venerdì 20 marzo 2009

Stupro Caffarella

In carcere anche Loyos e Racz. Riesame: «scenario non prova la loro colpevolezza». Caffarella, arrestati altri due romeni. Hanno 18 e 27 anni, erano già in carcere per rapina. Positivi i test del Dna: corrispondono a quelli sui reperti

ROMA
- C'è una svolta inattesa nelle indagini sullo stupro del 14 febbraio nel parco della Caffarella a Roma. Due romeni di 18 e 27 anni sono stati arrestati con le accuse di stupro contro la ragazzina di 14 anni e aggressione nei confronti del giovanissimo fidanzato. Le prove sarebbero schiaccianti: il loro Dna corrisponde a quello trovato sui vestiti della ragazzina. Una pista definita «buonissima» dagli inquirenti.

IN CARCERE PER RAPINA - I due erano già detenuti, uno a Roma e l'altro a Trieste, per diverse rapine. Nel corso delle indagini sullo stupro della Caffarella gli investigatori avevano stilato una lista degli autori di furti in parchi e zone isolate della Capitale. Da questa attività sono risaliti a uno dei due romeni il cui profilo genetico corrisponde a uno di quelli isolati sui reperti. Indagando sulle sue frequentazioni sono risaliti al secondo romeno, detenuto a Trieste, e anche in questo caso il Dna è risultato compatibile con l'altro profilo genetico individuato dalla Scientifica.

I DUE IN CARCERE - Per lo stupro di San Valentino sono in carcere dal 18 febbraio i romeni Alexandru Isztoika Loyos e Karol Racz. Il 10 marzo il Tribunale del Riesame ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare, ma i due sono rimasti in prigione con altre accuse: Loyos per calunnia e autocalunnia (si sarebbe autoaccusato per coprire i veri responsabili dello stupro) e Racz per un'altra violenza, quella contro una donna di 40 anni nel quartiere romani di Primavalle. Nei giorni scorsi, dopo una pesante battuta d'arresto nelle indagini, la Questura aveva avviato accertamenti sui ricettatori che avrebbero venduto i telefonini della ragazzina violentata e del fidanzato.

MOTIVAZIONI DEL RIESAME - Secondo il Riesame l'impianto accusatorio proposto dalla Procura non è sufficiente per attribuire a Loyos e Racz la responsabilità dello stupro della Caffarella. «Lo scenario fin qui svelato dalle indagini - scrivono i giudici presieduti da Francesco Taurisano nelle 65 pagine della motivazione depositata venerdì - è inadeguato a coprire l'intera area della prova preliminare di colpevolezza e dunque a sostenere il giudizio prognostico di condanna di Loyos e Racz». Il Riesame boccia anche l'ipotesi concorsuale «morale» attribuita a Loyos dalla Procura. Vengono poi citate le analisi del Dna - che hanno dato esito negativo - compiute sui campioni prelevati dal tampone sulla vittima e sui mozziconi di sigaretta, parlando di «inconfutabili fatti» e di «verità scientifica non corrompibile e non falsificabile», ovvero Loyos e Racz non sono gli autori delle violenze. Il Riesame sottolinea anche «l'inattendibilità della vittima della violenza» nel momento in cui nelle dichiarazioni del 15 febbraio «storicizza l'identità tra l'aggressore caratterizzato dai capelli "color biondo" e "il sembiante" di Loyos». Infine la confessione di Loyos viene definita «radicalmente mendace». Per Racz le porte del carcere si potrebbero aprire lunedì quando è fissata l'udienza del Riesame per lo stupro di Primavalle. Martedì toccherà a Loyos: il suo legale Giancarlo Di Rosa discuterà il ricorso davanti al tribunale della Libertà.

IL LEGALE DI RACZ - «Ce lo aspettavamo». Così Lorenzo La Marca, il legale di Racz, ha commentato la svolta investigativa augurandosi che corrisponda a una svolta anche per la posizione del suo assistito: «Speriamo che ora si chiuda anche l'altra storia, quella di via Andersen, che dipendeva dalle indagini della Caffarella. Spero che adesso non ci siano più atti persecutori».

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