martedì 24 marzo 2009

Unione europea

Europa avida, ridacci i nostri soldi: il saldo negativo è di 30,3 miliardi. E' quanto abbiamo accumulato nel periodo 1995-2006. E il Sud rischia di perdere 9,3 miliardi di fondi da spendere entro giugno di Lorenzo Bianchi

ROMA
—Che fossimo generosi contribuenti dell’Unione Europea, terzi dopo Germania e Francia e davanti alla Gran Bretagna, era noto. Che però risultassimo anche finanziatori netti di Bruxelles ce lo ha spiattellato davanti agli occhi con la forza indiscutibile delle cifre l’ultima ricerca dell’Eurispes. Sono miliardi di euro sonanti, non noccioline. Nel 2008 il contributo italiano all’Unione, è il dato che questo giornale pubblicò il 22 settembre, è stato di 15,197 miliardi. Poche briciole di meno della cifra fissata dalla finanziaria dello stesso anno: 16,4 miliardi. Ora l’Eurispes ha fatto una botta di conti e ha stabilito che dal 1995 al 2006 il Bel Paese ha versato all’Unione la bellezza di 135 miliardi.

IL FLUSSO nella direzione opposta, da Bruxelles a Roma, è stato meno corposo. L’Italia ha incassato 105 miliardi. Il saldo negativo è di 30,3 miliardi, un fiume di quattrini, poco meno di due finanziarie del 2008. Nel 2007 non è andata meglio. Come nel 2008 l’Italia è stata la terza finanziatrice fra i 27 Paesi dell’Unione. La somma di denaro versata a Bruxelles è stata pari a 13,8 miliardi. Ne sono tornati indietro solo 3,5. Anche in percentuale gli obblighi dello spremuto suolo italico nei confronti dell’esigente Unione non parlano un linguaggio diverso. Il dato dell’Eurispes è ancora una volta eloquente. Fra il biennio 1995-1996 e il biennio 2005-2006 i contributi sono aumentati del 61 per cento (oltre 10,6 miliardi), mentre gli accrediti a favore dell’Italia hanno fatto segnare solo un più 51 per cento (6,7 miliardi). In 12 anni il saldo negativo è quasi raddoppiato, da meno 4,2 a meno 8,2 miliardi di euro.L’esercizio dell’Eurispes sui numeri tenta anche di analizzare più in dettaglio le cifre del 2007. Dei 10,3 miliardi che l’Unione ha versato all’Italia nel 2007, 4,3 sono destinati a programmi operativi regionali. Circa il 45,5 per cento di questo capitolo di finanziamento (circa 2 miliardi) è stato assorbito a Campania, Puglia e Calabria (rispettivamente 940, 498 e 250 milioni di euro.

LA SICILIA e la Sardegna hanno ricevuto oltre un miliardo di euro (71 per cento a Palermo e 29 per cento a Cagliari). Fatta una botta di somme al Sud sono stati destinati quasi tre miliardi contro gli 870 milioni del Nord e i 355 del Centro. Ma non è detto che tutti i quattrini vadano a buon fine. Secondo il presidente dell’ Eurispes, Gian Maria Fara, le regioni del Sud rischiano di veder andare in fumo 9,3 miliardi di euro per via «dell’incapacità di attivare le procedure adeguate in un apparato estremamente burocratizzato come il nostro, della scarsa propensione a fare rete fra gli enti locali, della mancanza di una diffusa informazione fra i cittadini sull’esistenza dei fondi comunitari, dei mille cavilli fra i quali gli stessi fruitori dei finanziamenti devono districarsi».

IN QUESTO CAMPO, rincara impietoso Fara, il Bel Paese è «il meno virtuoso della Ue». Il Sud avrebbe dovuto spendere i 9,3 miliardi entro il 31 dicembre 2008. Bruxelles ci ha già graziato con una proroga di sei mesi. Il rischio che i finanziamenti ci siano tolti è concreto. Le Regioni dovrebbero mettersi a spendere a rotta di collo almeno 1,5 miliardi di euro ogni mese. E come chiedere a un ronzino di diventare dall’oggi al domani un purosangue.

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