tag:blogger.com,1999:blog-37278264112227503562024-03-18T09:03:43.803+01:00GrotesqueEleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.comBlogger6774125tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-72423303726217943352024-03-18T09:03:00.001+01:002024-03-18T09:03:10.793+01:00Sul trattato pandemico<p style="text-align: justify;">La negoziazione prosegue nel riserbo più totale: nessuno conosce la bozza dell’emendamento al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI), che consentirà all’OMS di godere di poteri assoluti, in termini di sanità pubblica. Il Ministro Schillaci ha assicurato che l’Italia non aderirà al nuovo Trattato pandemico che, tuttavia, rappresenta uno strumento diverso dal Regolamento:<b> “Non sono la stessa cosa</b>” -sottolinea l’avvocato Luis Maria Pardo-, che aggiunge:<b> “Per scongiurare il rischio della mancata ratifica da parte dei singoli Stati e un referendum popolare in grado di bloccare quanto previsto dall’OMS, si sta travasando il contenuto del Trattato nel Regolamento”. </b>L’OMS si è data appuntamento alla fine di aprile: sarà l’ultimo incontro prima della votazione programmata per il 28 maggio, in occasione della 77ª Assemblea generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Abbiamo affrontato le tematiche in questione insieme all’avvocato Pardo, da tempo impegnato nella tutela dei diritti umani.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Avvocato, negli ultimi mesi si discute tanto di Trattato pandemico e di RSI (Regolamento Sanitario Internazionale). Di che cosa si tratta? </b>“Quando è scoppiata la pandemia l’OMS ha indotto le Nazioni a dotarsi di un Trattato finalizzato a prevenire altre, future catastrofi in ambito sanitario. L’obiettivo era quello di evitare gli errori commessi in epoca Covid. Invece il Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) esisteva già. Alcune Nazioni mal digerivano il nuovo Trattato e per questo l’OMS ha ritenuto di introdurre un emendamento all’RSI: in pratica, per evitare la mancata ratifica del Trattato da parte dei Paesi membri oppure referendum che l’avrebbero messo in discussione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità vorrebbe travasare il contenuto del Trattato nell’emendamento. E chi sta negoziando con l’OMS, in rappresentanza degli Stati membri? La Commissione europea”.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Ecco, appunto. Qual è il ruolo della Commissione europea, in tutto questo? </b>“La Commissione europea sta negoziando con l’OMS in rappresentanza dei Paesi membri. Sta agendo esattamente come avvenne per i vaccini anti-Covid, quando concordò direttamente i contratti con le aziende farmaceutiche, nella segretezza più assoluta. La Commissione sarebbe competente limitatamente alla protezione dei dati e non per gli aspetti concernenti la salute dei cittadini europei. Le sono stati attribuiti poteri che non le spettano: si prefigura un super governo europeo, che oscurerà quello dei singoli Stati”. </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Il Ministro Schillaci ha assicurato che l’Italia non aderirà al Trattato pandemico dell’OMS e che non ci sarà alcuna cessione di sovranità. Possiamo dormire sonni tranquilli, dunque? </b>“Il Ministro sta giocando con le parole. Come ho spiegato in precedenza, l’OMS ha capito che avrebbe incontrato difficoltà nella ratifica del Trattato e perciò ha deciso di travasare il suo contenuto nel Regolamento, che verrà aggiornato attraverso l’emendamento, di cui nessuno conosce i dettagli. L’ultima bozza ufficiale dell’RSI risale a un anno fa: le trattative stanno proseguendo in gran segreto, all’insaputa di tutti. Le riunioni dell’OMS avvengono ogni tre mesi, ma nessuno è al corrente di ciò che deciderà per noi”.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Parliamo a questo punto dell’OMS: da chi è finanziata e chi detiene il comando all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità? </b>“Su questa tematica c’è troppa disinformazione. L’OMS è un’organizzazione periferica delle Nazioni Unite e che per questo gode di immunità e privilegi. Non si tratta né di un’organizzazione pubblica, né privata, poiché viene finanziata non solo dagli Stati membri ma anche da privati, che ovviamente perseguono i propri interessi. L’Organizzazione è piena di conflitti di interesse: com’è possibile che, tra i finanziatori, vi sono anche coloro che si occupano dello sviluppo e della commercializzazione di farmaci e vaccini? Della serie: ‘io ti finanzio e tu compri da me’”.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Iustitia Europa e Umanità e Ragione hanno depositato alla Corte penale internazionale de L’Aia una denuncia congiunta, affinché si indaghi sulla responsabilità dell’intera gestione Covid in Spagna, Italia e Portogallo. Può illustrarci i punti salienti di questa iniziativa? </b>“L’iniziativa è stata promossa per fare luce sull’intera gestione pandemica in Italia, Spagna e Portogallo. L’obiettivo è che si indaghi a 360°: dai lockdown ai contratti con le aziende farmaceutiche; dalle reazioni avverse -che vengono sminuite o negate- alle misure restrittive che sono state dichiarate incostituzionali in Spagna e in Portogallo. Pur avendo depositato la denuncia lo scorso autunno, non abbiamo ancora ricevuto la comunicazione di avvenuta ricezione dei documenti depositati. Incredibile! Seneca disse: ‘Niente assomiglia tanto all’ingiustizia quanto la giustizia tardiva’”.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>In nome della ‘scienza’, del progresso e della sicurezza si stanno adottando misure che comprometteranno libertà e diritti inderogabili: certificato sanitario, identità digitale, l’abolizione del contante. Ci avviamo verso un futuro distopico? </b>“Ci viene raccontato che questi provvedimenti vengono presi per la nostra sicurezza e per la nostra incolumità. Quando però uno Stato vende la propria libertà in nome della sicurezza si rompe automaticamente lo Stato di diritto. Cosa dicevano durante la campagna vaccinale? Che bisognava vaccinarsi per sé stessi e per gli altri, cioè per il bene della collettività. Ma così vengono meno lo Stato di diritto e la democrazia”.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Negli ultimi quattro anni siamo stati bombardati da informazioni a senso unico: è stato negato il contraddittorio e le opinioni dissenzienti rispetto alla narrazione dominante sono state silenziate. Con l’avvento del Digital Service Act (DSA) diventerà sempre più difficile esprimere anche semplicemente un’opinione? </b>“Assolutamente. Conterà un’unica opinione: la von der Leyen ha dichiarato, a Davos, che le Istituzioni devono recuperare la fiducia dei cittadini. Considerato che i canali istituzionali si sono rivelati, ai tempi del Covid, la principale fonte di disinformazione, è evidente che l’obiettivo è quello di tappare la bocca ai piccoli media indipendenti. Ormai te lo dicono in faccia: il DSA è stato approvato dalla maggioranza dei voti italiani. Ma di cosa parliamo? Nemmeno Orwell avrebbe potuto concepire un simile scenario”.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Le elezioni per il parlamento europeo si avvicinano. Quali scenari si prospettano? </b>“Se la von der Leyen -che è la candidata del partito popolare europeo- verrà rieletta sarà un grosso problema”.</p><p><br /></p><p><b>Francesco Servadio</b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-4398073541261303102024-03-11T22:07:00.007+01:002024-03-11T22:07:42.507+01:0011 marzo 2020<p style="text-align: justify;"><b>OGGI È IL GIORNO DELLA MEMORIA DELL’OLOCAUSTO COVID-19. “Senza memoria non c’è futuro”. Qual è il punto della situazione dopo 4 anni ?</b></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">L’11 marzo 2020 l’OMS (ONG, agenzia satellite dell’ONU) con il suo ineffabile Direttore, Tedros Ghebrejesus (tigrino, etiope), dichiarava ufficialmente la pandemia covid19, da cui sono derivati l’introduzione del GP e gli obblighi vaccinali diretti e indiretti dei paesi Nato, e tutti i disastri che abbiamo conosciuto, sia in termini di impatto sulla nostra libertà, di vite umane perse ed anche economici. Un vero esercizio di totalitarismo, non solo sanitario, ma un vero e proprio<b> “sequestro e occupazione militare della mente delle masse”. </b>La falsa emergenza Covid-19, ha quindi interessato esclusivamente i paesi NATO e la Cina grazie al coinvolgimento operativo diretto dei governi che ha consentito di gestire la più grande operazione psicologica di manipolazione mentale delle masse, di tutti i tempi. </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Contrariamente ai loro programmi non ha avuto presa e non ha funzionato nelle comunità (es Amish) e nel resto dei paesi del mondo (Africa, India, paesi baltici) in cui le masse non si sono fatte trascinare, sottraendosi all’operazione mediatica e governative, evitando così tutte le conseguenze di questa <b>“operazione nocebo”</b>. In questi paesi la Covid-19 si è tradotta in una comune epidemia influenzale, gestita normalmente, senza impatti rilevanti sulla salute pubblica. Da circa un paio d’anni, sfruttando il trauma generato sulle popolazioni e la profonda onda emotiva che ne è conseguita, l’OMS sta cercando di portare avanti un tentativo di golpe globale. L’obiettivo è di diventare dal 2025 in poi il “<b>governo mondiale per tutte le emergenze</b>” che possono generare impatti sulla salute umana. Questo grazie al concetto di “<b>OneHealth</b>”, introdotto di recente, che include praticamente tutte le attività umane, disponendo così a piacimento dell’organizzazione, delle strutture e delle risorse di ciascun paesi. “<b>Un’operazione cuculo</b>”. </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">I paesi sottoscrittori diventerebbero così colonie OMS e dei gusci vuoti dal punto di vista della democrazia e della sovranità sanitaria e non solo. La loro agenda politica verrebbe gestita da Tedros. Una vera operazione di imperialismo globale 4.0 camuffato da sicurezza bio-sanitaria. Nel frattempo il ministro Schillaci nell’ultima riunione dei ministri della salute OMS ha confermato che l’Italia aderirà al trattato pandemico, cedendo quindi la nostra sovranità all’OMS (finanziata per l’84% da privati con enormi conflitti d’interesse, fra questi tali Bill Gates). Inoltre, il nostro delegato italiano all'OMS, tal Dr.Ghebreigzabiher Ghebremedhin, casualmente connazionale di Tedros e che sempre casualmente lavora al nostro ministero della salute, il 02.03.2024 ha confermato durante il vertice dell'INB che l'Italia aderisce pienamente alle linee dell'UE (che non ha alcuna delega dai 27 paesi sulla sanità), incluso il Green pass (strumento di controllo e repressione) promettendo la sottoscrizione dell’accordo sulla pandemia entro maggio 2024. Le sordide trame dell’élite globalista che vogliono attuare, grazie a questa operazione coperta che utilizza il paravento OMS, vanno bloccate. È nostro imperativo morale categorico fermarla com qualsiasi modalità non violenta. Continuiamo a diffondere il messaggio e continuiamo a scrivere al governo e a tutti i parlamentari della maggioranza che noi non vogliamo che venga sottoscritta alcuna cessione di sovranità all’OMS e non vogliamo alcun accordo con l’Ue sul Green pass e/o sull’Identità digitale. <span style="text-align: left;">FORZA !</span></p><p><br /></p><p><b>Leonardo Guerra</b></p><p><br /></p><p>11.03.2024</p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-1975497181349230912024-03-05T22:33:00.001+01:002024-03-05T22:33:10.112+01:00Gli insegnanti e la Balzerani<p style="text-align: justify;"><b>"La tua rivoluzione è stata anche la mia”</b>, scrive sui social tale Donatella Di Cesare, professoressa universitaria, inconsolabilmente affranta per la dipartita dell’assassina Balzerani, nota terrorista delle brigate rosse. La docente rende così noto a tutti, soprattutto ai suoi giovani discenti, di condividere ancora oggi la scia di sangue dell’efferata eversiva. Una criminale mai pentitasi per la sua folle guerra, condotta in nome di un popolo che non solo non li ha mai seguiti, ma che per le loro cruente azioni provava ripugnanza. Ed è questa visione che la professoressa fornisce ai suoi studenti: quella di un’eroina che sparava ai poliziotti, servi dello stato. Gli stessi studenti che poi, scendendo in piazza per protestare, si imbattono in quei poliziotti in servizio di ordine pubblico. Resasi conto di averla sparata grossa, la professoressa cancella il post, ma poiché Dio perdona ma internet no, la luttuosa incontinenza verbale della Di Cesare diviene virale… Chi invece non ha avuto la possibilità di cancellare la caterva di dotte minchiate proferite in libertà è stato un altro esimio professore universitario, tale Angelo D’orsi. Costui, pontificando in una trasmissione televisiva sui noti fatti di Pisa, riferendosi agli uomini delle forze dell’ordine, ha addirittura affermato che: <b>“i poliziotti odiano gli studenti perché invidiano la loro possibilità di studiare e, prima di intraprendere il servizio per darsi coraggio nel compiere azione violente… si drogano”.</b> Premesso che se i poliziotti per comportarsi in maniera demenziale hanno necessità di assumere droghe, al professore gli riesce benissimo anche senza l'aiuto di sostanze psicotrope, vorrei fargli presente che oggi tutti gli ufficiali di polizia giudiziaria (e anche molti agenti) sono laureati. In verità io, che sono della vecchia guardia, rimpiango anche i tempi passati in cui c’erano meno dottorini e più guerrieri, anche perché sono stati proprio quei ragazzi con <b>“la scuola dell’obbligo”</b> ad aver combattuto e sconfitto le Balzerani della situazione… Vorrei anche dirgli che, per quanto gli possa far orrore, pure io, da sbirro, sono stato (e sono tutt’ora) un suo collega. Un professore, seppur a contratto (e non sono certo l’unico). E conoscendo l’ambiente universitario so che non c’è nulla, ma proprio nulla, da invidiare. Dovendo fare il relatore, poi, mi tocca leggere le tesi per i vari master che seguo, scritte da corsisti già laureati. Ed è una tortura che mi fa diventare i baffi ancora più bianchi! Errori di ortografia, di sintassi, consecutio temporum dedite al meretricio, punteggiatura anarco-insurrezionalista… E questi, cari professori, cari maestri, sono i prodotti del vostro lavoro. Se pensaste più all’insegnamento e meno all’ideologia, forse i risultati sarebbero meno deprimenti. Perché, gratta, gratta, dietro allo studentello puccettone che viene lanciato contro i servizi d’ordine delle forze di polizia, non c’è solo il braccio armato dei centri sociali, ma anche la mente aguzza e penetrante di molti, troppi, professori universitari. Ma, tranquilli, non cado nella retorica di definirli <b>“cattivi maestri”…</b> di <b>“maestro” </b>non c’è assolutamente nulla.</p><p><br /></p><p><b>Salvino Paterno’</b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-54954438073684181372023-11-23T15:56:00.005+01:002023-11-23T15:56:46.869+01:00Sicuri ed efficaci<p style="text-align: justify;"><b>“Sicuri ed efficaci”.</b> Sì, tanto che dopo un servizio della trasmissione Fuori dal Coro di Mario Giordano, la procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati l’ex ministro Roberto Speranza e l’ex direttore generale di AIFA (l'agenzia italiana del farmaco) Nicola Magrini per aver taciuto gli effetti avversi da vaccino anti-Covid. Tra le accuse, omicidio plurimo e falso ideologico. Riporto la notizia: <b>“Nelle comunicazioni di cui Fuori dal Coro era venuta in possesso si dava conto di dirigenti dell’Agenzia del farmaco che, nel gennaio 2021</b> – dunque all’inizio della campagna vaccinale – parlavano di «pazienti fragili che rientrano nella popolazione dei non studiati» mentre erano emersi da subito i primi effetti avversi segnalati attraverso la farmacovigilanza. A queste segnalazioni i vertici di AIFA replicavano con l’ordine di mettere tutto a tacere. I documenti scovati e portati <b>all’attenzione del pubblico vedevano l’AIFA, che dipende strettamente dal Ministero della Salute, per lo più attraverso mail aziendali interne, invitare a «non indicare la mancanza di efficacia», e: «occorre imparare a non rispondere se vogliamo sopravvivere». In questo modo sono state ignorate tutte le segnalazioni avverse, che in alcuni casi hanno portato anche alla morte di tanti danneggiati. </b><b>«Non conviene stuzzicare il can che dorme, per ora non si esce con niente» e «11 segnalazioni su bambini allattati al seno. Togliamo?», erano alcune delle comunicazioni date dai vertici istituzionali dell’ente di controllo del farmaco, che aveva invece l’obbligo di avvertire subito delle problematicità che stavano emergendo. Così AIFA, secondo l’accusa, avrebbe messo tutto a tacere. Anche le «segnalazioni su eventi avversi post vaccinali in persone già guarite dal covid». Il motivo? «Così si uccide questo vaccino», diceva Magrini ai suoi sottoposti. </b><b>«Perché salvare il vaccino era più importante che salvare le persone».”</b></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Da parte mia, aggiungo due domande: 1) ma se non c'era Fuori dal Coro, la solerte magistratura continuava a fischiettare facendo finta di nulla? 2) Oltre a Speranza e a Magrini, mi pare ci fosse un altro tizio che impose il ricatto vaccinale dicendo che se non ti vaccinavi morivi e facevi morire. Come si chiamava? Eppure aveva un nome facile: qualcosa come lucertola, dinosauro, rettile... Ecco, sì: Ivan Drago. No, mi confondo con quello di Rocky IV, però deve essere un nome simile. Appena me lo ricordo lo dico alla magistratura, così indagano anche lui.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">(Nota in calce: mi segnalano giustamente che gli atti sono stati inoltrati al competente Tribunale dei ministri già con contestuale richiesta di archiviazione. Giusto: non si perda tempo con queste sciocchezze. In ogni caso, come diceva una brava persona, non invocate la libertà per non vaccinarvi. Mi raccomando.)</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Piergiorgio Molinari </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-84166855404390168072023-11-22T21:34:00.004+01:002023-11-22T21:34:35.589+01:00Su Valditara e “femminicidi”<p style="text-align: justify;">Ci sono temi più importanti e preferirei tacere su tutto il circo che è partito dalla vicenda dell'ultimo omicidio volontario di una donna. Preferirei tacere anche per preservare la salute psichica, perché ogni qual volta ci si scontra con il muro ideologico costruito dai media correnti la frustrazione è inevitabile. Ma alla luce del fatto che il ministro Valditara sta davvero prendendo sul serio le fiabe ideologiche correnti, una parola mi sembra necessaria. Speravo in uno scherzo, ma leggo che il ministro dell'istruzione, in una pregevole armonia di intenti con l'opposizione, sta davvero proponendo un'ora a settimana di<b> “educazione alle relazioni”</b> nella scuola secondaria. Non solo, la proposta prevede anche l'intervento in queste ore di educazione sentimentale di <b>"influencer, cantanti e attori per ridurre le distanze con i giovani e coinvolgerli".</b></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Forse fraintendiamo l'intervento del ministro, che probabilmente ha il solo scopo di incrementare l'afflusso alle scuole private. Come spiegare altrimenti questa ulteriore accentuazione della tendenza della scuola pubblica a diventare un interminabile catechismo dell'ovvio, che ripete in bianco e nero gli stessi contenuti che si ritrovano, a colori, su una rivista media da parrucchiere? Tra ramanzine moralistiche, alternanze scuola-lavoro e consulti psicologici gli spazi per insegnare qualcosa di sostanziale nella scuola pubblica si stanno riducendo a feritoie. Ma purtroppo questo è solo piccola parte del problema. Il problema più grosso è che l'interpretazione ufficiale degli eventi delittuosi aventi per oggetto donne ha subito da tempo un sequestro ideologico. Esiste una singola lettura che anche persone intelligenti e al di sopra di ogni sospetto ripetono pappagallescamente, come se fosse una sorta di verità acclarata. E questa lettura non è semplicemente sbagliata, che sarebbe il meno, ma è proprio socialmente dannosa, anzi dannosa per le stesse dinamiche che si immagina di voler correggere.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Provo a spiegarmi in breve. La lettura d'ordinanza di questi eventi delittuosi è la seguente. Si tratterebbe di espressioni di un'atavica, arcaica (patriarcale), concezione subordinante della donna che la concepisce come una proprietà, un oggetto a disposizione, e che perciò non ne accetta l'indipendenza e la punisce con la violenza e persino con la morte. Dunque, dissimulato sotto la superficie di un mondo moderno e formalmente egalitario serpeggerebbe ancora questo "<b>residuo patriarcale</b>", tenace e ostico da sconfiggere, che richiede perciò una rieducazione della popolazione - e della popolazione maschile in ispecie. Ora, io credo che questa lettura delle violenze e degli omicidi spesso per futili motivi che oggi riscontriamo, tra cui anche quelli che hanno per oggetto donne, non c'entri assolutamente nulla con alcuna presunta "<b>cultura patriarcale</b>". E credo che le ricette che vengono proposte, lungi dall'essere risolutive, possano soltanto aggravare il problema. <span style="text-align: left;">Perché mai?</span></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Partiamo da un po' di pulizia terminologica e mentale. Tutti si riempiono la bocca di "<b>patriarcato</b>" senza avere per lo più alcuna idea di ciò di cui si tratta. Ora, l'unico senso antropologicamente accettabile della nozione di "<b>patriarcato</b>" (che non va confuso con la patrilinearità della discendenza) è il modello sociale diffuso un tempo in molte civiltà dedite all'agricoltura o alla pastorizia, dove l'ultima autorità cui ricorrere per i dissidi interni e per i rapporti verso l'esterno era rappresentato dal maschio più anziano del gruppo (patriarca). Queste strutture sociali erano (e in alcune parti del mondo ancora sono) caratterizzate da una sostanziale assenza delle legislazione pubblica, da forti nessi comunitari all'interno di famiglie estese connesse, che dovevano risolvere molte questioni oggi risolte dalla giustizia ordinaria. Gli ordinamenti patriarcali sono tipicamente preindustriali e definiti da ordinamenti famigliari estremamente solidi e vincolanti. La prima domanda che dovrebbe venire in mente è: cosa diavolo c'entra questa forma sociale con il mondo occidentale odierno? Ovviamente non c'entra assolutamente nulla, ma questa impostazione del problema nasce negli anni '70, in cui l'idea che ci fossero ancora residui patriarcali da abbattere era il principale oggetto polemico del second-wave feminism. Oggi, mezzo secolo dopo, stiamo ancora qua a berci un'interpretazione che era tirata per i capelli allora e che oggi è letteralmente fluttuante nel vuoto. A questo punto c'è sempre qualcuno che se ne viene fuori dicendo che sono questioni filologiche, di lana caprina, che se non va bene il termine patriarcato chiamiamolo maschilismo che va bene uguale.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Solo che il problema non è meramente terminologico, ma è legato a quale si ritiene essere la radice causale di violenze e assassini odierni. Se si evoca il "<b>patriarcato</b>" o simili si evoca l'immagine di un residuo ostico del passato che stentiamo ancora a lasciarci dietro le spalle. Dunque per superarlo dovremmo procedere ulteriormente con l'abbattimento di qualunque simile residuo del passato: bando al familismo, bando all'autorità paterna, bando al normativismo, sempre in odore di autoritarismo, ecc. Ora, prima di esporre quella che credo essere un'interpretazione più plausibile, provo a sottoporre all'attenzione qualche fatto empirico. Se il problema delle violenze si radica nei residui patriarcali in una qualche versione, allora i paesi che hanno società maggiormente modernizzate, con minori vincoli famigliari e con una posizione di maggiore indipendenza delle donne dovrebbero essere esenti da questo problema, o almeno presentarlo in misura molto minore. Ma è davvero così? Curiosamente ciò che si profila è esattamente l'opposto. Se guardiamo alle violenze domestiche vediamo che (dati di un paio di anni fa) i primi paesi per denunce di violenza subita dalle donne sono quattro paesi proverbialmente emancipati: Danimarca (52% delle donne lamentano di aver subito violenza), Finlandia (47%), Svezia (46%), Olanda (45%), in coda classifica in Europa troviamo la Polonia (16%). Naturalmente qui c'è la replica pronta: si tratterebbe di un mero effetto statistico, dovuto al fatto che in quei paesi, proprio grazie alla maggiore emancipazione, le donne denunciano di più. Può darsi. </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Allora per tagliare la testa al toro andiamo a vedere la categoria degli omicidi volontari di donne (cosiddetti "<b>femminicidi</b>"), che registra eventi non soggetti a filtri interpretativi. Qui, secondo i dati Eurostat aggiornati al 2019, il profilo appare leggermente diverso, ma non troppo. In testa in questa macabra classifica stanno costantemente i paesi baltici (Lettonia, Lituania, Estonia), insieme a Malta e Cipro, con Finlandia, Danimarca, e Norvegia poco sotto e Svezia a metà classifica. All'estremo opposto, costantemente agli ultimi tre posti troviamo Italia, Grecia e Irlanda, che si scambiano solo di posto di anno in anno. Per un confronto numerico (2019), l'Italia presenta un dato di 0,36 "<b>femminicidi</b>" ogni 100.000 abitanti, la Norvegia 0,61, la Germania 0,66, la Francia 0,82,la Danimarca 0,91, la Finlandia 0,93, la Lituania 1,24. Ora, cosa hanno in comune Italia, Irlanda, Grecia? Non molto, salvo il fatto di essere tutte società con un ruolo tradizionalmente molto forte delle famiglie, società di cui spesso si è lamentata la limitata modernizzazione, anche per il peso significativo delle istituzioni religiose. Cosa hanno in comune gran parte dei paesi del Nord e in parte dell'Est Europa? Sono società che hanno subito processi estremamente accelerati di modernizzazione, con laicizzazione forzosa, e frantumazione (riconosciuta al loro stesso interno) delle unità famigliari. Ecco, una volta messi giù questi dati, per quanto sommari, io credo che un'intepretazione molto più sensata delle eventuali radici culturali della violenza e dell'omicidio per futili motivi di donne sia rintracciabile nell'esatto opposto del "<b>patriarcato</b>". </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Lungi dall'aver a che fare con ordinamenti famigliari estesi, vincolanti, con elevata normatività, tipici del patriarcato, ci troviamo di fronte a contesti dove le forme famigliari sono dissolte o in via di dissoluzione, dove i giovani crescono educati più da tik-tok e dai video trap che dalle famiglie, società dove peraltro da tempo la figura del padre latita ed è spesso definita dagli psicologi come effimera. In questi contesti, "<b>modernizzati ed emancipati</b>" si allevano in maggior misura identità fragili, disorientate, anaffettive, che si sentono costantemente sopraffatte dalle circostanze, e che perciò, occasionalmente, possono più facilmente ricorrere alla violenza, che è il tipico modo di reagire a situazioni di sofferenza che non si è in grado di comprendere né affrontare. Molti altri aspetti andrebbero approfonditi, ma se, come io credo, questa è una lettura assai più probabile dei fatti, le strategie che stiamo adottando per affrontare il problema vanno precisamente nella direzione dell'ennesimo aggravio dei problemi. Questo in attesa delle lezioni di educazione sentimentale di Sfera Ebbasta.</p><p><br /></p><p><b>Andrea Zhok </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-24071859373428324732023-09-18T19:13:00.005+02:002023-09-18T19:13:32.424+02:00Anatre e cigni. Dove sta la destra?<p style="text-align: justify;">Ma sapete di chi è la colpa dello sfacelo apocalittico italiano? La colpa dell’invasione ormai infrenabile dell’immigrazione clandestina, del dilagare incontrastato della violenza sulle strade e anche della deprimente crisi economica sempre più attanagliante? De cigni! Sì, proprio di quei grossi uccelli acquatici di grosse dimensioni dal collo lungo e dal portamento elegante.</p><p style="text-align: justify;">…no, aspè! Prima di chiamare la neuro, datemi il tempo di spiegare l’iperbole… Ricordate la favola del brutto anatroccolo? Ecco, questo governo vive proprio quella sindrome. Votato a larga maggioranza proprio perché "<b>diverso</b>", finito nel laghetto dorato dei cigni ne è rimasto così soggiogato da assimilarne la nobile fisionomia, le mosse austere, la candida postura. E così, nel disperato tentativo di farsi accettare da questi animali superbi, altezzosi, fondamentalmente inutili, stupidi (e pure incommestibili), in breve tempo ha subito una profonda metamorfosi. Il risultato della mutazione genetica è una “<b>destra</b>” sottomessa, impacciata, imbranata. Insomma, una destra che ha paura di fare la destra. Una destra che teme il pensiero unico, il politicamente corretto, attratta dai salotti buoni, dai circoli vip dei benpensanti… gli stessi che fino a ieri li schifavano. Ed ecco così la premier volteggiare leggiadra tra giravolte internazionali di selfie e passarelle mondane, Crosetto cantare bellaciao e crocifiggere Vannacci per soddisfare le inorridite anime belle, Picchetto Frattin piangere con gli eco teppisti, Piantedosi temere la propria ombra… Eppure il voto degli italiani e, in ultimo il caso Vannacci, hanno dimostrato che sto pensiero unico buonista NON ESISTE! O almeno esiste solo nelle teste cuneiformi dei cigni. La maggioranza dei cittadini, al contrario, ne ha le scatole piene di garantismo a senso unico, di finta accoglienza, di inclusioni sconsiderate, di masochistiche resilienze, di comiche ecoansie e stupidaggini varie!</p><p style="text-align: justify;">I cittadini vogliono pragmatismo, buon senso, sana repressione quando serve, certezza della pena, flussi regolari gestiti dallo stato e non dai trafficanti di esseri umani, vite serene senza più emergenze e, per dirla tutta, anche un mondo che torni ad essere multipolare e non unipolare nella visione di un assurdo suprematismo occidentale che vorrebbe imporre un globale trans umanesimo senza più valori, differenze, radici e tradizioni. Ora che la situazione dell’ordine pubblico non è più esplosiva ma è esplosa, ora che non si frigna più che <b>"il nostro paese non può rimanere solo"</b> perché ci si è resi conto che lo è sempre stato e tale rimarrà, si corre ai ripari. Nelle periferie degradate inizia a intravedersi qualche blitz della polizia e, messo in soffitta il blocco navale e la lotta ai trafficanti nel globo terraqueo, si punta sui più fattibili Centri di Permanenza per evitare che orde di clandestini disperati scorrazzino per le vie finendo, inevitabilmente, nell’illegalità o nella schiavitù. Ovviamente non sarà facile. I cigni allungheranno il lungo collo e sbatteranno violentemente le ali. Scenderanno in campo costituzionalisti in punta di coltello, legulei, azzeccagarbugli e cavalocchi assatanati. Si schiererà contro lo Stato nello Stato che è la magistratura. L’europa sbraiterà, la stessa europa che alza muri e finanzia prigioni. E non ultimo scenderà in campo il capo dell’opposizione (no, non mi sto riferendo alla Schlein, povera donna, ma al presidente della repubblica). Ma mai come stavolta bisogna resistere al canto del cigno. E nel farlo occorre tornare alle origini, riscoprirsi fieramente Anatre, robuste nuotatrici e abili tuffatrici. E migrare via da quel finto lago dorato dei cigni che in realtà è uno stagno putrido nel quale stiamo sempre più affondando... </p><p><br /></p><p><b>Salvino Paternò </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-76246565285011189642023-07-30T17:48:00.008+02:002023-07-30T17:48:48.198+02:00Dal 2011 in poi<p style="text-align: justify;">Dall'immigrazione all'euro, fino alle inchieste sulla gestione Covid e il conflitto ucraino, che il centrodestta nella sua azione di governo stia sistematicamente e meticolosamente contraddicendo tutto ciò che aveva sostenuto negli scorsi anni è un dato di fatto. Ma inveire contro Giorgia Meloni attribuendole ruoli ittici, dileggiandone le proporzioni imperfette e ricordando le sue modeste origini, significa ostinarsi a non comprendere cosa è successo nell'ultimo decennio abbondante. In questo arco temporale, l'Italia – al pari di tutti gli altri paesi occidentali – ha completamente perso qualsiasi autonomia. La politica è divenuta una variabile dipendente delle élite finanziarie sovranazionali che hanno assunto il controllo dei governi, dell'economia e della comunicazione. Ormai in Occidente le elezioni servono solamente a designare chi dovrà essere il maggiordomo al servizio delle summenzionate élite, e godere così degli avanzi di denaro e potere che i suoi padroni decideranno graziosamente di gettargli. Non è casuale il vistoso tracollo delle qualità morali e intellettuali dei politici: per ciò che devono fare, essere idioti e corrotti basta e avanza, ed è anzi un requisito auspicabile.</p><p style="text-align: justify;">L'ultimo che, con una certa ingenuità naïf, provò a far valere il primato della politica fu il defunto Silvio Berlusconi nel 2011: come dovrebbero ben ricordare i fieri antiberlusconiani che all'epoca ne gongolarono, fu abbattuto a colpi di spread (fenomeno di cui poi non si è mai più parlato) e di “Fate presto” a cinque colonne sulle prime pagine dei quotidiani. Allo stesso modo, qualsiasi leader politico che oggi si azzardasse a seguire una linea politica non allineata al progetto dei veri potenti si ritroverebbe intrappolato tra gli ingranaggi di un meccanismo implacabile e distruttivo che, attraverso il ricatto del debito pubblico e l'isolamento diplomatico, annullerebbe comunque ogni spazio di azione. L'unica speranza residua è che con il suo solerte asservimento e rassicurando i padroni circa la sua totale fedeltà, la Meloni stia astutamente cercando di ritagliarsi una qualche autonomia su questioni del tutto marginali quali potrebbero essere il cibo (no ad alimenti a base di insetti) e la propaganda pedosatanista (magari vietando la mutilazione genitale degli adolescenti). Ma aspettarsi qualcosa di meglio sarebbe, più che sciocco, ingeneroso nei suoi confronti, così come nei confronti di chiunque altro si trovasse al suo posto.</p><p><br /></p><p><b>Piergiorgio Molinari</b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-8902724424362331512023-07-23T19:05:00.007+02:002023-07-23T19:05:42.408+02:00Landini e lo sciopero generale<p style="text-align: justify;">Accendo Radiotre e ascolto la rassegna stampa. Vengo a sapere che Maurizio Landini vuole proclamare in ottobre lo sciopero generale e mi pare di sognare. È forse quello stesso Landini che qualche giorno fa ha firmato un contratto della scuola che prevede venti euro di aumento a regime ( ma in compenso impone agli istituti di predisporre dei cessi appositi per chi non si ritiene né maschio né femmina)? O quello che, per usare un eufemismo, non ha mosso un dito quando centinaia di migliaia di italiani venivano cacciati dall'impiego e subivano prepotenze di tutti i tipi a causa del green pass? O quello che si è girato dall'altra parte mentre i salari dei lavoratori si degradavano progressivamente? Se è proprio quel Landini, mi domando, di grazia, cosa mai abbia da rimproverare a Giorgia Meloni. Forse di essere in perfetta continuità col precedente governo Draghi, di cui riprende le politiche belliciste e antipopolari? Certamente no, visto che del governo Draghi Landini e la CGIL sono stati tra i più zelanti sostenitori. </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Ah.. ecco.., ora ho trovato. La questione dei cessi nelle scuole è il vero motivo del contendere. Se Landini fosse ministro del lavoro i <b>"bagni neutri"</b> dovrebbero essere garantiti a prescindere e non solo su richiesta. Questa è l'unica ragione plausibile per cui il più grande sindacato italiano proclamerà lo sciopero generale. Per quanto mi riguarda, dico solo questo. In passato ho ripetutamente aderito agli appelli allo sciopero generale della CGIL. Si trattava, quasi sempre, di difendere il diritto alla pensione ad un'età ragionevole . Poi, improvvisamente, Monti alzò l'età pensionabile a 67 anni col beneplacito del sindacato. Ciò che provocava indignazione, quando a farlo era un governo ostile, diventava cosa buona e giusta se a farlo era un governo amico. Quanto ai lavoratori, andassero pure a farsi fottere. Queste lezioni non si dimenticano. Si può ingannare il prossimo molte volte, non sempre. In autunno, dunque, non sciopererò. Non sciopererò perché, sebbene detesti il governo attuale come quello che lo ha preceduto, mi sono stancato di farmi prendere per il culo. Non sciopererò per i cessi neutri. Non sciopererò per l'identità alias. Non sciopererò perché lo sciopero, in questa situazione,non serve ai lavoratori , ma ai sindacalisti. Non sciopererò perché non intendo portare acqua al mulino di persone che, non appena se ne presenta l'occasione, non esitano a pugnalarti alle spalle. Non sciopererò perché non ho alcuna fiducia in Maurizio Landini.</p><p><br /></p><p><b>Silvio dalla Torre </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-69059771840520835562023-07-01T16:12:00.006+02:002023-07-01T16:12:41.097+02:00Dalla Francia all’europa<p style="text-align: justify;">Quanto avviene nelle città francesi riguarda tutti noi. Ci indica la direzione verso cui stiamo andando. Nel mondo occidentale tutti i legami collettivi stanno venendo meno. Si indeboliscono i vincoli familiari, come dimostra l’aumento esponenziale dei divorzi. La chiesa cattolica sta attraversando la crisi forse più grave della sua storia e non appare né capace né desiderosa di arrestare il processo di scristianizzazione in corso nelle nostre società. I sindacati, salvo eccezioni, sono ormai diventati la cinghia di trasmissione dei governi: la loro funzione è quella di far accettare ai lavoratori le politiche economiche più antipopolari. Dei partiti politici non è nemmeno il caso di parlare. Nel frattempo le polarità sociali si radicalizzano. Alla tradizionale divisione tra città e campagna si è sostituita quella tra centro e periferia. I centri storici sono popolati da benestanti, che hanno trovato nell’ideologia woke (una delle più balorde creazioni della storia) lo strumento teorico perfetto per giustificare il loro parassitismo. Le periferie si riempiono di derelitti senza arte né parte.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Tutto questo non sembra impensierire le elite dirigenti. Al contrario, esse continuano imperterrite nella loro politica di distruzione dello stato sociale, che nel prossimo futuro verrà probabilmente sostituito da un reddito di cittadinanza universale. Si punta, evidentemente, alla creazione di una società di individui isolati, senza stabili legami familiari, senza un lavoro, senza patria, senza cultura, che vivano perennemente collegati alla rete o davanti al televisore. E’ un’evoluzione, del resto, in atto da tempo. Se le cose stanno così – e penso che stiano così – non ci si deve stupire se il pendolo oscilla tra violenza poliziesca e rivolte prive di dimensione politica e spesso eterodirette (il caso di Black live matters ne è uno dei molti esempi) , durante le quali la plebe dei derelitti si abbandona al saccheggio o all’incendio delle biblioteche. Il tutto nel contesto di un controllo sempre più capillare sulla vita dei singoli, che ad ogni nuova emergenza trova il pretesto per accrescersi. A me pare evidente che quello che si sta svolgendo sotto i nostri occhi è il processo di una decadenza. La civiltà occidentale sta declinando sul piano economico, sociale, culturale, demografico e persino su quello linguistico. Lo dimostra il caso (temo non isolato) dell’Italia : mentre i dialetti perdono la loro forza espressiva, la lingua colta si sta impoverendo paurosamente ( basta guardare la replica di un programma culturale, di una tribuna politica o anche solo di uno spettacolo di varietà di quaranta anni fa per rendersene immediatamente conto). E’ difficile dire quanto questa decadenza potrà durare. Il declino dell’impero romano durò diversi secoli , intervallati da momenti di ripresa, ma bastarono due generazioni perché quei luoghi da cui si governava il mondo si trasformassero in campi di frumento. Certo, siccome la storia la fanno gli uomini e in quanto tale è imprevedibile, si può sempre sperare in un drastico cambiamento, che inverta la tendenza. Io naturalmente me lo auguro, ma devo prendere atto che , al momento, di un’evoluzione positiva di questo tipo non sembrano esservi i presupposti.</p><p><br /></p><p><b>Silvio dalla Torre </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-54219715140676267852023-06-12T19:23:00.002+02:002023-06-12T19:23:23.963+02:00Silvio Berlusconi<p style="text-align: justify;">Berlusconi lo vorrei ricordare quando tentò di opporsi al massacro della Libia e della sua guida storica Gheddafi e fu per questo <b>“fatto dimettere” </b>e di recente quando dichiarò che per far smettere la guerra sarebbe bastato non inviare armi all’Ucraina e che: </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>"Non abbiamo leader nel mondo, non abbiamo leader in Europa. Un leader mondiale che doveva avvicinare Putin al tavolo della mediazione gli ha dato del criminale di guerra e ha detto che doveva andare via dal governo russo. Un altro, segretario della Nato ha detto che l'indipendenza del Donbass non sarebbe mai riconosciuta. Capite che con queste premesse il signor Putin e' lontano dal sedersi ad un tavolo. Temo che questa guerra continuera', siamo in guerra anche noi perche' gli mandiamo le armi, adesso dopo le armi leggere mi hanno detto che gli mandiamo carri armati e cannoni pesanti, lasciamo perdere, cosa significa tutto questo? Che avremmo dei forti ritorni dalle sanzioni sulla nostra economia e ci saranno danni ancora piu' gravi in Africa e allora e' possibile che si formino delle ondate di profughi e questo e' un pericolo derivante dalla guerra in ucraina. Bisogna pensare a qualcosa di eccezionale per far smettere a Putin la guerra". </b></p><p><b><br /></b></p><p><b>Francesco Cappello </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-44643115604029003122023-05-28T11:37:00.001+02:002023-05-28T11:37:04.610+02:00Alluvioni<p style="text-align: justify;">Alcuni eventi fanno disperare sui destini dell'Italia. Ursula von der Leyen viene accolta a Cesena dalla folla festante e annuncia, tra gli osanna dei presenti, che sarà generosa nel decidere quanti dei soldi che il contribuente italiano versa all'Europa potranno essere impiegati per ristorare gli alluvionati. Saranno certamente meno di quelli che diamo a Zelenski per permettergli di mandare al macello il suo popolo, ma che importa. Basta il sorriso e la buona volontà. Persino il sindaco della città, che la accompagnava, è stato applaudito ( gli amministratori dell'Emilia Romagna dovrebbero essere inseguiti coi forconi non solo per l'imperizia dimostrata nell'ultimo tragico evento, ma per aver azzerato la tradizione di buon governo locale su cui il PCI, durante la prima repubblica, aveva costruito una parte non irrilevante delle sue fortune). Come non bastasse leggo che i centri vaccinali sono presi d'assalto da gente che si fa l'antitetanica. Glielo aveva o consigliato le autorità sanitarie. Evidentemente gli effetti di un'alluvione non si attutiscono evitando di cementificare il territorio, pulendo il corso dei fiumi e dei torrenti, preservando i fossati, creando canali di invaso per le acque. Nulla di questo. L'alluvione si combatte con la vaccinazione di massa . Di fronte allo spettacolo di un popolo che si comporta come il cane fedele che lecca la mano del padrone che lo ha appena bastonato, si comprende a quale livello sia giunta la manipolazione delle menti. Sarà molto difficile risalire.</p><p><br /></p><p><b>Silvio dalla Torre </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-18628047613876631672023-05-21T18:08:00.005+02:002023-05-21T18:08:34.523+02:00La guerra degli USA<p style="text-align: justify;">Di sconfitta in sconfitta, perdendo secondo il Corriere una brigata al giorno, combattendo senza calzini e a colpi di vanga, esauriti da tempo di missili, travolti ogni mese da una delle nuove Zauberwaffen della Nato, guidati da generali alcolisti e da un presidente pazzo e malato, i Russi ieri hanno completato la conquista della roccaforte di Bakhmut (Artemovsk). Esattamente ad un anno di distanza dalla conquista dell'altra roccaforte inespugnabile di "<b>Azovstal</b>" a Mariupol. Ora rimane solo la terza e ultima linea difensiva. Questo nonostante l'Ucraina si sia giovata di armamenti e addestramento Nato dal 2016, e nonostante dopo lo scoppio della guerra la Nato abbia sostenuto l'esercito ucraino svuotando i propri arsenali convenzionali, addestrando le truppe, fornendo e pagando mercenari stranieri, e nonostante il budget ucraino sia oramai sostenuto soltanto dai finanziamenti a perdere occidentali. Confesso di essere stupito, perché per quanto bassa potesse essere la stima nei confronti della lungimiranza del blocco occidentale, di fronte ad uno sforzo pazzesco e concorde del genere, con sanzioni economiche durissime, mi sarei aspettato almeno qualche rovesciamento del fronte. (Prospettiva peraltro assai preoccupante, perché sappiamo tutti che una Russia davvero in difficoltà, che temesse per la propria esistenza, rappresenterebbe la più pericolosa delle prospettive.) Invece si sta prospettando lo scenario più catastrofico tra quelli immaginabili per l'Occidente (meglio, per l'Europa, gli USA se la caveranno come sempre). Uno sforzo economico-bellico del genere, con una situazione aggravata dalla distruzione delle linee di approvvigionamento energetico russo, non poteva che rappresentare nel medio-lungo periodo un quadro drammatico, a meno che non si fosse realizzato uno scenario particolarissimo. L'unico scenario su cui l'Europa poteva scommettere, scenario fantapolitico, ma almeno inizialmente fantasticabile, era la prospettiva di una Russia che si scioglieva come neve al sole, dove un cambiamento di regime avrebbe rimesso un orsetto gommoso tipo Eltsin al Kremlino, dando il via ad un nuovo saccheggio occidentale, come quello degli anni '90. Oggi possiamo affermare con tutta la certezza che la storia consente, che questa non è una prospettiva realizzabile. Ogni altro scenario oscilla tra due opzioni, ad un estremo abbiamo un'escalation illimitata della partecipazione Nato fino all'Olocausto nucleare, all'estremo opposto abbiamo uno sfondamento russo che pone fine all'esistenza dell'Ucraina arrivando ai confini Nato di Polonia e Romania. In mezzo tra questi estremi abbiamo vari stadi intermedi di congelamento del fronte su linee mediane (il Dnepr?), con il perdurare di un conflitto a bassa intensità, come guerriglia o terrorismo, capace di andare avanti per decenni. Dunque in tutti gli scenari disponibili l'errore di valutazione fatto dalle oligarchie europee rimarrà nei libri di storia. Esso apre a cascata una fase di drammatico ridimensionamento del ruolo economico e culturale dell'Europa, ponendo fine a quella fase dominante avviata tra XVI e XVII secolo, arrestatasi sì con le due guerre mondiali, ma poi proseguita in alleanza con gli USA negli ultimi settant'anni. L'impoverimento delle popolazioni europee, iniziato dopo la crisi subprime - anch'essa originatasi per decisioni americane - subirà un'accelerazione progressiva dovuta alla convergenza dell'aumento dei costi di produzione (energia e materie prime), della riduzione dei mercati di esportazione (fine della globalizzazione), e della necessità di un aumento stabile delle spese militari. Non mi illudo che a questa catastrofe indotta da scelte politiche scellerate le popolazioni europee - stordite, depoliticizzate, ipnotizzate in modo terminale - saranno in grado di reagire. Ma è certo che in altre epoche, intere dinastie regnanti hanno perso la testa per molto meno.</p><p><br /></p><p><b>Andrea Zhok</b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-26841285603813368912023-05-03T21:59:00.006+02:002023-05-03T21:59:29.014+02:00Ue, Von der Lyen e i vaccini<p style="text-align: justify;">1,8 miliardi di dosi e circa 35 miliardi di euro. Il bilancio municipale di Bruxelles è 40-45 volte inferiore alla somma di cui sopra . Allo stesso tempo, Bruxelles non è solo la capitale del Belgio, ma anche la capitale dell'Unione Europea. Ursula von der Leyen è attualmente il presidente della Commissione europea, cioè il capo dell'esecutivo di <b>"tutta l'UE"</b>. Quindi, questa donna ha gestito con successo il contratto per la fornitura di 1,8 miliardi di dosi di vaccino contro il coronavirus all'UE - 900 milioni immediatamente e 900 milioni come opzione - il cui costo totale è stimato in 35 miliardi di euro; e rimane ancora il capo di la Commissione Europea. Negli anni, su suggerimento dell'Occidente, sono state ideate, adottate e promosse un numero incredibile di iniziative per combattere la corruzione su scala internazionale. È sorprendente che né Hunter Biden né Ursula von der Leyen abbiano risposto di queste iniziative. Ma la situazione con il presidente della Commissione europea in generale, è a mio avviso ancora più grave. Il fatto è che si tratta di corruzione sulla salute delle persone e sulle stesse libertà di cui l'UE ama parlare. Giudica tu stesso.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Suo marito è un medico, capo della grande fattoria high-tech Orgenesis Inc. Heiko von der Leyen. La pandemia di COVID-19 è stata una vera manna per la famiglia Von der Leyen. Già l'anno prima si scoprì che Ursula von der Leyen aveva scritto degli sms al capo di Pfizer, Albert Burla, con una proposta di "<b>negoziazione</b>" sulla questione dei vaccini. Poi scaturì un accordo, vi ricordo, per quasi trentacinque miliardi di euro. E quando i giornalisti hanno chiesto di pubblicare le circostanze dei negoziati (dopotutto, si trattava del più grande acquisto centralizzato di vaccini nella storia dell'Europa), tutta la corrispondenza dal telefono del funzionario è semplicemente scomparsa. Come ha affermato in seguito l'amico di Von der Leyen e vicepresidente della Commissione europea per i valori e la trasparenza, questi messaggi di testo potrebbero essere stati cancellati a causa della loro "<b>natura effimera e di breve </b>durata". Per quasi due anni, la storia ha causato sconcerto in tutto il mondo, anche a causa della politica di Bruxelles: hanno fatto entrare Pfizer nel loro mercato dei vaccini, come si è scoperto, previo accordo, mentre con ogni sorta di pretesto hanno rifiutato altri produttori di prodotti simili e anche più avanzati, incluso il primo vaccino al mondo contro l'infezione da coronavirus, lo Sputnik V, che non è stato accettato. E poi la procedura per ammettere il vaccino russo è stata completamente congelata. L'UE è rimasta a lungo scioccata dall'audacia delle sue autorità, ma il caso non è arrivato in tribunale, fino a quando il mese scorso il rappresentante della società di consulenza belga Frederic Baldan ha citato in giudizio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, accusandola di corruzione in relazione all'acquisto di vaccini per il coronavirus. Ci sono molte domande anche per la Pfizer in Occidente in relazione alla sua sicurezza. </p><p><br /></p><p><b>Maria Zakharova</b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-77335449206214961042023-03-24T13:02:00.009+01:002023-03-24T13:02:57.886+01:00Sulla politica e la sicurezza<p style="text-align: justify;">Sapete cosa mi sconcerta in questa diatriba sulle borseggiatrici in metropolitana? No, non è l’isterica riprovazione su chi intralcia il loro operato filmandone e pubblicandone le gesta. Quando penso ai cittadini che per difendersi dalla continue aggressioni sono costretti a ricorrere a tali stratagemmi, quando penso a coloro che, vivendo in certi quartieri, la sera non possono uscire di casa, barricati dietro robuste grate, quando scorgo negli occhi dei delinquenti la spavalderia dell’impunità, in quelli degli abitanti la rabbiosa rassegnazione e in quelli dei poliziotti la consapevolezza di non poter offrire un intervento risolutore, allora sapete cosa mi chiedo? Ma a cosa è servito? A cosa è servito stare oltre 30 anni sulla strada a combattere il crimine se poi è questo il risultato? In cosa abbiamo sbagliato? Quando è stato il momento in cui abbiamo perso la guerra?</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">In tutta onestà non riesco a farmene una colpa. I dinosauri della mia generazione hanno lottato e vinto guerre spietate e sanguinose contro nemici potenti ed efferati, e l’hanno fatto senza armi, senza tecnologia e senza neanche grande cultura, ma con una passione illimitata.Tantomeno ne faccio una colpa agli attuali tutori delle forze dell’ordine che pattugliano strade sempre più impazzite, sempre più soli. La devianza criminale e le questioni di ordine e sicurezza pubblica non sono mai state un problema di polizia, bensì sociale, giuridico e politico. Ed è lì, su quel campo, che la disfatta si mostra in tutto il suo squallore. Nel volgere di un decennio il degrado ha raggiunto vette che ritenevo impensabili. Certo, nella sfortuna di agire in quegli anni in cui imperava la criminalità organizzata (e non certo le baby gang), c’era la fortuna di poter utilizzare metodi operativi che attualmente sarebbero definiti criminali. Oggi finirei nei guai solo se pronunciassi termini sbirreschi che prima erano di uso comune, del tipo: "<b>retata</b>", "<b>rastrellamento</b>", "<b>perquisizioni per blocchi di edifici</b>", “<b>cinturazione di un’area urbana</b>”. Tali orrende parole, ormai desuete, sarebbero talmente scorrette da essere ritenute forme di incitamento all'odio o istigazione a delinquere. Certo, prima se un malfattore si permetteva di oltraggiare un pubblico ufficiale ne pagava le conseguenze, oggi invece ci sono magistrati che li assolvono se gli sputano in faccia, gli pisciano sulla macchina o intonano latrate rap in cui li definiscono<b> “figli di cane”.</b></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Certo, prima si irrompeva nelle roccaforti della mafia in qualunque ora del giorno e della notte, oggi paradossalmente è fatto divieto per le pattuglie di accedere nei campi rom. Qualcuno potrebbe obiettare che il triste “<b>caso Cucchi</b>” (che ha segnato uno spartiacque sociale notevole) è figlio di quei metodi. Io invece ritengo che quel caso sia figlio di ufficiali eunuchi più preoccupati a nascondere l’immondizia sanguinolenta sotto al tappeto, per proteggere la loro carriera, che a far emergere la verità. Perché anche il carrierismo sfrenato è una della concause che ci ha portato alla situazione attuale. Ma non voglio vivere nel passato e so perfettamente che la società muta. Chiamatela pure “<b>evoluzione</b>”, però che attualmente nei grandi centri urbani la situazione della pubblica sicurezza sia fuori controllo non potete negarlo. E’ allora sul campo giuridico che la politica deve assolutamente intervenire con norme stringenti repressive e preventive che permettano agli operatori di polizia di operare in maniera risolutiva. E non si dica che la politica non è capace! Sui cosiddetti “<b>no-vax</b>” ognuno può pensarla come vuole, però è innegabile che in tale frangente è stata messa in campo la “<b>tolleranza zero</b>”. Sono stati schierati droni, idranti, reparti antisommossa con potenze ondulatorie, poliziotti – baywatch, controlli a tappeto. Un vero pugno di ferro! </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Ora, se è stato fatto su persone (che tra l’altro non avevano commesso reati), se è stata resa impossibile la loro vita, per quale motivo non è possibile fare la stessa cosa nei confronti di ladri, spacciatori, rapinatori e tagliagole vari che si sono impadroniti impunemente di intere aree delle nostre città? Mi rendo conto che il nostro Stato ha una limitata capacità gestionale. Questo non possiamo farlo perché l’Europa non vuole, quest’altro l’America non lo gradisce… Ma quel minino di sovranità nazionale che ancora ci rimane la vogliamo esercitare?</p><p><br /></p><p><b>Salvino Paternò </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-64092795115725554322023-03-20T18:53:00.005+01:002023-03-20T18:53:49.054+01:00Del quando siamo stupidi<p style="text-align: justify;"><b>Il generale Bertolini: “Ci stiamo facendo male da soli: così sabotiamo la pace, addio sovranità”. GIÀ COMANDANTE DEL COMANDO OPERATIVO INTERFORZE - “Le scelte dell’esecutivo alimentano l’incendio con altra benzina, come i missili”</b></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>“Ci stiamo facendo del male da soli, da più di un anno, intromettendoci in una guerra che non è nostra”.</b> Il generale Marco Bertolini, ha appreso dal Fatto Quotidiano la notizia dell’addestramento presso la sede di Sabaudia (Latina) del Comando artiglieria contraerei dell’Esercito italiano, di un gruppo di militari ucraini all’utilizzo del sistema missilistico terra-aria Samp-T. Già a capo del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore, Bertolini è convinto che i rischi di tale comportamento siano “<b>molteplici</b>” e che schierarsi in maniera così netta non faccia altro che ostacolare qualsiasi tipo di trattativa di pace.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Generale, dopo la fornitura delle armi anche l’addestramento dei soldati ucraini su suolo italiano. Come legge questa strategia da parte del nostro governo?</b></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Ci stiamo facendo ancora una volta del male da soli, intromettendoci in un conflitto che non è nostro. Stiamo prendendo sempre più le parti di uno dei due belligeranti, riducendo lo spazio per una trattativa di pace. Le prove di dialogo hanno già subito un duro colpo con l’incriminazione di Vladimir Putin, da parte della corte penale internazionale dell’Aja. Da parte nostra, alimentando l’incendio con altra benzina, le armi, non facciamo niente per circoscriverlo. Anzi. Era chiaro che dopo aver ceduto sistemi Samp-T all’Ucraina avremmo anche dovuto provvedere all’addestramento degli interessati, ma ciò non toglie che stiamo procedendo su una strada che renderà difficile, se non impossibile, riprendere le fila di una trattativa o recitare ruoli nella partita di pace.</p><p><br /></p><p><b>Quali sono i rischi per il nostro Paese?</b></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Il rischio è duplice. Innanzitutto continuiamo a gettare benzina sul fuoco fornendo armi ed energie a un altro Stato impegnato in guerra che rischia di diventare una never ending war, come l’Afghanistan, mentre dall’altro sottraiamo risorse preziose alla nostra difesa, un comparto già colpevolmente trascurato per decenni da un finto pacifismo che ora sembra essersi trasformato in un ultra-bellicismo trasversale a tutti i partiti. Poi c’è la progressiva erosione della nostra sovranità. Le armi e gli eserciti, infatti, sono prima ancora che strumenti di difesa presidi di indipendenza. Questa non può non soffrire se le nostre esigenze di difesa vengono subordinate a quelle di altri Paesi, non appartenenti alle nostre alleanze e impegnati per classiche rivendicazioni territoriali, come quelle di tutte le guerre, estranee agli interessi nazionali.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>Il sostegno all’Ucraina viene letto come la necessità di aiutare Kiev a resistere ad una guerra di aggressione da parte della Russia, ai danni di uno Stato sovrano.</b></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Ma quante guerre di aggressione ci sono state in questo “<b>pacifico</b>” dopoguerra? E quante ce ne sono tuttora nel mondo? Non mi sembra che siamo intervenuti in tutte le guerre a difesa degli aggrediti, o sbaglio? È la grande ipocrisia di questo conflitto del quale ci siamo accorti solo all’ultimo momento, mentre il fuoco ha covato sotto la cenere per almeno otto anni, dal 2014, nella nostra indifferenza. E qui si torna al problema della sovranità: stiamo sottraendo risorse, nemmeno il “<b>virtuoso occidente</b>.” L’abbiamo già visto con la Libia dove per <b>“disciplina di alleanza” </b>abbiamo lasciato che venisse distrutto un paese col quale avevamo ottimi rapporti, ricevendone in cambio quell’immigrazione clandestina che addirittura si è trasformata in un ulteriore e paradossale terreno di scontro tra le nostre forze politiche. Mentre amici ed alleati ci lasciano bollire nel nostro brodo.</p><p><br /></p><p>Da telegram di <b>Giorgio Bianchi</b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-58394237096531129422023-03-02T23:03:00.007+01:002023-03-02T23:03:56.971+01:00Ipocrisia<p style="text-align: justify;">Meno della metà dei migranti morti a Crotone è stata identificata. Tra essi si contano 25 afgani, 1 siriano, 1 palestinese e 1 pachistano. Provenivano tutti da paesi martoriati dalle guerre americane. Si può ragionevolmente ipotizzare che, senza queste guerre, nessuno di loro avrebbe lasciato la sua terra . Alla luce di questo fatto, è necessario dire poche parole di verità. I veri responsabili della morte di questi sventurati sono coloro che hanno materialmente distrutto i loro paesi e coloro che, con le parole e le omissioni, hanno permesso che venissero distrutti. Tra costoro si contano tutte le più alte cariche dello stato e tutti i leader dei principali partiti italiani. La retorica e i lamenti che escono dalle loro bocche sono solo esercizi di ipocrisia</p><p><br /></p><p><b>Silvio dalla Torre </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-13974872275594349232023-02-27T20:29:00.008+01:002023-02-27T20:29:48.326+01:00Il bolognese<p style="text-align: justify;">Mi desta una certa sorpresa constatare che, proprio per rendere concreti i nobili obiettivi allora proposti, il Parlamento Europeo, nei confronti del futuro dell’automobile, si sia schierato in favore dell’unica scelta produttiva nella quale Cina e Stati Uniti si trovano fortemente in vantaggio rispetto all’Europa. La decisione di abbandonare la produzione di ogni tipo di automobile spinta da un motore a diesel o a benzina, per passare ad un sistema a trazione puramente elettrica in tempi così ristretti (entro il 2035), ci obbliga infatti a mettere in secondo piano i progressi in corso nel campo dei biocarburanti, dell’idrogeno e delle altre tecnologie che vedono l’Europa combattere ad armi pari. Eppure vi sono sostanziali dubbi che la scelta compiuta sia la strada più conveniente per affrontare il problema del degrado del pianeta, data la quantità e la qualità di materie prime necessarie a produrre le batterie che costituiscono il motore dell’auto elettrica e dato l’elevato costo della rottamazione delle batterie stesse. Il tutto senza tenere conto dell’energia necessaria per muovere il loro peso, assai maggiore di quello di un tradizionale motore a combustione interna. Bisogna inoltre sommare a tutto questo il costo delle infrastrutture necessarie per la ricarica delle batterie, l’inquinamento provocato dalla produzione dell’energia elettrica (solo in parte generata da fonti rinnovabili) e, anche se in via di progressiva soluzione, la limitata autonomia delle auto elettriche e i loro lunghi tempi di ricarica. </p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Non ci si deve quindi sorprendere se, a differenza di altri studi che giungono a conclusione opposte, una recente ricerca dell’Università di Monaco sostiene che, tenendo conto di tutti questi aspetti, un’auto elettrica finisce con il produrre, insieme a una cospicua caduta dei posti di lavoro, una quantità di CO2 superiore a quella di un motore a combustione interna di ultima generazione. Tanto più che, dati gli elevati costi delle auto elettriche, diverrà conveniente utilizzare per un tempo il più lungo possibile anche le auto più inquinanti oggi sul mercato. Nonostante i progressi tecnologici di Cina e Stati Uniti nella produzione delle batterie, i costi delle auto elettriche rimangono infatti ancora molto superiori a quelli delle tecnologie fino ad ora dominanti. Per un lungo numero di anni dovremo quindi incentivare gli acquirenti dell’auto elettrica con pesanti sussidi, dedicati ad acquistare prodotti che, nella quasi totalità, sono fabbricati in Cina o nei giganteschi impianti di batterie in costruzione negli Stati Uniti, sotto la spinta degli incentivi forniti dal governo. Mancando infine una politica industriale a livello europeo, le grandi imprese dell’Unione si stanno attrezzando per fare fronte a questa sfida con nuovi grandi progetti, naturalmente sussidiati dagli Stati nazionali sia sotto la forma di un cospicuo incentivo agli investimenti, sia tramite un contributo agli acquirenti che, secondo l’affermazione del Commissario Europeo all’industria Thierry Breton, si colloca nell’ordine di 6.000 euro per ogni auto acquistata.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">In Italia il problema assume un aspetto del tutto particolare in quanto, pur essendo ormai marginali nella produzione di vetture finite, siamo un Paese di straordinaria importanza nella produzione dei componenti, la gran parte dei quali non esiste nelle vetture elettriche, che sono molto più semplici e si muovono spinte unicamente dalle costosissime batterie. Le auto elettriche non hanno infatti bisogno di filtri, valvole, testate, iniettori, monoblocchi, pompe, serbatoi e delle tante altre diavolerie che compongono un’auto spinta da motore diesel o a benzina. Di conseguenza, nel nostro Paese, si produrrà una riduzione di oltre cinquantamila posti di lavoro e un notevole danno alla nostra bilancia commerciale, dato che siamo grandi esportatori verso le imprese automobilistiche europee. Altre risorse saranno quindi necessarie per porre rimedio a questa ulteriore conseguenza, comune a tutta Europa ma che, in Italia, assume un peso del tutto particolare. Di fronte a tutte queste considerazioni, mi chiedo se scelte così drastiche e tempi così ristretti siano la decisione migliore per proteggere il futuro del nostro pianeta. Forse gli stessi legislatori europei hanno nutrito qualche dubbio in materia quando hanno proposto un possibile riesame nel 2025. Come si suole dire in questi casi, si tratta però di una <b>“pezza peggiore del buco”</b> perché, nel frattempo, tutte le grandi decisioni saranno già state messe in atto, con le loro conseguenze, compresa quella di bloccare ogni ricerca per migliorare il funzionamento del motore endotermico.</p><p><br /></p><p><b>Romano Prodi,</b> il Messaggero, 18 febbraio 2023</p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-33003413109161118492023-02-24T20:52:00.000+01:002023-02-24T20:52:02.275+01:00Lettera aperta<p style="text-align: justify;"><b>Lettera aperta a Podolyak nel tempo imbecille degli esseri inani. </b>Di <b>Alessandro Orsini. </b></p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Podolyak, consigliere presidenziale di Zelensky, dichiara che Kiev, con i missili a lungo raggio dell'Occidente, potrebbe uccidere il 30%-40% delle reclute che Putin sta ammassando al confine con l'Ucraina in vista della grande offensiva di terra. Caro Podolyak, chiedo con gentilezza, hai una mente abbastanza potente per porti la seguente domanda? Se Kiev uccidesse il 40% delle reclute russe con i missili americani, secondo te, Podolyak mio, poi la Russia che cosa fa? Si arrende, ti dà i soldi per ricostruire l'Ucraina e accetta pure la Nato in Donbass e i soldati americani in Crimea? Caro Podolyak, non ti viene in mente che, se tu uccidi il 40% delle reclute russe con i missili della Nato, poi la Russia ti squaglia pure la suola delle scarpe? Davvero la tua mente non riesce a concepirlo? Caro Podolyak, tu dici che tutti gli Stati sono liberi di fare quel che vogliono della loro politica estera e di sicurezza. Ti spiego una cosa: se l'Italia provasse a uscire dalla Nato per entrare nel blocco russo, del mio amato Paese non rimarrebbero nemmeno le cime di rapa. Il minimo che potrebbe capitarci è l'assssinio del nostro presidente del consiglio. Hai una mente abbastanza potente per capire che la gestione di uno Stato non è la gestione di un condominio? Davvero la tua mente è così limitata da impedirti di capire che l'Ucraina non può entrare nella Nato e l'Italia non può uscirne? </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Con la stessa gentilezza, chiedo: voi consiglieri presidenziali di Zelensky maneggiate concetti del tipo <b>"alleanze strutturali", "struttura delle relazioni internazionali", "campi di forze oggettive", "rapporti di forza", "dilemma della sicurezza"?</b> Senza offesa, voi consiglieri di Zelensky date l'impressione di avere le capacità cognitive di un bambino di tre anni. E noi rischiamo la terza guerra mondiale per un gruppo di uomini dal pensiero non pensato come voi? Siete esseri umani o esseri inani? Il problema non sono le dichiarazioni di Berlusconi, caro Podolyak, il problema sono certe facoltà intellettive ucraine e la mancanza di un microscopio atto ad osservarle. Non viviamo affatto in un tempo tragico; viviamo in un tempo imbecille. Se tornasse in vita, Platone non rifletterebbe sulla Repubblica dei guardiani o sui guardiani della Repubblica, bensì sulla Repubblica degli imbecilli e sugli imbecilli della Repubblica.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">La domanda platonica oggi non è chi controlla i controllori, bensì chi controlla gli imbecilli. Imbecilli nel Parlamento europeo. Imbecilli nella Commissione europea. Imbecilli nelle televisioni. Imbecilli nelle radio. Imbecilli nel Parlamento italiano. Il tempo imbecille è il tempo degli imbecilli dappertutto. Imbecilli dappertutto tranne che nella Casa Bianca, soltanto lì troviamo gli intelligenti: mi inchino davanti al genio strategico di Biden. Il Parlamento europeo è la vergogna d'Europa, luogo di corrotti nella mente prima ancora che nelle tasche che finanziano una guerra per procura contro la Russia in favore della Casa Bianca per l'autodistruzione dell'Europa. L'Europa contro la Russia è, in assoluto, l'idea più imbecille mai sorta in Europa negli ultimi settecento anni. Caro Podolyak, perdonami se ho scritto qualcosa di indelicato. Ti voglio bene come si può volere bene a una mente bisognosa di essere accudita. Avanzi l'Italia, avanzi la pace. Risorga il movimento pacifista. </p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-91189220693156790362023-02-21T22:50:00.001+01:002023-02-21T22:50:17.615+01:00Lo sguardo altrui<p style="text-align: justify;">Nei rapporti con gli altri il fattore fondamentale per consentire l'instaurarsi di rapporti pacifici e di mutua comprensione è la capacità di mettersi nei panni altrui, di guardare il mondo circostante anche con gli occhi dell'altro, dalla sua prospettiva. Non è un esercizio facile, ma è l'esercizio etico primario che sta alla base di tutte le etiche tradizionali come formula della reciprocità. Questa prassi è stata tuttavia progressivamente erosa nella cultura occidentale (in particolare americana). Non è sempre stato così, ma oggi lo sguardo occidentale è addestrato a concentrarsi su quali possano essere i lati da cui l'altro potrebbe avermi offeso, dal mio punto di vista, posto come ultima autorità. Spostato sul piano della politica estera questo unilateralismo etico nell'opinione pubblica si esprime in forme di<b> "imperialismo ingenuo",</b> che farebbero tenerezza se non lasciassero dietro di sé una scia di morte e distruzione. Ora, qualcuno ancora oggi continua a chiedersi: <b>"Cosa mai avrà avuto da temere la Russia in Ucraina? E' chiaro che si tratta di un pretesto per invadere l'Europa." "E cosa mai avrà da temere la Cina per armarsi?" "E cosa mai avranno da temere l'Iran, o la Corea del Nord, o il Venezuela," </b>ecc. ecc.? Perché, giusto cielo, ci odiano tanto, noi che siamo manifestamente lo standard della civiltà e cavalleria? Per approssimare una risposta può aiutarci soffermare un momento lo sguardo su alcuni dettagli.</p><p><br /></p><p>Ad esempio.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Gli USA sono il paese al mondo maggiormente coinvolto in conflitti bellici nel corso della sua storia; e sono peraltro il paese con l'esercito di gran lunga più potente al mondo, spendendo da soli più della somma dei successivi 15 paesi più militarmente sviluppati al mondo (800 miliardi di dollari/anno per gli USA, contro i 293 della Cina, i 76 dell'India, i 65 della Russia, i 56 della Germania, ecc.; dati 2021). </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Gli USA hanno inoltre fomentato sistematicamente un'infinità di colpi di stato verso governi sgraditi (spesso vantandosene post hoc). E quando i regime changes non riescono in forma indiretta, nutrendo le proprie quinte colonne, si passa spesso allo stadio successivo, dell'intervento diretto. Il canone, divenuto oramai classico, del'interventismo americano è infatti rappresentato da un'operazione in due tempi: in prima istanza si alimentano e finanziano le proteste (sempre sedicenti "<b>democratiche</b>") all'interno del paese X; in seconda istanza si utilizza come giustificazione ad intervenire il fatto di essere <b>"invocati dalla minoranza oppressa nel paese X". </b>Questo giochino, sempre spalleggiato dai media a gettone, è uno schema universalmente noto e discusso ovunque, tranne in Occidente. Qui da noi i probi raddrizzator di torti, Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo sotto l'ascella, sono invece sempre sinceramente stupiti di come ovunque la giungla extraoccidentale pulluli di malvagi oppressori, e di oppressi desiderosi di essere liberati da noi. Se pensiamo che il segno distintivo del controllo militare imperialistico è la presenza di basi miltari al di fuori del proprio territorio, è utile ricordare che i paesi da noi descritti come proverbialmente aggressivi e guerrafondai (Russia, Cina, Iran, Corea del Nord) possiedono tutti assieme una manciata di basi militari extraterritoriali (6 la Russia, 4 la Cina, tutte in paesi loro prossimi). Gli USA da soli possiedono invece oltre 800 basi militari extraterritoriali, distribuite su tutti i continenti. </p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Infine, come impeccabilmente documentato da Daniele Ganser (ne <b>"Le guerre illegali della NATO"</b>), dopo la caduta dell'URSS, la Nato, non si è limitata ad espandersi massivamente, in particolare verso Est, ma è intervenuta ripetutamente con iniziative di aggressione verso paesi terzi (iniziative non difensive, in violazione della funzione originaria dell'alleanza). Ed è per queste, e altre, ragioni che sarebbe utile smettere di continuare a scandalizzarci della pagliuzza nell'occhio altrui senza notare il trave nel nostro. Da occidentali spiace dirlo, ma nonostante il profluvio di autoassoluzioni hollywoodiane, da tempo agli occhi del resto del mondo gli USA appaiano come il bullo del quartiere e la Nato come la sua gang.</p><p><br /></p><p><b>Andrea Zhok</b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-38657420731915716202023-02-13T22:20:00.005+01:002023-02-13T22:20:55.490+01:00Berlusconi ha ragione<p style="text-align: justify;">Ripeto: in questo Paese siamo maestri nella sacra arte di non discutere mai del focus di una questione. La polemica sulle parole pronunciate da Silvio Berlusconi è del tutto decentrata rispetto a ciò che, volutamente, stampa, media e la stessa politica fingono di non sia reale. Le accuse rivolte a Zelensky non sono quelle di una voce isolata nel deserto, di un anziano che ha smarrito una rotella, ma corrispondono al pensiero della maggioranza degli italiani, certificata non solo da ogni singolo sondaggio pubblicato da un anno a questa parte ma, paradossalmente, dalla stessa Giorgia Meloni la quale, nell'indifferenza dell'opinione pubblica ormai anestetizzata a qualsiasi forma di dolore, ha esplicitamente detto che la stessa opinione pubblica non è d'accordo con le scelte del Governo ma che lo stesso Governo ha deciso di non ascoltare l'opinione pubblica, tradendo difatti l'essenza stessa dell'idea di democrazia, poiché aiutare l'Ucraina è "<b>giusto</b>". Che sia giusto o meno e, soprattutto, che la modalità sia giusta o meno, siamo davanti alla maggioranza del Paese che dice A, mentre il Governo decide di fare B, dovendo ottemperare al giuramento di fedeltà verso il suo padrone. Insomma, disquisire sulle frasi pronunciate da Berlusconi equivale a preoccuparsi della porta che cigola, mentre l'intera casa va a fuoco Ed è indubbio che ci siamo talmente abituati a vivere avvolti nelle fiamme che domani, io giorno dopo e il giorno dopo ancora, avremo ancora tanto da dire su quel cigolio.</p><p><br /></p><p><b>Giovy Novaro</b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-68953674230980102482023-01-15T08:29:00.002+01:002023-01-15T08:29:16.738+01:00Agenda 2030<p>Lezione di (dis)educazione civica. Argomento: l’agenda 2030. </p><p><br /></p><p>Ora terza. Classe quarta. Lezione di <b>EDUCAZIONE CIVICA.</b></p><p><br /></p><p>Svolgimento.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Buongiorno, ragazzi. Oggi l'ora di lezione sarà dedicata all'educazione civica. Già conoscete la mia opinione riguardo all'introduzione di questa disciplina nel curriculum scolastico: penso sia stata un'occasione per togliere spazio alle materie tradizionali e per fare un po' di retorica. In quanto dipendente statale, che non può prescindere dalle regole che gli sono state imposte, sono tuttavia tenuto a conformarmi alle indicazioni del Minestero. Nella parte dedicata all'Educazione civica, il vostro manuale, come potete constatare andando alla pag. 150, dedica ampio spazio all'illustrazione dei contenuti dell'Agenda 2030 dell'ONU sullo sviluppo sostenibile. Questo documento indica 17 obiettivi che dovrebbero essere raggiunti entro la fine del decennio. Si va dalla sconfitta della povertà e della fame alla garanzia di istruzione e sanità per tutti; dal superamento delle discriminazioni di genere alla tutela dell'ambiente; dal raggiungimento della pace universale alla promozione delle energie rinnovabili. Fin qui, nulla di male. A parte la bizzarria di indicare un' agenda comune a popoli tra loro molto diversi per cultura, tradizioni, sviluppo economico ecc., i quali si presume abbiano esigenze e priorità del tutto specifiche, nessuno, che non sia un sadico, può dirsi favorevole alla povertà, alla fame, alla ingiustizia, alla discriminazione, all'ignoranza, alla malattia, all'inquinamento, alla guerra ecc. Messa così, l'Agenda 2030 è solo un elenco di buoni propositi. Di buoni propositi - come è ben noto - è però lastricata la via dell'Inferno. Tanto più se questi propositi buoni lo sono soltanto in apparenza.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Ricorderete certo cosa Machiavelli diceva del principe: egli deve "<b>parere</b>" pietoso, fedele, liberale (in poche parole buono) , ma esserlo solo fino a quando gli convenga, essendo pronto, in caso di necessità, a trasformare le soprascritte qualità positive nel loro contrario. Ecco, oggi, in forma estrema e mille volte più spregiudicata, avviene qualcosa di simile. Un'oligarchia predace governa il mondo. Essa ha il controllo delle grandi corporations multinazionali e usa come suoi strumenti i governi nazionali (a partire da quello degli Stati Uniti), le organizzazioni internazionali (ONU, FMI, OMS ecc), le banche centrali, il sistema informativo. Essa ha promosso guerre criminali, che hanno provocato milioni di morti, in Yugoslavia, in Iraq, in Afganisthan, in Libano, in Libia, in Siria.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Essa ha promosso schifose rivoluzioni colorate in tutti gli angoli del mondo, abbattendo, con il pretesto della difesa della democrazia e dei diritti umani, quei governi che si ostinavano a fare gli interessi dei loro popoli o che non erano perfettamente allineati. Essa ha imposto politiche economiche distruttive ai paesi del terzo mondo, le quali hanno accresciuto enormemente le diseguaglianze tra gli individui e le classi e hanno costretto all'emigrazione centinaia di milioni di persone. Essa ha smantellato con feroce determinazione lo stato sociale dei paesi occidentali, tagliando ovunque la spesa sanitaria e quella per l'istruzione. Essa ha deregolamentato il mercato del lavoro, togliendo diritti e dignità ai lavoratori. Essa ha inondato il pianeta di bugie e falsità di ogni tipo, come si è visto in modo clamoroso durante l'epidemia ed ora in relazione alla guerra in Ucraina. Essa si è proposta di riplasmare il mondo, creando un universo distopico basato sulla digitalizzazione spinta, sul controllo generalizzato, sulla distruzione della classe media, sulla fine della piccola impresa, sulla cancellazione delle culture particolari e di tutti i legami comunitari (da quelli religiosi a quelli familiari), sulla sostituzione di una cultura millenaria, che proviene dai greci, con un insieme di luoghi comuni politicamente corretti, buonisti, ipocriti, imbecilli. Il lavorio di questa perversa oligarchia ha già dato i suoi frutti, che sono sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Negli ultimi decenni è aumentata la povertà, è aumentata la precarietà, il livello dell'istruzione e della sanità si è abbassato, si sono moltiplicate le guerre. Un solo dato dimostra in modo inequivocabile ciò che sta accadendo. Negli Stati Uniti, il paese faro e guida dell'Occidente, dove hanno il via quei processi poi destinati a generalizzarsi, in controtendenza rispetto ai dati degli ultimi due secoli, negli ultimi dieci anni è diminuita l'aspettativa di vita e l'altezza media della popolazione. Mentre, come trionfalmente ricorda il filosofo, pupillo di Soros ,Harari nel suo folle libretto "<b>Homo deus</b>", la perversa oligarchia sogna l'immortalità per se stessa, pensando assurdamente di poter un giorno campare quattrocento o cinquecento anni grazie a innovative cure mediche, da essa lautamente finanziate, la vita delle persone comuni si degrada progressivamente. Dovremmo dunque pensare che questa scellerata oligarchia, desiderosa solo di accrescere esponenzialmente la sua autorità e la sua ricchezza e dominata da un incontrollabile delirio di onnipotenza, si sia improvvisamente trasformata ed abbia a cuore i destini dell'umanità? No, no, mille volte no! Il lupo resta lupo, non diventa agnello. Al massimo, da agnello può travestirsi per mettere in atto più agevolmente i suoi crimini e questo, per l'appunto, è ciò che sta accadendo. L'agenda 2030 non è il programma di un gruppo di miti filantropi. E' l'ipocrita copertura ideologica ad uno dei più perversi progetti che mai siano stati concepiti. Comprenderlo è la premessa non sufficiente, ma necessaria, per cercare di evitare il peggio. Capisco che quanto dico vi sembrerà strano, in quanto va in radicale contrasto con la narrazione vigente nelle scuole di ogni ordine e grado. Penso, però, che sia mia dovere dirvi la verità. Quella, almeno, che io ritengo, sulla base di riflessioni ponderate, essere la verità. Buongiorno a tutti e buona fortuna. Ci vediamo domani.</p><p><br /></p><p><b>Silvio dalla Torre </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-28819988772671896982022-12-21T13:50:00.008+01:002022-12-21T13:51:18.751+01:00Corruzione in UE<p style="text-align: justify;">Tenete sempre conto che quando dicono +Europa stanno dicendo più trolley carichi di banconote in piccolo taglio. Sono come riciclatori della Mafia, questo sono. Tenete sempre conto che Antonio Panzeri è un ex parlamentare europeo, pertanto non ha alcun ruolo politico e nessuno - tantomeno i qatarini - buttano via soldi per persone ininfluenti. Dunque ci vuole poco a capire che questo era il collettore, il distributore, il filtro del flusso di danaro che partiva dal Qatar, dal Marocco e Dio solo sa da dove. In altri termini Antonio Panzieri era il Facilitatore (o uno dei facilitatori, più probabilmente) del meccanismo del consenso all'interno della UE. Ora i giornali dicono che è pronto a collaborare. Comunque politicamente è tutto chiaro, per chi vuole capire. Io vorrei solo sapere quanto ha accumulato Prodi per svendere l'Italia allo straniero.</p><p><br /></p><p><b>Giuseppe Masala </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-16251281834543515382022-12-02T20:19:00.007+01:002022-12-02T20:19:58.559+01:00La corte incostituzionale italica<p style="text-align: justify;">La sentenza della Corte Costituzionale, al netto della motivazioni ancora mancanti, non ha sorpreso nessuno, tranne coloro i quali si cullavano ancora nell'idea che il diritto avesse uno statuto autonomo dal potere, dall'egemonia politica, economica, culturale. Che possa essere auspicabile una separazione dei poteri è uno dei pochi desiderata condivisibili della tradizione liberale, ma che tale separazione dei poteri sussista per il semplice fatto di essere prevista da disposizioni costituzionali, è solo l'ultima delle infinite illusioni liberali. La decisione della Corte è stata ovviamente politica e pragmatica. Smentire l'operato praticamente unanime del parlamento degli ultimi due anni avrebbe avuto conseguenze pesanti, dunque muoia la ragione, si dissangui la giustizia, e vinca la malafede opportunistica. E' inutile entrare in una discussione che è oramai umiliante per chiunque non abbia mandato il cervello all'ammasso: l'obbligatorietà del trattamento sanitario obbligatorio cui la popolazione è stata sottoposta non è mai stato giustificabile. Lo si sapeva quando le decisioni sono state prese e lo si sa oggi. Tutto il resto, inlcusi i venerabili pronunciamenti della Corte, se non recepiscono questo semplice fatto, sono e restano balle ipocrite.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">La lezione da trarne però è semplice e non nuova: il potere fa il diritto. Perché la Corte ha deciso così? Semplice, perché era conveniente farlo e perché aveva il potere di farlo. Perché il parlamento che beccava il mangime dalle mani di Draghi ha preso le decisioni che ha preso nel 2021? Perché gli conveniva farlo e aveva il potere di farlo. Perché oggi i nuovi parlamentari continuano a sostenere una politica estera suicida per il paese e antipopolare? Perché alla maggior parte di loro conviene così, e hanno il potere di farlo. Qui questioni di giustizia, ragionevolezza, equilibrio, coscienza, scrupolo, sono da tempo morte stecchite. Siamo in una nuova era, dove l'esercizio del potere cerca e cercherà sempre meno di travestirsi di panni civili, perderà sempre meno tempo a motivare pubblicamente, a scusarsi, a ragionare. Per tutto questo c'è già a libro paga un intero apparato di pennivendoli, capaci ogni giorno di escogitare un nuovo virtuosismo per spiegare che la guerra è pace, che l'asservimento è libertà, che il privilegio è giustizia, che la patologia è normalità, che la menzogna è informazione, che la disoccupazione è flessibilità, che l'emigrazione è mobilità, che l'ignoranza è competenza, ecc. E' che è completamente illusorio pensare che ad un certo punto si toccherà il fondo e che quando si tocca il fondo non si può che risalire. E' completamente illusorio pensare che quando la gente se la vedrà davvero brutta, quando le cose andranno davvero male, quando il mondo andrà davvero a rotoli, allora sì che ci sarà una reazione, allora sì che il Potere tremerà. Sono balle consolatorie.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Nessun potere cede il passo da solo, nessun potere, per quanto marcio, collassa su sé stesso; e nessuna collezione di rabbie individuali si trasforma magicamente in empito rivoluzionario. Affinché uno spiraglio, anche piccolo, si apra dobbiamo innanzitutto comprendere bene la radicalità del momento e la dimensione della minaccia epocale. La convergenza storica tra gli interessi del capitale finanziario sovranazionale e l'incremento esponenziale dei poteri tecnologici a disposizione del miglior offerente crea una concentrazione di Potere unica, inedita, straordinaria. D'altro canto i soggetti umani che hanno le caratteristiche per occupare le posizioni apicali in questa cornice di potere sono precisamente quelli che vestono con agio i panni della volontà di potenza nichilistica, la cui furia demolitiva viene chiamata "<b>progresso</b>". (Gli "<b>uomini del sottosuolo</b>" - cit. Dostoevsky - sono oggi al potere, sono il potere). Ciò che possiamo, dobbiamo, fare richiede due passi. Per avere una possibilità, anche minima, di non soccombere dobbiamo costruire, nutrire, esprimere e sostenere una visione positiva, credibile, strutturata e conferitrice di senso: niente di meno che una visione del mondo. Non bastano più battaglie locali, non bastano più bandiere d'occasione, e non bastano neppure riedizioni immutate di visioni passate. Il primo fronte di battaglia è dunque culturale, filosofico e spirituale.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Il secondo fronte, che deve essere aperto insieme al primo e intrecciarsi con esso, è che va data una nuova consistenza a quel "<b>noi</b>" che è il soggetto finora sottointeso di questa rivolta. Oggi non c'è nessun "<b>noi</b>". Esistono sì molti abbozzi, semi, alcuni germogli, ma nessuna solida pianta che rappresenti proprio quel "<b>noi</b>" che percepisce il potere corrente nella pienezza della sua minaccia. Affinché questa pianta cresca bisognerà abbandonare molte cose che sono solo zavorra e bisognerà recuperare molte altre cose, rimosse o dimenticate. Bisognerà mettere da parte molte diffidenze, ma anche fare spazio a molta dura sincerità. Come alla soglia dell'Inferno, anche oggi, tra tutti coloro i quali sentono questa sfida dovremmo dirci che "<b>Qui si convien lasciare ogni sospetto / Ogni viltà convien, che qui sia morta.</b>"</p><p><br /></p><p><b>Andrea Zhok </b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-90169392105216937802022-11-25T23:54:00.006+01:002022-11-25T23:54:40.154+01:00Idioti<p style="text-align: justify;">Nel febbraio di quest'anno, nelle settimane precedenti all'ingresso delle truppe russe in Donbass si discettava su giornali e talk show delle prospettive possibili. A chi invitava a considerare come sensata, e anzi conveniente, la rinuncia dell'Ucraina all'ingresso nella Nato, l'accettazione di uno statuto di neutralità, e la concessione di un grado di autonomia amministrativa alle province russofone (come da accordi di Minsk II) - sempre nell'ambito dello stato ucraino, a questi gli esperti di regime ribattevano rabbiosamente che era una prospettiva inaccettabile, che ne andava della sovranità ucraina, che uno stato doveva avere il diritto di scegliere le proprie alleanze militari. (NB: l'autonomia amministrativa dell'Alto Adige è motivata dalla presenza del 69% di popolazione germanofona; nelle zone di Donetsk e Lugansk la popolazione russofona prima della guerra superava il 90%). E ancora all'indomani dell'invasione, c'era chi raccomandava di intavolare il più rapidamente possibile trattative di pace invece di inviare armi, perché questo avrebbe prolungato indefinitamente il conflitto, e ciò sarebbe stato pagato duramente dagli ucraini in primo luogo e dall'Europa tutta in secondo luogo. A questi gli stessi esperti a molla rispondevano stizziti che era una questione di sovranità, che c'era un aggressore e un aggredito, che non era il momento delle trattative, che l'Europa ne sarebbe uscita più forte di prima (ho un ricordo distinto di un noto giornalista e di un ex ambasciatore in uno studio televisivo che sostenevano con veemenza queste tesi in risposta al sottoscritto.)</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Oggi, a nove mesi di distanza, l'Ucraina comincia ad apparire come un cumulo di macerie congelate e 6 milioni di profughi ucraini sono già arrivati nell'Unione Europea (la più grande crisi di rifugiati in Europa dal 1945) e almeno altrettanti si stanno preparando. Per il solo anno in corso la stima dei costi vivi per l'ospitalità europea ammonta a 43 miliardi di euro. I morti al fronte sono nell'ordine di grandezza del centinaio di migliaia. La colossale fornitura di armi da parte della Nato (tre volte il budget annuale russo) ha preso in buona parte la strada del mercato nero, dove si trovano oramai a prezzo di saldo missili terra-aria, mortai, mitragliatrici pesanti, ecc. (la criminalità organizzata se ne gioverà per decenni). Quanto alla "<b>sovranità</b>" ucraina che andava difesa a tutti i costi, anche i più distratti sanno oggi che era una fiaba da tempo: è noto il supporto e sostegno americano al colpo di stato di Maidan, così come sappiamo delle entrate a gamba tesa dell'ex presidente Biden sui giudici ucraini che perseguivano gli affari ucraini del figlio Hunter. Quanto all'idea che l'Ucraina "<b>sovrana</b>" non rappresentasse alcuna minaccia e non ci fosse nessuna concreta possibilità che diventasse parte della Nato, nel frattempo è emerso serenamente che da dopo gli accordi di Minsk II (2015) la Nato stava addestrando l'esercito ucraino, rifornendolo di armi, costruendo fortificazioni, e che la firma degli accordi era stata solo un espediente per prendere tempo e consentire all'Ucraina di rafforzarsi militarmente (testimonianza diretta dell'ex presidente Poroshenko, oltre che di diversi ufficiali USA).</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Sempre nell'ottica della tutela della sovranità ucraina, nel frattempo la Russia si è stabilizzata in buona parte dei territori conquistati, Mariupol è stata addirittura già parzialmente ricostruita, si sono tenuti referendum di annessione, e la prospettiva che questi territori ritornino in mano ucraina è ritenuta risibile persino dai vertici americani. Il conflitto si è oramai caratterizzato esplicitamente come un conflitto tra la Nato e la Russia, anche se nessuno vuole che ciò sia riconosciuto ufficialmente perché rappresenterebbe una deflagrazione mondiale. Sul territorio ucraino combattono oramai in sempre maggior misura "<b>volontari</b>" stranieri, con istruttori Nato, armamenti Nato, finanziamenti dei paesi Nato. L'esercito regolare ucraino ha perduto da tempo le truppe più <b>"combat-ready" </b>e rappresenta oramai solo la carne da macello per sanguinose sortite periodiche. Intanto l'Europa è in piena stagflazione, con la progettazione in corso di nuovi stabilimenti da parte del comparto industriale che sta già avvenendo fuori dai confini europei. Infatti il taglio politico netto avvenuto nei confronti della Russia ha creato una crisi terminale nell'approvvigionamento di energia e materie prime, giacché tutti i principali attori non direttamente subordinati agli USA stanno assaporando per la prima volta la possibilità di far valere il proprio potere contrattuale di fornitori di materie prime - potere contrattuale accresciuto enormemente con il quasi-blocco degli approvvigionamenti da Russia e Ucraina. Senza energia e materie prime l'Europa è un museo morente.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Come prevedibile e previsto da molti sin da febbraio, la strada presa nove mesi fa sta conducendo esattamente dove doveva condurre. Non abbiamo "<b>salvato gli ucraini</b>", ma abbiamo alimentato e prolungato un processo che ne sta cancellando il paese e ne ha fatto morire decine di migliaia. Non abbiamo "<b>salvato la sovranità ucraina</b>", sia perché essa era già quasi inesistente (ed oggi è ridotta a pupazzi e attori), sia perché lo stato ucraino si è dissolto, un quarto della sua popolazione è migrata, e le perdite territoriali saranno quasi certamente definitive. In compenso abbiamo sventrato quel poco che rimaneva in piedi dell'Europa, che sta perdendo in tempi rapidissimi il suo unico vero "<b>asset</b>" competitivo, cioè le capacità di trasformazione industriale (in assenza di fonti energetiche abbondanti e a buon prezzo questa direzione è senza ritorno). Ma magari qualcuno potrebbe sperare che, dopo tutto, a un tracollo spesso segue una palingenesi, e che magari sarà la volta buona, no? Solo che a mettere la vera pietra tombale su qualsiasi speranza di rinascita sta la rilevazione del tappo strutturale che blocca ogni possibilità di consapevolezza e rinnovamento: tutto il circo mediatico degli "<b>esperti</b>" e degli "<b>accreditati</b>", tutta la banda di falliti di successo, di paraninfi del potere che creano e plasmano la famosa "opinione pubblica" sono lì, fermi in sella, e continueranno la loro azione di avvelenamento, manipolazione e inganno a tempo indefinito.</p><p><br /></p><p><b>Andrea Zhok</b>.</p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3727826411222750356.post-38805532231289874692022-11-11T18:13:00.004+01:002022-11-11T18:14:10.377+01:00Crimini della ue e dei cattocomunisti<p style="text-align: justify;">La verità è che in tutto questo stomachevole bailamme trito e ritrito sui migranti, dei veri disperati dei paesi sottosviluppati non frega niente a nessuno! Non frega niente ai capitani coraggiosi delle ONG ai quali basta solo mollare il carico e intascare lo stipendio. L’accoglienza non è un loro problema. Per cui del triste destino che attende quelle persone sotto i ponti, sotto le intemperie nei campi sfruttati e schiavizzati, nelle strade della prostituzione, nelle mani della criminalità, nella ghettizzazione di una vita da fantasmi, non è affare loro. Non frega niente ai leader europei che deplorano sdegnosamente il governo italiano per aver tentato di respingere l’approdo dell’ennesimo carico di migranti, ma nel contempo erigono muri, alzano fili spinati e predispongono deportazioni. Non frega niente neanche a coloro che, dopo il trasbordo dalla costa libica, gioiscono dello sbarco avvenuto in Italia o in Francia o dovunque sia.</p><p><br /></p><p style="text-align: justify;">Non frega niente perché i veri disperati non sono mai partiti. Stanno ancora lì a patire la fame e a soffrire pene indicibili. Sono ancora lì scordati da tutti e nella totale indifferenza. Perché mentre stiamo a discutere di aleatorie leggi del mare, norme internazionali, decreti interni, accordi bilaterali, trilaterali e su base volontaria, mentre ci impartiamo ipocrite lezioni di umanità che nascondono subdoli giochi di potere e rimpalli di responsabilità, quelle persone ce le dimentichiamo. E sono quegli uomini e quelle donne che non hanno neanche i soldi per mangiare… figurarsi se hanno 5.000 euro per pagare gli scafisti! Questi sono coloro che dovremmo soccorrere e accogliere per primi. E invece li lasciamo lì permettendo che il fenomeno migratorio, impossibile da bloccare, sia gestito dai peggiori criminali. Dovremmo invece essere noi a selezionare i veri bisognosi smistandoli in Europa, non i trafficanti di esseri umani, e nemmeno le ONG! Dovremmo essere noi europei a predisporre dei flussi migratori con criterio, equilibrio ed equità. Non è impossibile. Invece di riempirci la bocca di “<b>umanità</b>” basterebbe riempirci il cervello di “<b>buon senso</b>”…</p><p><br /></p><p><b>Salvino Paternò</b></p>Eleonorahttp://www.blogger.com/profile/15563827749562934894noreply@blogger.com0