mercoledì 25 marzo 2009

Idioti e terrorismo islamico

Bon ton a Washington Il terrorista diventa una “calamità umana”. Follia alla Casa Bianca

L’ultima incursione nel fertilissimo campo della correttezza politica viene dal ministro (meglio ministra, per essere in linea con il tema) Janet Napolitano. Scordatevi il vecchio, e così “era Bush”, termine di “terrorismo”. Nel galateo del ministero della Sicurezza Nazionale sotto Obama quando una bomba farà saltare un night club a Baltimora o ad Amsterdam, o un aereo dirottato da islamofascisti butterà giù la Madonnina di Milano o la Torre di Pisa, si dovrà chiamarlo un “man-caused disaster”, cioè una “calamità provocata dall’uomo”. Non è uno scherzo e quindi dobbiamo prenderlo sul serio tutti noi, perché può voler dire che l’America sta tornando a quell’atteggiamento mentale pre-11 settembre, clintoniano, quando il pericolo di Al Qaeda veniva derubricato a quello di un'associazione di criminali, quasi fosse la banda Bassotti. Speriamo di no. In un’intervista alla rivista tedesca Spiegel, quando è stato chiesto alla Napolitano il motivo della rimozione del termine “terrorismo” dai suoi discorsi, la Napolitano ha risposto: «Penso che ci sia sempre il rischio di attacchi. Nei miei discorsi tuttavia non uso la parola “terrorismo” ma cito disastri “causati dall’uomo”. Questa è forse solo una sfumatura, ma dimostra che noi vogliamo prendere le distanze dalla politica della paura e muoverci verso una politica che ci prepari per tutti i rischi che possono capitare». Prossimo passo? Evitare che l’FBI parli di “serial killer”, utilizzando un’espressione più aperta, per esempio “afflizioni causate dall’uomo”, per non diffondere generalizzata paura contro assassini o violentatori abituali. Nel mondo normale chiamare le cose pericolose con il loro nome è il primo passo per capirle, farle capire, e rispondere adeguatamente. Ma nel mondo di Obama è più importante camminare sulle uova, per non ferire nessuna sensibilità, sia pure quella dei terroristi o dei criminali. I liberal non sono mai sazi nell’esercitare aberrazioni lessical-mentali. Per anni, quando l’islamico estremista Al Zarkawi tagliava le teste agli ostaggi, la sinistra global e i Democratici Usa si erano accontentati di tagliare l’aggettivo "islamico" davanti al sostantivo "terrorismo". Ma ora è tempo di "cambiamento", e si assiste al salto di qualità. Poiché nella mente della gente normale anni e anni di terrorismo ad opera di musulmani hanno finito per associare il concetto di terrorista a quello di islamico, è tempo di cancellare anche il nome "terrorista". L’addetto stampa di Obama, Robert Gibbs, ha spiegato che il presidente sta usando «differenti parole e frasi invece di guerra al terrorismo allo scopo di marcare la volontà di raggiungere molte parti moderate del mondo che noi crediamo siano importanti nella battaglia contro gli estremisti». La correttezza politica dà alla testa e genera una politica scorretta: confondendo i terroristi con i moderati, Obama aumenta il pregiudizio contro i musulmani, come ha commentato il giornalista Ronald Kessler. Il fatto è che i trascorsi da leguleio ad Harvard stanno facendo di Obama un dicitore così sottile che finirà per creare un dizionario della politica corretta che imbarazza i contemporanei. Un giorno dopo il giuramento ha firmato il famoso ordine di chiusura del carcere, ma tre mesi dopo Guantanamo è ancora pieno di "nemici combattenti" (definizione di Bush), visto che Obama sa che ci sono tanti elementi veramente pericolosi che non possono essere liberati. Finora, incrociamo le dita, gli atti concreti di Obama sul tema della lotta "ai disastri causati dall’uomo", commessi da "individui catturati in connessione con conflitti armati" non hanno ancora mostrato sostanziali cambi di direzione. Che inventi altre divertenti perifrasi, ma continui a usare tutto l’armamentario di Bush che ha tenuto l’America sicura da 8 anni.

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