domenica 15 marzo 2009

Rettitudini

Arabia Saudita. «Soldi o sesso in cambio delle foto». I ricatti alle donne "senza veli". Sempre più spesso donne che chattano o inviano mms vengono poi taglieggiate dai loro amici virtuali

Ricattate per quelle foto senza veli (anche solo sul viso). È diventato un problema piuttosto diffuso in Arabia Saudita, secondo i quotidiani del Regno. In un caso, a febbraio, a Gedda, un uomo ha cercato di estorcere a una ragazza 10.000 rial (2.000 euro) minacciando di pubblicare sul Web 37 foto di lei. La donna lo ha denunciato alla polizia religiosa. E anziché trovare lei al ristorante dove le aveva dato appuntamento, l’uomo ha trovato la polizia. Gli sms sul suo cellulare mostravano che stava ricattando anche altre donne.

CONDANNA A 5 ANNI - In un altro caso, a fine mese, un tribunale a Al Ahsa, nell’est dell’Arabia Saudita, ha condannato un 19enne a 5 anni di prigione: voleva costringere una ragazza a uscire con lui, minacciando di "postare" foto di lei su Internet. Solo alla Mecca nel 2008 ci sono stati 65 casi del genere, ha detto Ahmed Qassem al-Ghamdi, capo locale della "Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio" (il dipartimento da cui dipende la polizia religiosa) al quotidiano Asharq al-Awsat. Al-Ghamdi spiega che le vittime hanno di solito tra i 16 e i 39 anni. Spesso sono ragazze istruite.

LA LEGGE E LE VIOLAZIONI - In Arabia Saudita la legge proibisce i contatti tra uomini e donne non imparentati prima del matrimonio. Ma nella realtà virtuale è facile violare queste regole. Le ragazze chattano, mandano sms e magari inviano una propria foto. Si tratta spesso di foto innocenti per gli standard occidentali, ma possono danneggiare la reputazione di una donna se vi appare senza abaya o hijiab. «Il ricattatore può essere l’insegnante o l’idraulico», dice al-Ghamdi. A volte sono coinvolte anche mediatrici donne che convincono una ragazza fingendo che il fratello ne sia innamorato, secondo il quotidiano Okaz. Oppure le foto sono scattate in luoghi dove una donna si è incontrata «illegalmente» con un uomo. Molte ragazze, nello sporgere denuncia, dicono comunque che le foto erano state prelevate dai loro computer o cellulari lasciati in un negozio per riparazioni. Alla fine, comunque, dietro minaccia di mostrare le immagini alla famiglia della vittima o pubblicarle sul Web, i ricattatori chiedono denaro (e in alcuni casi rapporti sessuali).

COMMISSIONE AD HOC - Ali bin Mohamed Al Hayan, capo della «Commissione per la prevenzione del vizio e la promozione della virtù» di Gedda afferma che se le foto vengono consegnate dalla ragazza nell’ambito di una «relazione illecita», ma lei poi confessa, non deve essere punita. «Punirle peggiorerebbe solo le cose. Bisogna proteggerle anche se hanno fatto un errore». E poi, ha aggiunto, confessare è il primo passo verso la redenzione. L’attenzione per il problema è cresciuta talmente che Re Abdallah ha fatto creare una commissione ad hoc per affrontarlo. Il quotidiano Okaz ha pubblicato venerdì alcuni consigli pratici in prima pagina: ragazze, «non lasciate la webcam accesa», «aggiornate spesso il software per la protezione dei dati», etc. Alcuni lamentano che questi ricatti sono il risultato di «influenze esterne» sulla società saudita. Altri, come il sociologo Maysoon Al-Dukhailan, si cimentano nell'analisi del profilo psicologico del “giovane ricattatore”: «Ha molto tempo ed è spesso disoccupato e crede che il suo talento non sia compreso, il che porta a problemi psicologici che lo spingono a trovare piacere nel vendicarsi tramite i ricatti». Mohammed Bin Yahya Al-Nujeimi, esperto di giurisprudenza islamica, fa solo una raccomandazione alle famiglie: «Cercate di capire che le vostre ragazze sono diventate vulnerabili a ricatti anziché punirle, specialmente quando confessano. Purtroppo, nella nostra società, quando i giovani fanno degli errori, se sono maschi tutti li difendono, se sono femmine vengono condannate».

Viviana Mazza

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