venerdì 30 settembre 2016

Il prelievo forzoso sui conti correnti


Maggiorazioni di 25 euro sui costi dei conti correnti. E’ la sorpresa in arrivo a fine anno per i clienti del Banco Popolare. La motivazione? “Parziale recupero dei contributi versati al neo costituito Fondo nazionale di risoluzione“. Cioè lo strumento creato lo scorso novembre dopo il recepimento in Italia della direttiva sul bail in e utilizzato poco dopo per il salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara, Carichieti. Gli altri istituti italiani sono stati chiamati ad anticipare anche le quote (500 milioni l’anno) che avrebbero dovuto versare nel 2016 e 2017. E ora alcuni hanno deciso di rifarsi sui correntisti: oltre al veronese Banco Popolare, si sono già mosse anche Unicredit e Ubi.

Come rivelato martedì da Linkiesta il comitato esecutivo del Banco, che a gennaio dovrebbe fondersi con Bpm, ha deciso la “manovra” il 6 settembre e ha già inviato la comunicazione in materia alla rete delle filiali e ai clienti, con l’ultimo estratto conto. Il gruppo, che al fondo di risoluzione ha versato 152 milioni di euro, spiega nella mail che “la maggiorazione di 25 euro riguarda le ‘Spese fisse di liquidazione‘ e troverà applicazione al 31/12/2016. Sono esclusi i rapporti di nuova apertura”. Piazza Gae Aulenti, dal canto suo, ha ritoccato il canone mensile di alcuni conti (MyGenius Silver, Gold e Platinum) già da luglio: “Alcuni interventi legislativi e/o regolamentari nonché impegni imposti da autorità (…) hanno determinato dei costi e minori ricavi per la banca che costituiscono giustificato motivo per un aumento (…) del canone mensile relativo ai moduli transnazionali”, recitava la comunicazione allegata all’estratto conto del 31 marzo, annunciando un aumento del canone mensile di 2 euro che porta i costi per le tre tipologie di conto rispettivamente a 5, 7 e 12 euro. Il documento inviato ai clienti, nota Linkiesta, cita tra i fattori che hanno reso necessario l’incremento “l’accordo intergovernativo Fatca“, entrato però in vigore lo scorso anno, “l’aumento dell’Iva“, che è del 2013, le “disposizioni in materia di disaster recovery e adeguamento del sistema informativo”, “l’applicazione del regolamento europeo (…) che ha introdotto nuove regole sulle commissioni interbancarie applicabili alle carte di credito e di debito” e infine “l’accordo per la costituzione di un fondo per la risoluzione delle crisi bancarie”.

Infine Ubi, sempre in estate, "ha stabilito di aumentare da 40 a 64 euro i costi di gestione del conto corrente – un incremento del 60% – in seguito all’aumento delle spese sostenuto dal gruppo per il Fondo di garanzia dei depositi e gli oneri sostenuti per il finanziamento del Fondo nazionale di risoluzione”. Adusbef e Federconsumatori “denunciano l’ennesimo furto con destrezza a danno degli utenti, saccheggiati e spremuti come limoni per pagare i lauti pasti dei banchieri e dei distratti vigilanti, che come nello scandalo di Banca Popolare di Vicenza, di Veneto Banca, Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Carife, non pagano mai il conto di crac, dissesti ed erogazione clientelare del credito e del risparmio, con l’ennesima manovra sulla pelle dei truffati come risparmiatori espropriati, saccheggiati ed azzerati delle 4 banche in risoluzione e come clienti”. Secondo La Stampa, Intesa Sanpaolo, Mps e Bpm non hanno al contrario (per ora) applicato ricariche simili sui clienti.

martedì 27 settembre 2016

Io voto NO!

Che non servono tanti giri di parole. Non serve nemmeno leggere il testo del referendum visto che è un grande imbroglio. Basta davvero poco, basta entrare in cabina, aprire la scheda e votare NO. Fonzarelli resterà ma almeno per ora, non ci sarà la modifica alla costituzione.


venerdì 23 settembre 2016

Mafiosi ma sportivi


Vedo che adesso l’impomatato bellimbusto che  è padrone  del CONI  ha fatto una mezza marcia indietro: “Non faremo alcuna azione legale”. Poche ore  prima aveva minacciato le azioni legali  contro la sindaca Raggi: per danno erariale. Anzi di più: il CONI  s’era fatto dare un parere (pagato, ovvio) da  un avvocato  Gianluigi Pellegrino secondo cui il CONI  avrebbe potuto esigere dal Comune di Roma la restituzione dei fondi già spesi   per “promuovere” Roma presso la Cosca internazionale che assegna Olimpiadi.  Quanto? 15 milioni, ha valutato l’avvocato.

Ma, come  ha scritto il sito Linkiesta, “la legge di stabilità dello scorso anno ha stanziato un contributo di 2 milioni di euro per il 2016 e di 8 per il 2017 a favore del Coni” per  (come dire?) ungere  le ruote alla Cosca Mondiale a favore di Roma Olimpica; ci sarebbero poi 8 milioni stanziati per il 2017:  “è logico pensare che quegli 8 milioni di euro siano stati stanziati, ma non ancora spesi. Se così fosse, il rimborso, eventuale, riguarderebbe allora solo quei 2 milioni di euro di soldi pubblici”.

Li ha già spesi, l’impomatato coi suoi compari? Allora è lui che deve restituirli. Specifichi: come li ha spesi? Il sito immagina  “per progetti, consulenze, attività promozionali  e quant’altro”.  Sarebbe interessante scavare in queste ipotetiche  voci: attività promozionali, sono pasti e rinfreschi  (in gergo PR)  in ristoranti di lusso a Londra, o Maserati regalate ai capicosca?  O a se stessi?  Le “consulenze”? Che  bisogno c’è di consulenze?   In Italia, sotto la voce  consulenze notoriamente si celano   sinecure da 200-300 mila euro l’anno a parenti incapaci e ad amichette molto capaci, in certe cose.

Insomma il bellimbusto si dev’essere accorto d’aver pestato una m. con le sue scarpine (che immaginiamo di vernice) ed ha esalato a Radio Anchio: “Noi non facciamo alcun tipo di azione, non facciamo nulla e non vorremmo fare nulla. Ma se qualcuno  –  ha cercato ancora di minacciare –  dico le autorità vigilanti, ci chiede, noi dovremo semplicemente dire perché abbiamo interrotto un atto dovuto. Abbiamo una società partecipata al 100% dal ministero dell’Economia, con la Corte dei Conti organo vigilante”.  Alla domanda: ma quanto ha speso insomma?  Ha risposto:  Noi siamo un ente pubblico, tutte le spese sono online.

Se la cava così?  Abbiamo una valorosa Guardia di Finanza che   si copre di gloria quando multa una nonna salumiera che ha fatto un panino al prosciutto al nipotino e non ha fatto lo scontrino; può di grazie   chiedere al CONI di esibire gli scontrini –  migliaia immaginiamo –   che giustificano i 15 milioni, quando ne poteva spendere due? Magari sono spese non documentabili? Pagamenti aum aum ai capicosca internazionali? Che so, donnine allegre fatte trovare nei loro letti delle suites di lusso?  Abbonamenti a centri di massaggio per VIP?  O “quant’altro”? Ebbene: siamo certi che qui interverrà la nostra valorosa magistratura d’accusa.

Essa si è coperta di gloria nell’accanita persecuzione per tangenti di Agusta Westland, la ditta   – di Finmeccanica –  che ha unto le ruote  a certi indiani per vendere elicotteri all’India;   e  ancora ci edifica l’accanimento usato dai nostri procuratori contro Scaroni dell’Eni per tangenti pagate in Nigeria – ancorché nel primo caso, l’Agusta,  dopo anni di persecuzione   tutto sia finito con l’archiviazione.  Ora siam sicuri che apriranno un fascicolo, con relativi avvisi di garanzia  Malagò e compari, per vedere chiaro su quelle spese 15 milioni    che il Coni ha ammesso di aver  volatilizzato in “quant’altro”.

Perché non si tratta il CONI come l’ENI?

Siamo sicuri, e sapete perché? Perché  altrimenti si potrebbe credere che la persecuzione pretestuosa contro Finmeccanica, e quella ferocissima contro l’Eni,  sferrata dai nostri valorosi procuratori,  siano state aperte come ausilio a certi poteri forti  (abitanti forse presso la City di Londra, a due passi dalla Loggia-madre Quatuor Coronati) e concorrenti esteri, che aspirano a rovinare gli affari di  quelle poche aziende semi-pubbliche rimasteci, onde farle scadere di valore e quindi impadronirsene  per  un boccon di pane. Operazioni di cui abbiamo avuto vari esempi in passato.  In alcune si illustrò anche il maestro Ciampi, adorato da tutti noi, che ha recentemente raggiunto l’Oriente Eterno.

Quindi aspettiamo a  pié fermo, fiduciosi, l’inchiesta sul CONI: ente del tutto secondario e  diremmo superfluo rispetto a  Eni e  Finmeccanica. Perché altrimenti ci sarebbe davvero da preoccuparsi.

Per la tracotanza del boss. La tracotanza con cui ha apostrofato e minacciato la sindaca di Roma, le ha fatto capire “ci avrai sempre nemici”.   Ora, cittadini, qualunque cosa pensiate della Raggi,  essa è stata eletta di cittadini, e Malagò invece no. Non si può, non si deve lasciar correre quella arroganza e prepotenza contro uno che è stato eletto, la cui sola forza viene dalla vostra fiducia.

Il CONI è un ente secondario e superfluo: appunto per questo, la tracotanza del suo bellimbusto  in abito tre  pezzi è più allarmante. Figuratevi la  potenza, tracotanza, senso di impunità che abita  tutte le altre   oligarchie più potenti perché hanno in mano le leve del potere, cosche  pubbliche parassitarie, dilapidatrici del vostro denaro di contribuenti, le  “municipalizzate”, le “magistrature”, i dirigenti assunti per “concuorzo”  che quindi sono inamovibili, quasi che o concuorzo fosse un ordine sacro e indelebile.  Le avete viste tutte quante,queste cosche potenti, intoccabili oligarchie inadempienti, (sostenute dai media, aizzati nel loro istinto di sciacalli che mordono le prede ferite), lanciare “avvertimenti” alla Raggi – ti teniamo in pugno, apriamo un fascicolo sul tuo assessore, teniamo aperto il fascicolo senza dirti perché … sono tutti avvertimenti  contro la Raggi, per il motivo preciso che la Raggi è stata  votata da tantissimi di voi, ed è stata votata su un programma di “pulizia”. Che ci riesca o no, che sia velleitario o no, non importa: quelli già sono lì a distruggerla,  a  fargli sgambetti.

Vogliono dimostrare  una volta per tutte  che comandano loro,che  i poteri indebiti che si sono accaparrati se li tengono tutti, che i milioni che sprecano sono insindacabili. E sapete perché fanno così quadrato contro una debole sindaca? Precisamente perché sanno di essere inutili. Di poter essere cancellate – come si dovrebbe cancellare il CONI – senza che ne venisse alcun danno allo Stato. Anzi con vantaggio per la spesa pubblica. Se fossero utili, non avrebbero paura.

E qui si apre il più grave, evidente problema italiano – e il più taciuto.  Il non funzionamento degli “apparati”. Ogni stato ha “apparati” , ministeriali,, regionali, provinciali  o altri, con personale preparato ad  eseguire le direttive e i programmi dei governi eletti.  Qui in Italia,  il raccordo fra governo e apparati è rotto. E’ rotto da decenni – da Mani Pulite –ma  si vede oggi più che mai, perché c’è al governo Matteo Renzi: uno che “comanda” a  parole, senza che nessuno sotto esegua. Si vede di più perché la UE chiede ”riforme”, e intende chiaramente  la riduzione delle inefficienze costosissime  delle cosche pubbliche parassitarie; Renzi le ha promesse, e non ha il coraggio di  farle.  Convoca dei super-commissari  per la leggendaria “spending review”, e poi li manda via senza provare nemmeno ad attuare i loro suggerimenti .  Proprio adesso è uscito il saggio di uno di questi (ex) consulenti, l’economista  Roberto Perotti, (Status  Quo, è il titolo) che spiega per esempio:  i “tagli ai compensi ai consiglieri regionali”?  Essi hanno aumentato i loro compensi, con aumenti dei rimborsi-spese che hanno abbondantemente compensato la riduzione delle indennità.  Tracotanza. Il taglio alle auto blu da 66 a 22 mila, vantato da Renzi? Non c’ stato: semplicemente, ASL, Comuni ed altri enti pubblici “hanno smesso di fornire i dati al dipartimento della Funzione pubblica”.  Tracotanza e impunità.   L’ente dell’Ippica?  Continua a ricevere 200 milioni di euro l’anno.   La cosiddetta riforma Madia che promette di tagliare le “partecipate” e le municipalizzate? “Non c’è niente nella riforma che offra uno spunto pratico per ridurne il numero”.

Viva la Raggi, che è stata eletta

Insomma non cambia niente.  Ma credetemi, non è colpa di Renzi: egli è solo l’ultimo arrivato. Non ha i voti in parlamento per mettersi contro in modo efficace alle tracotanti cosche pubbliche.   Le colpe risalgono a prima. Non solo a Monti e Bersani. Non solo a D’Alema e Prodi.   Il più colpevole di questa marcescenza tracotante delle pubbliche funzioni è  Berlusconi. Il suo governo. Mai ha avuto tanti voto dal popolo italiano per cambiare le cose: e non l’ha fatto.

Scusate se forse mi ripeto:il popolo italiano, tra il ’94 e il’95, votò per referendum – con maggioranze enormi, che superavano gli steccati dei partiti – per la responsabilità civile della magistratura, per la riforma del Senato, per la disciplina della funzione pubblica,  per lariforma della procedura penale,  per il sistema elettorale maggioritario; contro il finanziamento pubblico dei partiti e quello truffaldino dei sindacati.  Votò perfino, il popolo italiano  – udite udite! – per la privatizzazione della RAI. Votò contro i partiti , specie il Partito Democratico, che aveva raccomandato ai suoi elettori di votare contro tutto questo, ossia contro “le riforme”.

Era un mandato della più alta legittimità, e il popolo italiano s’era espresso con chiarezza e  lucidità  politica. Berlusconi doveva semplicemente dichiarare: io attuo il programma che mi è stato dettato dai cittadini. La magistratura gli aveva lanciato contro oltre 400 cause? Poteva dire: “Lo fa’ perché io, su mandato del popolo, la stu rimettendo dentro i suoi confini. Essa mi sbatta in galera, sbatte in galera il popolo italiano!”. Non lo fece, come sappiamo. Tutti e ciascuno dei mandati indicati dal popolo italiano per referendum sono stati fraudolentemente disonestamente deviati da leggi e leggine. A cominciare dal maggioritario, falsato da un “mattarellum”  pensato apposta per vanificare il comando del popolo e far esistere i partiti parassitari e minori. Primo di tutta una serie di porcellum e cazzellum,ossia di sistemi elettorali   pensati apposta per favore chi è al  governo sul momento.  E tutto è stato fatto dai partiti per ingraziarsi  le dirigenze pubbliche –   di cui avevano  bisogno avendo perso la loro profonda legittimità: le hanno affogate nell’oro, e le hanno dotate di sempre maggiori “autonomie” – di cui ovviamente quelle hanno profittato scandalosamente.  Sono stati loro a trasformarle in cosche incapaci  e costosissime,che non fanno funzionare  lo Stato. E  possono minacciare gli eletti d a forti maggioranze, come la Raggi.

Come  siamo diventati italioti

E’ stato  lì che “la politica” e i partiti hanno perso la loro legittimità. Ma il danno è stato, secondo me, ancora peggiore: è stato lì che il popolo italiano è  diventato italiota.  Constatato che la sua volontà così chiaramente e democraticamente espressa era stata vanificata, e in modo così furfantesco, è diventato ancor più profondamente cinico, disonesto; ha abbandonato gli sforzi per migliorare se stesso e la collettività.  Che doveva fare? Bisognava facesse la rivoluzione per cacciare il potere  illegittimo che l’aveva così apertamente offeso nella volontà collettiva; non lo fece.

La conseguenza è sotto gli occhi di tutti:fra l’altro, la crescita zero dell’economia.  Perché, come ricorda Ortega y Gasset, quando un popolo sa che  chi lo  comanda “non ha il diritto di comandare” e tuttavia continua a farsi più o meno comandare  da questo potere ormai illegittimo, si deforma interiormente, perde moralità –  si demoralizza – e perde alla fine la spinta e la voglia di vivere.

La politica, cari, è una cosa seria: mortale addirittura.  Ora, non ci resta che la Raggi. Che è anche l’ultima, flebile occasione di recuperare la sanità  politica.  Non lasciamo che un bellimbusto a capo di un ente inutile  che divora  milioni in aum aum, la sfidi. Sta sfidando – rendiamoci conto – la volontà popolare.  Sta sfidando ciascuno di noi, sapendo che noi siamo separati e divisi, che “non siam popolo”.  Non lasciamoglielo fare.

martedì 20 settembre 2016

Jobs act, i miracoli (dei voucher)


I buoni da 10 euro con cui dovrebbero essere pagate solo le prestazioni occasionali "drogano" i dati sull'occupazione. Perché, come previsto dalle convenzioni internazionali, chi ha lavorato per un'ora in una settimana è fuori dalle fila dei disoccupati. Intanto continuano a crollare i nuovi contratti stabili netti: il saldo positivo tra gennaio e luglio è stato di 76.324 unità contro le 465mila dello stesso periodo dell'anno scorso
di F. Q.

L’Italia è una Repubblica fondata sui voucher. Il cui abuso gonfia i dati sull’occupazione, visto che chi viene retribuito con i buoni da 10 euro che sulla carta dovrebbero servire solo per pagare prestazioni di lavoro occasionali viene considerato a tutti gli effetti fuori dalle fila dei disoccupati. Tra gennaio e luglio di quest’anno, stando all’ultimo Osservatorio sul precariato dell’Inps pubblicato oggi, ne sono stati venduti 84,3 milioni, con un incremento del 36,2% sullo stesso periodo del 2015. Questo dopo che nei primi sette mesi del 2015 si era registrato un +73% sullo stesso periodo del 2014. Numeri che fanno vedere sotto un’altra luce i dati positivi sull’incremento dell’occupazione nel secondo trimestre diffusi dall’Istat il 12 settembre e salutati dal premier Matteo Renzi come prova del fatto che il Jobs Act funziona”. Intanto il governo prende tempo sul varo definitivo del decreto che dovrebbe limitare l’abuso dei buoni.

Il rapporto tra boom dei voucher e miglioramento dei dati Istat sul lavoro è diretto: chi viene pagato con i buoni – la nuova frontiera del precariato secondo il presidente Inps Tito Boeri – viene infatti contato dall’istituto di statistica tra gli occupati. Che comprendono il lavoro occasionale e accessorio così come quello part time, anch’esso in aumento. In generale, per convenzione standardizzata dall’Organizzazione internazionale del lavoro e adottata dagli istituti statistici di tutti i paesi del mondo, sono considerate occupate le persone che, durante le interviste dei ricercatori Istat, rispondono di aver “svolto almeno un’ora di lavoro retribuita” nella settimana a cui si riferisce l’indagine.

Il boom dei voucher è iniziato dopo la riforma Fornero del 2012, che ha esteso la possibilità di usare i buoni nati per pagare gli stagionali impiegati nella vendemmia a commercio, servizi (camerieri), giardinaggio e pulizia, lavori domestici. Poi il Jobs act ne ha incentivato il ricorso portando da 5mila a 7mila euro il limite di reddito percepibile da un lavoratore attraverso i voucher. I percettori sono così passati dai 24mila del 2008 agli 1,4 milioni del 2015, e il 37% non ha altri redditi.

La scelta del governo ha allargato le maglie promuovendo l’uso di uno strumento di per sé a rischio abuso: i sindacati hanno denunciato che molti datori di lavoro attivano il buono solo quando scattano i controlli, in modo che il lavoratore risulti in regola. Così, invece da far emergere il lavoro nero, i voucher finiscono per mascherarlo. Guasti a cui dovrebbe rimediare un decreto correttivo atteso dalla scorsa primavera, varato in via preliminare il 10 giugno e di cui è ancora attesa l’approvazione definitiva. Il testo uscito dal consiglio dei ministri di giugno impone la tracciabilità: il committente dovrà comunicare preventivamente il nominativo e il codice fiscale del lavoratore, la data e il luogo in cui svolgerà la prestazione lavorativa e la sua durata. Una soluzione che Cgil, Cisl e Uil ritengono comunque insufficiente: le sigle confederali chiedono che interi settori, a partire dall’edilizia, siano esclusi dalla possibilità di pagare con voucher, e che sia fissato un tetto massimo di ore che ogni azienda non può superare nella retribuzione con buoni lavoro.

Quanto all’andamento dei flussi di contratti stabili, nei primi sette mesi secondo l’istituto di previdenza sono stati stipulati 972.946 contratti a tempo indeterminato (comprese se le trasformazioni di contratti a termine e di apprendistato) a fronte di 896.622 cessazioni di contratti stabili, con un saldo positivo per 76.324 unità. Il dato è peggiore dell’83,5% rispetto alle 465.143 unità dello stesso periodo del 2015 – quando lo sgravio contributivo per i contratti stabili era del 100% contro il 40% attuale – ma anche del dato 2014, quando gli incentivi non c’erano. All’epoca il saldo sui rapporti a tempo indeterminato era positivo per 129.163 unità. A fronte di questi risultati non sorprende che il governo, stando a quanto detto dal sottosegretario Tommaso Nannicini, sia orientato a non rinnovare, nella prossima legge di Bilancio, l’esonero contributivo, per quanto ridotto. Potrebbe restare in vigore solo per i giovani o solo per le assunzioni nel Sud Italia.

sabato 17 settembre 2016

Sul bimbominkia

Da facebook di Andrea Scanzi

"Non condivido, quindi non ci vado". E tutti subito a dire quanto il nostro Renzi sia coraggioso: "Finalmente gliene ha dette quattro, a quegli stronzi di Merkel e Hollande, bravo Matteo!". Piccolo particolare: al vertice UE di Bratislava, Renzi non era stato invitato. Tanto per cambiare, non se l'è filato nessuno. Quando Germania e Francia devono decidere qualcosa di serio, lo trattano come Fabris in Compagni di scuola. Non è che Renzi ha deciso di non andare: sono gli altri che non lo hanno calcolato neanche di striscio. Sarebbe come se i Pink Floyd facessero una reunion e io dicessi: "Non ci vado, senza Wright non ha senso riunirsi, è proprio un'idea del cazzo". Giustamente mi prendereste per un bischero (che è poi quel che sono, ma questo ora non c'entra). Renzi dev'essere stato uno di quelli che, quando prendeva il due di picche da una ragazza, e deve essergli capitato parecchie volte, andava dagli amici e diceva: "Chi? Quella lì? Ma figurati, neanche mi piace, sono io che l'ho respinta". Matteo, te lo dico anche con un pizzico di affetto misericordioso: sei proprio un buffone.

venerdì 16 settembre 2016

Si stanno sperticando tutti con belle parole dopo la morte di Carlo Azeglio Ciampi. Colui che reintrodusse la festa della repubblica, dicono, un patriota, uno che aveva profondo senso dello stato e della sovranità dello stato. Così talmente patriota che vendette la sua tanto amata italia (italiani compresi) al mostro UE. Mi dispiace ma la penso esattamente come Salvini. Fu un traditore di stato come tanti altri politici come lui e, come re giorgio.

sabato 10 settembre 2016

Distraetevi con la Raggi...

Mentre tutti sanno tutto della Raggi, gli atleti olimpionici le scrivono per non spezzare il loro sogno (e quello delle coop rosse) olimpico romano (ma no, non sono stati strumentalizzati, eh), fonzarelli promette di regalare a tutti soldi a pioggia in vista del referendum, per poi riprenderseli per intero e in unica rata due giorni dopo, ecco cosa sta succedendo in italia... ma ditelo sottovoce... perchè certe cose è meglio non urlarle troppo.


Non serve aggiungere altro, no? I grandi risultati di un governo non eletto che non possiamo nemmeno mandare al diavolo.

giovedì 8 settembre 2016

Sul caso Raggi


Lo dico da osservatore esterno senza tessere di partito. Sulla vicenda del Cinque Stelle a Roma è triste e insieme orribile vedere le masse che si bevono tutto ciò che il circo mediatico e il clero giornalistico fa credere loro. E che non capiscono che siamo al cospetto di un golpe romano in atto per abbattere il Cinque Stelle.

 La vicenda delle Olimpiadi di Roma mi pare dirimente: la Raggi s’è giustamente opposta alle Olimpiadi, andando a toccare interessi immensi di poteri forti che ora, com’è naturale, hanno deciso di prenderla di mira. Questo è il punto. Proprio come accadde con Marino, sempre a Roma. È, ancora una volta, il modello di Mani Pulite (1992), colpo di stato giudiziario ed extraparlamentare con cui, in nome della lotta alla corruzione, si eliminò una prima Repubblica centrata sui diritti sociali e sul lavoro per aprire la strada alla “rivoluzione liberista” della distruzione del sociale, del lavoro e dei diritti. Svegliamoci, prima che sia troppo tardi. E, soprattutto, aderiamo al movimento degli “apoti”, come li chiamava Prezzolini: ossia di quelli che non si bevono tutte le menzogne che il circo mediatico senza tregua propina.