giovedì 29 novembre 2012

Rettifiche...

Un commento: "Infatti è vero, lui non vuole privatizzare, vuole una tassa occulta. Obbligare tutti ad avere un assicurazione privata in modo da ingrassare ancora un po' banche e assicurazioni."

Poi, un salto nel blog di Nessie... in questo post. E poi, di nuovo questo post qui.


"Il diritto alla salute" e l’organizzazione pubblica dei servizi sanitari sono "requisiti irrinunciabili di convivenza civile" ma anche "garanzia effettiva dell’uguaglianza dei cittadini". Lo dice Mario Monti intervenendo al 50° anniversario della fondazione del Nucleo Antisofisticazioni (Nas) dei carabinieri presso la sede del ministero della Salute. Il premier torna sull'argomento che aveva toccato qualche giorno. Ma precisa: "Affermare la necessità di rendere il servizio sanitario pienamente sostenibile non ha nulla, proprio nulla a che vedere con la logica della privatizzazione". Poi aggiunge: "L’eccellenza sta anche nel pubblico e non sempre il privato è immune da scelte non ispirate alla competenza".

Balduzzi: su parole di Monti travisamento mediatico

Le parole sul sistema sanitario pronunciate dal premier, sono "la conferma di quello che il Presidente del Consiglio pensa e ha sempre pensato, e che solo un travisamento mediatico ha potuto mettere in dubbio". Lo ha detto il ministro della Salute, Renato Balduzzi. Quanto all’esigenza di un adeguamento del sistema sanitario nazionale rilanciata dallo stesso Monti, secondo Balduzzi è "un’esigenza implicita a ogni sistema sanitario, e che il nostro sistema persegue secondo le regole proprie di un sistema pubblico con l’integrazione di tutte le forze, comprese quelle private, che entrano dentro la logica del servizio sanitario nazionale".

Sanità, addio ticket arriva la franchigia all'1%

Il governo presenterà prima di Natale il documento che prevede una tassa sulle prestazioni sanitarie e l'eliminazione di alcune esenzioni. In pratica chi dichiara un reddito di 100 mila euro pagherà visite mediche, esami e analisi fino a un massimo di 1.000 euro. Farà fede la dichiarazione dei redditi o l'Isee "Una tempesta in un bicchier d'acqua". Il ministro della salute, Renato Balduzzi liquida così le polemiche divampate dopo le parole del premier Monti sull'allarme di una futura non sostenibilità del sistema sanitario nazionale. Non ci saranno tagli, ha chiarito al question time, semmai "riorganizzazione e ristrutturazione". E ancora: "Non ci sarà nessuna privatizzazione". "Mi preme precisare", ha detto il ministro, "che il governo attualmente crede che il Servizio Sanitario sia economicamente sostenibile attraverso operazioni di riorganizzazione e ristrutturazione che non sono tagli ai servizi, ma sono la loro ottimizzazione". Balduzzi ha sottolineato che nel caso in cui non si intervenisse "dal primo gennaio del 2014, sulla base di scelte effettuate nel 2011 dal governo Berlusconi-Tremonti, noi avremo due miliardi di nuovi ticket aggiuntivi. Personalmente penso che questo non sia sostenibile - ha osservato - sarebbe insostenibile per il sistema, insostenibile per i cittadini, insostenibile in sè in quanto incentiverebbe molti cittadini ad andare a cercare altri nuovi ticket. Alcuni farebbero fatica a pagarli e quindi verrebbe messo in discussione proprio il loro accesso al diritto alla salute, altri andrebbero a cercarsi la soddisfazione delle prestazioni altrove, nel privato, e questo finirebbe per diminuire e indebolire il servizio sanitario nazionale".

Arriva la franchigia - Cosa intende fare allora Monti? Balduzzi annuncia che entro Natale il governo produrrà un documento politico di indirizzo per orientare il cammino per il 2013 sulla riforma ticket. L'intenzione è quella di abolirlo, ma per farlo bisogna trovare un modo per incassare circa 5 miliardi di euro. E' qui che entrerebbe in gioco la francigia che dovrebbe valere l'1% del reddito o dell'Isee dei cittadini. In pratica chi guadagna 100 mila euro l'anno avrà una francigia di 1000 euro; chi dichiara 10.000 euro ne pagherà 100. Ogni prestazione sanitaria ha una tariffa e i cittadini le pagheranno tutte finchè non raggiunge la sua franchigia. A quel punto smetterà di pagare. Si stanno comunque studiando dei criteri per abbassare la franchigia di chi ha malattie costose, come il cancro. Per altre patologie, invece, l'esenzione potrebbe sparire.

Meglio tacere...


Prima c'erano i bamboccioni, poi i choosy. Adesso tocca ai viziatelli. Volano epiteti e insulti. In prima linea, sempre e comunque, il ministro del Welfare Elsa Fornero che, oltre a non soffrire i giornalisti e, più in generale, gli organi di stampa, se la prende ogni due per tre con i giovani. Non a caso, dai liceali agli universitari, quando riempiono le piazze per protestare contro il governo Monti, il bersaglio numero uno è la titolare del Lavoro.

"Ci sono anche figli un po' viziatelli, troppo abituati a cercare vie dorate, ma sono anche quelli che quando vanno a cercare un lavoro, trovano solo pezzi e bocconi di lavoro", ha detto ieri la Fornero intervenendo alla presentazione del libro Contro i papà di Antonio Polito. All'inizio dell'incarico al ministero del Welfare, la Fornero si era buttata nella riforma del mercato del lavoro e aveva intrapreso una sacrosanta crociata contro l'articolo 18 e contro l'immobilismo voluto, per decenni, dai sindacati e dalla sinistra radicale. Già le celebri frasi "il posto fisso non è un diritto" e "il posto fisso è una pura illusione", ampiamente sostenute dal premier Mario Monti, hanno aperto un lungo contenzioso tra la Fornero e i giovani. "Chi sono oggi i precari?", si è chiesta ieri la Fornero per poi darsi, a stretto giro, una risposta: "Magari sono anche questi figli di papà che hanno preso pezzi e bocconi del mercato del lavoro". Il ministro ha, tuttavia, lanciato un avvertimento affinché i media e l'opinione pubblica non generalizzino dal momento che i giovani sono diversi e "non si può parlare di loro come un tutt'uno". "Se c'è una cosa rispetto alla quale credo di non avere problemi con la mia coscienza - ha concluso il ministro del Welfare - è il lavoro fatto per contrastare il precariato".

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Sottolineo: "La Fornero contro i precari: "Viziatelli troppo abituati a cercare vie dorate". Come la figliola con ben due posti fissi e con l'aiuto di mammà?

mercoledì 28 novembre 2012

Ancora sulla sanità insostenibile e non solo...


(Non vi sarà sfuggito, vero? L'hidalgo de la Sierra, proprio lui, il valvassino poco a suo agio con l' aritmetica e con la dinamica del debito, ha avanzato ieri l'idea che il servizio sanitario nazionale potrebbe non essere sostenibile, e che, caso strano, potrebbero occorrere capitali privati, e in particolare, indovinate un po'... investimenti esteri, da generare attraverso investimenti in ricerca. Un discorso sconclusionato del quale si capiva benissimo dove volesse andare a parare, tant'è che perfino la 'zdora, nel solito macabro giochino delle parti, si è adontata: "Io sul tema di tenere un sistema universalistico nella sanità non mollo"... Ecco, brava, non mollare... Soprattutto, che la manica rimboccata non cali, non sia mai! La tua immagine di leader pragmatico ne riceverebbe un colpo immedicabile. E del resto, fra un po' ti toccherà far la spesa con la carriola, utensile che, notoriamente, mal si sposa coi gemelli da polso...

Segue naturalmente smentita di Balduzzi: " Abbiamo scherzato".

Due considerazioni.

La prima è che, come ho cercato di far capire a "L'Ultima Parola" - ma forse sono stato poco efficace - questo tipo di gaffes, come quelle della Fornero, non sono manifestazione di spocchia o ingenuità comunicative, oh no no no, tutt'altro, tutt'altrissimo! Sono invece ben precise, scientifiche, strategie comunicative mirate. Si comincia a far entrare nella testa della gente l'idea che si vuole far attecchire, col principio della vaccinazione. C'è la prima dose, che magari fa venire una piccola reazione allergica - la 'zdora si adonta - poi ce ne sarà una seconda, una terza, magari aiutate da un piccolo innalzamento dello spread... E la pillola va giù... ma a pagamento!

La seconda è che questo è l'ennesimo quod erat demonstrandum. Il valvassino vuole vendere il nostro paese pezzo per pezzo. E la sanità privatizzata offre ghiotte opportunità per i capitali esteri. Lui dice che sarebbero attirati, questi capitali, dalle nostre politiche di ricerca e di sviluppo - sottinteso: se faremo i bravi, se faremo le politiche giuste, saremo premiati... dalla vendita delle nostre aziende! Andate a dire a un imprenditore che se fa un brevetto deve vendere la sua azienda! Geniale, nemmeno il pezzo di Totò davanti alla fontana di Trevi raggiunge questa comicità. Il problema è un altro. Il problema è che all'estero la nostra sanità pubblica interessa perché molta ricerca, noi, l'abbiamo già fatta, e il nostro sistema non è così disastrato e insostenibile come il Governo vuole far credere. Anzi. Ci sono note eccellenze mondiali, strutture che funzionano, e che possono, se privatizzate, fare bei profitti, da rimpatriare all'estero aggravando la voce "redditi netti" delle partite correnti. Siccome qualcuno che non ci crede in giro si trova, qualcuno che pensa che la nostra sanità sia da tagliare, da amputare in toto, per consentirvi una valutazione spassionata ed informata riposto qui un utilissimo lavoro di Stefania Gabriele. La ringrazio per avermi dato questa opportunità. Alcuni di voi lo conosceranno, perché è stato pubblicato in Oltre l'austerità. Ho pensato che un ripasso non fosse inutile. Enjoy irresponsibly!)

Ultime dal cielo...


Mentre un tornado s'invortica sull' ILVA di Taranto, abbattendone le ciminiere proprio nel giorno in cui il governo si appresta a decidere il futuro del cancrificio della famiglia Riva, segno di un destino beffardo o piuttosto del fatto che gli strumenti di controllo climatico hanno ormai raggiunto una perfezione in grado di stupire anche il "complottista" più consumato, l'Italia intera continua a girare in tondo, senza trovare una sola coordinata alla quale potersi aggrappare... I dati oggettivi provenienti dalle più svariate fonti, seppur edulcorati nel nome del politicamente corretto, raccontano un paese che sta crollando su sé stesso, vittima di una demolizione controllata messa in atto con cura certosina. Crollano i redditi delle famiglie, crollano i consumi, crollano i posti di lavoro, crollano le imprese, crolla la qualità e la quantità dei servizi pubblici, crollano le prospettive occupazionali e la capcità di arrivare a fine mese attraverso qualche alchimia, crolla la fiducia nel futuro e perfino il convincimento che sia possibile averlo, un futuro. I banchieri golpisti diretti dall'usuraio Mario Monti continuano a dispensare le riforme necessarie per la demolizione controllata, mentre i camerieri politici, recentemente degradati al ruolo d'impiegati le "firmano" senza proferire parola.

Dopo avere eliminato il "fardello" delle pensioni, creando il dramma degli esodati e quello ben più grande di tutti coloro che pur pagando i contributi una pensione non la vedranno mai, lo stesso Monti sembra intenzionato a volgere la sua attenzione verso il sistema sanitario, da lui giudicato economicamente insostenibile per le casse dello stato. Quello stesso stato che senza porsi alcun problema dissipa miliardi per la guerra e per le grandi opere di "mafia" ( gli F35 ed il TAV sono solo due esempi), ma nonostante una pressione fiscale fra le più alte al mondo sembra aver deciso che per garantire la sopravvivenza dei cittadini non c'é più una lira (o meglio un euro), ragione per cui é giunta l'ora che inizino ad arrangiarsi in qualche modo. Smantellate le pensioni e smantellata la sanità pubblica, tramite cessione ai privati, in un paese dove non c'é lavoro e quel poco esistente diminuisce quotidianamente, le prospettive attraverso le quali "arrangiarsi" non sembrano poi molte e il ventaglio delle scelte finisce per ridursi a quella di mettersi un cappio al collo volontariamente o lasciare che l'inedia e le malattie lo facciano per te.

Ma mentre i tornadi imperversano, scuotendo il paese fin nelle fondamenta, il popolo italiano sembra non accorgersi di nulla e continua ad eseguire pedissequamente tutto ciò che gli viene ordinato dalla TV. S'infervora dinanzi alle campagne elettorali dei camerieri degradati, che quando torneranno in parlamento non avranno alcuna voce in capitolo, così come non ne hanno oggi. Corre a milioni alle urne per regalare due euro ad una pletora di buffoni senza arte nè parte. E soprattutto si recherà a votare in primavera una delle congreghe di faccendieri che lavorano per Mario Monti e una volta insediatasi nel consiglio di amministrazione della "banca Italia" di euro ne pretenderà molti ma molti di più, fintanto che il cappio non sarà ben chiuso e la persona deprivata di ogni avere potrà venire smaltita in quanto rappresenta un peso "insostenibile" per la società. In fila per tre, dai qua i due euro, cosa vuoi, Legacoop Bersani, liberista Renzi, reduce della sinistra Vendola, faccia pulita ambientalista Puppato o democristiano pentito Tabacci? Spicciati che il tempo é denaro e tanto si tratta di attori che non valgono un cazzo, vincerà Bersani e la commedia é venuta pure male. Avanti i prossimi, in fila per tre, due euro qui e muovete quelle ginocchia che fra pochi giorni inizia la sceneggiata del PDL e si ricomincia daccapo.

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E mentre succede tutto questo, complottisti o no, il signor Johannes Jooste dice che: "Le prossime elezioni politiche rappresentano un "rischio potenziale" per l'Italia, con i mercati finanziari che sarebbero rassicurati dalla conferma di Mario Monti alla presidenza del Consiglio." E la rai, (esattamente su rai uno) tv di stato pagata coi nostri soldi, in prima serata trasmette un faccia a faccia di ben 105 minuti di becera propaganda stalinista... delle primarie fuffa del pd. Intanto, la strada verso il baratro è corta e dritta e siamo arrivati. Ah, si, inoltre, qualche notizia in più sull' ILVA e sulla famiglia fondatrice. Ancora una notizia, per la sanità non ci sono soldi... ma per le (nuove e ulteriori probabili) missioni all'estero, si?

martedì 27 novembre 2012

Magistratura italica


Gli arresti domiciliari disposti per Alessandro Sallusti continuano ad alimentare polemiche: ora a lamentarsene publicamente c'è anche l'intero Foro milanese, sia dalla parte della Procura che della Camera Penale, che vedono nel provvedimento con il quale al direttore del Giornale è risparmiato il carcere un "trattamento speciale". I pm della Palazzo di Giustizia, che si sono visti imporre una scelta straordinaria del Procuratore Capo Edmondo Bruti Liberati, sono pronti a inviare ai giudici della sorveglianza centinaia di fascicoli relativi a condannati che avrebbero diritto ai domiciliari come Sallusti, ma per i quali non è stata fatto valere dal Procuratore Capo lo stesso metro di giudizio. Insoddisfatti per la stessa ragione sono anche gli avvocati, che vorrebbero che con altrettanta semplicità pene alternative alla detenzione in progione vengano concesse a imputati o condannati meno rinomati di Sallusti. La sostanza è che a pm ed avvocati la decisione di Liberati non sta bene: vogliono Sallusti in carcere.

Malumori in Procura - Tra gli scontenti ci sono Chiara De Iorio, pm titolare del fascicolo Sallusti, e i suoi colleghi dell'ufficio esecuzione. Il malumore viene dalla decisione di Bruti Liberati, dopo che erano scaduti i termini di sospensione della carcerazione senza che i legali del direttore del Giornale presentassero domanda per scontare la pena di anno e 2 mesi con misure alternative al carcere, di far valere la cosiddetta legge "svuota-carceri". Norma che consente di concedere i domiciliari al condannato senza che lo stesso ne faccia richiesta. Per il Procuratore Capo il caso presenta i presupposti perché Sallusti ne benefici, ma la decisione è venuta senza che l'accordo della pm titolare dell'inchiesta nè dei suoi colleghi. L'intervento di Bruti Liberati, fanno sapere dagli ambienti vicini alla Procura, è il primo del suo genere, mentre decisioni dello stesso calibro non sono mai state prese per condanati con situazioni processuali simili. Per questo i pm stanno pensando di chiedere per altre centinaia di condannati i domiciliari, così da far valere la decisione del Procuratore Generale in maniera unanime per tutti.

Avvocati indispettiti - Proprio su quest'ultimo passaggio si innesta lo scontento della Camera Penale di Milano, che in una nota ufficiale sostiene che gli arresti domiciliari a Sallusti dimostrano "il binario differenziato adottato talvolta, e sempre in favore di chi ha una posizione privilegiata, in evidente contrasto con la scritta la legge è uguale per tutti". Gli avvocati milanesi non desiderano vedere il direttore in prigione, chiariscono, ma si augurano che lo stesso metro di giudizio venga utilizzato anche per gli altri casi all'attenzione della Procura milanese. "L'unico modo per togliere il sospetto di una decisione presa solo in considerazione del clamore della vicenda processuale - si legge ancora nella nota -, non può che individuarsi in una generalizzata applicazione di questa linea interpretativa".

Spending review... e clandestini


Un taglio senza motivo. E i poliziotti protestano con il loro sendacato: "Aiutateci, non ci fanno lavorare". Tagli su tutto. La spending review non ha pietà. E non distingue cosa taglia. Fra le sforbiciate una pesante si abbatterà sulla polizia di stato e sulla sezione "Catturandi" di Palermo. E' una sezione della squadra mobile specializzata nel catturae i boss mafiosi di primo piano. per intenderci è quella che ha portato in carcere Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo i due capi dei capi che hanno preceduto l'attuale Matteo Messina Denaro. A lanciare l'allarme è stato il Siap, il sindacato della polizia. Con un comunicato pungente i poliziotti ce l'hanno contro la scure dei tagli senza quartiere che si stanno abbattendo su tutta la macchina pubblica dello stato. “Questore e Dirigente della Mobile di Palermo iniziano a smantellare di fatto la catturandi. Già la mitica catturandi, squadra formata da quegli uomini sulle cui fatiche e sacrifici si sono, anche, fondate le carriere e le fortune di molti Dirigenti. Sarà un caso che lo smantellamento di questa squadra avvenga per mano del primo che non ci ha ricavato un ragno dal buco? Motivazione ufficiale? Spending review, tagli. Tagli? La crisi economica è un toccasana per le mafie che riciclano ed investono nei settori in crisi e a Roma che fanno? Tagliano i fondi alla giustizia, alla struttura voluta da Giovanni Falcone, la DIA, alla Catturandi di Palermo. Non tagliano la mala-amministrazione, le poltrone in più, gli sprechi, gli F-35. No. Tagliano i letti d’ospedale, le borse di studio e chiudono la Catturandi". Insomma per il governo Matteo Messina Denaro è un semplice ladro di polli. E la polizia ora vuole delle risposte dal questore e dal Ministro Cancellieri. Risposte che spieghino "perchè uomini e donne, proprio mentre si sta cercando ad un tiro di schioppo l’ultimo grande latitante, vengono destinate altrove".

Immigrati: Severino, clandestini potenziali detenuti, lavorare a integrazione
 
C'e' una stretta correlazione tra immigrazione clandestina e carceri, per cui e' necessario intervenire con politiche di integrazione e sostegno perche' "mantenere un clandestino significa mantenere un potenziale detenuto e creare occasione di guadagno alla criminalita' organizzata". E" il monito lanciato dal ministro della Giustizia, Paola Severino, nel suo intervento alla Conferenza dei dipartimenti dell'Amministrazione penitenziaria dei Paesi europei e del bacino del mediterraneo, in corso al Campidoglio. "E' a monte che si deve intervenire per evitare che l'immigrazione diventi fonte di criminalita'", ha sottolineato il ministro, ed e' necessario uno sforzo comune: "nonostante lo straordinario impegno dell'Italia per gestire i flussi di stranieri, occorre mettere insieme le forze dei vari Paesi" per non correre il rischio che i clandestini "finiscano per essere abitanti delle nostre carceri". E' evidente, ha poi aggiunto il guardasigilli, "che l'emarginazione dello straniero, soprattutto clandestino, e' occasione per la criminalita' perche' si tratta di persone senza punti di riferimento, che hanno bisogno di tutto, e questo provoca danni a cascata".

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Peccato che poi, molti dei clandestini arrivino qui con l'idea di delinquere in qualsiasi modo per fare più soldi possibile... esattamente come questo eroe qui. Che proprio eroe eroe non era visto che dal 2003 al 2006 era ospite delle nostre carceri e, dopo l'eroico gesto, proprio la cancellieri gli regalò un permesso di soggiorno e poco dopo venne beccato a spacciare. Se venisse "integrato" sarebbe un delinquente allo stesso modo.

E' bastato appena un anno...


"La sostenibilità futura del Servizio sanitario nazionale potrebbe non essere garantita". A lanciare l'allarme è il presidente del Consiglio Mario Monti che, intervenendo in videoconferenza a Palermo alla presentazione del progetto del nuovo Centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica della Fondazione Rimed, ha ricordato l'importanza della ricerca per attirare nuovi capitali. "Il premier non può permettersi certe preoccupazioni sulla sostenibilità del sistema sanitario nazionale dopo averlo ridotto all’osso - ha ribattuto duramente la Cgil - se il governo ha intenzione di privatizzare, come denunciamo da mesi, lo dica". "Non sono tante le occasioni per me e per i ministri per guardare l’oggi con conforto e il domani con grande speranza, anche per questo mi dispiace non essere stato con voi". Il quadro tratteggiato dal Professore è tutt'altro che ottimista. Secondo il premier, infatti, la crisi economica ha colpito tutti. E il settore sanitario non fa eccezione. "La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri - ha avvertito il presidente del Consiglio - potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni". "La posta in palio è altissima", ha continuato Monti precisando come "anche l’innovazione medico-scientifica, soprattutto nella fase dell’industrializzazione, deve partecipare attivamente alla sfida". Ciò considerando il parametro costo-efficacia un parametro di valutazione non più residuale, bensì di importanza critica.

A fronte di queste criticità la ricerca e l’innovazione nel campo delle scienze della vita sono, a detta del premier, i presupposti per un sentiero di crescita virtuoso, in grado di generare investimenti esteri, miglioramenti, e occupazione di qualità. Per lanciare l'appello a investire in questo settore Monti non poteva, infatti, scegliere un'occasione migliore della presentazione del progetto del nuovo centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica della Fondazione Rimed che nascerà vicino Palermo. "Si tratta di un processo di sviluppo che tutti sottoscriverebbero come miglior lascito per le future generazioni - ha spiegato il premier - siamo contenti di aver creduto come governo in questo progetto". Il Professore ha, quindi, sottolineato come siano soprattutto i giovani ricercatori che lavoreranno nel nuovo centro i protagonisti di questa iniziativa, che porterà alla messa a punto di nuove terapie e nuovi presidi per migliorare la qualità di vita dei malati. Il centro della Fondazione Rimed rappresenta, appunto, uno "slancio in avanti dell’Italia, in stretta collaborazione con gli Stati Uniti". "È anche un punto concreto di riferimento per un paese come l’Italia che ha dovuto negli ultimi 12 mesi concentrare le proprie energie per rivedere la luce dopo una fase che ha rischiato di vederci travolti dall’emergenza finanziaria", ha concluso Monti parlando del nuovo centro come l'esempio di "un’Italia d’avanguardia e che sa distinguersi nel mondo".


Come nella Seconda guerra mondiale. "Le misure di austerità varate dal governo Monti hanno causato il maggior calo dei consumi registrato in Italia dal secondo conflitto mondiale". A emettere la sentenza ci ha pensato l'Ocse, che ha scattato una fotografia impietosa del nostro Paese. Disoccupazione alle stelle, crescita che non si vede, pil tagliato e incertezza politica. Tutti elementi presenti e segnalati dall'Organizzazione parigina nel suo nuovo outlook.

"Il consolidamento fiscale, pari quest’anno a quasi il 3%, ha indebolito la domanda interna, e i consumi privati sono scesi al tasso maggiore dalla Seconda Guerra Mondiale", ha affermato l’organizzazione. Che poi ha parlato di un "tasso di disoccupazione in Italia, stimato al 10,6% nel 2012, destinato a salire all’11,4% nel 2013 e all’11,8% nel 2014". È quanto prevede l’Ocse. Se ciò non bastasse, ad aggravare la situazione, c'è anche il deficit del paese che, secondo l'Ocse, sarà "pari al 3% del Pil nel 2012 e al 2,9% nel 2013". Stime riviste radicalmente al ribasso (la precedente previsione era di un deficit/Pil allo 0,6% per il 2013). Insomma, la crescita non c'è. E stenterà ad arrivare nel 2013, al contrario delle previsioni del ministro dell'Economia, Vittorio Grilli. La vera sorpresa risiede però nella soluzione prospettata dall'Ocse, ossia continua con l'agenda Monti e varare una nuova stretta fiscale nel 2014 per rispettare l’obiettivo di una riduzione del debito al 119,9% del Pil nel 2015. Una nuova manovra, dunque. Perché "le riforme varate dal governo Monti, in particolare quella del mercato del lavoro, riusciranno a sollevare l’Italia da una decade di stagnazione economica e l’esecutivo che gli succederà dovrà proseguire sulla stessa linea di riforme strutturali e consolidamento fiscale" dal momento che "una marcia indietro danneggerebbe sia la fiducia dei mercati che la crescita".

Bisogna affrettarsi, secondo l'Ocse, perché "nonostante le riforme strutturali in Italia per il ritorno alla crescita e il risanamento dei conti pubblici sono ben avviate, l’attività economica in Italia dovrebbe continuare a contrarsi nel breve tempo come conseguenza della stretta di bilancio, dell’indebolimento del clima di fiducia e della stretta creditizia". In serata, Palazzo Chigi ha diramato un comunicato che non tiene in considerazione le cose negative del rapporto Ocse, ma si concentra solo su quelle (poche) positive. "Il governo prende atto della valutazione positiva dell’Ocse, in particolare per quanto riguarda il risanamento del bilancio, gli effetti delle riforme e la conferma che l’Italia raggiungerà il pareggio di bilancio in termini strutturali nel 2013 e nel 2014, come questo governo si era impegnato a fare e come richiesto dalle norme Ue. Unito al sostegno fornito all’attività economica, questo significa che Italia è stata in grado, fino a questo momento, di evitare lo scenario peggiore, in altre parole un circolo vizioso tra austerità e recessione". Il governo, d'accordo con l'Ocse, sottolinea come "l’occupazione sia rimasta notevolmente resiliente fino a questo momento" e che "il tasso di disoccupazione è aumentato soprattutto perché più persone, in particolare le donne, stanno entrando nel mercato del lavoro".

Nel frattempo, il parere di Goldman Sachs: "Italia: la vera sorpresa del 2013"... qui.

lunedì 26 novembre 2012

In guerra è tutto lecito...

... e chissà se poi i grandi evasori veri faranno il redditest...


Ha parlato di Europa, dei suoi incontri con Angela Merkel, ha fatto ironia sulle "spine, certe volte difficili dure da inserire e non da togliere" (insomma, governare gli piace...). Il premier Mario Monti, intervenendo agli stati generali della Cida, ha confessato: "Nella lotta all'evasione fiscale in qualche caso siamo andati ai margini della violazione della privacy".

L'ammissione di colpa - Una frase con cui il premier ammette che, tra Serpico e redditometro, in nome della lotta al nero, i diritti degli italiani (già stratassati) sono stati calpestati. Ma siamo in guerra, spiega il Professore, e in un conflitto tutto è lecito. Sì, dice proprio "guerra": "Siamo in stato di guerra e non è possibile avere una pace sociale tra cittadini e Stato se non con una riduzione del fenomeno" dell'evasione. Spie per il bene comune, insomma, con buona pace della privacy degli italiani e delle gatte che avranno da pelare quando saranno bollati come "evasori fiscali" (la tolleranza del redditometro è bassissima, gli errori e le indagini fioccheranno, e nel mirino ci finirà un esercito di contribuenti onesti).

No ai condoni - Sempre in tema di evasione, Monti ha rimarcato come il suo governo tecnico non ha fatto alcun condono: "Quello dell'evasione fiscale - ha spiegato il Professore - è un tema su cui ci siamo accinti con intensità, durezza e brutalità. Sapeste quante volte siamo stati tentati di fare dei condoni, e forse avremmo avuto più attenuanti morali e civili di altri governi. Ma non l'abbiamo fatto". Infine una battuta sul negoziato con la Svizzera per la tassazione dei capitali detenuti dagli italiani nel paese: "Ci poniamo dei paletti - ha spiegato Monti - perché non vogliamo forme di condono".

domenica 25 novembre 2012

Propaganda di regime...


«Rifletterò su tutte le possibilità, nessuna esclusa su come io riterrò ancora poter dare il mio contributo per il migliore interesse dell'Italia europea». Lo ha detto il Premier Mario Monti, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa su Raitre, rispondendo sulla possibilità che dopo le elezioni possa essere confermato premier.

IL CONTRIBUTO - «Su come potrò contribuire - ha sottolineato Monti- rifletterò: sarà solo una mia decisione. Ma, come ho sempre fatto, terrò conto di suggerimenti e consigli del presidente Napolitano a cui tutti noi dobbiamo moltissimo. Ed io, in particolare, devo il privilegio di poter servire l'Italia in questo ruolo». In ogni modo, ha sottolineato ancora Monti, il mio contributo sarà a favore di «un'Italia che riesca ad affermarsi, competere, creare lavoro e maggiore giustizia sociale. E questo è possibile solo superando le resistenze conservatrici e corporative molto visibili ancora nella destra, nella sinistra e persino nel centro. In questo anno me ne sono reso conto assai bene. Ma questa è la sfida che aspetta l'Italia».

L'ESECUTIVO TECNICO - Dopo le elezioni «un altro governo tecnico sarebbe una sconfitta per la politica», ha aggiunto il premier Monti che ha sottolineato come il suo governo, seppur tecnico, ha fatto una «attività schiettamente politica», come, ad esempio «separare la politica da ciò che non dovrebbe appartenerle, come la sanità o la Rai..». Il premier ha poi detto di non aver «preso in alcun modo» particolare le affermazioni del capo dello Stato sulla sua incandidabilità in quanto senatore a vita. «Le decisioni che prenderò - ha ribadito - qualsiasi esse siano, saranno solo e comunque mie: mi affiderò molto - ha detto ancora - a ciò che il Presidente della Repubblica ha da dire, in generale ed anche a me».

IL BILANCIO UE - «Guardare lontano è quello che servirebbe perchè si è indotti a prendere decisioni un pò più lungimiranti», ha poi affermato il titolare di palazzo Chigi rispondendo ad una domanda sul bilancio Ue. Quanto al mancato accordo, «non ci sono stati difetti particolari», si è trattato di una «trattativa -ha detto Monti- per decidere il bilancio di 27 paesi dell'Ue per i prossimi 7 anni. Evidentemente una cosa complicata e che va decisa all'unanimitá. C'è stata una discussione difficile, c'è stato qualche avvicinamento e verso gennaio, febbraio si potrebbe concludere».

LA PROTESTA - «Gli studenti fanno bene a manifestare il loro dissenso e lo hanno fatto in modo civile», ha poi spiegato il presidente del Consiglio «In alcune sfere del personale della scuola - ha denunciato - c'è grande conservatorismo ed indisponibilità a fare anche due ore in più alla settimana che avrebbero permesso di aumentare la produttività. I corporativismi spesso usano anche i giovani per perpetuarsi», ha concluso.

Accusa: omicidio volontario per aver difeso il suo esercizio


Imprenditore spara e uccide il ladro che stava sfondando la vetrina del suo negozio di giardinaggio a Caravaggio. Ora si ritrova accusato di omicidio volontario, anche se il pubblico ministero Giancarlo dettori lo ha già rimesso in libertà dopo averlo sentito. Angelo Cerioli, 52 anni verso le 3 di mattina ha esploso due colpi di pistola contro un rumeno di 43 anni residente a Milano colpendolo alla schiena. Il ladro poco prima aveva scavalcato la recinzione del centro verde "Ernesto Cerioli snc" di via Mozzanica. Con una spranga ha preso a colpire la vetrina del punto vendita. Angelo Cerioli si è affacciato alla finestra armato di una pistola calibro 38 regolarmente detenuta. C'era buio fitto, l'imprenditore ha sparato colpendo il ladro che stava scappando. Il malvivente è stramazzato al suolo esanime. Quando sono arrivati carabinieri e poliziotti non c'era già più niente da fare. L'uomo è morto sul colpo. Da quanto si è potuto capire, molto probabilmente non era solo. C'era almeno un secondo complice. Si erano già impossessati di sei motoseghe. Di tre si sono perse le tracce, le altre sono state recuperate sul posto. Angelo Cerioli è stato portato in caserma dai carabinieri dove è stato sentito a lungo. L'imprenditore, che rischia un'incriminazione per omicidio (colposo o volontario a seconda di quel che verrà accertato), deve spiegare nel dettaglio come si sono svolti i fatti. Dai rumori che lo hanno richiamato ai primo movimenti. Si tratta di capire, in particolare, se è stato minacciato con le armi oppure se ha solo avvertito in lontananza la presenza dei ladri e ha sparato nel buio. Tutti particolari importantissimi per valutare la sua condotta.

Pietro Tosca

Italiani evasori

Su certi evasori impuniti e lasciati in pace; qui.


Una mole incredibile di dati personali è già confluita nella banca dati dell’Anagrafe Tributaria e molti altri dati arriveranno a breve quando sarà stato definito il software per la trasmissione di tutti i rapporti e di tutte le operazioni di natura finanziaria: ciascun contribuente sarà spiato in ogni aspetto della sua vita lavorativa, familiare, ricreativa, per stimare quanto dovrebbe guadagnare all’anno per poter fare ciò che al Fisco risulta aver fatto; se qualcosa non quadra, dovrà andare a giustificarsi davanti a qualcuno interessato soltanto a raggiungere il budget annuale assegnato al suo ufficio e a maturare gli incentivi economici legati ai maggiori tributi recuperati. L’economia sta andando a rotoli, il danaro circola sempre meno, gli insoluti non si contano più, la produzione cala inarrestabilmente, i disoccupati aumentano giorno per giorno, i più fortunati tirano avanti perché utilizzano i risparmi accumulati nel tempo, i meno fortunati non arrivano neppure alla metà del mese e non sanno dove sbattere la testa e lo Stato che fa? Si inventa il «Redditest», liberamente fruibile da tutti i contribuenti per verificare se risultano virtuosi o se debbono considerarsi evasori.

Proprio adesso che il Paese sta andando a picco? Per carità, tranquillizza Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle entrate (che con quello che guadagna certamente non ha problemi col «redditest», come del resto tutto quel popolo fortunato dei vari parlamentari, amministratori, dirigenti, superpensionati): l’eventuale situazione di anomalia non vuol dire che scatta automaticamente l’accertamento tributario! Il contribuente verrà prima chiamato dal fisco per giustificare come mai si è verificata quella incresciosa situazione e troverà certamente qualcuno che comprenderà, ma non potrà fare nulla perché mancherà il pezzo di carta adatto o perché la direttiva interna dell’Ufficio non lo consentirà o perché la circolare lo vieterà. Alla fine del teatrino si troverà nella cassetta della posta un bell’accertamento tributario con tanto di sanzioni (il minimo è sempre pari al 100% dei tributi richiesti!) con un bel po’ di soldi da pagare all’Erario e con un sacco di istruzioni su come tentare di farsi ridurre la pretesa con gli appositi strumenti deflattivi del contenzioso (tentativo di adesione o mediazione obbligatoria). Meno male, così forse ci sarà qualcuno più disponibile che magari annulla tutto!

Ricomincerà un altro teatrino simile a quello precedente dove però il povero contribuente si troverà nella condizione di dover scegliere se accettare la proposta dell’Ufficio (che pure riterrà ingiusta, ma almeno ridurrà ad un terzo l’importo delle sanzioni ed eviterà di dover affrontare un giudizio comunque oneroso) oppure se impugnare l’accertamento davanti al giudice accettandone tutti i rischi, pagandosi il difensore chissà per quanti gradi di giudizio e intanto versando, prima di cominciare, un terzo dei maggiori tributi richiesti che poi, se avrà ragione, gli sarà restituito. Un bel compromesso con la coscienza che vorrebbe ribellarsi, ma che alla fine, se la pretesa non sarà esagerata, cederà al ricatto con l’amaro in bocca e con tanta rassegnata delusione. Tutto questo accadrà nella assoluta legalità, perché è la legge dello Stato ad aver creato un sistema adatto per poter esercitare legittimamente un vero e proprio potere estorsivo in nome della lotta all’evasione, enfatizzata dalla propaganda di un sommerso che non sente crisi (275 miliardi di euro dicono oggi, ma erano altrettanti anche nel 2006, quando il duo Visco-Bersani ha iniziato la caccia ai lavoratori autonomi. Com’è possibile?). Se non ci fosse la legge, forse, ci sarebbe l’art. 629 c.p. secondo il quale chiunque, mediante «… minaccia, costringendo taluno a fare … qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione…».

di Manuel Seri, Presidente Movimento in Difesa dei Lavoratori Autonomi

sabato 24 novembre 2012

Roma? Non è Gaza... chiagnifottismo ebraico

Un commento: "I testimoni dell'aggressione hanno dichiarato di non aver udito alcun insulto razzista, la Polizia italiana non conferma la supposta matrice razziale del pestaggio dei tifosi inglesi, eppure solo per un articolo apparso sulla stampa inglese, controllata dai correligionari di Pacifici, pare che Roma sia diventata la nuova Capitale del Male. Che interesse ha l'abile Pacifici ad alimentare polemiche e tensioni, a qual pro sputtanare Roma e la Polizia italiana? Il 16 ottobre scorso, sponsorizzata da Pacifici e dalla comunità ebraica romana, è stato presentato un DDL a titolo a titolo “Modifiche all’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, in materia di contrasto e repressione dei crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6,7 e 8 dello Statuto della Corte penale internazionale”. Il DDL proposto, dopo varie bocciature di DDL simili negli scorsi anni perchè giudicati anticostituzionali, mira ad estendere all'Italia, come già in Germania ed in Austria, il divieto di ricerca storica sull'Olocausto, di pubblicazione di testi non conformi a quanto stabilito a Norimberga, di possesso di tali testi e, nelle intenzioni dei proponenti del DDL, persino la lettura di un testo così detto revisionista è motivo sufficiente per procedere penalmente contro il lettore. In questo contesto si può ben comprendere l'interesse di Pacifici nell'alimentare artatamnete polemiche e tensioni."


Roma Roma non sarà Tel Aviv, ma per i tifosi inglesi è diventato un postaccio, la città più pericolosa d'Europa. Lo titolava ieri il Times che ha ricordato come in passato altri tifosi inglesi siano stati vittime delle violenze di ultrà italiani. E lo titolava anche il Sun che senza indugi ha aperto l'edizione online con l'«assalto neonazista».

Ed è scontro tra la comunità ebraica romana che ne aproffitta per accusare il prefetto Pecoraro di lassismo. Tutto era cominciato dallo sfogo del presidente Riccardo Pacifici all'indomani dell'aggressione ai tifosi del Tottenham, uno dei quali, Ashley Mills, 25 anni, è grave. «Se è possibile aggredire 50 tifosi del Tottenham a Campo de' Fiori - attaccava Pacifici - vuol dire che Roma non è meno pericolosa di Tel Aviv». Il paragone con la città bersagliata dai razzi di Gaza è sembrato di cattivo gusto al prefetto che ha rilanciato poco diplomaticamente. «Tel Aviv? Stiamo scherzando? Non accetto provocazioni di questo tipo, qui non sembra che cadano razzi sulla popolazione, dalla comunità ebraica pretendo più rispetto per le forze dell'ordine!». Tra l'altro Pecoraro ricorda a Pacifici «che quello che viene fatto ogni giorno dalle forze dell'ordine a Roma per le comunità non viene fatto in nessuna altra parte del mondo». In realtà la questione si sta trascinando da oltre una settimana. Pacifici aveva già bacchettato il prefetto dopo la manifestazione degli studenti del 14 novembre, finita con gli scontri sul Lungotevere. In quella occasione aveva lamentato il fatto che il corteo degli studenti era stato fatto passare davanti la Sinagoga. Ciò aveva costretto i bambini della scuola ebraica a restare barricati in Istituto. Ieri Pecoraro si è difeso ipotizzando un piano ben architettato. «A questo punto devo ritenere che ci sia una regia preordinata, se si comincia a dialogare con la Digos e poi improvvisamente gli studenti alla testa del corteo vengono sostituiti da altri con caschi e martelli, immagino che tutto ciò non sia avvenuto per caso...».

Piano o meno ora la Lazio rischia brutto. Ieri Ronald Lauder, presidente del World Jewish Congress, si è appellato all'Uefa ffinché la Lazio venga esclusa dalle coppe europee qualora si verificassero nuovi cori razzisti e antisemiti da parte dei suoi tifosi. Lauder chiede che l'Uefa intervenga col pugno duro: «Sembra che tutte le costose campagne contro il razzismo realizzate negli anni recenti dalla Uefa, dalla Fifa e da altri non abbiano avuto buoni risultati, almeno non con i tifosi della Lazio. Questo problema dei tifosi laziali razzisti non è nuovo e dovrebbe essere preso maggiormente sul serio da tutti, imporre solo multe è chiaramente un metodo inefficace». Intanto l'indagine sull'aggresione a Ashley Mills, prosegue dopo i due arresti degli ultrà romanisti. Età 25 e 26 anni, uno dei quali è un daspo e nella cui auto è stato trovato lo stemma del Tottenham che aveva addosso Mills. «Siamo propensi - riferisce il prefetto - a ritenere poco probabili i motivi antisemiti o calcistici». Nel frattempo, quella che gli addetti ai lavori definiscono «teoria dell'opposizione violenta al Sistema», sta diventando un problema per il Viminale. Si tratta della strana commistione tra ultrà laziali e romanisti, un'alleanza che ha trovato spazio dentro e fuori l'Olimpico e che sembra avere l'espressione più violenta ed eversiva proprio a Roma. Sono romanisti i giovani fermati per il raid notturno di Campo de' Fiori, ma i tabulati telefonici di uno di loro registrano contatti con un «socio» laziale. Il bello del calcio, Messi e Iniesta, c'entrano un bel nulla.

Dal fatto quotidiano


“Qui dentro non ci dovete entrare. Potete andare a fare casino per tutta Roma, ma se entrate qui dentro siete morti”. E giù botte. Sono le 16.00 di mercoledì 14 novembre e dopo gli incidenti durante il corteo degli studenti, la città sta tornando lentamente alla normalità. Quattro attivisti del Teatro Valle occupato e uno del Cinema Palazzo, tre ragazze e due ragazzi – tutti giovanissimi – stanno attraversando i vicoli dell’antico ghetto ebraico per tornare a casa dopo la manifestazione. “Non avevamo né zaini, né caschi, né niente – raccontano – Stavamo solo camminando”. Ciò nonostante, quando arrivano in piazza delle Cinque Scole incrociano due uomini che, dopo uno scambio di sguardi per niente amichevoli, iniziano a seguirli. Davide, uno dei ragazzi, sente puzza di bruciato e accende la telecamera con la quale aveva ripreso gli scontri di qualche ora prima. “Abbiamo pensato che fossero due agenti in borghese e, dopo tutto quello a cui avevamo assistito in corteo, volevamo tutelarci registrando un eventuale abuso di polizia”, puntualizza Ilenia, attrice e unica trentenne del gruppo. Ma gli uomini sentono il motorino della telecamera azionarsi e così comincia la gazzarra: “Uno dei due ci è venuto addosso insultandoci e subito dopo si è scagliato addosso al ragazzo con la macchina da presa”. A quel punto si avvicinano altre persone. Davide viene immobilizzato sul cofano di un’auto posteggiata lì vicino e, davanti agli occhi sbigottiti dei suoi compagni, comincia il pestaggio. “Mi hanno preso al collo, stavo soffocando”, racconta la vittima. Nel frattempo si avvicinano altre persone che si presentano come poliziotti, ma, come raccontano gli aggrediti, non intervengono in loro aiuto, al contrario, cominciano a intimidire gli altri membri del gruppo: “Vi arrestiamo, vi portiamo dentro e poi vi ammazziamo. Fuori i documenti”.

Nonostante il giovane sia immobilizzato e lo stiano picchiando, in un attimo di lucidità riesce a premere il pulsante rec e così comincia la registrazione: “Mi volevi fotografare? Lo sai che sei un pezzo di merda? Se ti muovi ti ammazzo. Vedi come ti ho preso? Basta che stringo un po’ e tu sei morto”, poi colpi e grida di dolore. Il parapiglia dura diversi minuti e piazza delle Cinque Scole si riempie di persone, ma nessuno muove un dito per salvare le vittime e mettere fine al pestaggio. Anzi, come raccontano i ragazzi, le persone hanno un atteggiamento compiaciuto per ciò che stanno osservando. “Saranno stati una trentina – ricorda Valeria, fotografa di scena del teatro occupato – Alcuni sembravano agenti in borghese, altri, la maggioranza, gente del quartiere. Ho pensato che la nostra unica colpa fosse di essere passati per quelle strade”. Come fosse una zona rossa, difesa, in occasione di eventi particolari, da una specie di ronda. E la manifestazione, qualche ora prima, era sfilata lambendo proprio la sinagoga sul Lungotevere. “Alcuni di loro – racconta Fabio, attivista del Cinema Palazzo – avevano radio simili a quelle in dotazione agli agenti, altri invece kippah e peot (copricapo e riccioli tradizionali che portano gli ebrei ortodossi, ndr)”. E poi la traccia audio del filmato: “Potete fare casino per tutta Roma, ma se entrate qui dentro siete morti. Questo non si chiama ghetto da 500 anni, è il quartiere ebraico”.

La situazione migliora quando una ragazza riceve la telefonata da un’amica e urla: “Ci stanno arrestando, chiama gli avvocati”, ma soprattutto nel momento in cui una coppia di anziani passa in macchina e la donna, vista la scena, si mette a urlare. Così il peggio finisce, vola ancora qualche pugno, ma gli amici riescono a raccogliere Davide sanguinante e a scappare via terrorizzati. Passata la paura e dopo una serie di riunioni, gli attivisti decidono di fare uscire la notizia sulla stampa e di sporgere denuncia. Ora bisogna scoprire l’identità degli aggressori. Chi erano? Poliziotti in borghese? Gente del quartiere che ha organizzato la ‘difesa’ del ghetto di Roma? O qualcosa di più e di peggio? Come la Led, Lega ebraica di difesa, versione tricolore dell’americana Jewish Defense League, inserita nel 2001 nell’elenco delle organizzazioni terroristiche stilato dall’Fbi. Nella Capitale l’elenco di aggressioni del gruppo ultra-ortodosso è lungo e molto spesso a farne le spese sono gruppi ed esponenti dell’area dei centri sociali e della sinistra radicale, considerati obiettivi da colpire in quanto filo-palestinesi. Tre fermo immagine contenuti nel video riprendono altrettanti protagonisti del pestaggio. Tre volti da cui cominciare e un’altra grana per Annamaria Cancellieri che ha annunciato di voler punire i poliziotti violenti. Sempre che si tratti di poliziotti, o solo di poliziotti.

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Poi, ad esempio, c'è quest'altra notizia che fa il paio con questa.

Nigeria, italia anno domini 2012


VERONA — A marzo del 2006, quando deflagrò il caso, a Verona venne per la prima volta in Italia applicata l'allora neonata legge anti-infibulazione, quel dettato normativo che aveva riscosso il plauso di tutte le forze parlamentari e che prevede la severa punizione per le mutilazioni genitali, in primis agli organi femminili. A distanza di sei anni dalla doppia denuncia dei genitori di due bambine e due anni dopo la loro condanna in primo grado su decisione del giudice Raffaele Ferraro, entrambi sono stati assolti dalla seconda sezione della Corte d’appello di Venezia. Un verdetto clamoroso, che ribalta le sentenze pronunciate dalla magistratura scaligera nell’aprile del 2010 e che, di fatto, «azzera» gli otto e i quattro mesi che all’epoca erano stati rispettivamente inflitti al papà di una delle due bimbe e alla mamma della seconda.

Difesi sin dall’inizio di questa vicenda dagli avvocati Valentina Lombardo ed Elisa Lorenzetto, i genitori delle piccole sono stati assolti da ogni accusa con formula piena, «perché il fatto - hanno decretato i magistrati lagunari - non costituisce reato». E così, alla fine, a uscire «mutilata» dal processo di secondo grado, è stata proprio la mega inchiesta che aveva visto la prima applicazione in Italia delle norme anti-infibulazione. Per conoscere nei dettagli le motivazioni dei giudici di Venezia bisognerà attendere il loro deposito previsto tra novanta giorni; nel frattempo, comunque, è la stessa difesa a sottolineare come «l’assoluzione dei genitori delle bambine» sia stata «pronunciata sotto il profilo soggettivo» e come sia stato lo stesso procuratore generale, a coronamento della propria requisitoria, a sollecitare una sentenza di «non colpevolezza» sia per il padre che per la madre delle due piccole. «Da parte nostra - precisano gli avvocati Lombardo e Lorenzetto - abbiamo sempre sostenuto che non si è trattato di infibulazione e che, invece, era stata praticata solo una piccola incisione che, come accertato dai nostri consulenti, non pregiudicherà lo sviluppo sessuale con la crescita».

Secondo i legali, dunque, «non ci fu una mutilazione, una menomazione o un atto violento», bensì - al contrario «un’incisione minimale», di pochi millimetri, praticata agli organi genitali femminili. Una tradizione di lunga data, capillarmente diffusa in alcune zone della Nigeria e, in particolare, tra la tribù dei Bini. Ed è proprio da quest’ultima che provenivano i genitori al centro dell’intera vicenda: «È una pratica antica e già in primo grado, nel corso delle udienze, avevamo dimostrato che, nella tribù dei Bini, se una bimba non ha subito questo intervento viene discriminata». Ed è proprio per questo motivo che, per esempio, la madre di una delle piccole avrebbe ceduto alle pressioni dei parenti. «I testimoni hanno raccontato come dall’Africa insistessero affinché lei trovasse il modo di far operare la figlioletta e lei, alla fine, ha dovuto cedere alle insistenze dei familiari rimasti in patria». Una circostanza confermata anche dal cognato della donna, che la ospitò nel 2006, per circa sei mesi: «Era incinta, e spesso parlava con suo marito al telefono. Lui le diceva che avrebbe dovuto far operare la bimba, quando sarebbe nata. Ma lei non voleva, era contraria. Lui però insisteva». Obbedirgli, le costò prima la denuncia e poi la condanna. Con il verdetto, però, la Corte d’appello ha riscritto questa storia da capo.

Laura Tedesco

venerdì 23 novembre 2012

Chiacchiere da bar

Mentre i politici si lambiccano il cervello su primarie-pagliacciata, mentre per il signor (o la signora?) Vendola, le priorità del paese sono quelle di renderci tutti uguali, i matrimoni e le adozioni gay, mentre, gli italiani pagano tasse su tasse controllati fin dentro le mutande (sporche o pulite che siano), depredati di ogni cosa, ammorbati con la spending review... i signori del parlamento hanno votato velocemente per aumentare (sebbene si dica solo per un anno) il numero di poltrone (in pelle umana) da regalare ai loro amichetti più cari... mentre nella grande unione (sovi-nazista) europea (già morta prima di nascere ma abbastanza viva da distruggerci tutti) si litiga non si sa bene per cosa fregandosene altamente della crisi (creata ad arte) dei paesi europei, mentre un idiota a capo di uno stato (derubato della democrazia e della sovranità nazionale), tenta di svendere il "territorio" per pochi spiccioli... mater lacrimarum Fornero si blinda e parla con chi le è più comodo, un altro ministro, ci dice che domani sarà una giornata "calda"... (sarà un caso ma domani, al corteo sfilerà anche CasaPound) perchè si teme l'assalto alla zona rossa. Mi auguro una cosa sola, che le forze dell'ordine aprano dei varchi e li facciano arrivare in quei palazzi. Non sarebbe tradimento al proprio stato perchè, lo stato italiano non esiste più da un anno ormai.

Aggiungo; nel caso l'unione (sovi-nazista) europea andasse davvero in pezzi, penso che comprerò una bottiglia del migliore spumante in circolazione e brinderò alla sua dipartita.

E volete anche il voto?


ROMA - L'ultimo a rammaricarsi pubblicamente è stato Gianfranco Fini: «Abbiamo perso una grande occasione. La politica non ha capito che si doveva fare di più, per esempio con il taglio dei parlamentari». Dichiarazione di due mesi fa, quando il presidente della Camera certo ignorava l'esistenza di un'ipotesi suggestiva. Cioè che le politiche di marzo ci potrebbero regalare un numero di eletti addirittura superiore a quello attuale: 1.035 anziché 945. Novanta poltrone in più. Non è uno scherzo. È quello che stabilisce un disegno di legge approvato a razzo dalla commissione Affari costituzionali del Senato con l'unica opposizione dell'Italia dei valori, il cui rappresentante Francesco «Pancho» Pardi ha invano cercato di demolirlo, e subito fiondato in Aula dove giovedì ha rischiato di essere ratificato al volo. Che cosa dice? Prevede semplicemente l'elezione a suffragio universale di una commissione Costituente che dovrebbe occuparsi della revisione della seconda parte della Carta costituzionale. Ne dovrebbero far parte novanta persone, che non potrebbero ricoprire altri incarichi elettivi, come quello di parlamentare o consigliere regionale. Con il risultato inevitabile di far crescere, sia pure per un solo anno (tanto dovrebbe durare l'incarico) il numero delle poltrone.

A loro saranno affidati interventi come il taglio dei parlamentari, l'abolizione del bicameralismo perfetto, i poteri del presidente della Repubblica... Il tutto mentre nei cassetti di Palazzo Madama giacciono proposte di legge a bizzeffe sugli stessi argomenti. Sulla riduzione del numero dei parlamentari si era perfino raggiunto un accordo fra tutti i partiti: 508 deputati e 254 senatori. Poi la cosa era sfumata. Dunque il Parlamento non riesce a tagliare il numero degli eletti, pure in presenza di un accordo, poi però riesce a istituire a tempo di record, guarda caso, una commissione di novanta membri che deve provvedere al taglio. Il disegno di legge è frutto dell'unificazione di numerose proposte variamente datate. E destinate probabilmente a sonnecchiare fino al termine della legislatura se il leader dell'Api Francesco Rutelli, autore di una di esse e relatore insieme a Pasquale Viespoli (prima Pdl, poi Fli, quindi Responsabile), non le avesse improvvisamente rianimate chiedendo e ottenendo il primo agosto scorso la corsia preferenziale della procedura d'urgenza. Che ha però conosciuto un intoppo ieri quando è mancato il numero legale. Se ne riparlerà la prossima settimana, e non si può escludere il moltiplicarsi dei mal di pancia, finora piuttosto isolati. Anche perché c'è la questione dei soldi. Questa commissione Costituente avrà infatti un costo che dovrà essere coperto, in parti uguali, dalla Camera e dal Senato. E lo stipendio dei Novanta? «Il trattamento economico dei membri della commissione Costituente è pari a quello dei membri della Camera dei deputati, ivi comprese le indennità accessorie», hanno proposto Luciana Sbarbati e il suo collega Giampiero D'Alia. Il conto? Una ventina di milioni in un anno. Per fare una riforma che, come ha ricordato Pardi, secondo l'articolo 138 della Costituzione è invece compito del Parlamento. Un po' caruccio di questi tempi, no?

giovedì 22 novembre 2012

Nuovi mostri bancari...

Prima qui e poi anche qui. Passando anche per di qua...

Stato di polizia ad alta produttività di Marco Cedolin

"Non possiamo consentire alla piazza di fare delle scelte che deve fare la politica" esclama il ministro Cancellieri durante il proprio intervento al senato, aggiungendo che "sono mesi che ci stiamo preparando a momenti difficili" e "tutti dobbiamo renderci conto che siamo chiamati a fare sacrifici". Il momento è molto delicato e occorre "fare quadrato attorno alle istituzioni". Insomma, senza fare troppi giri di parole, il dipartimento del regime deputato alla repressione fisica di ogni forma di dissenso, avoca alla politica (nella fattispecie rappresentata dal governo dei banchieri che mai nessuno votò) il diritto di fare qualsivoglia scelta ritenga congrua, senza che "le piazze" abbiano a lagnarsi. Preconizza l'approssimarsi di momenti difficili sotto il profilo dell'ordine pubblico, causati dalle intemperanze dei molti che non accetteranno di buon grado di venir messi in mutande ed incolonnarsi ordinatamente sotto i ponti e chiama gli taliani "buoni" a sacrificarsi in silenzio, facendo quadrato intorno alle istituzioni bancarie... In tutta evidenza il ministro Cancellieri ritiene (anche se non lo dice esplicitamente) che in breve tempo l'Italia somiglierà in tutto e per tutto alla bolgia di uno stadio di calcio, messa a "ferro e fuoco" da manipoli di cittadini ultras, trasformatisi in teppisti dopo che Equitalia ha portato loro via ogni avere. Proprio nel solco di questo pensiero la Cancellieri ha infatti confermato la volontà di estendere in brevissimo tempo alla società italiana due norme importate direttamente dal "mondo del calcio", come il Daspo e l'arresto differito, allo scopo di meglio fare fronte alle future battaglie. Per la tessera del tifoso probabilmente ci vorrà ancora tempo, dal momento che non è ancora stato deciso se integrarla nella tessera sanitaria o nella carta d'identità, ma inevitabilmente prima o poi arriverà anche quella.

Se da un lato il regime gonfia i muscoli nell'ambito della repressione delle "piazze", dall'altro la polizia fiscale agli ordini di Attilio Befera è ormai pronta per la conta dei peli nel naso di tutti gli italiani, giù giù fino all'ultimo dei disoccupati e dei pensionati sociali. Nell'inaugurare il nuovo redditometro, la sanguisuga di stato ha infatti stigmatizzato il fatto che almeno un milione di italiani siano a reddito zero, ma continuino comunque a spendere, a mangiare, a bere, a riscaldarsi ed a usare l'elettricità, ravvisando in questo loro agire il germe della disonestà. Se fossero italiani onesti si lascerebbero onestamente morire, senza disturbare la Cancellieri e senza ostinarsi a sopravvivere comunque. Ed invece continuano a spendere a dispetto della matematica beferiana che li vorrebbe già almeno un metro sottoterra. Affrettatevi a morire, fatelo in silenzio, ma restando ben stretti intorno alle istituzioni, dopo avere trovato qualche parente che paghi le spese del funerale e relative tasse naturalmente, dal momento che le banche sono qui per governare e non certo per fare beneficenza.

mercoledì 21 novembre 2012

Terrorismo fiscale

Mamma, ho fatto il redditest di Stefano Filippi

Ho fatto il redditest. Non ho retto alla curiosità di sapere come verrò spolpato nei prossimi mesi. Alle 7,30 di questa mattina mi sono messo al computer. Dopo tre quarti d’ora sono crollato. Se volevo uscirne senza finire al neurodeliri, ho dovuto cominciare a inserire dati verosimili. A occhio, come si dice. Dopo un’altra mezz’ora ho visto apparire la scritta su fondo verde “coerente”. Coerente ma preoccupatissimo. Il via scatta sul sito http://redditest.agenziaentrate.it/. I problemi sono immediati: cliccato sul download appare una schermata inquietante con l’avvertenza che ciò “potrebbe mettere a rischio il computer in uso e le informazioni personali”. Alla faccia della sicurezza e della privacy spergiurate da Attilio Befera. “Eseguire solo se si accetta come sicuro l’autore della pubblicazione“. Appunto, è un salto nel buio. Dalle “ulteriori informazioni” vengo edotto che “l’accesso non è limitato ai file personali”, che “l’autore della pubblicazione è sconosciuto” (meglio per lui) e che “la firma digitale è generata con un certificato non protetto”. E’ un rapporto a rischio, come tutti quelli con il fisco, e bisogna barrare la relativa crocetta. La bugia è doppia: “Accetto il rischio” e “desidero eseguire l’operazione”. No, non lo desidero, sono costretto dal Grande Fratello del Fisco. “Benvenuto” mi dice il programma. “Per stimare la coerenza del reddito familiare devi raccogliere alcuni dati“. Alcuni?? L’elenco è sterminato: dati dell’abitazione principale e delle eventuali altre case, le bollette di luce gas telefono e telefonini, i kw di auto e motorini (ovviamente, tutti si ricordano i cavalli del motore ma non i chilowatt) e i relativi costi assicurativi divisi per Rca e incendio/furto. Le spese scolastiche e universitarie, quelle per “il tempo libero e la cura della persona” (se rientra anche la parrucchiera di mia moglie sono rovinato), le “attività sportive e ricreative“, l’abbonamento a Sky o Mediaset premium. E poi le spese mediche e sanitarie, quelle per cani e gatti, acquisto di gioielli e computer, assegni al coniuge divorziato, prestiti restituiti. Le spese per le vacanze vanno suddivise in viaggi organizzati, alberghi e altre spese. Oddio: e gli scontrini della pizza? Quelli per i regali? Le mance? Le bermuda in saldo? Per fortuna non è prevista la voce “spese per lo shopping delle figlie”: assolutamente insondabile.

Tutto questo è relativo al 2011, non all’anno che si chiude. E dove vado a cercare il necessario per compilare correttamente questa lista interminabile? Dovrò scomodare il commercialista. Anzi, forse è meglio che il redditest lo faccia lui stesso. Ma non è finita. Occorre riportare “investimenti e disinvestimenti“, cioè le spese per terreni, azioni, strumenti finanziari, imbarcazioni, eccetera. Qui però non sono sufficienti i dati del 2011: l’Agenzia delle entrate vuol conoscere anche quelli del 2009 e 2010. Attenzione: siamo ancora ai preliminari di questo rapporto a rischio, alla fase di raccolta dei dati. Ora comincia la compilazione. Altri problemi. Bisogna indicare il reddito familiare complessivo lordo. E dove si trova? Su un rigo del modello Unico? Sull’Isee della regione? Occhio che non basta sommare il lordo del 740, occorre aggiungere i redditi esenti ed esclusi, quelli soggetti a tassazione separata, a ritenuta alla fonte a titolo di imposta o a imposta sostitutiva. Un rompicapo. E questo è il dato di partenza: sbagliato il reddito, sbagliato il resto. Comunque, avanti. Casa: proprietà, classificazione, metratura, percentuale di possesso. Mutuo estinto anni fa, per fortuna. Spese per la colf. Bollette suddivise tra luce e gas (premio Nobel al consumatore che riesce a distinguere con precisione le due voci nelle carte spedite dalle municipalizzate tra bimestri ballerini, anticipi, conguagli, eccetera). Spese per i telefonini comprese quelle per acquistarli o noleggiarli: fortunati i possessori di apparecchi aziendali. Spese per elettrodomestici, nuovi mobili, oggetti d’arte o antiquariato, che notoriamente sono beni di larghissimo consumo.

Capitolo auto (ma anche camper, roulotte, moto, barche a vela e aerei). Assicurazioni distinte per singole voci, canoni di leasing o noleggio. Assicurazioni: quanto si paga per polizze vita, infortuni, danni a terzi, malattia, altre. Contributi: obbligatori, volontari, previdenza complementare. Bisogna spulciare nelle buste paga, chiedere all’azienda o al commercialista. Ma chi ha tutto questo tempo da perdere? E soprattutto: Befera non ha già tutti questi dati, obbligatoriamente accompagnati dal codice fiscale? Spese per l’istruzione: acqua passata. Veniamo al tempo libero: non ho l’abbonamento allo stadio ma se esulto ogni tanto in curva devo conservare il biglietto? Non amo i cineforum ma il cinema sì, e il dubbio sul tagliando rimane. Non frequento palestre o piscine, ma a volte vado in bici o a correre: rischio qualcosa? Vogliono sapere se ho la pay-tv, se gioco on-line (ma ti pare?) e possiedo cavalli. Devo distinguere con attenzione come ho speso i miei soldi per le vacanze, per i centri benessere e i “servizi di cura alla persona“: ora dovrò conservare anche le ricevute del barbiere. Sono estenuato. L’operazione va ripetuta per ogni componente del nucleo familiare. E qui i dubbi sono tremendi: l’asciugacapelli va registrato da me (che ho pagato) o suddiviso tra il resto della famiglia (che lo usa)? Devo calcolare un “rateo vacanze” per i figli? Sky va attribuito a mia figlia che di fatto è l’esclusivista? E le paghette: devo pretendere ricevuta dai ragazzi? E come faccio a sapere come spendono i loro soldi?

Bisogna avere tempo e buontempo per dedicarsi al redditest. E quando compare la scritta “coerente” non devi abbassare la guardia. Perché il braccio armato dell’Agenzia delle entrate non demorde. C’è un’avvertenza finale: sei sicuro di aver calcolato bene il reddito complessivo? Hai aggiunto i redditi esenti (indennità di accompagnamento, retribuzioni da enti internazionali)? E i redditi esclusi (tipo l’assegno periodico per il mantenimento dei figli)? E quelli a tassazione separata (arretrati, liquidazioni, indennità di fine contratto)? E i redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta (interessi bancari, depositi, certificati di deposito)? E quelli soggetti a imposta sostitutiva (cedolare secca, Bot, titoli di stato)? E’ il colpo di grazia. Il redditest è una giungla. Ma questo è uno scherzo: i controlli che scatteranno presto, no. Cominciamo a conservare tutti gli scontrini perché il futuro è imprevedibile.

martedì 20 novembre 2012

Proteste, forze dell'ordine e violenza


«Il disagio è frutto di un diffuso malcontento, di una situazione generalizzata di degrado, di problemi sociali irrisolti, che diventano irrimediabilmente problemi di polizia». Il capo della Polizia, Antonio Manganelli, in un'intervista a Ballarò, non nasconde i timori di un'escalation di violenze. E che le proteste di questi giorni siano solo l'inizio. «Quando nell'estate scorsa individuammo dei momenti di criticità nelle piazze, in genere collegati a vertenze irrisolte, pronosticammo che questo avrebbe provocato un escalation di tensioni sociali puntualmente verificatisi». Per il capo della Polizia il problema arriva «anche dall'area antagonista, dall'area anarco-insurrezionalista in particolare, che rappresenta una sorta di terrorismo odierno».

I TIMORI- Gli ambienti italiani, avverte, si possono saldare con quelli stranieri. «Abbiamo delle investigazioni condotte dall'Arma dei carabinieri, dalla polizia nel nostro Paese che dimostrano che le cellule di cospirazione di fuoco (un'organizzazione greca di anarchici), hanno proposto in alcuni paesi tra cui la Spagna, l'Italia e alcuni del Sud America di formare una sorta di network e di scambiarsi linee programmatiche e favori operativi». Poi, Manganelli dice di temere «in forma minore rispetto all'area antagonista cosiddetta di sinistra» un risveglio anche dell'estrema destra. «Però siccome questi ambienti di estrema destra hanno cominciato progressivamente a toccare temi che erano tradizionalmente propri della sinistra, bisogna tenere gli occhi aperti».

GLI AGENTI- Ma Manganelli parla anche dei comportamenti degli agenti. «Io sono favorevole a sanzionare gli interventi scorretti, a punire tutto ciò che alimenta la tensione in piazza, ciò che non è adeguato o che è fuori dalle regole». Il capo della Polizia ha voluto sottolineare che, oltre a sanzionare giustamente chi sbaglia, «dobbiamo anche saper sottolineare le gesta di sacrificio, di forza e determinazione indirizzate al miglioramento dei rapporti col cittadino, attraverso un percorso di mediazione, di dialogo. Credo che camminare su questo doppio binario, la punizione quando serve, il premio quando è opportuno, sia la cosa migliore da farsi».

NUMERO IDENTIFICATIVO- Per quel che riguarda il «simbolo identificativo sui caschi è tra i temi oggetto non ancora di una trattativa ma certamente di un dibattito. Il discorso che fa l'operatore di polizia è: io mi faccio identificare perchè tutto sommato lo ritengo giusto, ma ritengo che sia giusto anche identificare chi sta in piazza cioè chi costituisce l'altra metà del cielo. Credo che sia un dibattito destinato a risolversi. Credo che si troverà un punto d'incontro che possa essere un segnale di predisposizione al dialogo, di saper affrontare in modo adeguato certi temi».

Convinzioni di un visionario

Un commento: "Vedo che continua il tour autopropagandistico del Monti. Stando ai dati ufficiali di: debito pubblico, inflazione, disoccupazione, Borsa, Pil, ecc. il disastro, non solo non è stato evitato, ma gode ottima salute. Altro che la negazione della realtà che i sinistrati rimproveravano a Berlusconi. Se qualche piccolo, insignificante risultato è stato quasi raggiunto, questo è stato fatto solo presentando il conto a noi Popolo che non abbiamo alcuna responsabilità di questa crisi. Monti è stato ed è, l'alfiere ed il sostenitore dell'iniquità più sfacciata."

Da dubai il presidente del consiglio: «negli ultimi 12 mesi priorità spegnere l'incendio». Monti sulla crisi: «Evitato disastro totale». «Non potevamo accendere un nuovo fuoco».


LA BUROCRAZIA - Mario Monti si è soffermato sul lavoro portato avanti dal governo, soprattutto per venire incontro alle esigenze delle imprese italiane in tema di semplificazione della burocrazia: «L'Italia - ha spiegato il presidente del Consiglio - è tornata a essere attrattiva». «L'Ocse - ha riferito poi il Professore - recentemente ha stimato che le riforme messe in campo contribuiranno a una crescita di 4 punti percentuali sul Pil negli ultimi 10 anni».

lunedì 19 novembre 2012

Sto con le forze dell'ordine


Non si era mai vista la polizia in assetto antisommossa «contro» il ministro dell'Interno. Oltre ai blog e ai forum dei soldati blu, inferociti con la ministra (la frase più soft è «non voglio difendere un ministro come quello lì»), sono i sindacati di polizia a rilanciare la rabbia della truppa per come è stato gestito, anche mediaticamente, il dopo scontri. Con un ministro che anziché prendere di petto il problema dei teppisti impuniti preannuncia indagini sui cattivi poliziotti. L'ira è sulla Cancellieri, ma anche sulla Fornero, che in un comunicato del sindacato Consap viene definita ministro «sprezzante» che non «merita comprensione».

La temperatura, per il governo, sale tra i servitori dello Stato a 1.400 euro al mese. «Caro ministro Cancellieri, punisca questo facinoroso celerino che con inaudita violenza sbatte il proprio volto e la propria professionalità sullo stivale del malcapitato manifestante», attacca l'associazione Acah (All cops are heroes, tutti i poliziotti sono eroi) mostrando online la foto di un rappresentante delle forze del'ordine picchiato e calpestato. «Le posizioni della Cancellieri sull'ordine pubblico sono inquietanti - lancia l'affondo Giuseppe Tiani del Siap - perché un ministro che si avventura nella proposta di soluzioni tecniche (la numerazione dei caschi dei poliziotti, ndr) senza confronto ci lascia costernati. Siamo perplessi che un ex prefetto si comporti come un qualsiasi banale uomo politico che insegue l'opinione pubblica e il consenso. Dal ministro ci saremmo aspettati una presa di posizione legittima contro i violenti, ma una tutela dell'istituzione nel suo complesso». E che dire delle critiche feroci del sindacato autonomo di polizia Sap per bocca del suo segretario nazionale Nicola Tanzi: «Siamo sconcertati dalle parole del ministro che ha annunciato punizioni per i poliziotti che si sono macchiati di violenze nei confronti dei manifestanti. Avremmo preferito che il ministro avesse detto che bisogna prima accertare i fatti e poi decidere. Parlare in questo modo è pericolosissimo». E di rimando, con Francesco Paolo Russo, si arriva all'appello a manifestare tutti insieme «contro queste prese di posizione da parte della ministra tecnica che di polizia non ne sa una beata mazza».

Anche l'Ugl polizia, con il leader sindacale Valter Mazzetti, prende di petto il responsabile del Viminale sulla proposta di marchiare i caschi degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico con un numero identificativo. «Nei prossimi giorni incontreremo il ministro Cancellieri e le diremo il nostro deciso no a questa proposta. È facile giudicare stando comodamente seduti in una poltrona ministeriale o in parlamento mentre in mezzo alla strada a prendere sassate, sprangate in testa, insulti e sputi ci vanno i poliziotti. Proponiamo che alle prossime manifestazioni a rischio il ministro Cancellieri e tutti gli altri censori scendano in piazza con noi a svolgere il servizio di ordine pubblico e solamente dopo diano un giudizio». Incredulo e indispettito per la sortita del ministro sul codice a barre sopra i caschi u-boot della Celere è il battagliero segretario provinciale romano del Siulp, Saturno Carbone: «Io davvero non ci credo che il ministro dell'Interno abbia avuto questa ideona dei caschi numerati. Davvero, non posso crederci. Per quanto ci riguarda, siamo fermamente contrari. Ma se proprio non se ne può fare a meno, allora numeriamo anche i caschi dei manifestanti e vediamo che cosa succede. Non accettiamo più processi sommari, ci ribelliamo alle sassate e alle accuse veicolate ad arte attraverso un linciaggio mediatico vergognoso, e di parte, che non ha precedenti».

Clandestini impuniti (le risorse extracomunitarie)


Chiamateli pure fantasmi. Perché nonostante siano il motore di quel «distretto parallelo» industriale che produce ogni giorno un milione di capi di abbigliamento low cost - con un giro d'affari di due miliardi - gran parte dei cittadini cinesi che lavorano nel manufatturiero di Prato per aziende di connazionali non esistono né per il comune della città toscana né per il ministero degli Interni. Erano e rimangono in gran parte clandestini. Lavoratori inchiodati alle macchine da cucire per dodici ore al giorno, sette giorni su sette. Senza nessuna tutela e spesso senza neppure un'identità. Anche se hanno garantito ai loro boss asiatici introiti da capogiro nel bel mezzo della crisi economica peggiore degli ultimi ottanta anni. Lo dicono i dati del Viminale sulla sanatoria che si è chiusa il 15 ottobre scorso e ha permesso a 134.576 lavoratori stranieri irregolari, in tutta Italia, di tentare la strada della regolarizzazione (le domande devono essere vagliate dal ministero). A Prato, la via d'uscita dall'emersione è stata percorsa da appena 1054 lavoratori extracomunitari irregolari. Chiamarlo flop è un eufemismo. Perché i numeri non lasciano dubbi ma avevano lasciato speranze. Le stime - elaborate sulla base di statistiche e a seguito dei blitz quotidiani sulle imprese del manufatturiero «parallelo» e del suo indotto - parlano di circa 20-25 mila clandestini presenti sul territorio.

Considerata l'altissima densità di immigrati cinesi a Prato - i residenti sono 13.056 su un totale di 30.186 stranieri, cioè quasi la metà, e inclusi i «non» residenti rappresentano il 43,3% della popolazione straniera totale - l'amministrazione comunale prevedeva un'emersione di almeno 8mila e fino a 12mila lavoratori clandestini provenienti dal gigante asiatico. D'altra parte le imprese orientali attive a Prato - secondo un libro-inchiesta della giornalista Silvia Pieraccini - sono circa 4.500, di cui 3.400 solo nel distretto degli abiti low cost. E invece nulla di fatto. Anche perché la metà delle 1.054 domande è stata presentata da lavoratori domestici, colf o badanti e non da lavoratori nel settore industriale, come sono gran parte dei cinesi presenti a Prato e dintorni. «I dati sono più che deludenti», spiega al Giornale Giorgio Silli, assessore all'Integrazione della prima amministrazione comunale di centrodestra a Prato in cinquant'anni di potere rosso incontrastato. Come nel resto d'Italia, a giustificare la scarsa adesione può avere influito un sistema esoso e poco ghiotto: era previsto che la domanda venisse presentata dal datore di lavoro, dietro versamento di mille euro, non rimborsabili in caso di rifiuto di domanda, e oltre al pagamento degli ultimi sei mesi di contributi evasi. Ma tutto questo non basta a spiegare il fenomeno. «Era l'occasione della vita per molti imprenditori cinesi, quella di non andare in carcere», spiega l'assessore Silli riferendosi alle pene previste, da sei mesi a tre anni di carcere e una multa di 5mila euro per chi impiega un lavoratore straniero irregolare. E invece «hanno calcolato che il pagamento dei contributi avrebbe reso il loro prodotto non più concorrenziale». «Non solo - spiega Silli, che ci tiene a ricordare di aver lavorato molto in questi anni per l'integrazione e si lancia ora in una lettura sociologica del fenomeno -: i lavoratori cinesi sono disposti a farsi schiavizzare perché sanno o sognano anche loro di diventare un giorno imprenditori». Delusione e rabbia da parte delle istituzioni pratesi, che vedono l'industria tessile cinese e il suo indotto ingrassare in barba alle regole italiane. «E poi ogni giorno circa un milione e mezzo di euro parte via money transfer da Prato verso la Cina». Il distretto parallelo marcia ma lascia a bocca asciutta la città.