perché queste condizioni siano davvero migliorate". Il cardinale, inoltre, ha evidenziato come gli stessi carcerati "sentono viva la realtà di una giustizia autentica perché la sentono sulla propria pelle, non la rifiutano, perché chi è consapevole di un errore, di uno sbaglio, di un'offesa fatta alla società, sa che la pena è dovuta e che è proporzionata con la gravità di quanto commesso". Tettamanzi ha poi aggiunto di ritenere che, nonostante ciò, i carcerati desiderino "essere trattati in questo cammino faticosissimo della loro vita nel rispetto della dignità umana". Commentando poi il fatto che il 60% dei reclusi a San Vittore è composto da immigrati, l'arcivescovo ha affermato che "qui ci sono immigrati e non, e da questo punto di vista vuol dire che l'umanità è un'umanità che spesso viene meno alle sue esigenze autentiche e, comunque, quando viene meno, è chiamata al di là di qualsiasi diversità di cultura, etnia e religione a fare questo percorso di ritrovamento della propria autentica umanità e, quindi, della propria libertà". Un percorso che porta a "un rientro nella vita sociale dove il perimetro deve essere ospitale per tutti - ha sottolineato Tettamanzi - perché la più grande etnia che fonda e spiega tutte le altre etnie particolari è quella umana". E a questo proposito ha voluto ripetere che il messaggio del Natale è: "Dio ama non soltanto alcuni, non soltanto tanti, ma tutti. Questo vuol dire che non c'é nessuno che rimane fuori da questo impeto d'amore". Le parole del prelato hanno trovato ascolto nel vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello che promesso che la 'questione carcere' sarà una priorità nell'agenda del governo. "Fuori dalla legalità interna ed internazionale": così Maurizio Gonnella, presidente di Antigone ha definito la situazione di chi vive tra le sbarre. "Abbiamo già depositato i primi ricorsi dei detenuti: l'Italia - ha aggiunto - sta violando i diritti umani senza porsi il problema del rimedio. La quasi totalità delle celle non è a norma". Il leghista Marco Rondini ha replicato che la soluzione non sarà un nuovo indulto ma il "'Piano carceri' del governo, nella costruzione di nuove strutture e negli accordi internazionali che consentono agli immigrati di scontare le pene nei Paesi d'origine". Oggi, per ricordare come 51 anni fa Papa Giovanni XXIII visitò il carcere romano di Regina Coeli, la Comunità di S. Egidio ha organizzato un pranzo per 120 persone nel centro clinico del penitenziario, tra loro 85 detenuti, il direttore del carcere Mauro Mariani e Franco Ionta, capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. All'uscita dal carcere di Teramo, dove oggi è stato per una visita ispettiva, il leader radicale Marco Pannella ha parlato di "situazione da codice penale". Ieri l'eurodeputata del Pd Debora Serracchiani ha partecipato alla messa nel carcere di Udine, officiata dall'arcivescovo Bruno Mazzoccato. L'arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Mani, ha celebrato nel penitenziario di 'Buoncammino' per gli oltre 500 detenuti impartendo anche il battesimo.

Ma perchè non dare ai detenuti degli appartamenti di lusso o perchè no, dare parte di quel che possiede il vaticano? Così saremo tutti più felici.