martedì 30 ottobre 2012

La magistratura e il sale... scioglineve (la barzelletta del giorno)


Tommaso Profeta, responsabile della Protezione Civile di Roma e due suoi collaboratori, indagati nella Capitale. La Procura contesta ai tre di avere utilizzato del sale, poi risultato nocivo, per ripulire le strade nel febbraio scorso, durante la pesante nevicata caduta sulla città. Il sale sparso per le vie romane, per contrastare la neve, avrebbe contenuto "cloruro di calcio diidrato". La denuncia che ha portato all'indagine e all'iscrizione nel registro di Profeta e delle altre due persone, è partito dopo che il sindacato di base Usb ha denunciato le irritazioni alla pelle causate ai lavoratori dal sale in questione. In alcuni casi a queste si aggiunse la corrosione dei guanti utilizzati dai lavoratori.

Realtà


Il quarto anniversario del crollo della Lehman Brothers - il momento cruciale che ha segnato l'escalation dei crescenti problemi mondiali in una vera e propria crisi – è passato praticamente inosservato lo scorso 15 Settembre. Le ormai datate previsioni, che apparivano macabre – del tipo: ci vorranno un paio d'anni prima di intravedere la luce in fondo al tunnel – ora risultano come ridicolo ottimismo. Oggigiorno, la ripresa non sembra poter iniziare prima di un decennio, mentre gli allarmisti prevedono problemi decisamente più gravi, incluso un conflitto militare su scala mondiale.

L'opinione pubblica sembra aver accettato la crisi come una sorta di evento naturale imprescindibile. I vari tentativi di spiegare i motivi del crollo possono rimanere non correlati, ma la ricetta – ondate e ondate di tagli alle spese – sembra essere universale, con nessuna alternativa permessa, neanche ipoteticamente. Per fortuna, il consiglio dato dal principe Charles – farsi docce più brevi e aiutare l'ambiente – non ha valore di legge, ma i programmi di austerity, compilati dalla burocrazia Europea e appoggiati dalle legislature nazionali, non sono facilmente ignorabili, qualsiasi sia l'opinione delle popolazioni. La situazione si è inasprita ancor di più quest'autunno in Europa dove, in risposta, sono esplose una serie di proteste. La manifestazione tenuta dal movimento di protesta “15 maggio” intorno al parlamento spagnolo è stata l'apice nello svolgersi degli eventi. Il palazzo governativo è stato circondato da folle disarmate e persino da famiglie con bambini. Ciò nonostante, il premier spagnolo l'ha definito un tentativo di golpe. In realtà, Plaza De Neptuno a Madrid ha vissuto un replay di ciò che succedeva un anno prima ad Atene, in Piazza Syntagma. Gli sviluppi in Grecia e in Spagna sono un esempio di un modello più ampio, che implica l'erosione della sovranità nazionale degli stati europei. E' importante notare che non dovrebbero essere le istituzioni dell'Unione Europea ad assumere il ruolo di organismo di controllo di questi processi – però, guardando i fatti, un futuro Euro-impero avrà un potere sulla nuova rimodellata Europa.

La Rivolta Autonoma Spagnola

Un gran numero di bandiere catalane sventolavano dai balconi di Barcellona in primavera, e giunti all'autunno, in Spagna gira la voce che, se fosse adottata un'altra misura di austerity , il paese si frantumerebbe, lasciando Madrid sola a dover ripagare il debito sovrano. Dal 1983 la Spagna unita comprende 17 comunità e 2 città autonome, tutte in possesso di un governo e di un parlamento proprio. Molte di queste comunità vantano una storia gloriosa e alcune un importante passato da stato indipendente. Per esempio, sul territorio ora noto come comunità autonoma di Castilla e Leon, esistevano due stati, entrambi aventi avuto un ruolo primario nella Reconquista, a suo tempo. Inoltre, le comunità autonome spagnole sono munite di un governo autosufficiente e hanno partiti politici relativamente indipendenti finanziariamente. L'indipendenza è stata minacciata quando il governo Rajoy ha ridotto drasticamente il budget delle province e una forte reazione ha subito preso vita. Il governo della Catalogna ha presentato un ultimatum a Madrid chiedendo, o di avere il permesso di non pagare le tasse, o di ottenere un prestito di 5 miliardi di euro. Rajoy ha scelto la seconda, ma, in Catalogna, il parlamento resta scontento e il capo del governo catalano Artur Mas ha messo in programma elezioni regionali anticipate per il 25 Novembre.

In Catalogna gli oppositori di Madrid aprirono la campagna elettorale il 30 Giugno inscenando una Marcia Verso l'Indipendenza. La manifestazione, che ha avuto luogo a Barcellona sotto lo slogan “Catalogna, nuovo stato in Europa”, è stata particolarmente impressionante in numeri, avendo portato in strada dalle 600.000 alle 2.000.000 di persone. La prima stima è stata fornita da Madrid, la seconda da Barcellona, ma, considerando che la popolazione catalana si aggira intorno ai 7.2 milioni di abitanti, anche la stima più bassa, 600.000, risulta straordinaria. Madrid ritiene la Catalogna responsabile di 40 miliardi di euro di debito, mentre la comunità respinge l'accusa e ricorda costantemente che essa contribuisce al 20% del PIL Spagnolo e, considerandola singolarmente, si piazza tra i maggiori esportatori regionali europei. In Catalogna i sondaggi danno un 90% a favore del separatismo, numero dovuto al fatto che la maggioranza delle persone pensano di pagare più tasse rispetto ai benefici restituiti dal governo centrale. L'indipendenza permetterebbe di non dover sfamare Madrid con le tasse e, inoltre, salverebbe la comunità da misure di austerity quali l'aumento dell'IVA dal 18 al 21% o i pesanti tagli nel budget previsto per le amministrazioni locali. E' chiaro che, se il 25 novembre, dovessero vincere gli propositori della secessione, il loro primo passo sarebbe quello di stabilire una data per il referendum sull'indipendenza. La Catalogna e Madrid sarebbero poi coinvolte in negoziazioni tese, con Bruxelles a far da arbitro.

La Catalogna è il primo candidato per la secessione in Spagna, ma ce ne sono altri pronti a seguire. La scossa dovuta allo sciopero dei minatori e ai violenti scontri con la polizia l'estate scorsa, ha portato i governi della Galizia e dei Paesi Baschi ad annunciare elezioni anticipate, simili a quelle catalane, per il 21 Ottobre. Madrid riconosce la nazione catalana come un'integrità separata, ma ragioni storiche e idiomatiche tali da esigere lo stesso trattamento, sono senza dubbio presenti in Galizia e nei Paesi Baschi. Anche altre regioni spagnole, dove le popolazioni non hanno tendenze separatiste, stanno diventando ambiziose. Come la Catalogna, Valencia – una regione che apporta circa la stessa percentuale di PIL alla Spagna – sta stringendo per un prestito di 5.5 miliardi di euro da Madrid, mentre Murcia e l'Andalusia chiedono rispettivamente 700 milioni e 1 miliardo di euro. Il governo della piccola Castilla-La Mancha, che rappresenta solo il 3.4% del PIL spagnolo, ha chiesto 800 milioni di euro a Settembre. Il governo centrale ha previsto un fondo stabilizzatore per rinvigorire le regioni autonome pari a 18 miliardi di euro, ma l'appetito delle 5 comunità è stato sufficiente a drenarlo fino in fondo già a fine Settembre e la richiesta dell'Andalusia è salita a 5 miliardi. Va notato che altre 12 comunità autonome, tra cui la Galizia, terra nativa di Rajoy, e i Paesi Baschi, potrebbero dover ancora articolare i loro incombenti bisogni.

Nessuna Possibilità Di Scelta

Il governo guidato da Rajoy si trova di fronte al dilemma della scelta tra le sovranità che spunterebbero se i prestiti dovessero essere negati e la politica di accomodamento, che può essere sostenuta solo tramite enormi prestiti dalla Banca centrale europea. Nel secondo caso sarà necessaria l'approvazione dell'UE, ma al momento l'UE sta abbozzando le procedure alle quali saranno soggette le nazioni fortemente indebitate, e i programmi dell'UE sono noti per far scoccare proteste di massa nei paesi in questione. Senza dubbio Bruxelles accetterà di aiutare il sistema bancario spagnolo, ma dopo ciò, la Spagna, come la Grecia, dovrà separarsi da alcuni possedimenti a lei cari, come le Isole Canarie o persino le Isole Baleari. Stime affidabili mostrano che il debito sovrano spagnolo raggiungerà il 90% del PIL entro il 2013. Prendendo prestiti dalla UE, il governo di Rajoy diventa di fatto incaricato di distribuire i soldi tra le regioni autonome. Queste potrebbero comunque decidere che sono inutili intermediari in questo processo. Fosse questo il caso, la spinta verso l'indipendenza attualmente in atto in queste regioni, porterà all'aggiunta di nuove stelle sulla bandiera dell'UE. Sovrascritto è il corso degli eventi che Rajoy vuole evitare. Come soluzione, ha suggerito all'UE di emettere bond europei collettivi da immettere sul mercato globale, ma Bruxelles sembra non considerare questa opzione. Chiaramente, la stabilizzazione dell'unità nazionale non è ciò che fa comodo all'emergente Euro-impero. Stretta in un angolo, Madrid ha creato bond governativi del valore di 186.1 miliardi di euro nel tentativo di venderli in USD, Yuan, Rubli o qualsiasi moneta li voglia, uscendo così dalla dipendenza verso i prestiti UE. Altri bond del valore di 200 miliardi, su un periodo di 2-3 anni, dovrebbero essere emessi nel 2013. La dura verità è che, visto che la crisi globale non dà alcun segno di tramonto, il progetto sembra morto sul nascere. Di conseguenza, il futuro promette alla Spagna una delle seguenti possibilità:

• Lo scenario greco, nel quale la Spagna dovrebbe, come primo passo, scambiare le sue isole per soldi e in futuro agire di conseguenza;

• Lo scenario argentino, nel quale la Spagna direbbe addio all'Eurozona, entrerebbe in default e introdurrebbe una moneta nazionale;

• Lo scenario di Bruxelles, nel quale il debito spagnolo sarebbe venduto alla Banca Centrale Europea.

Quest'ultimo scenario sarebbe il più macabro, dovesse materializzarsi. La Spagna non sarebbe più una nazione sovrana e si sottometterebbe al controllo degli enti sovranazionali dell'UE. La minuziosa progettazione e l'alimentazione della crisi del debito, insieme alle polizze di Bruxelles sulla regionalizzazione, non solo sono la causa della frantumazione delle unità nazionali in Europa, ma, in una prospettiva più ampia, minacciano la sovranità nazionale e l'unità come principi generali.

Gli stranieri dei quali abbiamo bisogno

Proprio oggi il signor ministro riccardi ci ha detto che: "noi ABBIAMO bisogno degli stranieri"...


Ventisei persone sono state denunciate dalla Guardia di Finanza di Mondovi, nel cuneese, per truffa aggravata, ai danni dell’Inps. L’indagine, che rientra nelle attivita’ finalizzate a salvaguardare il corretto impiego di fondi pubblici, ha portato alla luce l’indebita percezione di assegni sociali che l’istituto previdenziale eroga a ultra sessantacinquenni, italiani, stranieri o apolidi residenti in Italia che versano in particolari condizioni economiche. In particolare, dai controlli effettuati su 87 percettori e’ emerso che 26 beneficiari erano in possesso solo ‘cartolarmente’ dei requisiti previsti dalla legge per ottenere l’assegno sociale. I soggetti, di origine estera, infatti, arrivati in Italia permanevano sul territorio nazionale solo per il tempo necessario ad acquisire la residenza, aprire un conto corrente o libretto bancario/postale e presentare all’Inps la documentazione occorrente per ottenere il contributo. Dai controlli e’ emerso, infatti, che i beneficiari, pur percependo, in alcuni casi anche per diverse annualita’, la provvidenza economica, anziche’ avere una stabile e continuativa residenza in Italia erano assenti per lunghi periodi di tempo dal territorio nazionale. Il danno per l’ente previdenziale e’ stato calcolato in 97.802,09 euro.

Convinzioni di un imbecille

... chissà se se n'è accorto che lo spread ogni due per tre torna a livelli esponenziali...


"La percezione che la gente ha di questo maledetto governo non è rosea ma, tuttavia, c’è una percezione molto più elevata di quanto non ne abbiano i partiti". Mario Monti, intervenendo all’apertura dei lavori del World economic event sul tema "Rebuilding Europe Competitiveness", sottolinea ancora una volta come, nonostante le tasse e il rigore, il suo esecutivo sia amato più dei partiti. E questo dato di fatto, per il premier, costiutuisce "un retaggio molto importante per i politici che governeranno il Paese nel futuro". Il premier ha rivolto un monito alla classe politica: "Non credete che non possiate fare politiche giuste perché altrimenti perdereste il consenso". Il bocconiano poi fa una sorta di mea culpa quando afferma che "abbiamo fatto cose molto sgradevoli e spiacevoli, sia per chi le ha subite che per chi le ha fatte". Tuttavia, per Monti "il livello di gradimento è molto più elevato di quello dei partiti". Lui ne è convinto. Così come è convinto che per uscire dalla crisi economica l'Europa debba tornare a crescere, mantenendo una disciplina di bilancio. Insomma, una crescita rigorosa.

La felicità di riccardi

Un paio di commenti: "La crisi sembra non aver avuto impatto sugli stranieri che continuano a pensare all’Italia, e alla Lombardia in particolare, come luogo per far crescere i propri figli. MA QUALE CRISI PER LORO! Tutto gratis, mentre noi ci ammaliamo per sopravvivere! "

"Io credo che il ministro riccardi sia un incoscente,vuole la distruzione di un popolo che ha fatto la storia sia nell'arte che nel diritto.Questi immigrati nell'arco di vent'anni saranno maggioranza ed in italia (minuscola) imperverserà la sharia."
 
"Sig. Ministro, abbiamo bisogno degli immigrati che lavorano, pagano tasse, contributi e assistenza sociale, gli altri vanno invitati a ritornarsene da dove sono venuti."
 
"Quanto ci costano? L' Espresso parla di 1,6 miliardi. Riccardi le vuol tirar fuori le cifre? A proposito di legalità cosa ci fanno le centinaia di venditori di tarocchi che infestano le stazioni e i supermercati? Pagano le tasse, emettono scontrini? Per la verità facciamo un pò schifo e le nostre città assomigliano sempre di più ai tuguri dell' Africa e dell' Asia."


Gli stranieri in Italia nel 2011 hanno superato quota 5 milioni. Il numero più alto di stranieri è in Lombardia che, anche nel 2011, si conferma la prima regione in Italia per presenze. Stranieri a Milano: la popolazione immigrata tocca il 17,7%È qui, infatti, che risiede uno straniero su quattro: si stimano infatti quasi 1,2 milioni di immigrati regolari, pari al 23,5%. "C’è di fatto una stabilizzazione, di cui dobbiamo prendere coscienza - ha commentato il ministro per l’Integrazione, Andrea Riccardi - e una cultura pubblica si deve evolvere a questo livello". Come riporta il 22° dossier sull’immigrazione della Caritas, gli extracomunitari continuano ad aumentare. Anche a Milano dove gli stranieri iscritti all’anagrafe arrivano a quota 236mila, pari al 17,7% della popolazione totale. Secondo Riccardi, si sarebbe chiusa la stagione degli arrivi crescenti per aprirsi una stazione della presenza più stabile: "Ci dobbiamo confrontare con uomini e donne che sono qui da anni e vedono il loro futuro in Italia. Cala, dunque, il sipario, sull’immigrazione vista come invasione barbarica, la realtà è ormai un fenomeno più normale e strutturale". Nel capoluogo lombardo, dove nel 2010 gli immigrati erano il 16,4% del totale, ormai più di un residente su sei è dunque straniero.

"Se vogliamo fare integrazione occorre una maggiore attenzione alla realtà degli immigrati, che poi sono presenti da tanto nel nostro Paese - ha commentato Riccardi - ci vuole un clima civile che favorisca l’integrazione, naturalmente nel rispetto della legge. Senza fare sconti a nessuno ma senza atteggiamenti di diffidenza. Noi abbiamo bisogno di loro e loro hanno bisogno di noi". Per quanto riguarda il mercato del lavoro in Lombardia l’incidenza degli immigrati con un’occupazione, nonostante la crisi economica, è rimasta stabile, passando dal 16,1% del 2010 al 16,3% del 2011. Una dimostrazione del fatto che, pur nella contrazione complessiva del mercato del lavoro, gli stranieri hanno mostrato maggiore flessibilità e capacità di adattarsi a nuove mansioni, magari più precarie e meno retribuite. Stabili anche le rimesse nei Paesi d’origine che in Lombardia ammontano al 21,3% del totale (1,6 miliardi di euro). La crisi sembra non aver avuto impatto sugli stranieri che continuano a pensare all’Italia, e alla Lombardia in particolare, come luogo per far crescere i propri figli. In questa regione, dove già studia un quarto degli alunni stranieri che frequentano le scuole italiane (24,4%), le iscrizioni hanno avuto nel 2011 un incremento pari a quasi il 7%, a fronte di una media nazionale in crescita del 6%. Un dato che, seppur più contenuto rispetto agli anni passati, indica comunque una crescita. Segno di una stabilizzazione del fenomeno, ma non di una inversione di tendenza. In Lombardia inoltre ormai quasi l’80% degli stranieri coniugati vive con il partner e a Milano la percentuale di incidenza delle famiglie straniere sul totale ha superato quella degli immigrati singoli: un residente su sei è straniero, mentre una famiglia su cinque ha almeno un componente che è nato all’estero.

lunedì 29 ottobre 2012

No comment di palazzo chigi

Un commento: "Ma insomma cosa si aspettava questo triste fìguro. Ogni volta che ha preso la parola in un consesso economico in Italia e fuori, non ha mancato l'occasione per attaccare il governo precedente reo di tutti i mali italici ed oltre; ogni pazienza ha un limite. E poi lui, con tutti i suoi titoli che risultati può vantare? Uno spread che non si schioda dai 300pt; una recessione come mai si è vista in Italia; un'emorragia di posti di lavoro e una morìa di industrie senza fine; il carico fiscale più alto del mondo; una giustizia che mette sotto tutela tutto e tutti. Ma lui dice che se non fosse intervenuto il suo governo sarebbero successi sfracelli inenarrabili. Forse, ma siamo nel campo delle ipotesi. La realtà dei risultati del governo dei tecnici, invece, è sotto gli occhi di tutti e può essere descritta con una sola parola: DISASTRO."


Roma - Il gelo di Palazzo Chigi nei confronti dell'ultima zampata berlusconiana si traduce in un blindatissimo «no comment» alle parole del Cavaliere. La situazione, sebbene molto tesa, è ancora molto confusa e il premier non vuole certo dar vita a un botta e risposta con il Cavaliere. Il «momento è troppo incerto» ammettono fonti governative, facendo intendere che Monti attenda una sorta di correzione di tiro da parte di Berlusconi.In fondo il Cavaliere ha soltanto minacciato di riconsiderare la fiducia al governo, cosa che peraltro ha già fatto in passato. Non solo: anche Bersani ha lanciato messaggi bellicosi per cercare di tirare il governo dalla sua parte. Insomma, magari Berlusconi ha dato fuoco alle polveri sull'onda dell'ira funesta dopo una condanna che ritiene assurda e profondamente ingiusta. Una pistola carica sul tavolo, puntata sul governo, da cui tuttavia non è partito alcun colpo. Ma la rivoltella, questa volta, ha il cane alzato; e non è escluso, anche se dal governo tengono la bocca cucita, che in queste ore siano partite frenetiche telefonate diplomatiche per far pressioni sul Cavaliere. E convincerlo all'ennesima rettifica sulla lealtà data al governo. Naturalmente il personaggio chiave dell'operazione moral suasion resta Gianni Letta, da sempre l'uomo che tiene i canali aperti con il Quirinale. Proprio Napolitano, ieri, ha incrociato il premier nella basilica di Santa Maria degli Angeli, in occasione dei funerali del caporalmaggiore Tiziano Chierotti, ma del breve colloquio intercorso tra i due nulla trapela. Probabile, tuttavia, che nelle stesse ore si siano alzate in volo le colombe pidielline per scongiurare lo strappo definitivo. In effetti ci sono segnali evidenti che dimostrano come la posizione strong del Cavaliere non venga sottoscritta dall'intero partito. E anche se arrivasse l'ordine di staccare la spina all'esecutivo, non tutti i pidiellini sarebbero disposti a eseguirlo.Di sicuro la situazione s'è ingarbugliata e l'azione del governo Monti risulta alquanto impantanata. Non solo a causa della linea ondivaga del Pdl, posto che appena una settimana fa era stato Bersani a minacciare il governo di non votare la legge di stabilità. Insomma, il Professore si sente sulla graticola ma soprattutto teme che tutti gli sforzi fatti fino a ora da Palazzo Chigi possano essere vanificati da quella che ritiene essere una campagna populista. Se anche il premier ammette che molte delle sue misure abbiano effetti recessivi sull'economia, è però ancora convinto che non si possa allentare la cinghia del rigore. Per cui mal sopporta le proposte berlusconiane sul dietrofront all'Imu, sull'attenuazione del potere di Equitalia e le vibranti accuse nei confronti della Germania della Merkel. Sono le cosiddette «politiche creative» che continuano a preoccuparlo, a prescindere dallo stato di salute del suo governo.Ma c'è un altro campanello d'allarme che trilla forte nelle orecchie del premier e si chiama «grande palude»: ossia una lunghissima ed estenuante campagna elettorale che duri sei mesi, senza che all'orizzonte si veda lo spiraglio di un esito certo e - agli occhi del premier - auspicabile. Monti continua a vedere il diluvio dopo di sé, scatenato dalle nubi populiste che hanno nomi ben precisi: Grillo, Vendola e, da qualche giorno, anche Berlusconi. Ecco perché qualcuno non esclude l'opzione: scioglimento anticipato delle Camere, elezioni, presa di coscienza dell'ingovernabilità totale e Monti bis. Ma visto che nel partito di maggioranza relativa, il Pdl, continua a regnare il caos, la parola d'ordine è nervi saldi. E silenzio.L'unico a parlare è il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini: «Capisco lo stato d'animo di Berlusconi ma non ho l'ansia che il Parlamento stacchi la spina, non ho il respiratore artificiale e so respirare da solo... - dice con ironia - Berlusconi ha parlato di pressione fiscale e recessione. Ma non è giusto pensare che il governo sia un assatanato tifoso delle tasse».

domenica 28 ottobre 2012

Il misero col bisogno di alleanze per vincere la poltroncina...


"Berlusconi in 24 ore è passato dagli elogi, agli attacchi, alle minacce. Ma la politica non ha bisogno di ricatti", ha detto Pierferdinando Casini commentando le parole pronunciate dal Cavaliere ieri pomeriggio a villa Gernetto. "Se Berlusconi andrà dritto per questa strada si troverà solo. C’è una grande parte di moderati, anche nel Pdl, che non è disposta a mettere a rischio la tenuta del Paese", ha aggiunto il leader dell’Udc. "Berlusconi ha devastato, in questi anni, l’unità dei moderati per cui ieri ha dimostrato che su quella base si può creare un partito populista di destra che non ha nulla a che fare con il Partito popolare europeo nè con i moderati", ha poi detto Casini a SkyTg24. "Mi sembra che siamo in uno stato di confusione generalizzato, ma da questa vicenda penso che i moderati possano uscire rafforzati - ha aggiunto -. Oggi sappiamo qual è la rota e non è questa, è certamente un’altra e io mi auguro che tanti moderati, anche nel Pdl, facciano sentire la loro voce. Il silenzio è già eloquente".

Deliri di un imbecille

Un commento: "l'unico Governo tecnico sotenuto da tutti, cos'ha combinato? Ha messo gli italiani ancora più in mutande rispetto a prima. Pensioni da fame, giovani a spasso, precari sempre più precari. Le riforme? Non ditemi quelle della Fornero, saranno da rifare. Il resto? Monti, vada a casa noi italiani non la meritiamo."


Noi abbiamo fatto un vero miracolo, mettendo a lavorare assieme forze che fino lì si consideravano reciprocamente nemiche. Quando è entrato nella grande salal zeppa di genitori e bambini, è stato accolto da un mix di applausi e di fischi. Ma lui, come al solito, non si è scomposto, spiegando che "a questo (tagli, tagli e poi ancora tagli, ndr) si è arrivati perchè in passato sono state fatte promesse che poi non potevano essere mantenute". Poi ha cominciato a parlare con la flemma di sempre, con quel suo tono pacato (e francamente anche un po' noioso) col quale è solito parlare in pubblico. Con cui annuncia tasse da estorsione o racconta episodi di gioventù. E con cui ha spesso bastonato la condotta della classe politica della Seconda Repubblica. Lo ha fatto anche ieri, Mario Monti, nel corso del suo intervento al Festival della Famiglia di Riva del Garda. Dove ha affermato di essere nientemeno che il riappacificatore della politica italiana: "Noi - ha detto riferendosi al suo governo - siamo riusciti nell'intento di far lavorare assieme forze politiche del paese che si consideravano come veri e propri nemici. E che ultilizzavano le loro migliori risorse non per fare l'interesse e il bene del paese, ma per cercare di distruggersi". Il passo di considerarsi il Messia è ormai vicino. Aspettiamo Natale.

venerdì 26 ottobre 2012

Nell'assoluto silenzio... blogger peggio di stupratori e assassini...

Prelevato e copiaincollato dal blog di Nessie


Ci risiamo. Si sapeva che la rete era sempre nel mirino, e ai vari tentativi di bavaglio ai blog ho già dedicato numerosi post pregressi (*). Ora per completare il paesaggio totalitario di guerra (la pesante guerra finanziaria che ci muovono è pur sempre una guerra scatenata con altri mezzi), rieccoci al punto di partenza. Siamo alla prigione planetaria e passo dopo passo, l'intero pianeta diverrà una gabbia con le sbarre invisibili ma efficaci, dove non sarà concesso più alcuno spazio di libertà. Distopie? no, la distopia orwelliana e huxleyiana è già qui. La casta dei politici e dei tecnocrati si difende da chi osa attaccarli ancora a muso duro. E a muso duro, sono rimasti solo i blogger, visto l'addomesticamento e l'anestesia della stampa ufficiale. Contro la quale, pure ci si accanisce per intimidirla e sottometterla più di quanto non lo sia già, attraverso nuovi pesanti ricatti economici previsti dal recente ddl. Far pagare, estorcere più quattrini possibile, intimidire, reprimere, controllare sembrano i motti maramaldeschi di questo nuovo totalitarismo degli anni 2000. Ecco cosa scrive nel merito il bravo Claudio Messora del videoblog byoblu, un blogger tra i più attivi, che è riuscito a portare le sue tesi perfino in tv (è costante ospite della trasmissione L'Ultima Parola). Ve lo ricordate il diritto di rettifica? Quella norma allucinante contenuta nel Ddl Intercettazioni che estendeva alla rete una serie di obblighi che avevano un senso se pensati nel 1948 per la carta stampata? Avevamo lavorato molto, io e voi, su questo blog, per scongiurarla. E ci eravamo riusciti, riuscendo a a far passare il nostro emendamento in Commissione Giustizia. Ecco l'ultimo l'annuncio che ne avevo dato. Poi il Ddl Intercettazioni si era arenato. Ma non si sono dati per vinti: il diritto di rettifica applicato al web 2.0 è stato ripresentato, grazie al caso Sallusti, ed è più feroce e inconcepibile di prima. E il Senato l'ha già approvato. Abbiamo meno di 24 ore di tempo. E' la vendetta dei partiti contro il web che gli ha rotto il giochino. Si tratta come dicevo, della vendetta della politica e del giornalismo organico ai politici, sulla rete.

E ancora Debora Billi, nel Blog Crisis, What crisis?:

Sapete che ci sono stati blogger minacciati o trascinati in tribunale per aver detto che al tale ristorante si mangia male? O che la tale marca di jeans non è affatto made in Italy ma made in Bangladesh? O che la tale azienda mobiliera ritarda con le consegne? O che la tale trasmissione TV è brutta? C'è persino gente querelata dalla Massoneria ...voi ne parlate sempre bene, della Massoneria? In Rete ci sono migliaia, decine di migliaia di post, magari letti da 4 gatti, che denunciano questo e quello, dalle cozze avariate della pizzeria sotto casa all'amianto nascosto sotto un terreno privato, (...). In altre parole, l'obbligo di rettifica costringe e rettificare anche verità oggettive, lampanti e sacrosante, per non finire nelle pesti. Insomma, chi promuove simili criteri liberticidi ha in mente solo la realizzazione di uno stato di polizia del pensiero. Senza contare che dato che un blog non è una testata, il blogger che se ne va in vacanza e non aggiorna la sua piattaforma, può incappare negli ultimatum delle 24 ore. Insomma, vogliono trasformare a viva la forza i blog in innocui diarietti che parlano di gite scolastiche o mettono fotografie sul cantante preferito, sulla squadra di calcio preferita, ma non devono parlare di politica, di MES, di Fiscal Compact, di Fondo Salvastati, di Troika e di altri argomenti considerati tabù. Salvo poi prelevare coattivamente i profili degli utenti di Facebook (anche se magari vi si parla di hobby, vacanze e tempo libero) per girarli direttamente al Ministero degli Interni, senza nemmeno interpellare il Parlamento, in barba ad ogni legge sulla privacy. Almeno in Usa ci vuole l'autorizzazione del Congresso per poter fare una simile nefandezza da Gestapo, da Ceka e da Stasi. Qui, invece, nisba. Poi però, pretendiamo andare a esportare la democrazia nel terzo e quarto mondo. Forse proprio perché non ce n'è abbastanza a casa nostra. Propongo che gli altri amici blogger, riportino sui loro siti, quanto sta emergendo a loro danno. Più siamo, meglio è.

Risorse, nullafacenti e pregiudicate... su suolo italico


Erano le 17 circa di giovedì quando a Monte San Giusto, militari della locale Stazione insieme al personale del Norm, sono intervenuti presso “Bar Les Jolies” in Via Lambrocco, su richiesta di un passante che aveva notato il barista inseguire un giovane. Infatti pochi prima si era consumata una rapina ad opera di quattro giovani stranieri, tutti a volto scoperto ma due armati di cacciaviti. L'immediato intervento dei militari ha permesso di trarre in arresto in flagranza di reato per rapina a mano armata, lesioni personali e detenzione abusiva di armi L.I., nato in Albania nel 1985, residente a Porto Sant’Elpidio, celibe, nullafacente, pregiudicato.

Il giovane dopo una colluttazione con il barista e si era rifugiato sotto una macchina. Pochi minuti dopo due pattuglie in borghese del Nucleo Operativo RMB della Compagnia Macerata hanno intercettato un'auto sospetta con a bordo tre soggetti albanesi, complici della rapina, in fuga verso Villa San Filippo. Gli stessi a forte velocità avevano abbandonato il primo rapinatore e stavano raggiungendo la superstrada. Intercettati dai carabinieri sono stati trovati in possesso del giubbotto del primo rapinatore e del suo telefono cellulare e di un cacciavite persi nella colluttazione e che avevano raccolto. Si tratta di tre pericolosi soggetti già noti alle forze dell'ordine. D. X., nato in Albania nel 1991, residente a Porto Potenza Picena, celibe, nullafacente pregiudicato, D. S. anche lui albanese, nato nel 1984, fratello di D. X., residente Porto Potenza Picena, celibe, nullafacente, pregiudicato, P. A.,albanese del 1987, residente a Porto Recanati, celibe, nullafacente, pregiudicato. Recuperata la somma di 610 euro, provento della rapina, è stata restituita al legittimo proprietario esercente bar. Sotto sequestro le armi utilizzate per la rapina. Gli arrestati, sono stati condotti nel carcere di Montacuto.

giovedì 25 ottobre 2012

Bocciature...


Un secco no. Una bocciatura in piena regola. La commissione Bicamerale per gli Affari Regionali ha stroncato il decreto sui tagli ai costi della politica di Regioni e Enti locali. Un netto "parere contrario" dato alle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera che stanno esaminando nel merito il testo. È rarissimo che le commissioni chiamate a esternare un parere alla commissione di merito si esprimano del tutto negativamente. La Bicamerale per gli Affari Regionali punta il dito contro l’articolo che prevede che la Corte dei Conti debba operare un controllo di legittimità preventivo su tutti gli atti normativi e di programma di Regioni (tra cui la spesa sanitaria) e di Enti locali. Su questo la commissione rileva "la carenza di incisive modalità di interazione ed interlocuzione con le autonomie territoriali in relazione all’esigenza di una graduale modulazione degli interventi in materia di rafforzamento della partecipazione della Corte dei Conti al controllo sulla gestione finanziaria". Niente da eccepire invece sull’articolo che taglia i costi della politica, anche se viene ravvisata "l’opportunità di un rafforzamento della leale collaborazione tra Stato e autonomie territoriali in merito al contenimento delle spese". Pur considerando “apprezzabili le misure tese a determinare una riduzione dei costi della politica nelle regioni”, tuttavia la commissione ritiene “insufficiente l’impianto complessivo del provvedimento e di non piena compatibilita’ con le prescrizioni del Titolo V della Costituzione”, si legge nel parere.

Il decreto era passato in Consiglio dei ministri a inizio ottobre, mentre imperversavano gli scandali politici legati all'uso dei fondi pubblici di alcune Regioni, in primis quella del Lazio. Tra i provvedimenti contenuti nel decreto ci sono i tagli ai compensi di consiglieri e assessori, nonché viene fissato un tetto agli stessi. Poi è presente lo stop ai vitalizi facili, una stretta alle poltrone, il controllo sui bilanci e sulle spese degli enti da parte della Corte dei conti, il pareggio di bilancio, la non ricandidabilità di amministratori che abbiano contribuito al dissesto finanziario dell'ente, controlli sulle attività partecipate. Nonostante la bocciatura del decreto, la Corte di Conti ha già applicato alcune misure contemplate dal testo. Come quella sui controlli degli atti di Regioni ed Enti locali. "I Presidenti delle Sezioni regionali di controllo hanno comunicato la già avvenuta attuazione di numerose delle disposizioni introdotte con il suddetto decreto, con l'avvio dei procedimenti di controllo degli atti di Regioni ed enti locali. Gli stessi hanno riferito in ordine alla piena disponibilità manifestata dalle amministrazioni regionali e locali a collaborare per una celere ed ottimale attuazione delle nuove norme" si legge in una nota della magistratura contabile.

Le risorse in azione


Circa dieci agenti feriti o contusi, un’auto della polizia danneggiata, alcuni immigrati contusi sono il bilancio di una irruzione di una trentina di immigrati irregolari nella Questura di Napoli per protestare dopo essersi visti rifiutare lo status di rifugiati. Dopo il violento attacco gli extracomunitari hanno, infatti, chiesto di essere arrestati per poter rimanere in Italia e non tornare, quindi, in Africa.Una trentina di nordafricani ha assaltato nella tarda mattinata i locali dell’Ufficio immigrazione della Questura di via Galileo Ferraris. Dopo aver ricevuto poco prima il "no" della prefettura alla loro richiesta di rifiugiati politici, gli extracomunitari hanno fatto irruzione nell’ufficio immigrazione e hanno aggredito tutti i poliziziotti presenti: una decina di agenti sono finiti in ospedale, mentre è stata danneggiata una volante parcheggiata davanti alla Questura. Gli immigrati fanno parte di un gruppo di 1.200 stranieri alloggiati nelle strutture ricettive di Melito, comune a Nord del capoluogo partenopeo, in attesa dell’esito di un ricorso presentato dopo un primo rifiuto della commissione territoriale alla concessione dello status di rifugiato. Subito dopo hanno chiesto agli stessi poliziotti di essere arrestati per poter rimanere in Italia: proprio per questo avrebbero deciso di aggredire i poliziotti.

Punti di vista sulla magistratura


Professor Luttwak, lei si trova a Tokyo in questi giorni in cui l'Italia è alle prese con una sentenza controversa: sei anni di carcere a sette scienziati per il terremoto dell'Aquila. «La notizia è stata ripresa dai giornali giapponesi, seppure senza quel senso del ridicolo rinvenibile sulla stampa europea o americana, che non appartiene alla cultura nipponica. C'è piuttosto un diffuso sbigottimento per un fatto giudicato incomprensibile, come se fosse nato un bambino con due teste».

Che cosa risulta così incomprensibile? «Non si capisce come sia possibile che in un Paese civile dei magistrati processino e condannino degli scienziati per non aver previsto un terremoto. L'Italia rientra così tra i Paesi [henna], che in giapponese significa [strani]».

È la stranezza dell'esotico? «Agli occhi di chi abita qui e convive con i fenomeni sismici, l'Italia è un Paese [henna] alla stregua dell'Iran dove gli omosessuali vengono impiccati, o del Pakistan dove le ragazze che vogliono andare a scuola vengono punite».

Tornando alla sentenza le obietteranno che in realtà i sismologi sono stati condannati per aver rassicurato la popolazione locale. Lo sciame sismico andava avanti da quattro mesi. «Secondo il giudice, dunque, in presenza di instabilità sismica gli scienziati avevano il dovere di ordinare l'evacuazione dell'intera zona, anzi perché non dell'intero territorio nazionale dato che tutta quanta l'Italia è a rischio sismico. Seguendo la stessa logica, a Napoli i tecnici dovrebbero ordinare alla popolazione di abbandonare la città già domani. Il Vesuvio potrebbe esplodere da un momento all'altro».

C'è da chiedersi chi oserà ancora fornire una consulenza in materia dopo questa pronuncia. «È una bella domanda. Io penso che emerga ormai con chiarezza l'istinto della casta giudiziaria italiana: per aumentare il proprio potere bisogna espandere il perimetro della criminalità. È una china pericolosa già emersa in diversi casi di incidente industriale».

A chi si riferisce? «Per esempio, alla sentenza Eternit. Ci sono nel mondo quaranta Paesi dove si sono verificate tragedie legate all'amianto e ogni volta si sono celebrati processi in sede civile. L'Italia è l'unico Paese dove un magistrato a Torino chiede e ottiene la condanna penale dell'azionista di maggioranza per disastro doloso. Adesso si vorrebbe applicare la stessa logica all'impianto siderurgico dell'Ilva: esistono dappertutto regole di tutela ambientale e autorità preposte a vigilare sul loro rispetto. Per chiudere una fabbrica però serve la decisione di organi tecnici, formati da esperti che si pronunciano sulla base di rigorosi criteri scientifici. Non può certo decidere un magistrato».

I magistrati ricorrono alle perizie. «E i periti sono un'eccellente copertura, frutto di nomine arbitrarie. Ognuno può recuperare il perito che più gli aggrada. A Tokyo o negli Usa i problemi di tipo professionale sono gestiti da professionisti secondo criteri professionali. In questo modo si evitano invasioni di campo da parte di chi per il solo fatto di indossare una toga pretende uno strapotere incontrollato».

Esiste un Paese assolutamente immune da disastri sismici? «In Giappone, a differenza che a L'Aquila, si applicano criteri e metodi ingegneristici volti alla riduzione del danno. Tuttavia la forza imprevedibile della natura può vincere sulla tecnica. Si ricorda il terremoto di Kobe di 17 anni fa? Morirono oltre seimila persone».

mercoledì 24 ottobre 2012

Non siate choosy


In un paese dove il 78% dei lavori si trova per «segnalazione» (dato Eurostat), i figli di banchieri, professori universitari, rettori, presidenti di Cda, prefetti, manager pubblici, tutti futuri (attuali) ministri, non hanno tempo per essere choosy, «schizzinosi»: il lavoro arriva e coi fiocchi. Al di là dei loro sicuri meriti, non deve aver fatto la schizzinosa Maria Maddalena Gnudi quando il padre, il ministro Gnudi (ex presidente Enel, quota Udc) le ha proposto di diventare socio del prestigioso Studio Gnudi (commercialisti in quel di Bologna), il suo. Approdo sicuro anche per Eleonora Di Benedetto, avvocato 35enne, assunta da uno dei più importanti studi legali di Roma, lo studio Severino, quello della madre Paola, ministro della Giustizia.

Ma non tutti i brillanti figli si impiegano indoor, altri lo fanno outdoor, sempre ad altissimi livelli. Come Costanza Profumo, brillante architetto laureata al Politecnico di Torino, figlia del rettore del Politecnico di Torino Francesco Profumo (ora ministro dell'Istruzione), ha lavorato nello studio newyorkese dell'archistar Daniel Libeskind, ora pare sia a Rio de Janeiro. Carlo Clini, figlio del ministro dell'Ambiente Corrado, è rimasto invece in Europa, a Bruxelles, dove coordina progetti per la Regione Veneto. Ricordate Carlo Malinconico, il sottosegretario tecnico che si è dimesso per una vacanza pagata da altri? Suo figlio, Stefano, avvocato, ha fatto pratica nello studio Malinconico (del padre), poi ha trovato lavoro al ministero dell'Ambiente dov'era direttore generale Corrado Clini (ex collega di governo del padre), e quindi all'Antitrust, quando il presidente era il sottosegretario Catricalà, (ex) collega del padre nei governo Monti. A sua volta il segretario Catricalà, che ha gestito l'Antitrust per sei anni, ha una figlia che è in una società, Terna, partecipata dal ministero dell'Economia, dove da sempre siede Vittorio Grilli, ministro dell'Economia, che però ha figli ancora in età scolare. Brillante carriera per un altro rampollo, Luigi Passera, figlio del ministro Passera. Passera jr., dopo la laurea in Bocconi (come il padre) si è occupato di marketing per la Piaggio, società di Colaninno, partner dell'ex ad di Intesa nella cordata di salvataggio Alitalia. Ora Passera jr ha un impiego di tutto rispetto presso la multinazionale Procter & Gamble.

Di Monti jr, invece, si sono perse le tracce. Dopo aver lavorato a Londra per Citigroup e Morgan Stanley, il figlio del premier era stato chiamato alla Parmalat da Enrico Bondi (a sua volta poi chiamato da Monti padre come commissario straordinario per la spending review). Dopo le polemiche sul posto fisso (il premier disse che era «noioso») il curriculum del figlio, che nel frattempo ha lasciato Parmalat, è sparito dal web. Si sa però che la seconda figlia di Monti, Federica, ha lavorato nel prestigioso studio Ambrosetti, quelli del Forum Ambrosetti di Cernobbio, dove si riunisce la crème dell'economia italiana. E che poi ha sposato Antonio Ambrosetti, unico figlio maschio degli Ambrosetti. Benissimo è andata a Giorgio Peluso, 42 anni, figlio del ministro Cancellieri. Già assunto trentenne come direttore di Unicredit, poi direttore generale di Fondiaria Sai a 500mila euro l'anno, l'ha in questi giorni lasciata con una buonuscita di 3,6 milioni, scoperta dal Fatto. Ma non è rimasto a spasso: assunto da Telecom Italia come Chief Financial Officer. Poi c'è la Fornero. La figlia Silvia ha una cattedra all'Università di Torino (dove madre e padre sono professori ordinari), e lavora in una fondazione finanziata da Intesa (dove la madre era nel consiglio di Sorveglianza). L'altro figlio, Andrea Deaglio, invece, è uno stimato regista e produttore di film socialmente impegnati (emarginazione, minoranze etniche). Chissà cosa pensa dei choosy.

martedì 23 ottobre 2012

Frivolezze...

Confesso, non lo avrei voluto fare questo post ma poi, rileggendo i commenti di quest'altro post, mi sono detta... perchè no? Bhe, con le mie commentatrici abbiamo fatto una sorta di "lista" di maschi (famosi) del globo terracqueo che ci fanno sognare... parecchio. Abbiamo fatto nomi e cognomi ma per chi non segue il cinema o le stramaledette serie tv, non sa esattamente a chi appartengono quei nomi e cognomi. Si parlava di Cal Lightman della serie televisiva Lie to me, al secolo Tim Roth, ed ecco Tim Roth, classe 1961.


Poi, s'è parlato di Jean Reno, classe 1948... qualcuno ricorda il film Leon? Ecco... lui era il killer.


Passiamo ora al protagonista di The Killing, al secolo Joel Kinnaman, classe 1979


Poi... dicevamo? Ah, si Jeffrey Dean Morgan, da NON confondere con Javier Bardem. Classe 1966. Ha partecipato alla serie tv Grey's anatomy ed è stato protagonista nel film Watchman. Era il "comico".


Ora, passiamo pure a James McAvoy, scozzese, classe 1979, attore in Becoming Jane, Espiazione, The last station, The conspirator e X-men l'inizio e taaanti altri.


Infine... passiamo a Ryan Gosling... classe 1980. Protagonista de Il caso Thomas Crawford, The believer, Love & Secrets, Drive e le idi di marzo.

... se lo dice lui

Qualche commento: "Il ministro ha evidentemente fatto un piccolo errore, ha invertito i dati il 99% degli italiani non ha alcun beneficio, anzi pagherà più tasse, forse, l% rimasto avrà qualche vantaggio. Nel caso non fosse un errore questo signore mente sapendo di mentire. Tèl lì el minculpop."

"Basterebbe calcolare la franchigia di 250 euro per voce sulle detrazioni per rendersi conto di come ancora una volta i bilanci familiari vengano colpiti. Questi per fare cassa la cassa ( da morto) la preparano a noi, che dovremmo pure ringraziarli. Certo, a leggere i post dei lettori sembrano campati in aria i sondaggi che danno il gradimento di M. al 50%. Non ci sarà da stupirsi se al posto di tanti grilli sparlanti ne arriverà soltanto uno. Ma quand'è che la piantate di prendere per i fondelli la gente?"

"Avete massacrato l'italia di tasse e di accise, adesso finite di devastarla con aumenti iva e taglio delle deduzioni e fate anche i brillanti prendendoci in giro con la storia del 99%? Almeno aveste la decenza di tacere, fareste più bella figura."


Il combinato del taglio dell'Irpef e le rimodulazioni su deduzioni e detrazioni, previsto dalla legge di stabilità, ha «effetti positivi» per «il 99% dei nostri contribuenti». Lo annuncia il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, nel corso di una audizione alla Camera sul ddl stabilità. Davanti alle commissioni Bilancio, Grilli dice che il governo «non ha fatto stime» su questo aspetto ma si è basato «sulle banche dati dell'Agenzia delle entrate».

MANOVRA - Nella manovra fiscale contenuta nella legge di Stabilità, spiega Grilli «il vantaggio complessivo va per il 54% a favore di contribuenti con lavoro dipendente, per il 34% a pensionati, il 10% ai cittadini con reddito da lavoro autonomo, il restante 2% agli altri». Nel dettaglio «il beneficio medio pro capite è di 160 euro» con un massimo fra i 25mila e i 45mila euro di reddito (220-230 euro). Oltre questi livelli, ha precisato il ministro, il beneficio si riduce progressivamente.

lunedì 22 ottobre 2012

Fornero avvilita... poverina

Fornero, meglio tacere e dare l'impressione d'essere scema, piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio... e per parlare, visto che lei è italiana, vive e parla agli italiani, meglio usare la lingua italiana senza arricchire i discorsi con idioti, inutili ed inopportuni vocaboli in inglese. Fuck you!

Il ministro Fornero contestata lascia incontro a Torino: «Sono avvilita». Il ministro del Welfare a Assolombarda: «Se la Cgil mi invita vengo in piazza». E sui giovani: «non siano schizzinosi»

Giornata di contestazioni per il ministro del Lavoro Elsa Fornero. Prima al centro anziani Nicola Grosa di Nichelino di Torino, il ministro ha abbandonato la sala. Non appena Fornero ha dichiarato la sua volontà di lasciare l'incontro si è però scatenata in sala una bagarre tra contestatori e coloro che invece volevano seguire l'intervento del ministro. C'era chi urlava «vi state comportando in maniera indegna», mentre alcuni attivisti di Rifondazione comunista e dei Cobas continuavano a disturbare con cori e fischi. Fornero che si è detto «avvilita» ha lasciato la sala. 

«SE MI INVITANO IN PIAZZA VENGO ANCHE IO» - Ma non è finita. In giornata Fornero, a a margine di un convegno all'Assolombarda aveva risposto a una domanda sulla manifestazione annunciata dalla Cgil per il prossimo 14 novembre aveva detto: «Se mi invitano, in piazza ci vengo anch'io». «Sono convinta - spiega il ministro - che la collaborazione ci debba essere sempre, anche con i sindacati. C'è chi è più propenso al dialogo e chi meno, ma le porte al mio Ministero restano sempre aperte, anche per quelli che protestano, purché arrivino in delegazione e non tutti insieme». Una proposta cui la Cgil ha risposto a muso duro contestando la legge di stabilità varata dal governo. «Non si tratta di essere d'accordo con qualcuno, da sempre le nostre richieste sono chiare: non vanno bene i tagli né alla scuola, né alla sanità, né alle amministrazioni locali» ha ribadito il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, rispondendo a chi le chiede se sia d'accordo con le critiche espresse anche dal segretario Pd, Pier Luigi Bersani. Camusso ha poi aggiunto anche che l'aumento dell'Iva «colpisce le fasce più povere» e che, invece, «serve una riduzione vera del carico fiscale sui lavoratori: bisogna detassare le tredicesime».

GIOVANI - Fornero ha parlato poi dei giovani. «Non bisogna mai essere troppo "choosy" (schizzinosi, ndr) - dice - meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale». «Bisogna entrare subito nel mercato del lavoro», aggiunge, sottolineando che occorre «attivarsi» e «mettersi in gioco» in un mercato del lavoro che deve essere «più inclusivo e dinamico». Poco dopo, il ministro tiene anche a precisare: «Non ho mai detto che i giovani italiani sono schizzinosi. Oggi i giovani italiani sono disposti a prendere qualunque lavoro. Poteva capitare in passato, quando il mercato del lavoro consentiva cose diverse, ma oggi i giovani italiani non sono nella condizione di essere schizzinosi». E sul commento di Fornero è arrivata la replica dei giovani della Cgil: «I consigli della Fornero sono talmente fuori dalla realtà da farci pensare che per fare il ministro non basta essere professori e ci convince che forse dovremmo essere tutti più schizzinosi, o meglio choosy».

ESODATI- A margine del Convegno di Assolombarda, il ministro Fornero ha parla anche di esodati, affermando che quelli che sono stati «salvaguardati» dal Governo «avranno sicuramente la pensione secondo i vecchi requisiti». Il ministro lo dice per precisare le parole presidente dell'Inps Mastrapasqua che aveva invece garantito che tutti gli esodati avranno una pensione.

domenica 21 ottobre 2012

Buon prossimo Natale

Un paio di commenti: "Ci deve terrorizzare il fatto che questo premier veda luce al di la del tunnel perché ciò significa che ci sta preparando per una nuova stangata: non si rende conto di aver già distrutto parte della nostra economia in nome della Germania e soprattutto rifiuta di rendersi conto di doverla smettere con le solite barzellette e bugie: Monti è subdolamente con tutti i suoi ministri il più grande bugiardo mai apparso ai limiti della politica italiana: speriamo se ne vada al più presto."

"«Spero che grazie a noi si dica che l'Italia non è stata colonizzata dall'Europa e ha mantenuto la sua sovranità». Il professore ha perso un'altra buona occasione per tacere. Ma non c'è niente da fare. In lui la ricorrente tentazione di "fare la ruota" è troppo forte. Peccato che non proprio di un pavone si tratti, ma, molto più prosaicamente, di un tacchino. Anche se magniloquente e...sobriamente gesticolante."

"Se fosse stato Berlusconi a fare i danni che ha fatto questo governo il cui unico elettore è Giorgio Napolitano e che è sostenuto, ritengo per tattica politica, da PDL-PD-UDC, si combatterebbe già nelle strade. Vorrei capire cosa aspetta Giorgio Napolitano ad ammettere di avere sbagliato ed a rimandare a casa questo governo che nuove gravemente alla salute del Paese. Dopo il benservito al governo Monti, ovviamente dovrebbe dimettersi. Cosa aspetta? Dal suo piedistallo non vede che qui rischia di finire molto, molto male? E lui invece cosa fa? Pontifica sulla necessità di aumentare l'integrazione nella UE cioè il perfetto contrario di ciò che serve! Alcuni fessi dicono che la UE e l'EURO salvano gli Stati dall'aggressione degli speculatori però non mi pare che sia così: qualcuno ha forse aggredito il Cile o il Canada, Singapore o il Giappone? E allora basta raccontarci delle bufale affinché mettiamo da soli la testa sotto la ghigliottina, perbacco!"


Un conto sono le parole del premier Mario Monti, che continua a ostentare ottimismo, un conto sono i conti che affligono gli italiani. Un conto sono le linee programmattiche del governo, che continua a sperare nella ripresa, un conto sono i fattivi rincari che, settimana dopo settimana, si abbattono come una tagliola sugli stipendi dei contribuenti. Tra tasse sempre più soffocanti, contrazione dei consumi e redditi esigui si preannuncia un Natale davvero magro. Anche perché gli italiani si troveranno a dover pagare la stangata di fine anno. L'ennesimo sacrificio chiesto dal governo dei tecnici per una ripresa che stenta ancora ad arrivare. Dati alla mano, non ci sono soltanto gli ulteriori aumenti di Imu e Iva e le nuove regole su deduzioni e detrazioni a impensierire gli italiani. Alle nuove uscite che, fino a qualche mese fa, non erano ancora state inserite nei bilanci famigliari, bisogna infatti aggiungere i rincari sulle tariffe e l'avanzata all'insù della pressione fiscale che hanno, di fatto, abbattuto la propensione al risparmio (ora ai minimi dal 1999). Il risultato? Il potere di acquisto è crollato a -4,1% (altro dato negativo), mentre l'inflazione avanza e i salari restano, tanto per cambiare, al palo. Insomma, una situazione a tinte fosche a cui va ad aggiungersi lo spettro di un ennesimo rincaro sull'Imu. Secondo il Sole 24 Ore (leggi l'articolo), infatti, gli enti locali starebbero valutando un ritocco all'insù delle aliquote. Per farlo hanno tempo fino al 31 ottobre. A causarlo la decisione del ministero dell'Economia di modificare ex post il gettito dell'Ici assegnato a ogni Comune nel 2010. "Il taglio inaspettato - spiega il Sole - arriva a quindici giorni dal termine (già pluri-prorogato) per chiudere i preventivi 2012 e costringe i sindaci a rifare un'altra volta i conti e trovare risorse per raggiungere il pareggio di bilancio". Uno "scherzetto" che tocca circa 1.200 Comuni.

Il problema è che gli italiani non dovranno affrontare soltanto il rincaro dell'imposta sulla casa. Si scorgono, infatti, segni "più" su tutte le voci che riguardano le abitazioni. Dal primo di ottobre la luce è aumentata dell'1,4%, mentre il gas dell'1,1%. E ancora: a bilancio vanno poi messi i rifiuti, l'acqua e i trasporti urbani. Il costo della vita continua ad aumentare. Secondo il Codacons, dai primi di settembre è schizzato su di almeno mille euro. E l'aumento dell'Iva voluto dal governo Monti non farà che peggiorare la situazione: nel 2014 l'aliquota agevolata passerà dal 10 all'11%, quella ordinaria dal 21 al 22%. Il risultato? Il carrello della spesa costerà mediamente tra i 310 e i 380 euro in più. Come se non bastasse, la legge di stabilità da poco varata dal Consiglio dei ministri prevede nuove regole su deduzioni e detrazioni. Come spiega il Corriere della Sera (leggi l'articolo), "l'introduzione, per i redditi superiori ai 15mila euro, della franchigia di 250 euro e di uno sconto fiscale massimo di 570 euro per alcune detrazioni farà incassare allo Stato 1,9 miliardi solo per il 2013". Soldini che, però, vengono erosi dai risparmi delle famiglie italiane. Anche perché il taglio di detrazioni e deduzioni andrà a colpire anche i redditi del 2012 e, quindi, quelle spese su cui si considerava un certo "risparmio" fiscale.

sabato 20 ottobre 2012

Accendiamo la luce... il tunnel sta per finire

Un commento: "Da un primo ministro che cita ad esempio di onestà, correttezza e paladino anti corruzione un emiro del Qatar possiamo solo sperare che la capacità di leggere la sua "personalissima sfera di cristallo dell'economia" (ricordate rino tommasi?) sia migliore. A Londra credo sia possibile scommettere sulla bontà della previsione, solo solo voci ma sembra sia data 30/1".


Alla ripresa mancano pochi mesi. Lo ha detto e ripetuto il premier Mario Monti al forum della Coldiretti a Cernobbio. Il presidente del consiglio ha parlato di «pochi mesi, spero pochi, che ci mancheranno all'emergere chiaro di segni di ripresa». «Il paese - ha aggiunto - ha dimostrato capacità di affrontare provvedimenti restrittivi. Ma siamo nella fase nella quale dobbiamo sforzarci perchè nulla vada sprecato in termini di fiducia, toccando con mano benefici che non si vedono e malefici che per fortuna sono stati sventati».

L'EUROPA - Monti a Cernobbio, ha anche parlato di Europa dopo il recente scontro con la Germania sulla questione del supercommissario Ue: «In passato - ha spiegato - l'Italia ha dato grandissimi contributi alla costruzione dell'Unione Europea, ma tante volte ha minacciato l'uso del suo potere di veto e poi raramente l'ha fatto. Non c'è modo migliore per incoraggiare gli altri governi a considerare l'Italia un docile tappetino da calpestare con doppia soddisfazione se si sono minacciate durezze alle quali non sono corrisposti gli atti». Per Monti dunque, in Europa bisogna «picchiare i pugni sul tavolo» ma «ci sono persone che sono più dure di quei tavoli. L'ultimo Consiglio europeo, ma anche gli altri - ha precisato - non hanno mai un risultato completamente soddisfacente, si sa. Ma di nuovo c'è che il gioco dei Paesi è diventato più equilibrato, più simmetrico e meno dominato da un solo Paese, di quanto fosse nel recente passato».

LA LEGGE DI STABILITÀ - È la vigilia di una settimana importante per il professore, che lo vedrà incontrare, in un confronto che verterà anche sulla legge di stabilità, i leader politici Casini (lunedì), Alfano-Berlusconi (martedì) e Bersani, alle prese in questi giorni con le primarie. Sul tavolo del premier e del Governo c'è la legge di stabilità su cui da più parti vengono chieste modifiche. All'indomani dell'apertura dello stesso presidente del Consiglio circa la possibilità di correttivi, purchè «a saldi invariati», lo stesso concetto è stato ribadito dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. «Se il Parlamento vorrà modificare» il ddl stabilità «siamo disponibili come ha già detto Monti» ha puntualizzato. Il termine per le proposte di modifica è fissato al 31 ottobre, ma i partiti stanno già affilando le armi per la battaglia parlamentare. Obiettivo togliere la retroattività delle detrazioni e, se le risorse sono necessarie, sterilizzare completamente l'aumento dell'Iva che scatta a luglio. Ma anche questa volta a Cernobbio Monti ha sottolineato che non bisogna «sprecare la fiducia» raccolta con la «quantità concentrata di provvedimenti restrittivi» che «il Paese ha saputo sopportare, forse comprendendo che ce ne era la necessità».

Imbecillità italica


MILANO - Ha strappato la collanina dal collo di una signora sul pianerottolo di casa; inseguito per strada e infine bloccato da un poliziotto fuori servizio, ha morso al polso lui e un sovrintendente di polizia in borghese, accorso in aiuto del collega. Il tutto nel popoloso quartiere Isola, per strade molto frequentate, tanto che i due poliziotti, oltre che con il giovane egiziano in fuga, hanno dovuto vedersela anche con numerosi passanti. Uno in particolare ha iniziato ad inveire e a parlare di un «pestaggio» di un extracomunitario innocente, radunando un capannello di persone. All'arrivo della volante di rinforzo, l'uomo è stato arrestato per rapina, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. È stata quasi una scena d'altri tempi, all'inizio del Novecento, quando l'Isola era «il quartiere dei ladri» e qualsiasi portone era sempre pronto ad accogliere e nascondere un «malcapitato» in fuga dalla polizia.

SUL PIANEROTTOLO - Tutto è iniziato intorno alle 16.35 di venerdì in via Borsieri, il «cuore» del quartiere Isola. Un 27enne egiziano, operaio, con precedenti, ha adocchiato una collana al collo di una 64enne che era appena uscita dall'ascensore e stava per rientrare in casa. Dopo una breve colluttazione, il giovane ha strappato la collana dal collo della signora ed è fuggito. Un poliziotto fuori servizio, che per caso si trovava nel condominio, ha le grida di aiuto e ha visto il nordafricano che scappava. L'agente, esibendo il tesserino, ha tentato di bloccare il fuggitivo, che lo ha spinto e gli ha sferrato dei calci. Intanto ha perso la collanina, che è caduta a terra.

L'INSEGUIMENTO - L'egiziano è riuscito a liberarsi ed è scappato, inseguito dal poliziotto che non lo ha perso di vista, percorrendo via Borsieri, via Confalonieri, via Volturno e via Sebenico, in direzione di via Sassetti. L'agente è riuscito a riacciuffarlo in via Sebenico, all'altezza del civico 5. Durante lo scontro, entrambi sono caduti per terra. Il nordafricano, tentando di liberarsi, ha conficcato i denti nel polso sinistro dell'agente. E' sopraggiunto un sovrintendente di Polizia in servizio al commissariato Garibaldi-Venezia, che si è qualificato e ha dato man forte al collega, dopo aver esibito il tesserino: anche lui è stato morso al braccio sinistro dall'egiziano.

«LO STANNO PESTANDO!» - Intanto intorno si erano radunate molte persone, attirate dalle urla dell'arrestato. Un passante ha iniziato ad inveire contro gli agenti, lanciando insulti, attirando altri passanti dicendo: «Guardate, questi poliziotti stanno pestando un povero immigrato». È poi giunta una volante e gli agenti hanno riportato la calma, portando via l'arrestato. L'agente è stato portato al Fatebenefratelli, dove gli sono state diagnosticate lesioni multiple e un morso al polso sinistro. Cinque giorni di prognosi per lui e per il sovrintendente, per il morso al braccio sinistro. La collana è stata recuperata e restituita alla vittima, nel frattempo soccorsa dal 118.

venerdì 19 ottobre 2012

Arroganza e disonestà al governo

...e tralasciamo che la fiducia nel premier (mai eletto), secondo la swg era al 39% fino a pochi giorni fa... e poi un commento: "Vorrei ricordare per chi ha poca memoria, che il prof. Monti è stato consulente economico di Cirino Pomicino, dal 1989 al 1992, al Ministero delle Finanze, e che il debito pubblico di quel triennio aumentò del 44,5%. Questo ricordo, certo, non per gettare la colpa tutta sul bocconiano, ma per ricordare, con un po' di coerenza, a chi lo esalta di rigore e serietá, che anche lui partecipò a quella sciagurata stagione di spese. E, che adesso, con le sue esternazioni, sembra dimenticarsene."


In un sondaggio, realizzato da Swg per la trasmissione di Rai3 Agorà, la fiducia degli italiani nel presidente del Consiglio Mario Monti è in calo di due punti dopo la presentazione della legge di stabilità: nel giro di una settimana, si è infatti abbassata dal 39 al 37%. Mentre il Partito democratico prende le distanze dalle ultime misure economiche varate dal governo, Monti prova a ostentare ottimismo, ripetendo per l'ennesima volta che la crisi è finalmente passata, ma ammette che l'esecutivo da lui guidato ha fatto "di sicuro" errori. Tuttavia, a detta del Professore, ma non c’è "alcun motivo di rammarico o pentimento per aver sbagliato politica economica".

"Siamo fiduciosi che la crescita ci sarà". A Bruxelles Monti non è disposto a cedere nemmeno di un millimetro. Gli errori ci sono stati. Ma la ricetta dei tecnici per combattere la crisi economica e la recessione che sta mettendo in ginocchio il Paese e che sta facendo lievitare il tasso di disoccupazione resta buona. Come, sempre a detta del premier, resta buono l'impianto della legge di stabilità che - ci tiene a ricordarlo - "non è una manovra aggiuntiva di finanza pubblica". In realtà, proprio la legge di stabilità, che introduce misure per almeno una decina di miliardi di euro, ha incontrato forti resistenze in parlamento. "Siamo pronti a valutare modifiche, ma senza variare i saldi", spiega il presidente del Consiglio ricordando che non tutte le modifiche sarebbero accettabili. Tuttavia, il Prof non è intenzionato ad "assistere a modifiche dei saldi". Il saldo non è il solo caposaldo a cui i tecnici non sono disposti a rinunciare. "Pur rispettando i saldi, certe modifiche ci vedranno d’accordo, altre potranno trovarci in disaccordo", chiarisce pur rimanendo convinto del fatto che la combinazione di misure sia la migliore.

Monti è intenzionato ad andare avanti. Non un passo indietro. Pur ammettendo di aver fatto qualche errore, non dà spazio ai mea culpa. Così, difende il lavoro fatto in questi mesi dal governo e promuove i risultati raggiunti al vertice europeo. "Anziché sovraccaricare la disciplina di bilancio come se vivessimo in cattiva fede - spiega - abbiamo pensato di valorizzare l’incoraggiamento sulle riforme strutturali su cui i Paesi sono indietro". A preoccupare il presidente del Consiglio non sono i dati sul sistema Italia che parlano di un pil in ribasso e di un mercato del lavoro in forte difficoltà, ma l'euroscetticismo che passa attraverso "rigetto dell’integrazione, populismo, nazionalismo odio per il diverso, e si sta aggravando via via per la crisi ha effetti sociali e psicologici". Proprio per questo Monti rilancia l’idea di un summit ad hoc da tenersi in primavera, possibilmente a Roma. "L’aumento dei populismi euroscettici riguarda anche l’Italia, anche se meno che in altri Paesi", avverte il premier spiegando di aver constatato in prima persona l’insofferenza per un'Unione europea che "viene vista come un po' opprimente nel limitare spazi alle politiche interne".

Infibulazione in italia


MILANO - «Secondo l'Oms, sono 135 milioni nel mondo le bambine che sono sottoposte ad infibulazione. Solo in Italia si calcola che le vittime siano circa 40mila. È il dato più alto in Europa, che in totale conta 500mila casi. L'infibulazione ha gravissime conseguenze sia fisiche che psicologiche». Parole scritte in una interrogazione di Antonio Palagiano, capogruppo Idv in Commissione Affari sociali alla Camera e responsabile Sanità del partito, indirizzata al ministro della Salute Renato Balduzzi. «Il problema dell'infibulazione investe pienamente anche il nostro Paese. Secondo l'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), in Italia, ogni anno ci sono 2-3mila bambine a rischio di essere infibulate e nella sola capitale, dal 1996 ad oggi, sono state curate oltre 10mila donne immigrate vittime di questa pratica» scrive Palagiano.

LA LEGGE - «In Italia la legge n. 7 del 9 gennaio 2006, vieta la mutilazione genitale femminile, punendo chi la pratica con pene fino a 12 anni di reclusione e, per il medico che ne fosse autore, con l'interdizione dalla professione. Secondo l'Inmp, nel nostro Paese ci sarebbero ancora alcuni medici e anziane donne delle comunità migranti che, a pagamento, praticano l'infibulazione, spesso senza anestesia e con strumenti non sterili. Per aggirare le misure previste dalla nostra normativa, le bambine vengono spesso ricondotte nel Paese d'origine per subire l'orrenda procedura. In molti Paesi europei le mutilazioni vengono eseguite nei centri di chirurgia estetica vaginale o in quelli che effettuano piercing e tatuaggi - spiega il capogruppo Idv in Commissione affari sociali -. Per questo, chiediamo al ministro della Salute Balduzzi se non intenda avviare uno studio per definire il fenomeno dell'infibulazione in Italia anche in rapporto a quanto previsto dalla legge 7/2006 e promuovere campagne di sensibilizzazione nei confronti di un fenomeno che pare tutt'altro che superato, con particolare attenzione alle scuole e quindi a giovani e adolescenti». Pochi giorni fa all'Onu è stata discussa un proposta di risoluzione contro le mutilazioni genitali femminili avanzata dal gruppo dei Paesi africani e che potrebbe essere approvata entro l'anno.

Educazione islamica

Un commento: "Tralasciando il caso specifico, visto che l'articolo non dà sufficienti strumenti per esprimere una posizione oggettiva, io noto dai commenti il solito presupposto Fallaciano della civiltà occidentale superiore a quella islamica che, dopo la caduta del comunismo, è diventata l'ultimo baluardo all'omologazione imposta dal Capitale. Chi siamo noi per dire che gli Islamici sbagliano approccio? Viviamo in un Paese in cui la donna, pur essendo ridotta al rango di escort del potere (bossianberlusconiano), è andata ben oltre l'emancipazione tanto da essere responsabile della catastrofe demografica che sta vivendo il nostro Paese. Io vedo invece, grazie all'immigrazione, un sacco di giovani arabi che nonostante i lavori umili che fanno mettono su famiglia, fanno figli e arrivano a casa alla sera dopo lavoro con il sorriso in faccia, non come quei poveri Italiani che si lamentano di tutto e non hanno più voglia di fare nulla se non guardare le partite di calcio e imprecare contro i diversi. Fatevi un esame di coscienza per favore, e poi discutiamo di tutto il resto."


MILANO - Un egiziano di 31 anni è stato arrestato dai carabinieri per aver portato via all'ex convivente il figlio della coppia. Lo ha fatto, secondo quanto riferito, per sottoporlo a un'educazione islamica, che la madre, un'italiana di 34 anni, non condivideva. Dopo l'allarme della mamma, aggredita mentre rincasava col piccolo dall'asilo, l'uomo è stato arrestato. Il bambino di 4 anni, illeso, è stato subito riaffidato alla madre.

STALKING - Il tentativo di sottrazione, che ha fatto seguito a una serie di molestie e percosse già denunciate in precedenza dalla donna, ha configurato il reato di stalking, e l'uomo è stato arrestato perché il magistrato ha ritenuto possibile il pericolo di fuga. Recentemente, infatti, l'egiziano aveva anche portato via il passaporto dell'ex convivente e del figlio da casa della donna, dopo averla convinta a farlo entrare. Il rischio era quindi che scappasse in Egitto.

L'AGGUATO IN STRADA - Secondo quanto spiegato dai carabinieri, la madre, Guliana A., di 34 anni, è stata affrontata per strada mentre rincasava con il bimbo appena prelevato dall'asilo, intorno alle 18. In piazza Napoli il padre del bambino l'ha insultata e le ha sputato in faccia, strattonandola e allontanandosi con il figlio. Appena la signora ha dato l'allarme al 113, una pattuglia del Radiomobile che era nei paraggi ha individuato e bloccato l'uomo, ancora per strada con il figlio. Si tratta di un operaio, regolarmente in Italia, con alcune querele per minacce e percosse in ambito famigliare presentate sia dalla madre del bambino sia dalla moglie egiziana da cui è separato.

L'EDUCAZIONE - I litigi sarebbero cominciati nel 2008, un anno dopo la nascita del bambino, proprio per le divergenze sull'educazione del piccolo. Infatti, nella comunità egiziana, in molti casi i figli nati in Italia dopo lo svezzamento vengono portati in Egitto per essere allevati per qualche tempo dai nonni e assorbirne la lingua e la religione. Nel 2009 la madre se n'è andata di casa col figlio e la situazione si è trascinata tra i litigi, fino alla drammatica sottrazione del piccolo. Due giorni fa il padre era anche andato al nuovo asilo (la madre aveva cambiato una scuola materna dopo l'altra, per sfuggirgli) e aveva cercato di farsi consegnare il piccolo, ma la scuola non aveva accettato di affidarglielo. Da qui l'agguato in strada.

Gli esodati (di lusso)


Giovanna Melandri è di sicuro una persona di ottimi studi, di buona cultura generale e, cosa che non guasta, parla per giunta un inglese fluente. È stata, poi, un non immeritevole ministro dei Beni culturali e, dopo una ventina d'anni di presenza in Parlamento, ha annunciato pochi giorni fa di non voler ripresentarsi alle prossime elezioni. Ma basta tutto questo per farne il presidente di una fondazione che presiede all'attività di un museo d'arte contemporanea?

Me lo chiedo dopo aver letto ieri dell'intenzione - che in realtà sembrerebbe una decisione già presa - del ministro Ornaghi di nominare l'onorevole Melandri alla presidenza della Fondazione del Maxxi di Roma, un museo d'arte contemporanea, appunto, che tra l'altro, benché inaugurato da anni, non è ancora riuscito a trovare una propria identità e un proprio ruolo. Lo dirò senza mezzi termini: mi sembra una decisione sbagliata per almeno due ragioni generali che vanno ben oltre il caso e la persona specifici, e che sono il motivo per cui qui ne parlo. Innanzi tutto si dà il caso che l'onorevole Melandri sia un deputato del Partito democratico: ora mi chiedo se rientri nell'immagine appropriata di un ministro tecnico, come è il ministro Ornaghi, nominare ad un posto di natura pubblica una persona che, ripeto, è persona senz'altro degnissima ma, priva di qualsiasi competenza specifica per quel posto, ha invece un così marcato ed assorbente connotato politico-partitico. Un ministro tecnico, infatti, non dovrebbe dare adito neppure nella maniera più indiretta al sospetto che nella sua azione cerchi un qualsiasi modo di precostituirsi dei meriti verso una parte politica o l'altra. Sono sicuro, sicurissimo, che il ministro Ornaghi non ha di certo mai avuto un'intenzione simile, ma vi sono degli atti i quali, a dispetto di ogni volontà del loro autore, possono essere interpretati male. E allora perché non evitarli?

Vi è poi un secondo e più importante motivo che rende sconsigliabile la nomina di cui sto parlando. Da sempre è una pessima abitudine italiana che moltissimi, importanti posti di vertice (presidenze e Consigli d'amministrazione) di tutta una serie di istituzioni pubbliche e parapubbliche - fondazioni bancarie, istituti culturali, enti espositivi e teatrali (tra parentesi: su chi potrebbe essere il prossimo sovrintendente della Scala circolano voci agghiaccianti), municipalizzate, industrie a partecipazione statale, enti i più diversi, ecc., ecc. - siano riservarti a ex esponenti politici ed assimilati: quasi sempre in spregio ad ogni criterio di competenza. È accaduto così che presidenti del Consiglio dei ministri, ministri, presidenti e giudici della Corte costituzionale, deputati, senatori, presidenti di regione, sindaci, consiglieri regionali, non appena lasciato per una ragione o per l'altra il proprio incarico, siano andati ad affollare in massa i vertici della vita pubblica (economica e non) del Paese. Costituendo, rispetto ai politici di partito presenti negli organi elettivi, una sorta di vera e propria supercasta, di fatto egualmente se non più potente dell'altra, e ancora più duratura e inamovibile: grazie tra l'altro al passaggio frequente e disinvolto dall'uno all'altro posto, anche del genere più diverso. Oggi che si parla tanto - e tutti sembrano essere d'accordo - di un rinnovamento della classe politica e di un ridimensionamento del suo strapotere, non sembra davvero la scelta più opportuna nominare ad una qualunque presidenza un parlamentare non appena esso cessa di essere tale. Se un deputato, o un senatore, o un ministro, abbandona il proprio incarico, ciò sia per davvero: non già per diventare più o meno immediatamente il candidato a ricoprirne un altro da qualche altra parte.

Ernesto Galli Della Loggia

giovedì 18 ottobre 2012

Numeri e certezze


[...] Perchè consideriamo che questo sia l’aspetto peggiore del Governo Monti? Aumentando il debito a breve, significa aver bisogno di maggiori entrate nel breve periodo per coprire le rate in scadenza ed ovviamente si contnuerà a spremere i contribuenti, il popolo Italiano e le imprese, con la conseguenza di deprimere ancora di più la domanda e quindi il panorama economico. Certamente Monti, come previsto, continuerà a vendere, o per essere più esatti a svendere il patrimonio nazionale, con la conseguenza che nel breve periodo si ritroverà con un debito inferiore di qualche miliarduccio, ma nel lungo periodo aumenterà perchè da un lato continua a spendere (pur aumentando le entrate, se il debito aumenta è perchè aumentano le spese) e dall’altro veranno a mancare gli introiti derivanti dagli utili del patrimonio ormai venduto.

A quanto pare, Monti sta tagliando solo ed esclusivamente gli investimenti sociali, da lui considerati non una grande risorsa del paese, ma uno spreco. Fra qualche tempo, in virtù di questi tagli si ritroverà con popolo affamato, malcurato ed ammalato, ignorante, con le inevitabili esplosioni sociali ed il ricorso alla repressione ed il conseguente incremento delle spese nel settore dell’ordine pubblico. Bella prospetiva per l’Italia L’aumento del debito a breve termine, rende sempre più evidente il ricorso al FMI ed anche se al momento tale ricorso viene negato, la realtà dei numeri indica il contrario. Come si pagano i debiti, se ormai gli italiani, popolo ed imprese, sono già spremuti al massimo? Nella logica di Monti, si continuerà ad aumentare l’IVA, l’IMU/ICI, le altre imposte e tasse, a ridurre le pensioni, gli stipendi, ecc… ma tutto questo farà ulteriormente diminuire la domanda (i consumatori disporanno di sempre meno soldi da spendere) e per conseguenza le imprese reagiranno riducendo l’offerta, ossia licenciando e spostando all’estero i propri stabilimenti (almeno le grandi imprese; mentre le piccole chiuderanno). [...]

Ornaghi il tecnico e la Melandri...


ROMA - Allora è confermato. Giovanna Melandri, ex ministro per i Beni e le attività culturali nei due governi D’Alema tra il 1998 e il 2001, è il nuovo presidente della Fondazione del Maxxi, il museo dell’arte contemporanea del XXI secolo. Lo ha deciso mercoledì il ministro attuale, Lorenzo Ornaghi, che martedì prossimo spiegherà le ragioni della scelta in una conferenza stampa accanto alla stessa Melandri. Torna dunque al Maxxi l’ex ministro che indisse il concorso internazionale che poi portò alla scelta del progetto di Zaha Hadid. Ma la nomina ha scatenato un diluvio di polemiche politiche, soprattutto dal centrodestra.

PDL: «UN AUTENTICO FUOR D'OPERA» - Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera: «Quello che ha fatto il ministro Ornaghi ha dell'incredibile. Ho la massima stima per l'onorevole Melandri, ma proprio per questo e per il riconoscimento della sua caratterizzazione politica molto marcata certamente reputo la nomina fatta da Ornaghi un autentico fuor d'opera». Il presidente dei deputati dell’Udc, Gian Luca Galletti: «Fermo restando il rapporto di stima nei confronti dell'onorevole Giovanna Melandri, riteniamo del tutto inopportuna la scelta del ministro Lorenzo Ornaghi di nominare la collega alla presidenza del Maxxi di Roma. In una condizione normale non dovremmo neanche spiegarne le ragioni e per questo siamo sorpresi»

SEL: «PROBLEMA COMPLICATO» - Critiche anche da sinistra, per esempio dal leader di Sel, Nichi Vendola: «Ho stima personale per Melandri, ma la sua nomina alla presidenza del Maxxi è un problema stilisticamente complicato da digerire. Non si è trattato di un bel gesto da parte del governo». Dello stesso tenore le contestazioni di Giulia Rodano, responsabile nazionale Cultura e Istruzione di Italia dei Valori: «Stimo Giovanna Melandri, e proprio per questo spero che comprenda che la sua nomina è un errore politico. Nella sua esperienza politica e parlamentare Melandri ha infatti acquisito sicuramente competenze in materia di politica culturale. Ma l'errore compiuto dal ministro Ornaghi sta nell'opacità del metodo scelto».

PD: «CARATURA INTERNAZIONALE» - Il Pd invece difende la scelta. Luigi Zanda, vicepresidente dei senatori del Pd: «Roma può oggi festeggiare la nomina di un presidente che ha tutte le doti per far grande il Maxxi, la più importante galleria pubblica di arte contemporanea della Capitale. La nascita del Maxxi si deve al lavoro di Giovanna Melandri, alla sua esperienza e alla sua consistente caratura internazionale». A dir poco gelido, invece, il responsabile Informazione e cultura del Pd, Matteo Orfini: «Come più volte ribadito il Partito democratico era contrario al commissariamento del Maxxi. Non c'erano ragioni per interrompere la gestione professionale e innovativa garantita da Pio Baldi, tanto che in più di un'occasione abbiamo chiesto si ripartisse da lì. Le scelte del ministro sono state prese in totale autonomia e il Partito democratico le ha apprese a cose fatte». Assai positive, al contrario, le opinioni degli addetti ai lavori. Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori: «Esprimiamo la nostra soddisfazione per la nomina dell'onorevole Giovanna Melandri a presidente del Maxxi con la quale ci congratuliamo per il nuovo prestigioso incarico».

Paolo Conti