martedì 31 dicembre 2019

Auguri!


Buon 2020 a tutti voi!

lunedì 23 dicembre 2019

Auguri!

Buon Natale a tutti Voi!

venerdì 20 dicembre 2019

Sardine


lunedì 16 dicembre 2019

Orwell, la sinistra a le sardine

Il movimento dei pesci in mano e la deriva orwelliana della sinistra italiana di Roberto Vallepiano

Guardo alla pochezza della Sinistra Sardina, osservo i loro capetti: figli del benesseree e del privilegio dall'espressione ridanciana e non molto acuta, e ripenso a un passo del ibro 1984 di George Orwell: “Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento (il che, talvolta, pure accadeva), questo scontento non aveva sbocchi perché, privi com’erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie. Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più grandi“.

Leggo che uno dei punti focali del programma delle Sardine recita: "Pretendiamo che la violenza venga esclusa dai toni della politica in ogni sua forma. La violenza verbale venga equiparata a quella fisica".

Questa frase, incresciosa dal punto di vista logico e pericolosissima da quello politico, pare ripresa pari pari dal "Ministero dell'Amore".

Nell'universo concentrazionario immaginato da Orwell in 1984, il Ministero dell'Amore si occupava di reprimere, mediante un vasto apparato di lavaggio del cervello ogni sintomo di dissenso contro la società e contro il Partito di Governo. Il suo nome è volutamente paradossale e rientra nella logica del bispensiero. E' il Ministero che controlla la psicopolizia. La verità è che tutto ciò che dagli anni '70 in poi è stato lo spauracchio della sinistra e dei movimenti: il perbenismo, il moralismo, il bigottismo, le pruderie ridicole e affettate nei confronti del torpiloquio, quell'atteggiamento spocchioso di rigida e ipocrita difesa della morale, oggi diviene rappresentazione plastica della sinistra stessa.
Delle sue ossessioni pedagogiche e dei suoi tic rivelatori.

Gli stessi che un tempo deridevano in modo dissacrante gli inamidati dirigenti della Democrazia Cristiana, oggi si sono trasformati a pieno titolo negli alfieri del Semanticamente Corretto. Oggi si censura bollando con l'etichetta di "populismo" e di "odio" tutto ciò che non piace alla sinistra da salotto: i cori da stadio, gli status di facebook, i sacrosanti insulti ai politicanti. Con un fanatismo da Santa Inquisizione si indignano e si lagnano per qualsiasi cosa provenga dai ceti popolari e danno dell'analfabeta funzionale a chiunque si opponga alle loro sconclusionate narrazioni.

Al fianco dell'oscurantismo cool e progressista, il gregge belante delle sardine e come di consueto la schiera servile dei "giornalisti da riporto", sempre così pacati e scodinzolanti davanti ai propri padroni, sempre così arroganti nei confronti della gente comune. Ecco chi sono quelli che oggi dai loro giornali e tv celebrano le "Sardine". Pennivendoli falliti che ci raccontano tutto e il contrario di tutto, tanto la coerenza è un optional e l'opportunismo una vocazione. Dalla Yugoslavia alla Libia, dalla Siria al Venezuela, negli ultimi venti anni hanno dimostrato di non capire un cazzo di ciò che stava accadendo, ma oggi scrivono libri per spiegarci come va il mondo.

L’intellighenzia di sinistra, sempre pronta a guardare tutti dall'alto in basso, con i loro occhialetti rotondi, le loro ignobili maglie a collo alto, le loro orribili giacche di tweed e sopratutto i loro insopportabili sorrisetti di colta superiorità.

venerdì 13 dicembre 2019

Boris Johnson e gli inglesi analfabeti

Come era? Gli inglesi, non vogliono la brexit? E, secondo il fine e pacato Lord Caprarica, ha votato Johnson la parte più arretrata dell’Inghilterra. Eh, questi luridi analfabeti, sono la rovina degli Stati...

Purtroppo, noi non possiamo votare, per ora ma, la goduria di vedere smantellate le terroristiche tesi dei media, è grande. 

giovedì 12 dicembre 2019

Su ilva e mes

Intanto è stato spento l'altoforno 2 dell'impianto siderurgico di Taranto. 3500 operai in cassa integrazione e mestamente l'impianto si avvia a chiusura. Hanno fatto passare la buriana e l'operazione Morgenthau di completa deindustrializzazione dell'Italia sta andando in porto nel silenzio generale.

E questo, così, giusto per ricordarlo...

mercoledì 11 dicembre 2019

Dialogo [sur]reale

Un paese sull’orlo del precipizio, senza ritorno o speranza...

-Allora, facciamo il punto della situazione: con l'industria automobilistica come stanno messi?

-Tutto sistemato, abbiamo chiuso da tempo quasi tutti gli stabilimenti con la scusa delle delocalizzazione. Quelli residui sono un'appendice di quello ormai trasferito definitivamente in America, ma non è che siano floridi. Presto chiuderanno per mancanza strategica di commesse.

-Bene. Industria siderurgica?

-Li abbiamo mandati sul lastrico piano piano. Il colpo da maestro è stato lo stabilimento Ilva. Chiuso lui se ne va anche tutto il suo indotto.

-Ok, bravi. Con il settore agroalimentare siamo a buon punto?

-Assolutamente sì. Abbiamo abbattuto il settore di punta che riguardava l'industria olearia e quella casearia. La prima con un ulteriore ingresso di 25 milioni di litri di olio estero e la seconda con la caseina e il latte proveniente obbligatoriamente dai paesi del'Est. Farei notare anche la criminalizzazione dei prodotti alimentari italiani etichettati anche di recente come nocivi per la salute.

-Ottimo. Passiamo alla compagnia aerea di bandiera. Sempre peggio come previsto?

-Certo. E adesso che la decisione è in mano nostra per decidere se consentire di erogare aiuti di stato o no, direi che possono mettere una pietra sopra anche sull'Alitalia.

-Benone. Che altro....Ah! Il settore manifatturiero?

-Beh, quello ormai è quasi tutto in mano a Francia, Cina e Paesi Arabi. Resiste il calzaturiero, ma con la Cina che ci aiuta presto diventerà un settore dipendente dai cinesi. Il 58% dell'indotto satellite è già in mano loro.

-Capolavoro! Eeee...dimmi, il settore cantieristico navale?

-Lì abbiamo dei problemucci, perchè l'Italia è leader globale in questo settore. Tuttavia stiamo lavorando per far entrare la Cina attraverso una diminuzione vergognosa della tassazione per i profitti derivanti dai capitali cinesi investiti in Italia.

-Bene, bene.

-L'aspetto immobiliare? I pignoramenti avanzano?

-Ci stiamo lavorando. Presto dovranno allinearsi e con tutte le tasse che aumenteremo capiranno che la proprietà di una casa è un lusso che non possono più permettersi. Quanto alle nuove generazioni, quelle una casa non se la potranno mai comprare...

-Con il turismo invece? Dammi buone notizie ti prego, che quella è una nota dolente che proprio non riusciamo a digerire. Pensare a quella miniera d'oro di Arte in mano a degli analfabeti funzionali...

-Sì ma, non dovremmo preoccuparci più di tanto. I loro politici ci pensano da soli a mandare tutto alla malora. Non si rendono nemmeno conto che ci potrebbero vivere di rendita, anzi, ci investono sempre meno fondi, tranquillo.

-Insomma, fatti due calcoli, quanto potrà resistere ancora prima che getti la spugna e si venga a inginocchiare al nostro sportello?

-E' difficile da prevedere. Vedi, gli Italiani nella classifica dell'analfabetismo funzionale saranno pure ai primi posti, ma quella valutazione non comprendeva il genio e la creatività. E' lì che nessuno riesce a superarli...

-Uhmmmm...E se incrementassimo i fondi per l'Erasmus?

L'Erasmus è sufficientemente massificante mi pare. E' meglio che i loro giovani vengano a lavorare per noi prima che si rendano conto della nostra strategia.

Dalla bacheca di Luigi Mattioli

martedì 3 dicembre 2019

Sul Mes

Alberto Bagnai


lunedì 2 dicembre 2019

Di Marcello Veneziani


Ma chi è il nemico principale della sinistra? Voi direte Salvini o il centauro Salvini-Meloni. Ma vi sbagliate. E andando a ritroso avreste risposto Berlusconi, o prima ancora Craxi, Fanfani o Almirante.

Ma anche in quei casi sareste stati approssimativi, avendo ragione sul piano superficiale e contingente. Il vero nemico storico, ontologico, assoluto della sinistra è la realtà. E questo spiega gli appelli infruttuosi che lanciano i suoi leader e i suoi chierici a ritrovare il rapporto con la gente, a rifarsi un’anima, un popolo e una passione sociale, o viceversa a spiegare, senza mai spiegarselo, come mai avviene il travaso di consensi in territori e quartieri proletari, da sinistra ai sovranisti.
La sinistra è contro la realtà. Rifiuta la realtà, la natura, l’esperienza, il senso comune e il sentire popolare. Qualche giorno fa in tv, Corrado Augias ha detto un’apparente sciocchezza. Ha detto che essere di destra è molto più facile che essere di sinistra. Di primo acchito sobbalzerete: sapete bene, e io lo so benissimo per esperienza diretta, quanto è difficile essere di destra anche quando la destra è maggioritaria. Perché c’è una sottile riprovazione, se non una palese intimidazione e censura verso chi è di destra; hai la vita difficile nel lavoro, hai difficoltà a esprimere le tue opinioni, si configurano perfino reati se dici cosa pensi e traducono in fobia ogni amore verso la famiglia, la patria, la tradizione, la civiltà, la religione. Altro che facile.
Però Augias voleva dire forse qualcos’altro. Essere di sinistra è più difficile perché vai controsenso cioè contro il corso naturale della realtà.

Oggi la sinistra più sofisticata adotta una visione correttiva della realtà che viene chiamata non a caso politically correct, e che avversa la natura, l’esperienza, la storia, la tradizione, il senso comune, nel nome di un moralismo ideologico e lessicale che produce da un verso ipocrisia e dall’altro intolleranza. Ipocrisia perché non puoi chiamare le cose col loro nome, non puoi indicare la realtà per quello che è e per come l’hai davvero conosciuta nell’esperienza personale e tramandata. Ma se ti ostini a farlo, se non ti adegui e non ti correggi, incorri nelle sanzioni dell’intolleranza.
La sinistra non accetta la natura, non accetta i limiti e i confini imposti dalla vita; respinge gli assetti consolidati nel tempo; disconosce o colpevolizza le molle naturali dell’umanità, da quelle economiche a quelle affettive, dalla legittima aspirazione al riconoscimento dei propri meriti e delle proprie capacità, alla motivazione personale del profitto e del miglioramento economico-sociale; dalla preferenza in amore e solidarietà verso i famigliari, gli amici, i connazionali, alla tutela delle proprie identità. Rovescia la realtà, ribalta l’ordine della carità e della vita, spezza il legame tra diritti e doveri, tra azioni e responsabilità, tra libertà e suoi limiti.
Prevale il razzismo etico in base al quale tutto ciò che proviene dalla realtà, dalla natura, dalla civiltà e della tradizione deve essere condannato e capovolto.

Da questa scelta culturale di fondo discende sul piano pratico e politico quel continuo schierarsi contro il sentire comune, contro il buon senso, gli interessi e le preoccupazioni della gente. Trascurando la richiesta di sicurezza e di identità, la paura dell’ignoto e dell’oscurità, o viceversa lo spaesamento, la perdita dei confini, la piramide capovolta dei rapporti di cittadinanza, la preferenza a tutto ciò che viene da fuori e da lontano.
Poi ogni tanto, nella terapia di gruppo si chiedono: ma dove abbiamo sbagliato, perché il popolo ci è contrario? Perché hanno dichiarato guerra alla realtà. Per carità, sempre nel nome della pace… Odiano, ma a fin di bene.

Tratto e sintetizzato da un articolo di Marcello Veneziani, Panorama n. 49 (2019)