venerdì 31 agosto 2012

Lo statista e i dati sulla disoccupazione


Più over cinquanta a lavoro e meno occupazione per i giovani e i 35-49enni. È questo uno degli effetti della riforma delle pensioni del governo Monti. I dati Istat del secondo trimestre del 2012, infatti, evidenziano che "l’aumento dell’occupazione più adulta con almeno 50 anni, soprattutto a tempo indeterminato, si contrappone al persistente calo su base annua di quella più giovane e dei 35-49enni". A luglio il numero dei disoccupati, pari a 2 milioni 764 mila, registra un lieve calo dello 0,1% rispetto a giugno. Lo rileva l’Istat, aggiungendo che su base annua le persone in cerca di occupazione aumentano del 33,6%, ovvero di 695 mila unità. ll tasso di occupazione a luglio è rimasto stabile al 57,1% sia rispetto a giugno sia rispetto a luglio 2011. Il tasso di disoccupazione è aumentato di 2,5 punti percentuali (toccando il 10,7%) mentre è diminuito il tasso di inattività (di 1,6 punti) raggiungendo il 36%. In pratica gli "inattivi" tra i 15 e i 64 anni (coloro che pur avendo l’età non rientrano nella forza lavoro) a luglio erano 14.272.000 con un calo di 27.000 unità rispetto a giugno e una riduzione di 674.000 unità rispetto a luglio 2011. L’aumento del numero dei disoccupati (695.000 in più a luglio rispetto a un anno prima) è a fronte di una riduzione consistente degli inattivi ovvero dell’aumento delle persone nel mercato del lavoro.

Gasparri: coi tecnici l'Italia sta peggio: "Più disoccupazione, più inflazione, più tasse, spread a 450, crisi sociali più acute. Mentre si parla a vuoto di crescita e di fantomatici patti per l’Italia il paese arretra". Lo ha dichiarato il presidente del gruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri. "Non lanciamo anatemi, ma difficilmente - ha osservato - possiamo ascoltare lezioni da chi accompagna l’Italiaverso il declino. Il discorso che senza i tecnici sarebbe stato peggio regge poco. Oggi è peggio".

Critiche anche dal pd Fassina: "I dati di luglio sulla disoccupazione nell’euro-zona sono l’effetto inevitabile della recessione in corso - ha detto il responsabile economico del Pd Stefano Fassina -. Un’emorragia continua di lavoro, in particolare per le generazioni più giovani, per le quali si arriva, anche nel nostro Mezzogiorno, al 50%. Recessione in corso e stagnazione prevista per il prossimo anno e ulteriore aumento della disoccupazione si riflettono nell’innalzamento del debito pubblico in tutti i Paesi dell’euro-zona. Di quali ulteriori prove abbiamo bisogno per riconoscere che la linea di politica economica conservatrice prevalente nell’euro-zona, ossia austerità auto-distruttiva e svalutazione del lavoro, nonsoltanto non funziona, ma aggrava i problemi della finanza pubblica e gli squilibri macroeconomici tra i Paesi della moneta unica?".

Cisl: è un bollettino di guerra: I dati Istat sulla disoccupazione sono "un bollettino di guerra", ha commentato Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl. "Non bastano più analisi e parole, servono azioni incisive e coordinate in un patto sociale per lo sviluppo e il lavoro".

mercoledì 29 agosto 2012

6 mesi dopo...


Non fanno più notizia. Anzi, sembra quasi che sentirne parlare provochi fastidio. Ma noi ce ne infischiamo e non smetteremo mai di ricordare che i nostri due marò sono ancora prigionieri in India. Dimenticati da più di sei mesi. Dal nostro governo e dai media.Ieri si è consumato l'ennesimo capitolo di questa farsa, fatta da un processo interminabile, da rinvii, ricorsi e sospensioni, da arresti e scarcerazioni su cauzione. Ma per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone il futuro è ancora avvolto nell'incertezza. La Corte suprema indiana ha cominciato a esaminare, con la dovuta calma, il ricorso dell'Italia per invalidare il processo avviato contro i marò nello Stato del Kerala. Naturalmente l'udienza è stata aggiornata per l'ennesima volta.

Ma quando sarà scritta la parola fine? Nessuno lo sa. Tantomeno il nostro governo, la cui azione per liberarli non è stata né efficace né rapida. Eppure, quando si tratta di far tornare a casa turisti spericolati, viaggiatori a caccia di avventure o volontari che sognano l'immunità, a Roma scattano come molle. Proclami, inviati, mediatori e, spesso, anche cospicui riscatti per ottenere la liberazione dei connazionali rapiti dalla guerriglia di turno. Anche se nessuno dei malcapitati agiva per conto del governo, e per di più in una missione internazionale. Nel caso dei fanti del Reggimento San Marco invece è meglio il silenzio, o quasi. Ogni tanto, costretti dalle circostanze, i nostri ministri sussurrano qualche frase ipocrita, come ha fatto il responsabile degli Esteri Giulio Terzi: «Il dossier è molto difficile ma riporteremo i nostri ragazzi a casa... Il governo segue la questione con la massima attenzione...». Che vergogna, come se nessuno sapesse chi ha dato l'ordine di consegnare alla polizia indiana i nostri due ragazzi, soldati in missione per conto del governo e dell'Onu, in acque internazionali e su una nave italiana.Abbiamo ingoiato rospi indigeribili, dagli sgarbi diplomatici alle forzature dell'inchiesta giudiziaria, ma resta un fatto: da quel maledetto 19 febbraio la questione s'è complicata invece di avviarsi a una soluzione. Il nostro giornale ne ha fatto una battaglia attirandosi anche la malcelata insofferenza del governo Monti, secondo il quale l'eccessiva risonanza mediatica avrebbe peggiorato la situazione e infastidito le autorità indiane.

Come se fosse scorretto o addirittura scandaloso difendere i diritti di due nostri soldati ingiustamente detenuti. Ma sono impazziti? La smettano con la realpolitik farlocca, quella che dovrebbe ottenere risultati senza clamore, quella che ti fa raggiungere obiettivi facendo la gimcana o brigando sottobanco. O strisciando, come ormai siamo abituati a fare. Qui non si tratta solo della libertà di due militari italiani e della serenità di due famiglie, ma parliamo della dignità del nostro Paese. A prendere schiaffi siamo avvezzi, però ogni tanto ci piacerebbe restituirne qualcuno. Niente da fare. Forse è per questo che l'Italia appare isolata. La Nato si è chiamata fuori, la diplomazia europea ha inizialmente abbozzato un interessamento, ma poi si è defilata. Ma come, il governo Monti non godeva di tanto favore e tanto credito internazionale? Ci spieghino, per favore, qual è la verità: Monti non intende spendere credito né favore per i nostri soldati prigionieri in India oppure quel credito e quel favore sono una balla che ci raccontano da dieci mesi? In ogni caso è ora che i professori rompano gli indugi e tornino a occuparsi con maggiore impegno della sorte di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Un governo che chiede ai suoi soldati di rischiare la vita lontano da casa, poi non può dimenticarsi di loro, come se fossero cittadini di serie B. Sarebbe un'infamia. Per questo noi non li dimentichiamo, ma ci mobilitiamo per riportarli a casa.

Draghi e la sovranità...

... perchè, secondo la geniale mente del signor Draghi, ce l'abbiamo ancora la sovranità? Viscido e fasullo massone. Forse non sono bastati tutti i trattati firmati della ue? Non è bastata la firma del fiscal compact? Ma per favore.


"La politica monetaria a volte può richiedere misure eccezionali". Ne è convinto il presidente della Bce, Mario Draghi, che lo ha ribadito in un articolo pubblicato dal giornale tedesco Die Zeit e diffuso su Twitter dalla Bce. Draghi ha voluto puntualizzare che la banca centrale europea non è un’istituzione politica, ma è impegnata nelle sue responsabilità come istituzione dell’Unione europea. Per assolvere il suo mandato la Bce "a volte" può trovarsi a dover andare "oltre gli strumenti standard di politica monetaria". La missione che la Bce intende assolvere è questa: "Fare tutto quello che è necessario per garantire la stabilità dei prezzi". Ma Draghi assicura: "Resterà indipendente e agirà sempre entro i limiti del proprio mandato".

Draghi risponde alle dure critiche tedesche degli ultimi giorni scrivendo che "quando il mercato dei capitali è dominato dalla paura e dall’irrazionalità, quando il mercato finanziario comune si divide di nuovo lungo i confini dei paesi, allora il segnale di politica monetaria lanciato dalla Bce non raggiunge allo stesso modo tutti i cittadini dell’eurozona". Le politiche fiscali dei Paesi dell’area euro rendono necessario un "vero controllo sui bilanci nazionali". E "le conseguenze di politiche fiscali sbagliate in un’unione monetaria sono troppo gravi perché queste restino affidate ai singoli Paesi". Ma che fare, dunque, per rafforzare l’unione economica dell’Eurozona? Per Draghi "non dobbiamo scegliere fra i due estremi" rappresentati "dal ritorno al passato o dagli Stati Uniti d’Europa". Serve invece una "nuova architettura" nella quale "integrazione economica e politica procedano in parallelo" e "la sovranità in alcuni settori specifici di politica economica può e deve essere messa in comune, rafforzando la legittimazione democratica". Alla fine resta una domanda che ci poniamo (e vi poniamo): gli stati dell'Ue, sostiene Draghi, devono cedere parte della loro sovranità perché "le conseguenze di politiche fiscali sbagliate in un’unione monetaria sono troppo gravi perché queste restino affidate ai singoli Paesi". Ma se prima non si costruisce una nuova architettura politica democratica, alla fine chi comanderà? I soliti pochi tecnocrati. E la democrazia che fine fa?

martedì 28 agosto 2012

Immigrazione

Tal Gilberto Oneto, si prende la briga di spiegarci tutti ma proprio tutti i costi dell'immigrazione. Nel suo primo articolo, apre così:

"Quello dell’immigrazione è un problema gigantesco che viene spesso trattato in maniera superficiale o faziosa. Raramente viene affrontato serenamente e in tutti i suoi aspetti, sia quelli di ordine sociale, sia di segno economico. Il dibattito è spesso liquidato a livello di tifoseria calcistica: si è pro o contro. Punto e basta. È “politicamente corretto” essere a favore, e chi è contro è magari bollato di razzismo, di chiusura, di insensibilità. Senza esaminare i fatti nella loro complessità, chi è a favore lo è quasi sempre per questioni di principio (solidarietà, buonismo, globalismo) e chi è contro cade troppo spesso nella trappola  degli avversari e finisce per limitare la sua visione solo a una parte del problema, spesso neppure la più importante (crocifissi, kebab, moschee, burqa), magari nascondendosi dietro l’incipit  «non sono razzista, ma..»."

Continua qui per leggere la prima parte e qui per la seconda parte.

Crescitalia...


Roma - Inutile, dispendioso, ingiusto. Il ministro della Pubblica Istruzione, Francesco Profumo, scivola sul concorsone. Non è ancora uscito il bando, atteso per il 24 settembre, ma il vaso di Pandora si è già dischiuso e sono tutti sul piede di guerra. Sindacati, precari, tirocinanti. Certamente ciascuno tira acqua al suo mulino ma ci sono ragioni obiettive per bocciare questo concorso che costerà milioni di euro e non servirà a niente. Il concorso infatti è aperto ai docenti già abilitati. Sono circa 230.000, anche se le cifre quando si parla di insegnanti e di scuola sono sempre fluttuanti. Bene, la maggioranza di questi docenti è già inserita nella cosiddetta graduatoria ad esaurimento. Perché aprire una procedura concorsuale che, tanto per fare qualche calcolo, impegnerà migliaia di persone nel ruolo di commissari che verranno distolte dalla scuola per formare le commissioni di esame e dunque dovranno essere sostituite da supplenti? Se davvero i candidati si presenteranno in 230.000 nonostante i posti disponibili siano soltanto 11.892 i costi supereranno facilmente i 150 milioni di euro. Come? Occorreranno migliaia, forse 3.000 o più, di insegnanti per coprire il ruolo di commissari nelle commissioni di esame. Verranno distolti dal lavoro e sostituiti in classe da supplenti: tutti costi in più ai quali si aggiungeranno i costi vivi per le procedure. A parte i costi ci sono poi le ragioni di principio. Fino a ieri e per oltre dieci anni quando una cattedra restava scoperta l'insegnante passava di ruolo e otteneva il contratto a tempo indeterminato. Ora invece è stato indetto un concorso per ottenere un contratto a tempo indeterminato nonostante siano chiamati a candidarsi docenti con le stesse caratteristiche di quelli che invece per essere immessi in ruolo non hanno dovuto fare un concorso. È giusto? Assolutamente no, dicono, proprio quei precari che già insegnano da anni e sono in graduatoria. Pronti tutti insieme ad impugnare il bando di concorso non appena uscirà in Gazzetta Ufficiale ritenendo inaccettabile dover superare una prova che fino a ieri non esisteva.

Il ministro Profumo però difende il concorso perché, ha spiegato, così in classe arriveranno «docenti più giovani vicini ai nuovi insegnamenti alle tecnologie avanzate». Ma i già abilitati, dunque la maggioranza hanno un'età media intorno ai 40 anni. I giovani devono ancora cominciare i loro corsi abilitanti, i Tirocini Formativi Attivi (Tfa), e quindi non faranno il concorso. Oltretutto, accusano sempre i precari, proprio i disastrosi test pieni di errori somministrati per l'accesso ai Tfa dimostrano che il ministero non è in grado di elaborare test, esami o concorsi che davvero misurino la preparazione degli insegnanti. A criticare il ministro su questo punto anche il senatore della Lega, Mario Pittoni. «Ma quale occasione per i giovani - sbotta Pittoni -. Dal concorso per insegnanti i giovani sono praticamente esclusi. In base al Dpr 460 del 1998, salvo casi particolari, può partecipare ai concorsi a cattedre successivi al 1° maggio 2002 solo chi è già abilitato, e tra questi i giovani sono davvero pochini. Senza abilitazione può partecipare in via transitoria soltanto chi ha conseguito un diploma entro giugno 1999 oppure una laurea quadriennale entro l'anno accademico 2001/2002 o una laurea quinquennale entro il 2002/2003». Insomma il concetto di gioventù è molto relativo. Il primo punto da chiarire dunque è quello dell'accesso al concorso perché sembra che il ministro, probabilmente spinto anche dall'alzata di scudi, voglia introdurre delle eccezioni al requisito dell'abilitazione per aprire anche ai più giovani. Un nodo assai delicato perché a quel punto si potrebbero scatenare ricorsi a pioggia.

lunedì 27 agosto 2012

Falliti mai falliti sul serio...


Non sono affatto sicuro che Beppe Grillo dice bene, cogliendo la sostanza delle cose, quando si rivolge alla mignatta neoliberale Bersani – apostata del comunismo e capofila politico dei servitori delle Aristocrazie finanziarie nella penisola – in questi esatti termini: «Si rassicuri, lei non è un fascista. E’ solo un fallito. Lo è lei insieme a tutti i politici incompetenti e talvolta ladri che hanno fatto carne da porco dell’Italia e che ora pretendono di darci anche lezioni di democrazia. Per rimanere a galla farete qualunque cosa. A Reggio Emilia si celebra Pio La Torre mentre si tratta con l’Udc di Cuffaro. Amen.»

Non credo che Bersani, con molte altre marionette al servizio del neocapitalismo finanziario, nell’agone politico nazionale, sia da considerarsi soltanto un fallito, e quindi un incapace e un incompetente, frutto di una “selezione inversa” e del depotenziamento della politica in uno stato sempre meno sovrano, perché i padroni globali della classe dominante, che lo tengono saldamente al guinzaglio, non sono disposti a tollerare troppo a lungo, oltre un certo limite, l’incompetenza, l’incapacità, il fallimento, che potrebbero improvvisamente ritorcersi contro di loro e i loro interessi.

Un fallito incapace non è certo il miglior servo, tenendo conto che per le sue “caratteristiche” potrebbe fare dei danni rilevanti anche al padrone, e per giunta, come ben sappiamo, la classe dominate globale è in grado di sostituire i suoi servitori, e fra questi i politici nazionali liberaldemocratici nei paesi sottomessi, senza eccessive difficoltà, quando arriva il momento buono, come è accaduto nel novembre dello scorso anno con Silvio Berlusconi, alla guida del governo. Senza dubbio il capoccia pidiino Bersani, assieme a molti altri esponenti della sua camarilla politica (e delle camarille apparentemente avverse), ha contribuito a fare “carne di porco” del paese e degli italiani, come afferma Grillo, ma non per mera incapacità, per sconcertante approssimazione, per pressappochismo innato, per pura necessità di sopravvivenza della burocrazia politica (e della sinistra degenerata) che il suddetto rappresenta. Venendo al dunque, per quanto mi riguarda Bersani potrà essere tutto – un apostata, un imbroglione, un mentitore, un servo dei grandi poteri, addirittura un “ommemmerda”, in compagnia di tanti altri capi e capetti della sinistra neoliberista postcomunista – ma non proprio e non esattamente un fallito incapace, come sembra sostenere con forza l’arrabbiato Beppe Grillo, il quale probabilmente si illude di “sparare sulla Croce Rossa”, o sugli zombie caracollanti, come nei noti filmetti americani del genere. Considerando che il destino dell’Italia è interamente nelle mani delle Aristocrazie finanziarie occidentali, e che la politica minore liberaldemocratica non ha più alcun potere decisionale effettivo sulle materie che contano (dalla moneta all’istruzione pubblica e alla sanità), Bersani, da bravo e fedele lacchè, sta soltanto eseguendo gli ordini esterni che gli piovono dall’altrove e dall’alto, assumendo comportamenti politici conformi al ruolo che d’autorità è stato assegnato ai leader di partito, a lui e naturalmente agli altri compari nella sua stessa condizione “servile”, senza distinzione alcuna di schieramento parlamentare: dagli Alfano in Berlusconi ai Casini in Caltagirone.

Si illude forse il buon Beppe che questi avversari visibili sul tormentato terreno politico nazionale, “hot line” e livello più basso della catena di comando globalista, crolleranno di schianto quando e se ci saranno le politiche, e si apriranno le porte per un cambiamento “democratico” che rispetti la (sempre più fantomatica) volontà popolare, ma probabilmente così non sarà, perché la regia è esterna e sapiente, la legge elettorale si lascia scrivere, per togliere seggi alle liste di Grillo e darli ai servitori delle Aristocrazie globali, per predeterminare gli eletti e le maggioranze future fedeli alla “linea Monti”, e cioè quelle preconizzate, non a caso, anche dal tristo Napolitano. In poche parole, se si resta all’interno del sistema, come ha fatto il buon Beppe, accettando le sue regole e partecipando ai suoi riti (in tal caso elettorali), si è già sconfitti in partenza e ci si può pure illudere, illudendo nel contempo milioni di italiani in supposta buona fede, di aver a che fare con ridicoli zombi della politica, con cadaveri che attendono sepoltura, con falliti congeniti, con meri incapaci, facili da sconfiggere e da mettere da parte. A Bersani è stato assegnato il compito di ingannare gli italiani – assolto finora abbastanza bene dalla sinistra di sistema e da lui stesso – di votare le controriforme del lavoro e del pubblico impiego senza creare problemi a Monti (manomissione dell’articolo 18 e Spending review di tagli a tutto al settore pubblico), riuscendo, però, attraverso funambolismi e menzogne, a trattenere il grosso del consenso dei lavoratori dipendenti e degli statali, e di costruire alleanze politiche, con annessi cartelli elettorali, aderenti ai diktat programmatici euroglobalisti, in continuità con l’attuale governo del Quisling Monti, questo perché è il merdosissimo Pd (e mi si perdoni, una volta tanto, per l’elegante espressione) che dovrà vincere le prossime politiche, con o senza i pur utili compari centristi dell’Udc di Casini/ Cuffaro.

Bersani, esattamente come fanno i suoi pari grado Alfano e Casini, ascolta la “Voce del Padrone”, interpreta i desideri e la volontà della potente Aristocrazia finanziaria, e agisce di conseguenza, commettendo certo qualche errore (errare è umano anche per lacchè e servitori), fino ad ora, però, mai irreparabile, ma, in non pochi casi, raggiungendo comunque gli obiettivi assegnati e salvando così il suo posteriore di servo. Infatti, finora sono passate senza scossoni sociali rilevanti tutte le misure di Monti, anche quelle che incideranno nella carne viva dei lavoratori pubblici e privati, grazie all’opera del Pd di Bersani, integrata dall’azione della CGIL della Camusso. A ben vedere, quello che il Padrone ha assegnato a Bersani, e a tutto il suo “pool” di rinnegati sinistroidi, non è un compito facile, e non è certo un compito che può essere assolto da un fallito-incapace, da un totale incompetente nelle (raffinate) arti dell’imbroglio delle masse e della menzogna politica, per le quali Bersani e la nomenklatura burocratico-partitica pidiina sono molti versati. Si tratta di simulare un blocco sociale rappresentato ed uno straccio di programma politico puntualmente disatteso, in occasione delle prossime elezioni per il parlamento, di trattenere il voto di coloro che sono i più colpiti dalle controriforme montiane – lavoratori dipendenti pubblici e privati, pensionati, precari, eccetera – che, fra l’altro, dovrebbero costituire il grosso della base elettorale di Bersani e del Pd, continuando, però, fino all’ultimo a sostenere con il voto parlamentare il massacro sociale operato da Monti, ben sapendo che una volta al governo si continuerà sulla stessa linea, e le politiche adottate non potranno che essere quelle euroglobaliste imposte dall’esterno.

Ci vuole “mestiere” – oltre che una buona dose di cinismo, di malafede e un’assoluta assenza di Etica – per ottenere simili risultati, altro che “falliti”, cadaveri o zombie! Certo che per fare cose del genere ci vuole anche una certa dose di incoscienza, e naturalmente un robusta dose di fiducia nella tenuta sistemica complessiva, perché sono proprio i servi come Bersani che “ci mettono la faccia”, che si espongono in prima persona massacrando la popolazione – non le Aristocrazie globali, che li manovrano standosene comodamente nell’”empireo cielo” neocapitalistico! – e se qualcosa andrà male, veramente male (rivolte di massa, insurrezioni distruttive, paese fuori controllo sull’orlo della frantumazione) con buona probabilità saranno loro, per primi, a pagarne personalmente le conseguenze. Bersani questo lo sa, o almeno riesce ad intuirlo, e ne ha dato dimostrazione nelle sue passate dichiarazioni, riconoscendo il pericolo che corre assieme ai suoi pari-grado: con il solito linguaggio colorito e approssimativo, il pericolo dei “cazzotti” per tutti, politici (cioè lui stesso) e tecnici (ossia la squadra di Monti, venduta dai media come quintessenza “tecnica”). Ma Bersani sa anche che questo esito è abbastanza improbabile, almeno nel breve-medio periodo, perché gli strumenti di dominazione neocapitalistici hanno agito in profondità, nell’arco di oltre un ventennio, flessibilizzando e rendendo imbecille una buona parte della popolazione. Lo stesso berlusconismo è servito allo scopo, quale forma italica, peculiare, di idotizzazione della popolazione, della quale ha beneficiato – oltre che Berlusconi per un certo periodo – il sistema nel suo complesso (se ne vedranno ancora per un po’ i frutti venefici) e lo stesso Bersani, con tutto il Pd.

Per questo motivo, reazioni di massa, decise e violente, destabilizzanti, insurrezionali o addirittura rivoluzionarie, sono molto improbabili, e ciò mette relativamente al sicuro i servi politici delle Aristocrazie globali dominanti come Pier Luigi Bersani, il suo compagno di partito Napolitano e il “capo-tecnico” imposto al paese, Mario Monti. Tutto questo il buon Beppe Grillo dovrebbe capirlo, e quindi dovrebbe sapere che non ha a che fare con pittoreschi zombi, o poveri falliti, ma con professionisti dell’inganno, della menzogna, del nascondimento della realtà al servizio del Nuovo Capitalismo finanziarizzato. Ma mi viene il sospetto (fondato?) che Beppe Grillo, il quale scrive i suoi post e le sue dichiarazioni “ufficiali” in stretta collaborazione con l’inseparabile Gianroberto Casaleggio, facitore del celebre blog, queste cose le sa fin troppo bene (sia lui sia l’informatico-politico Casaleggio) e se le scrive lo fa unicamente per raggiungere obiettivi politici e di consenso. Per quanto riguarda l’accusa di “fascismo”, che rimpalla da una sponda all’altra nella polemica Grillo-Bersani, faccio presente che tale accusa ha delle finalità ben precise, simili alle accuse di “comunismo”, di “antisemitismo”, di “populismo”, e via elencando.

Si tratta di accuse infamanti che ovviamente, nella grandissima parte dei casi, non hanno fondamento, ma data la demonizzazione neoliberale e democratica di tutto ciò che non è sistema neocapitalistico e pensiero unico, servono per delegittimare l’interlocutore impedendogli di partecipare al dibattito, un dibattito che deve sempre essere, all’interno del sistema, “politicamente corretto” ed esclusivamente fra veri “democratici”. Quindi Bersani come del resto afferma lo stesso Grillo, non è certo fascista, così come non è (e ancor di meno, se possibile) comunista, o populista (leggi dalla parte del popolo), o addirittura antisemita (leggi critico nei confronti dello stato d’Israele). In conclusione, contraddicendo un po’ Beppe Grillo che attacca il segretario del Pd puntello di Monti, Pier Luigi Bersani, oltre a non essere fascista (né comunista, né populista, né antieuro) non è un fallito, perché altrimenti i globalisti lo avrebbero già eliminato dalla scena, e non è un incompetente, nel suo ruolo di servo della nuova classe dominante global-finanziaria, perché fino ad ora ha assolto in modo abbastanza accettabile (senza infamia e senza lode) i suoi compiti principali, che sono quelli di supportare le controriforme di Monti in parlamento, rendere applicabile il programma trasmesso l’altro anno dalla BCE e mentire al popolo italiano, imbrogliandolo. Il premio del Padrone per il fedele servitore politico Bersani? In futuro, forse, la presidenza del consiglio dei ministri, con buona pace per il buon Beppe Grillo.

Nuove tasse...


Tutto pronto per il decreto legge messo a punto dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, composto da 27 articoli e che dovrebbe essere presentato al prossimo Consiglio dei ministri, il 31 agosto. Come anticipato, il testo contiene una nuova serie di balzelli, tra cui le tasse ad hoc sulle bevande alcoliche e su quelle zuccherate. Inoltre, il decreto contiene nuovi criteri per la nomina dei direttori della aziende sanitarie, multe pesantissime per chi vende sigarette ai minori e nuovi criteri per la nomina dei direttori delle aziende sanitarie. Ecco, punto per punto, le novità contenute nel decreto.

Dirigenti Asl - Nella bozza del testo, che però potrebbe essere ancora modificava, viene prevista maggiore trasparenza per le nomine dei direttori generali delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale. Nel dettaglio saranno le Regioni a prevedere le nomine "garantendo adeguate misure di pubblicità dei bandi, delle nomine e dei curricula, di trasparenza nella valutazione degli aspiranti" che dovranno avere "un diploma di laurea magistrale e adeguata esperienza dirigenziale, almeno quinquennale nel campo delle strutture sanitarie e settennale negli altri settori, con autonomia gestionale e con diretta responsabilità delle risorse umane, tecniche o finanziarie". L'età anagrafica non dovrà superare i 65 anni al momento della nomina.

Multe ai tabacchi - Stretta su chi vende sigarette ai minori di 18 anni: le multe potranno arrivare a mille euro, o a 2mila euro in caso di recidiva (in questo caso viene prevista anche la sospensione per tre mesi della licenza all'esercizio in attività). I rivenditori avranno "l'obbligo di chiedere all'acquirente, all'atto dell'acquisto, l'esibizione di un documento di identità, tranne nei casi in cui la maggiore età dell'acquirente sia manifesta". Entro 18 mesi dall'entrata a regime del testo, "i distributori automatici per la vendita al pubblico di prodotti del tabacco (...) devono essere dotati di un sistema automatico di rilevamento dell'età anagrafica dell'acquirente. Sono considerati idonei i sistemi di lettura automatica dei documenti anagrafici rilasciati dalla Pubblica amministrazione".

Tassa sulle bibite - Viene confermata l'intenzione del governo, oggetto di aspre polemiche, di introdurre il balzello sulle bibite analcoliche zuccherate e sui superalcolici con zuccheri aggiunti ed edulcoranti. Il testo spiega che "è introdotto per tre anni un contributo straordinario a carico dei produttori di bevande analcoliche con zuccheri aggiunti e con edulcoranti, in ragione di 7,16 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato, nonché a carico di produttori di superalcolici in ragione di 50 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato". Il ricavato sarà destinato "al finanziamento dell'adeguamento dei livelli essenziali di assistenza".

Videopoker al confino - I videogame che inducono alla dipendenza verranno distribuiti con maggiore attenzione. Le macchinette di videopoker, prevede il decreto, dovranno trovarsi in locali lontani dalle scuole almeno 500 metri. Il dl recita: "Gli apparecchi idonei al gioco d'azzardo non possono essere installati all'interno ovvero in un raggio di 500 metri da istituti scolastici di qualsiasi grado centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente da giovani, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio assistenziale, luoghi di culto. Ulteriori limitazioni possono essere stabilite con decreto del ministero dell'interno, di concerto con il ministero dell'economia e delle finanze e con il ministero della salute".

Malattie rare - Verranno aggiornati i Livelli essenziali di assistenza (Lea) per quel che riguarda le "persone affette da malattie croniche, da malattie rare, nonché da dipendenza da gioco d'azzardo patologico". Nella bozza del testo viene spiegato che ciò avviene "al fine di assicurare il bisogno di salute, l'equità nell'accesso all'assistenza, la qualità delle cure e la loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze".

Palestra e certificato medico - Novità anche per chi vuole iscriversi in palestra o in piscina: occorrerà infatti un certificato di sana e robusta costituzione più dettagliato. In sostanza non sarà sufficiente farsi visitare dal proprio medico di famiglia, come accade ora, ma occorrerà recarsi da un medico sportivo. "Al fine di salvaguardare la salute dei cittadini che praticano un'attività non agonistica o amatoriale - spiega il decreto - il ministero della Salute (...) dispone idonee garanzie sanitarie mediante l'obbligo di certificazione specialistica medico-sportiva".

Tutti tacciono...


Fine delle vacanze estive e lunedì nero anche per la benzina, che segna un altro record salendo, nel centro Italia, fino a 2,013 euro sulla rete ordinaria (fuori dalle autostrade). I weekend di maxi sconti sono ormai agli sgoccioli (l'ultimo sarà il primo di settembre) e, secondo il monitoraggio di «Quotidiano energia», per la verde c'è un nuovo massimo a 2,013 euro in Toscana e Liguria. Una punta raggiunta in alcune realtà locali a causa delle addizionali regionali. Record del gasolio al sud: il diesel tocca 1,850 euro al litro in alcuni distributori nel Mezzogiorno.

PREZZI MEDI - I prezzi medi sono quindi 1,924 euro per la benzina e 1,809 per il gasolio. «Si allarga sempre più - sottolinea Quotidiano energia - la forbice settimanale dei prezzi sul mercato carburanti nazionale, in vista della conclusione il 3 settembre dell'iniziativa dello scontone Eni». Le quotazioni internazionali in euro, intanto, sono in flessione.

MONITORAGGIO - Più nel dettaglio, secondo quanto risulta dal monitoraggio Check-Up Prezzi QE, i prezzi medi «serviti» sono oggi a 1,924 euro/litro per la benzina, 1,809 per il diesel e 0,778 per il Gpl. A livello Paese il prezzo medio praticato della benzina (sempre in modalità «servito») va dall'1,914 euro/litro di Esso all'1,924 di IP e TotalErg (no-logo a 1,824). Per il diesel si passa dall'1,798 euro/litro sempre di Esso all'1,809 di IP (no-logo giù a 1,700). Il Gpl infine è tra 0,775 euro/litro di Eni e 0,788 di Q8 (no-logo a 0,767). Oggi prezzi raccomandati quasi fermi: solo un ritocco in salita per Ip sulla benzina di 0,5 cent euro/litro e sul diesel di 0,3 cent. Nel corso delle ultime due settimane tuttavia a partire da Eni, che dal 13 agosto ha aumentato i prezzi per quattro volte, tutte le compagnie hanno praticato aumenti conseguenti alla crescita costante delle quotazioni internazionali.

domenica 26 agosto 2012

Anche questo è femminicidio?


Una donna di 25 anni, al quinto mese di gravidanza, è stata accoltellata al petto, alla schiena e all'inguine dal suo ex convivente. È successo domenica pomeriggio a Bavari, quartiere dell'estremo levante genovese. L'uomo, un marocchino di 41 anni residente nel novarese, ha avvicinato la sua ex, seduta su una panchina insieme al nuovo compagno mentre il bambino di 4 anni, figlio del tentato omicida, giocava, e l'ha colpita più volte, ferendo anche il bambino e l'uomo. È stato arrestato in flagranza di reato per tentato omicidio.

COMA FARMACOLOGICO - La donna è ricoverata in bravi condizioni all'ospedale San Martino di Genova, dove viene tenuta in coma farmacologico, mentre il bambino - ferito non gravemente - è stato trasferito al Gaslini in stato di choc. Il convivente della donna è in un altro nosocomio, il Galliera. A segnalare la violenta lite alcuni residenti della zona, che hanno chiamato il 112.

sabato 25 agosto 2012

Sprechi


Uno scandalo lungo nove anni. Un edificio comprato dalla Provincia di Napoli nel 2003 per 3 milioni e 245mila euro. Doveva essere la sede di una scuola, è un relitto abbandonato, come una nave in disarmo, frequentato solo dai rom. E l'amministrazione, beffa finale, paga anche l'Ici: 39mila euro ogni dodici mesi. Si chiama Villa Tropeano il palazzo della vergogna. Una costruzione dei primi del Novecento nella periferia difficile di Ponticelli. Nel 2003 la giunta di sinistra, guidata dal verde Dino Di Palma, decide di comprarla. In realtà il palazzo cade a pezzi, le erbacce si sono mangiate la pietra e, come se non bastasse, si viene a sapere che un quinto circa della costruzione, circa mille metri quadrati, è pure abusivo. Non importa. La giunta è convinta che l'operazione sia un affare e già immagina la villa come un gioiello da lucidare ed esporre in vetrina. Del resto il sacro furore ha una sua ragione: la Provincia di Napoli spende cifre ingenti per pagare gli affitti dei vari edifici scolastici sparsi a Napoli e hinterland. Meglio comprare, restaurare e gestire direttamente senza dover dipendere dal canone. In realtà, le prime perizie sono un campanello d'allarme: le condizioni del palazzo sono spaventose e il primo sopralluogo si blocca davanti alle stanze inagibili e pericolanti. Chiunque si arrenderebbe, non la giunta Di Palma che insiste. E stacca l'assegno. A questo punto il presunto gioiello si rivela per quel che è: una patacca. Anzi, una palla al piede per l'amministrazione che non sa a che santo votarsi.

L'edificio scolastico, con l'idea annessa e nobile di abbattere i costi, scompare rapidamente dai radar. Nel 2009 Di Palma cambia le carte sul tavolo e immagina un futuro diverso ma suggestivo: Villa Tropeano potrebbe diventare, nientemeno, la sede prestigiosa di un «centro di sviluppo di programmi nel campo delle arti cinematografiche e musicologiche». Definizione altisonante per incartare il nulla. In ogni caso, una via d'uscita, un rimedio all'idea folle di un acquisto senza capo né coda. Ma anche questa volta non succede nulla, l'edificio è sempre più disastrato, e le foto impietose fanno pensare alle suggestioni delle rovine disegnate da Piranesi. L'amministrazione, che intanto è costretta a pagare l'Ici, tenta la carta di uno studio di fattibilità che costa altri 170mila euro e taglia le gambe a qualunque ipotesi: per ristrutturare quello che assomiglia sempre più a un rudere ci vorrebbero 39 milioni di euro. Una cifra improponibile. Risultato? La paralisi assoluta. Villa Tropeano non vede uno studente che sia uno e nemmeno un aspirante regista ma, malinconico declino, solo famiglie di rom pronte a insediarsi fra le rovine.

Nel 2011 la nuova giunta di centrodestra scopre il guaio. Sono passati otto anni e l'amministrazione ha speso più di 3 milioni e mezzo. Altro che spending review. Un consigliere del Pd, Massimo Cilenti, va in archivio e cerca le carte dell'epoca: incredibile ma non si riesce nemmeno a sapere il nome di chi firmò a suo tempo l'emendamento per l'acquisto. Le carte finiscono in Procura e alla Corte dei conti. Tutti i progetti, in una girandola di sprechi, si scontrano con la realtà. Macerie. Solo macerie. Oggi il sogno, che in realtà non c'è mai stato, è svanito. E l'obiettivo, previo parere della sovrintendenza, è di vendere quel che non si doveva comprare. Ma sarà difficile trovare qualcuno disposto a mettere mano al portafoglio.

Revisione di spesa

Nel frattempo, per rilanciare la crescita, la PA assume una paccata di nuovi docenti... sempre a spese del contribuente privato... disoccupato.


Altro che tagli agli sprechi, altro che spending review. Mentre il governo Monti dà il via libera ad assumere un'altra vagonata di docenti, presidi e professori universitari, sette enti che fino a qualche giorno fa venivano considerati inutili e sacrificabili per non pesare più sulle tasche degli italiani sopravvivono alla scure dei tagli. Non solo. Per "festeggiarli" il Miur li premia con una nuova iniezioni di soldi: oltre 18 milioni per foraggiare queste realtà che fino a un minuto prima il dicastero dell'Istruzione voleva far saltare.

Nella miriade di enti di cui è composto lo Stato, ce ne sono sette che in questi ultimi mesi l'hanno scampata bella. Fino al giorno prima in cui è stata stilata la bozza del decreto sui tagli alla spesa pubblica, infatti, sarebbero stati accorpati all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, al Cnr o all'Istituto nazionale di fisica nucleare riorganizzati per l'occasione. E invece nel decreto definitivo sulla spendig review salta tutto: gli enti non vengono tagliati e nemmeno accorpati. Si tratta di istituti di ricerca dipendenti dal ministero dell'Istruzione: l'Istituto nazionale di ricerca metrologica, la Stazione zoologica Anton Dohrn, l'Istituto italiano di studi germanici, l'Istituto nazionale di alta matematica, l'Istituto nazionale di astrofisica, il Museo storico della fisica e l'Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale.

Ma quello che sorprende non è tanto la mancata riorganizzazione. Il 25 luglio, infatti arriva in parlamento per un parere un decreto con il quale il ministro Francesco Profumo concede 125 milioni di euro (il 7% del Fondo ordinario stanziato nel 2011) per "specifici pogetti" di tutti gli enti di ricerca dipendenti dal ministero. Compresi quelli che fino a venti giorni prima venivano considerati "inutili" (o quasi) dallo stesso governo. Così, come rivela ItaliaOggi, 10 milioni e 600 mila euro vanno all'Inadf, 3.983.500 euro all'Inrm, 2.469.800 euro all'Ogs, 963.244 euro alla Stazione zoologica, 280 mila euro all'Indam, 304.500 euro al Museo "Enrico Fermi" e 17mila euro all'Iisg. Per un totale di 18.618.044 euro. La ricerca è importante, per carità. E probabilmente i progetti finanziati sarebbero stati comunque realizzati, tanto che non si può davvero parlare di sprechi. Ma di certo su questo tema il governo non ha le idee molto chiare.

La ditta a un euro...


Aprire una società a responsabilità limitata con un euro di capitale. Bene. Bravi. Bis. E poi? Il governo prepara mirabolanti annunci sulla crescita. I tecnici sono passati dal peggiorismo (strumentale al loro arrivo) all’ottimismo senza realismo (anch’esso utile alla causa del provvisorio che in Italia diventa permanente). E dunque ecco improvvisamente che l’Italia esce dal tunnel e la crescita inizia a lievitare come la torta della nonna. Ho il sospetto che in consiglio dei ministri non sappiano come si costituisce e avvia un’azienda. Perché la domanda (e poi?) ha una risposta micidiale dalla realtà che tanti imprenditori vivono tutti i giorni. E poi? i soci dell’impresa con un euro di capitale vanno in banca. Hanno sottobraccio un buon business plan, pensano di avere un mercato, il prodotto è interessante. Toc toc! Permesso? «Si accomodino, prego». Vorremmo chiedere un finanziamento e una linea di credito. «Siamo una banca, è il nostro mestiere. Che capitale ha la società?». Un euro. «Un euro?». Sa, c’è la nuova legge... «Ah, che sbadato. Avete beni personali da dare in garanzia?». No, siamo giovani, iniziamo adesso, abbiamo un’idea, crediamo nel futuro... «Il vostro progetto è ottimo, ma non concediamo credito a una società con un euro di capitale, nessuna garanzia e un mercato da scoprire. Mi dispiace, provate con qualche altra banca». Ne abbiamo già girate cinque.... «Arrivederci, e in bocca al lupo». E poi? Nessuno finanzia l’idea. Oppure si parte, con i risparmi di famiglia, l’aiuto di un amico, ma la concorrenza è spietata, il mercato globale. E poi? Finisce il carburante, il denaro. E poi? Si chiude la baracca. Dove l’economia funziona, la selezione naturale la fa il mercato, in Italia ancor prima di aprire l’attività è la banca che ti sega le gambe. Sei povero? Resti povero perché ci sono i soldi per i ricchi ma non per i poveri con buone idee. E se ce la fai a tirar su la serranda, ci pensa il fisco a spegnere i sogni di gloria. E poi? «Toc toc! Permesso?». Sì, chi è? «Siamo di Equitalia...».

venerdì 24 agosto 2012

Decreto sviluppo...


Oltre 8 ore di discussione in consiglio dei ministri sulle misure per lo sviluppo. E alla fine il governo ha delineato quelle che saranno le linee guida dell'azione dell'esecutivo nei prossimi mesi.

DEBITO - In primo luogo è stato affrontato il tema dell'abbattimento del debito pubblico. «Ottenere il pareggio di bilancio e aggredire lo stock del debito pubblico libererà risorse e capitali che potranno indirizzarsi all'investimento e rivitalizzare la domanda - spiega la nota finale di Palazzo Chigi -. Nei prossimi mesi l'azione di governo si incentrerà in particolar modo sulla riduzione del debito pubblico, in particolare mettendo in atto gli strumenti creati per procedere alla valorizzazione e successiva dismissione del patrimonio dello Stato, sia degli immobili che delle partecipazioni pubbliche. Una particolare attenzione sarà dedicati ad affrontare gli effetti sociali della crisi e gestire il processo di ristrutturazioni industriali in atto».

SCUOLA - Ma il consiglio dei ministri ha varato anche alcune misure immediate come i quattro decreti dedicati alla scuola. Via libera innanzitutto al bando di concorso, il primo dal 1999, per l'assunzione di quasi 12mila nuovi docenti.

TERREMOTATI - Altro provvedimento da segnalare quello a favore delle popolazioni terremotate: il governo ha deciso infatti di prorogare al 30 novembre il pagamento delle tasse e dei tributi nelle aree terremotate.

LIBERALIZZAZIONI - Non poteva mancare il tema delle liberalizzazioni. Il governo ritiene che quello delle liberalizzazioni sia «un campo d'azione importante» si legge ancora nella nota di Palazzo Chigi in cui si precisa che «vanno coerentemente attuate quelle già avviate e ne devono essere promosse altre in altri settori». «Occorre creare spazi nuovi per la crescita di autonome iniziative private, attualmente bloccate o rese interstiziali da una presenza pubblica invadente e - si precisa - spesso inefficiente (si pensi, a esempio, al settore postale; ai beni culturali e alla sanità)».

CONCORRENZA - Accanto alle liberalizzazioni c'è l'apetto dell'incremento della concorrenza. Il governo infatti intende «elaborare una nuova legge per la concorrenza per estendere ulteriormente l'apertura dei mercati e rendere più incisive le liberalizzazioni già avviate anticipandone i tempi previsti dal vigente ordinamento, da giugno 2013 ad ottobre 2012, per la presentazione del disegno».

ANTICORRUZIONE - Non sono mancate le riflessioni sulla riforma della giustizia. nella nota di Palazzo Chigi si spiega che «Il governo intende approvare in via definitiva il disegno di legge anticorruzione».

FAMIGLIA - Non poteva mancare la volontà da parte dell'esecutivo di aiutare le famiglie italiane. Sul sito di Palazzo Chigi si legge della volontà dell'esecutivo di «riformare l'ISEE, per modificare i criteri di selezione dei soggetti da ammettere alle prestazioni sociali a condizioni agevolate» e di «rivedere le detrazioni fiscali a vantaggio della famiglia». In quest'ottica, quindi, verrà «rifinanziata la carta acquisti anche per il 2013 a sostegno delle famiglie colpite da disagio economico». Infine, l'autunno vedrà, da parte del governo, il tentativo di «migliorare la qualità della spesa sociale attraverso il completamento della realizzazione del sistema informativo nazionale sulle prestazioni sociali».

RIFORMA DEL LAVORO - Tra le azioni in programma nell'agenda di governo per i prossimi mesi c'è anche quella di «armonizzare la disciplina di riforma del mercato del lavoro privato con quella del lavoro pubblico».

E li paghiamo per delirare...


Pedaggi autostradali differenziati a seconda dei consumi di carburante e quindi delle emissioni di andidride carbonica rilasciate in atmosfera. E' questa la proposta più appariscente del pacchetto di iniziative a sostegno della crescita sostenibile che il ministro dell'Ambiente Corrado Clini sta presentando al Consiglio dei ministri in corso a Palazzo Chigi. Cioè: chi inquina di più paga di più, chi inquina meno paga di meno. Obiettivo: la crescita sostenibile. E si può star certi che sarà così: cresceranno infatti i pedaggi. Quanto al "sostenibile", può darsi che la misura favorisca un ulteriore rinnovamento del parco macchine italiano (ma chi non se lo può permettere e gira con un catorcio pagherà di più e inquinerà come prima, oppure rinuncerà alle autostrade per andare a intasare le giù congestionate strade statali e provinciali. Dal punto di vista economico, però, l'idea potrebbe avere effetti devastanti: la maggior parte delle merci, in Italia, viene trasportata su gomma. E tir, camion e furgoni sono tra i mezzi più inquinanti (perch, in molto casi, datati). Quindi, l'autotrasportatore dovrà scegliere: comprare furgoni e camion nuovi spendendo decine o centinaia di migliaia di euro (a seconda delle dimensioni del parco-mezzi) oppure tenere quelli che ha, pagare di più il pedaggio e scaricare la spesa aggiuntiva sul costo del trasporto delle merci. Le quali, inevitabilmente, rincareranno. Su i prezzi, su l'inflazione, giù i consumi. Non bisogna essere ministri per intuirlo.

European redemption fund


[...] Il Parlamento Europeo (con poche lodevoli eccezioni) fiancheggia dunque, più o meno ignaro, le istituzioni antidemocratiche europee, come la Commissione e la BCE, e aiuta le banche e la finanza mondiale a dissanguarci, attraverso il nuovo Fondo Europeo di Redenzione. Fra l’altro, il nome attribuito a questo malefico meccanismo è profetico: nell’Antico Testamento (Salmi) si legge che il denaro sarà sempre insufficiente per il riscatto dell’anima. Da un punto di vista meno spirituale, tutto quanto si possiede è dunque insufficiente per la redenzione. Non c’è più limite alle pretese di questa Europa: una nuova spada di Brenno è stata messa sul piatto della bilancia e l’oro già versato non basta più. Il percorso è obbligato e dobbiamo mandare a casa le marionette che ci governano, spezzando al contempo i fili di chi le dirige. Altrimenti non ci resterà che la seconda parte della tradizione romana: "Non auro, sed ferro, recuperanda est Patria". Parliamoci chiaro: se ci sembrava essere di aver raggiunto il fondo con le ‘raccomandazioni’ poco amorevoli dell’UE, il pareggio di bilancio, il meccanismo europeo di stabilità, dobbiamo cambiare idea: l’ERF ci sta traghettando all’inferno. Non abbiamo scuse: solo noi possiamo realmente ‘redimerci’, riscattarci come cittadini, affrancandoci da questa Europa e dai partiti complici e conniventi con banche e grande finanza. Solo poi possiamo liberarci dalla dittatura del Dio denaro. [Continua qui]

giovedì 23 agosto 2012

... e se lo dice lui...


Dopo Monti? «Non mi pare ci siano statisti all'orizzonte, meglio l'originale che una copia». Con una battuta il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, sembra aprire la strada a un Monti bis, un nuovo esecutivo nel 2013, guidato ancora dal professore. Nonostante il presidente del consiglio abbia più volte escluso l'ipotesi di proseguire l'esperienza di premier oltre le prossime elezioni, la prospettiva continua ad essere discussa. Anche dal segretario della Cisl Bonanni, che nel corso della mattinata, ha anche commentato quando dichiarato dal ministro Elsa Fornero, in particolare sulla detassazione dei salari. «Spero che l'impegno sia fondato - ha detto - e ci si metta la stessa determinazione messa su pensioni e mercato lavoro. La vicenda fiscale è centrale - ha spiegato Bonanni - e una riduzione netta su salari e pensioni è importante per i consumi. A Fornero dico però che un segno particolare bisognerebbe darlo sulla produttività. Il Governo ha dimenticato per sei mesi di rifinanziare la detassazione del salario di produttività per poi rimetterlo in piedi per la metà. Fornero dovrebbe fare una battaglia su questo».

LA CRISI - Per uscire dalla crisi, ha aggiunto il leader sindacale, non è rimasto altro che un «vero e proprio moto di popolo», una «mobilitazione generale». Secondo Bonanni non c'è più spazio per «registi che dispensano sicumere e decisioni. Non ha efficacia. Quello che è efficace è una mobilitazione e un coinvolgimento generale per arrivare ad una verità forte: che noi siamo stati al di sotto delle nostre responsabilità e siamo stati al di sopra delle nostre possibilità». Certo, aggiunge pure il segretario, «è meglio che ci sia ottimismo che pessimismo, ma deve essere fondato su elementi certi - ha precisato -. O ci salviamo da noi stessi o non ci salva nessuno anche perché l'economia mondiale sta retrocedendo. O il carrozzone in Italia si mette in moto o non ce la faremo». Ecco perché, secondo il segretario della Cisl, ci deve essere «un vero e proprio moto di popolo. Non esistono registi che dispensano qui e lì sicumere o decisioni».

Sessuomania islamica


Fine del Ramadan. Momento liberatorio dopo un mese di “punizione” della carne con i digiuni rigorosi e condivisi. E l’Aid el Fitr la festa con cui appunto si chiude il mese in cui secondo il precetto coranico si dovrebbe imparare l'autodisciplina, l'appartenenza ad una comunità, la pazienza, l'amore per Dio, le privazioni, arriva benedetto come momento liberatorio. È così che da alcuni anni, quella liberazione viene vissuta come permesso di eccessi. Sono soprattutto gli adolescenti che, reinterpretando l’Aid el Fitr come un carnevale senza freni, approfittano dell’occasione per molestare le ragazze alla luce del sole.

EPIDEMIA - Nelle zone del centro di Cairo, nella mitica Plaza Tahrir la percezione che tutto sia possibile e impunito si trasforma in vere e proprie aggressioni in branco: impossibile difendersi, difficile riconoscere l’autore per le ragazze che nei parchi, nei cinema diventano vittime di una sessualità repressa e mal educata. Secondo il giornale Masry al youm, la polizia nelle ultime ore ha arrestato 32 ragazzi per oltraggio a giovani donne. E, mentre la società egiziana sta prendendo atto che il fenomeno non nuovo ha preso le dimensioni di un’epidemia, si sta chiedendo di rendere più severe le pene per i delitti sessuali.

VOLONTARI - Negli ultimi mesi si sono attivati settori democratici della società civile. Certo la questione resta «una cosa tra uomini». Per aiutare le ragazze a evitare le aggressioni è stata pubblicata su internet un «harassmap» con le zone più a rischio del Cairo. E negli ultimi tre giorni è nato l’Imprint Movement con gruppi di volontari che girano nei parchi e per le strade in metro con il fine di dissuadere gli aggressori.

Inizia la fase due...


Mario Monti lo ha promesso fin dal suo insediamento: dopo i tagli, la crescita. E così domani premier e ministri tornano al lavoro dopo le vacanze con un Consiglio dei ministri che darà il via alla cosiddetta "fase 2" dell'esecutivo tecnico. Si tratta del primo "brainstorming", la raccolta delle idee e delle proposte che porterà al varo di un pacchetto di misure che consentiranno, nelle intenzioni del governo, al Paese di ripartire. Un piccolo assaggio di quello che i ministri metteranno sul tavolo viene dalle dichiarazioni fatte a Rimini. Dopo le promesse di Passera su agenda digitale, energia e semplificazione, ieri è toccato al viceministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia, presentare il proprio piano, a partire dalla defiscalizzazione per le nuove infrastrutture, che saranno esenti totalmente dall'Iva. E potrebbero essere riformati anche gli aeroporti, che potrebbero essere ridotti. Dopo aver ascoltato tutte le proposte e averne stabilito la fattibilità economica, Monti deciderà quali sono i provvedimenti realizzabili. Si parlerà, inoltre, anche di Europa, visto che il 29 agosto il premier volerà a Berlino per incontrare Angela Merkel. Poi sarà la volta di Confindustra, che incontrerà il governo il 5 settembre. Solo allora, l'esecutivo avrà un quadro chiaro di quello di cui ha bisogno il Paese e cosa prevedere nel pacchetto. E, dopo che ieri il sottosegretario Antonio Catricalà ha annunciato la possibilità per gli under 35 di creare una srl con un euro di capitale e senza spese notarili, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha annunciato un "piano giovani", che non conterrà "misure eclatanti, ma mirate, territoriali, minute, misure microeconomiche e non una quantità eccessiva di risorse, ma che dovranno essere spese bene". E promette che grazie a questi provvedimenti "i giovani potranno dire: questo è stato realizzato, ho avuto questa opportunità". Non solo: il ministro, che oggi sarà al Meeting di Rimini, assicura il suo impegno per abbassare la tassazione sul lavoro: "È troppo alta", ammette.

mercoledì 22 agosto 2012

Punti di vista...


E' finito il mese del Ramadan e a Milano è polemica sulla mancata partecipazione del sindaco Pisapia alle celebrazioni all'Arena. Il magistrato Guido Salvini, il giudice che da Piazza Fontana al calcio scommesse si è occupato di gran parte dei casi che hanno scritto la storia contemporanea in Italia, manda a Panorama.it una riflessione aperta sulla questione e sul senso dell'assenza del primo cittadino milanese alla festa religiosa. Ecco le sue parole:

Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, nel rispondere all’invito di alcune associazioni islamiche a partecipare all’Arena alla cerimonia di chiusura del Ramadan, è in corso in una duplice confusione. Prima non ha dato una risposta chiara, creando l’aspettativa di una sua presenza, poi si è giustificato dietro il diritto a godere le, pur meritate, ferie. È mancata, come altre volte, la volontà di riflettere sui principi che dovrebbero delimitare, una volta per tutte, i compiti delle cariche civili e delle cariche religiose. Il Ramadan è un evento esclusivamente religioso. Chi lo organizza avrebbe potuto invitare il Vescovo o un suo rappresentante, un prete ortodosso o un Rabbino, dando un profondo segnale apertura al dialogo, che a quanto sembra non vi è stato. Ma la presenza del Sindaco in eventi simili è del tutto fuori luogo dato che, come autorità civile, non dovrebbe propendere o mostrare più “interesse” per alcuna delle forze in campo sul mercato religioso. Un principio che dovrebbe valere per tutte le fedi. Uno dei capi della comunità islamica Abdel Shaari, insoddisfatto del dono dell’Arena Civica per i giorni del Ramadan e della presenza comunque di un assessore, ha accusato il Sindaco di “mancanza di rispetto” nei confronti dei suoi correligionari e, con espressione poco gradevole, ha ricordato che questo “sgarbo” sarà “segnato nella memoria dei musulmani”.

Il portavoce islamico ha un’idea singolare del “rispetto” in una società laica. Ognuno di noi, amministratore o cittadino che sia, ha il dovere di fare attenzione a che ciascuno possa partecipare alle manifestazioni del suo culto e, in questo senso il problema delle Moschee a Milano è ancora aperto, e possa farlo liberamente senza essere disturbato e senza disturbare gli altri. Ma qui finiscono gli obblighi e ciò non comporta l’omaggio forzoso che Shaari pretenderebbe, anticamera psicologica di ogni società teocratica. La libertà consiste anche nella giusta distanza. Certamente chi partecipa a Ramadan non è un estraneo alla città. Serve, da parte dell’Amministrazione, il dialogo e l’impegno sui problemi concreti che incontrano nella vita di tutti i giorni. Questo vuol dire rapportarsi con gli stranieri non in quanto “fedeli” ma in quanto “immigrati” e su temi quali la casa, la sanità, il lavoro, l’istruzione. Per tutto ciò non serve il Ramadan ma ci sono, dai tempi delle prime amministrazioni socialiste del dopoguerra a Milano, i partiti, sindacati, le associazioni di inquilini, quelle che si occupano dei minori e così via. Gli immigrati presenti a Milano dovrebbero abituarsi a misurarsi con l’Amministrazione in quanto cittadini o aspiranti tali e non come fedeli e non solo attraverso i loro capi religiosi, invadendo in ogni momento con la religione la sfera pubblica. Si continua a dimenticare che diritti passano attraverso la cittadinanza individuale e la rappresentanza politica. Non passano attraverso una pericolosa rappresentanza religiosa che trasforma i capi religiosi in “sindaci di fatto” degli stranieri con un pieno potere di controllo sulle comunità e con l’effetto di indurre anche i meno zelanti a credere che l’integrazione sia possibile solo tramite il canale confessionale.

Alla celebrazione dell’Arena poi non pregano tutti i musulmani ma solo quelli del Centro di viale Jenner e di altri gruppi almeno in un recente passato piuttosto radicali mentre altre associazioni, più “moderate” o comunque concorrenti, come la Casa della Cultura Islamica, si sono riunite al Palalido o in altre sedi. Che senso avrebbe avuto per un Sindaco scegliere? La presenza o meno al Ramadan ha poi altri aspetti più spinosi su cui si preferisce tacere. Uscendo dall’ipocrisia, presenziare al Ramadan non è propriamente partecipare ad una festività natalizia. Non è una questione di numero di fedeli o della tradizione italiana di una festa ormai molto laicizzata. Forse al Natale è più facile presenziare mantenendo il proprio “orgoglio laico” semplicemente perché secoli di impegno e di pensiero illuminista hanno quantomeno molto eroso la pretesa della Chiesa Cattolica di sovrapporre le leggi religiose a quelli civili. Al Ramadan dell’Arena invece uomini e donne continueranno a pregare ben separati e molte donne probabilmente con abiti vicini al burqa. Del resto sermone finale sarà tenuto da uno dei fondatori del partito tunisino di governo Ennahda. Il partito islamico che ha proposto nella nuova Costituzione un articolo che stabilisce che la donna “è complementare all’uomo” in seno alla famiglia e a lui “associata nello sviluppo della patria”, cancellando così l’uguaglianza almeno formale precedente. Siamo sicuri che le donne che partecipano al Ramadan milanese godano in famiglia e in tutta la loro vita delle libertà civili? Si può presenziare fingendo che questo dubbio non esista?

Altre risorse, vero signor Riccardi?


Quattordici tunisini sono stati arrestati dalla polizia con l'accusa di aver provocato disordini nel centro di accoglienza di Pozzallo (Ragusa). Tutti erano sbarcati a Lampedusa tra il 16 e il 18 agosto , ed erano stati trasferiti nella struttura. Nel timore di un rimpatrio, per tentare la fuga hanno devastato gli alloggi e si sono arampicati sul tetti, lanciando oggetti contro le forze dell'ordine. Due agenti sono rimasti contusi. Secondo la polizia i tunisini hanno utilizzato gli estintori del sistema antincendio come armi contundenti lanciandoli contro le forze dell'ordine e hanno usato i vetri delle finestre rotte come armi da taglio. La reazione violenta degli ospiti del centro si è scatenata dopo che avevano tentato la fuga ed erano stati fermati da agenti e militari.I quattordici immigrati hanno ferito un carabiniere e un poliziotto, devastato la struttura, distruggendo l'impianto di videosorveglianza, allagato alcune stanze con le lance antincendio, danneggiato gli armadi del materiale di vestiario della Protezione Civile, computer e altro materiale informatico negli uffici di polizia.

martedì 21 agosto 2012

Quando lo stato non c'è... per gli italiani

Un commento: "Perfettamente d'accordo con carpa1: e' il risultato di tanto lassismo da parte delle istituzioni. Quando a finire all'ospedale o al cimitero e' chi subisce una rapina tutto ok, magari si danno i domiciliari al nomade senza fissa dimora di turno (episodio vero). Se invece al creatore ci finisce il ladro, peggio se straniero, tolleranza zero verso chi ha osato difendersi. Gesto non giustificabile, a maggior ragione se il marocchino non c'entra niente con i furti subiti, ma ampiamente comprensibile per quanto mi riguarda... anzi, ne succedono ancora pochi di questi episodi visto lo stillicidio quotidiano di rapine e furti in casa senza la minima pieta' da parte di bestie che di fatto restano quasi sempre impunite, al contrario della vittima che, dovesse reagire, ha la CERTEZZA di passare un guaio bello grosso. Come ho detto in un altro commento, personalmente preferisco un brutto processo ad un bel funerale. Vanno cambiate le leggi: almeno in casa propria qualunque mezzo, armi comprese, atto ad evitare una rapina (e spesso salvare la pelle) DEVE essere considerato SEMPRE leggittima difesa! E' ora di favorire l'onesto e non il disonesto, altro che questo garantismo a oltranza (per i ladri intendo)!"

Chiavari, marocchino massacrato da tre italiani. Dopo aver subito diversi furti, i tre incensurati aggrediscono un marocchino. In ospedale, è gravissimo. I tre sono accusati di tentato omicidio di Luca Romano

Tre italiani incensurati indagati per il tentato omicidio di un marocchino, massacrato due notte fa a Cicagna, nell'entroterra. I tre, esasperati da una serie di furti subiti - secondo quanto dicono i carabinieri - hanno aggredito un marocchino, con un bastone e un cacciavite. Pestato brutalmente dagli italiani, tutti e tre residenti a Cicagna, di 52, 26 e 58 anni, la vittima dell'aggressione si trova ancora in ospedale. È in condizioni gravissimi. I tre uomini avrebbero già confessato la loro colpevolezza. Gli abitanti del paese non colpevolizzano del tutto gli indagati. "Nonostante i carabinieri facciano tutto il possibile - ha detto una vicina di casa di uno dei tre - qui i furti nelle case si moltiplicano. E non si può vivere così, con la paura addosso che ti portino via quel poco che hai". E un altro abitante di Cicagna parla di un episodio che non "razzismo né intolleranza", ma piuttosto "esasperazione".
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Poi però, succede anche questo, questo e questo e intanto, ci viene detto che i reati (furti, scippi, violenze sessuali, ecc, ecc) sono raddoppiati da un anno a questa parte. E' una coincidenza forse l'arrivo delle bestie arabe dopo la liberazione data dalle fantastiche primavere arabe?

lunedì 20 agosto 2012

Altrove si mormora che...


Troppi morti in mare, troppe polemiche in Parlamento e nel Paese. E così alla fine il governo laburista si è tranquillamente rimangiato la parola data in campagna elettorale e ha ripristinato il sistema della detenzione extraterritoriale dei profughi come meccanismo per scoraggiare i viaggi della speranza. I richiedenti asilo sbarcati in Australia illegalmente saranno di nuovo spediti in remote isole del Pacifico, Nauru e Manus Island, per un tempo indefinito, in attesa della concessione dello status di rifugiati o dell'espulsione. Le polemiche non mancano, anche perché è esattamente il sistema messo in pratica dal precedente governo, che era conservatore. In campagna elettorale i laburisti avevano usato l'argomento per attaccare i conservatori e avevano promesso, in caso di vittoria, di revocare il provvedimento. Arrivati al potere, i laburisti hanno effettivamente annullato la detenzione nelle lontane isole. Ma, ripreso il flusso dei barconi, e con esso le morti di immigrati, hanno fatto marcia indietro. In più lanceranno degli spot su Youtube in cui si mostrano le isole sperdute con lo slogan «Arrivare illegalmente in Australia? Non è un vantaggio».

Scatti scozzesi...

... continuo a scaricare e sistemare le foto per poi portarle tutte nella mia gallery decente, ecco qua qualche altro scatto in giro per la scozia. Un avviso, alcune sono molto chiare e sembrano modificate perchè abbiamo usato la tablet. E con la tablet, bisogna prendere quel che viene fuori.

Tornano i barconi...

Sui benefici dell'immigrazione, sulla "loro" cultura e sulla "loro" barbarie; qui e anche qui. Senza guardare troppo altrove ad esempio in egitto nel dopo Mubarak. E nel frattempo, orde di tunisini (e in tunisia non c'è nessuna guerra in atto... anzi, ora vige addirittura la democrazia), arrivano in italia... e i lampedusani, tacciono... sarà perchè il premier non è più il berlusca?


Ricominciano gli sbarchi di massa a Lampedusa. Solo ieri so­no giunti sull'iso­la oltre 400 clande­stini, nella mag­gioranza, se non tutti, tunisini. Ripresi gli sbarchi a LampedusaAn­che se parlare di sbarchi non è cor­retto, perché si tratta di accompa­gnamenti, di pre­sa in consegna dei clandestini - detti «migranti» secon­do il pi­agnisteo po­liticamente corret­to - in alto mare e loro traghetta­mento sulla terra­ferma. E non sia­mo di fronte al soc­corso umanitario - mare in burra­sca, carrette del mare lì lì per sfa­sciarsi, condizio­ni disumane oltre a mancanza d'ac­qua e di cibo - sul quale non si discu­te. Ma proprio di una procedura di benvenuto. I due natanti sul quale erano imbarcati i 400 tunisini so­no motopescherecci in buono sta­to, l'uno di 16 e l'altro di 12 metri. Il mare era mosso, ma di quel mo­to ondoso ben sopportato anche dai bagnanti in pattino. E nessu­no dei «migranti» dava segno di di­sidratazione o inedia. Entrambi i pescherecci sono stati avvistati dal servizio di pattugliamento, un aereo islandese in missione per conto della Frontex (l’agen­zia europea per il coordinamento del pattugliamento delle frontie­re esterne aeree, marittime e ter­restri degli Stati dell'Unione) e un elicottero della nostra Marina mi­litare.

Segnalate le due imbarca­zioni con prua su Lampedusa, al­la prima le è andata incontro una squadra composta da una moto­vedetta della Guardia di Finanza, una nave della Marina militare e tre motovedette della Capitane­ria di Porto assistite da due elicot­teri. Alla seconda una flotta com­posta da due navi della Marina e due motovedette della Guardia costiera, ovviamente assistite da un elicottero. In totale, sette unità navali e tre aeree (figuriamoci i co­sti). Neanche si fosse dovuto an­dare in soccorso dei naufraghi del Titanic. In ogni modo, i clan­destini, tutti in buona salute (la traversata dalla costa tunisina a Lampedusa è di cento e sessanta chilometri per cui anche andan­do a 15 nodi in sei-sette ore si è a destinazione) sono stati trasbor­dati dai pescherecci alle unità na­vali che li hanno felicemente e confortevolmente condotti alla meta.

Questo per dire che grazie a ciò che Roberto Maroni giustamente definisce «buonismo peloso» (ci torneremo subito) praticato in specie da questo governo che van­ta addirittura un Ministero per l'Integrazione all'insegna «del­l’Avanti c'è posto», si è come ste­so u­n tappeto rosso tra i centri nor­dafricani di smistamento dei clan­destini e le coste della madrepa­tria. Che così sono diventate le preferite, scalzando quelle spa­gnole da quando Louis Rodri­guez Zapatero ebbe l'idea di bloc­care l'immigrazione clandestina armi alla mano. Nessuno vuole che si giunga a tanto, per carità. Neanche pensarci. Però, qualco­sa si deve pur fare per scrollarci di dosso l'etichetta di Paese-Bengo­di del Clandestino. Ad esempio procedendo al rimpatrio imme­diato quando sussista la certezza che i «migranti» siano tali e non perseguitati politici con diritto d'asilo (categoria alla quale il «buonismo peloso» vorrebbe far comprendere chiunque metta piede- clandestinamente- in Ita­lia). E qui torniamo a Roberto Ma­roni. Riferendosi ai 400 e passa sbarcati ieri l'ex ministro ha man­dato a dire: «Vengono dalla Tuni­sia, non sono profughi ma clande­stini e possono essere rimpatriati subito in base all'accordo da me fatto un anno fa. Ministro Cancel­lieri, coraggio, non si faccia frega­re dal buonismo peloso di qual­che suo collega di governo». Paro­le sante.

Milano, arena civica


MILANO - Sono terminate domenica mattina poco dopo le 10, all'Arena Civica, le celebrazioni per la festa di chiusura del Ramadan, il mese sacro per i fedeli musulmani. E' la prima volta che la maggior parte delle comunità milanesi islamiche festeggiano insieme questa ricorrenza. La festa è stata organizzata dal Caim, il Coordinamento delle associazioni islamiche milanesi. Quasi diecimila persone di molte nazionalità diverse (egiziani, somali, bengalesi, tunisini, marocchini) erano presenti all'Arenacivica. L'afflusso dei fedeli, arrivati in gran parte con i mezzi pubblici, è stato regolato da un servizio d'ordine presente ai semafori, agli incroci e fuori dalle stazioni della metropolitana. Un'area all'interno dell'Arena era dedicata a donne e bambini.

I DISCORSI - Prima dell'inizio della preghiera, guidata dall'Imam Abdelfattah Mourou, gli organizzatori e l'assessore Cristina Tajani hanno parlato al pubblico. Toni distesi sulla polemica dei giorni scorsi per l'assenza del sndaco Giuliano Pisapia, definita come uno sgarbo dal Abdelhamid Shaari, presidente dell'Itsituto culturale islamico di viale Jenner. Il rappresentanti del Caim hanno accolto la Tajani che ha detto «in questo momento rappresento il sindaco di Milano fuori da ogni polemica», ma poi hanno rilanciato, invitando il sindaco alla prossima festa del sacrificio, che si terrà il 26 ottobre. L'assessore Tajani ha poi sottolineato che «Il mese del Ramadan è anche il mese della solidarietà e dell’attenzione verso chi ha più bisogno. Questa attenzione è ancor più necessaria in un momento di crisi economica in cui molti nostri concittadini soffrono le conseguenze della perdita del lavoro. È verso queste persone, spesso giovani, che deve andare la solidarietà concreta delle istituzioni, civili e religiose».

IL SALUTO DI SCOLA - Non è stato invece neppure citato il saluto mandato alla comunità musulmana dall'arcivescovo di Milano Angelo Scola, sebbene il rappresentante della diocesi Don Giampiero Alberti avesse esortato a farlo. «Ho consegnato il messaggio e Davide Piccardo (il portavoce del Caim) lo ha messo in tasca - ha spiegato don Alberti - Mi sembra che avrebbe potuto essere citato. Mi dispiace che si sia persa un'occasione per mostrare tanti anni di collaborazione». Poco dopo Piccardo ha ribattuto che «abbiamo ricevuto tanti messaggi ma a questa celebrazione abbiamo invitato solo le istituzioni». Più tardi anche don Alberti ha smorzato la polemica: «Forse si è trattato di un disguido perchè alla fine, al momento dei saluti, hanno ricordato anche il messaggio del cardinale» ha detto il responsabile per il dialogo interreligioso della diocesi di Milano: «Da quindici anni lavoriamo con tutte le comunità islamiche e abbiamo ottenuto buoni risultati. Anche nei giorni scorsi abbiamo visitato le varie comunità e abbiamo consegnato il saluto del cardinale. Oggi forse c'è stato un disguido ma tutto si è risolto perchè alla fine è stato citato. Tra l'altro è stato fatto anche un discorso importante di apertura dell'Islam»

LA REPLICA - Nel pomeriggio la precisazione di Davide Piccardo: «Il messaggio dell'arcivescovo di Milano Angelo Scola è stato apprezzato e l'Imam lo ha citato. Non c'è nessuna ostilità con la Curia e anzi spero che chi ha sollevato la polemica possa ravvedersi» ha detto il coordinatore del Caim. «Il nostro Imam ha fatto un riferimento al messaggio del cardinale. Quando si porta un messaggio - precisa Piccardo - non si può decidere anche su come deve trasmesso. Per la nostra comunità oggi è stata una giornata storica, quasi 20mila persone, una grande unità nella diversità con tutte le comunità: un giorno di festa e di grandissima partecipazione».

Alessandra Coppola

domenica 19 agosto 2012

Pff, a casa

Vogliamo parlare dell'assoluta inefficienza degli aereoporti italiani? Quello di malpensa semideserto e quello di fiumicino che non ci restituiva due valigie in croce? Vogliamo parlare dell'aereo alitalia vecchio, sporco e che puzzava di piscio e sudore? No, meglio di no. L'impatto col caldo appiccicaticcio è stato terrificante e alquanto triste perchè, si, a Glasgow pioveva fitto fitto ma c'erano almeno una ventina di gradi e si stava davvero una meraviglia. Col piumino leggero e la maglietta a maniche corte sotto. Nel frattempo, sto cercando di scaricare un migliaio di foto... e non so quanto ancora mi ci vorrà. Poi, ovviamente passerò alla selezione. Impressioni? La scozia è stupenda. Molto diversa dall'irlanda. Molto più selvaggia, cruda, verde e frastagliata. La guida ci diceva che ci sono più animali che persone in tutta la scozia... Si, è stato un tour de force, è vero... ma ne è valsa la pena. Da edimburgo ad aberdeen, le highlands, lochness, lochlomond, l'isola di skye... glasgow... le storie di fantasmi e di clan, i kilt, i tartan... il whiskey scozzese, le cornamuse. Si, si... e gli scozzesi che hanno quasi tutti gli avambracci tatuati e non si sa perchè.

Piccola chicca per la mia amica Nessie, questa campana rappresenta il male assoluto, ovvero, lo yacht reale Britannia.


Poi, al castello di Edimburgo, ti capita di partecipare senza invito ad un vero matrimonio scozzese...


... poi ancora, capiti davanti al pub dello zio della Rowling e ti dicono che lì sono nati i primi due capitoli della saga quando lei era povera e non poteva pagarsi il riscaldamento e allora andava a scrivere lì.


E degli animaletti, ne vogliamo parlare? Gran quantità di leprotti (bisestili) in giro quasi dappertutto...


Anatre sul Loch Lomond


E nei castelli, ti capita di incontrare uno scozzese che suona la sua cornamusa...


E Jake, che per il 15 di agosto si veste in maniera tradizionale...


Per le strade di Glasgow...


...  e per Nico, il pensatore di Rodin


Ps: non ho capito perchè le foto si vedono mosse se invece ci si clicca su, si vedono perfettamente...