martedì 31 marzo 2015

Foto

Scorci di spiaggia e di angoli di Porto San Giorgio

Pucciosità gratuite...

Un pomeriggio di febbraio a Sirolo

La legge di stabilità e la disoccupazione secondo Fonzarelli

La disoccupazione sale: si infrange il sogno di Renzi. Dopo il forte calo registrato a dicembre, seguito da un’ulteriore diminuzione a gennaio, a febbraio il tasso di disoccupazione torna a salire. Il governo aveva cantato vittoria troppo presto di Sergio Rame

Da imprese e consumatori è arrivato, giusto ieri, un nuovo slancio di ottimismo con gli indici della fiducia che toccano a marzo i massimi da luglio 2008, per le aziende, e da maggio 2002, per le famiglie, negli ultimi dati Istat. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha subito soffiato sul fuoco della fiducia prevedendo che gli 1,9 miliardi stanziati per gli sgravi nelle assunzioni potrebbero portare fino a un milione di posti di lavoro. È un "numerone", riconosce il ministro: "Spero, mi auguro, che questo dato si produca: i primi sintomi ci sono già".

Il dato sulla fiducia delle imprese in particolare è "positivo", secondo Poletti, perché "è la conferma di un trend che da un po' di mesi si è attivato". I sogni di gloria del ministro, purtroppo, si sono infranti contro il muro dei dati sulla disoccupazione pubblicati oggi dall'Istat. Dopo il forte calo registrato a dicembre, seguito da un’ulteriore diminuzione a gennaio, a febbraio il tasso di disoccupazione sale di 0,1 punti percentuali, tornando al 12,7%, lo stesso livello di dicembre e di 0,2 punti più elevato rispetto a febbraio 2014. "Nei dodici mesi il numero di disoccupati è cresciuto del 2,1% - fa notare l'istituto di statistica - in valore assoluto i disoccupati a febbraio sono 3,24 milioni". Non solo. Dopo la crescita del mese di dicembre e la sostanziale stabilità di gennaio, a febbraio sono pure diminuiti gli occupati. Che scendono dello 0,2%. Sono state bruciate ben 44mila unità. "Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, cala nell’ultimo mese di 0,1 punti percentuali - continua l'Istat - rispetto a febbraio 2014, l’occupazione è cresciuta dello 0,4% (+93 mila) e il tasso di disoccupazione di 0,2 punti".

Il 30 gennaio Matteo Renzi twittava: "Centomila posti di lavoro in più in un mese. Bene. Ma siamo solo all'inizio. Riporteremo l'Italia a crescere". Il 2 marzo, poi, rincarava la dose: "Più 130 Mila posti di lavoro nel 2014, bene ma non basta". I pessimi dati dell'Istat arrivano proprio nel giorno in cui la Germania registra un calo della disoccupazione. A marzo il tasso di disoccupazione è sceso al 6,4% rispetto al 6,5% della passata rilevazione e delle attese del mercato. Il numero dei senza lavoro è diminuito di 15mila unità. Sono invece 42,5 milioni gli occupati. Forse, Renzi e il suo governo avevano cantato vittoria troppo presto. Adesso, però, non regge nemmeno più la scusa per cui il Jobs act deve essere ancora approvato.

La banda degli onesti

Pd, tanti scandali e sette arresti in un solo anno. Dall'Expo a Mafia Capitale, da Nord a Sud: tutti i guai giudiziari dei democratici che fanno tremare Renzi di Francesco Curridori

Il sindaco di Ischia, Giuseppe Ferrandino, è solo l’ultimo della lista. I politici del Pd arrestati nell’ultimo anno sono finora sette. Tra i più noti l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni che, dopo l’arresto, si è visto respingere dal gip la richiesta di patteggiamento a quattro mesi di carcere e 15 mila euro di multa per illecito finanziario nell’ambito dell’inchiesta sul Mose. Vicenda per la quale risultano, finora soltanto indagati, anche i deputati Davide Zoggia e Michele Mognato. Si trova in carcere, invece, un altro deputato dem, Francantonio Genovese, ex sindaco di Messina, arrestato nel marzo dello scorso anno con l’accusa di riciclaggio e truffa ai danni della regione siciliana.

Un altro arresto eccellente è stato quello del compagno Primo Greganti che, pur essendo finito in carcere nel ’93 per l’inchiesta di Tangentopoli, non ha resistito a mettere le mani sull’Expo ed è tornato dentro con l’accusa di turbativa d’asta e corruzione. Il Pd, come da prassi, ha successivamente espulso l’illustre tesserato. Meno noti sono i casi di Domenico Madaferri, sindaco di San Ferdinando in provincia di Reggio Calabria, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa e dell’ex consigliere comunale di Rho, Luigi Calogero Addisi, finito in manette perché legato alla cosca Galati. Addisi è il padrino della figlia di Ernesto Palermo, ex consigliere comunale di Lecco, arrestato nell’ambito delle inchiesta sull’infiltrazione dell’ ‘ndrangheta nel Nord. Numerosi sono, poi, i parlamentari democratici indagati per le “spese pazze” nei consigli regionali, e non poco scompiglio ha portato l’inchiesta di Mafia Capitale dentro il Pd romano che attualmente è commissariato.

giovedì 26 marzo 2015

Con la scusa del terrorismo...

Dl terrorismo, accessi polizia a pc da remoto. Viaggi ‘pericolosi’ a proprio rischio. Secondo quanto previsto dal testo in discussione alla Camera, inoltre, i provider saranno obbligati a oscurare i contenuti illeciti e di propaganda. Introdotta anche la norma per scoraggiare trasferte all'estero in aree a rischio, informalmente chiamata "anti Greta e Vanessa". Quintarelli (Scelta civica): "Italia primo paese che autorizza l'uso di captatori occulti da parte dello Stato" di F. Q.

Sì all’utilizzo da parte della polizia di programmi per acquisire “da remoto” le comunicazioni e i dati presenti in un sistema informatico. E via libera anche all’intercettazione preventiva sulle reti informatiche. Sono due dei punti contenuti del decreto antiterrorismo, che stato discusso alla Camera. Tuttavia manca ancora il parere del governo affinché la commissione Bilancio possa dare l’ok al decreto. La presidente di turno, Marina Sereni, ha aggiornato quindi la seduta alle 9 di giovedì 26 marzo. Secondo quanto previsto dal testo, il pm potrà conservare i dati di traffico fino a 24 mesi e i provider su Internet saranno obbligati a oscurare i contenuti illeciti pubblicati dagli utenti e legati ai reati di terrorismo. L’uso del Web e di strumenti informatici per perpetrarli (arruolamento di foreign fighters, propaganda, ecc) diventa un’aggravante che comporta l’obbligo di arresto in flagranza.

All’estero a proprio rischio - Una norma inserita dalle commissioni Difesa e Giustizia prevede inoltre che chi intraprende viaggi all’estero in zone pericolose o li organizza avrà “l’esclusiva responsabilità individuale” sulle conseguenze. Un emendamento che intende scoraggiare i viaggi all’estero in aree a rischio, e per questo informalmente chiamata norma “anti Greta e Vanessa“. Secondo quanto riportato da Repubblica, infatti, Vanessa Marzullo in un’intervista avrebbe dichiarato di volere tornare in Siria, dove è stata rapita e liberata dopo 5 mesi. L’emendamento, voluto dal relatore Andrea Manciulli (Pd), stabilisce che il Ministero degli affari esteri “rende pubblici, attraverso il proprio sito web istituzionale, le condizioni e gli eventuali rischi per l’incolumità dei cittadini italiani che intraprendono viaggi in Paesi stranieri”. La Farnesina “indica altresì, anche tramite il proprio sito web istituzionale, comportamenti rivolti ragionevolmente a ridurre i rischi, inclusa la raccomandazione di non effettuare viaggi in determinate aree”. “Resta fermo – afferma quindi la norma – che le conseguenze dei viaggi all’estero ricadono nell’esclusiva responsabilità individuale di chi assume la decisione di intraprendere o di organizzare i viaggi stessi”.

Quintarelli (Scelta Civica): “Bisogna intervenire o si violerà da remoto in modo occulto il domicilio informatico dei cittadini” – Il deputato di Scelta civica, Stefano Quintarelli, esperto di internet, è però molto critico sulle norme del dl che riguardano le comunicazioni online. “L’Italia diventa il primo Paese europeo che rende esplicitamente ed in via generalizzata legale e autorizzato la ‘remote computer searches’ – scrive sul suo blog – e l’utilizzo di captatori occulti da parte dello Stato”. L’emendamento approvato a cui si riferisce il parlamentare modifica il codice di procedura penale, intervenendo sull’articolo 266-bis, comma 1 inserendo dopo “è consentita l’intercettazione del flusso di comunicazioni relativo a sistemi informatici o telematici ovvero intercorrente tra più sistemi”, le parole: “Anche attraverso l’impiego di strumenti o di programmi informatici per l’acquisizione da remoto delle comunicazioni e dei dati presenti in un sistema informatico”. Con l’emendamento, è la tesi del deputato, l’Italia autorizza l’utilizzo di malware per effetturare intercettazioni/spionaggio sugli utenti. “Il fatto grave è che questo non lo fa in relazione a specifici reati di matrice terroristica (come fa pensare il provvedimento), ma per tutti i reati ‘commessi mediante l’impiego di tecnologie informatiche o telematiche'”, scrive Quintarelli.

“Se non interveniamo – prosegue il deputato – da domani per qualsiasi reato commesso a mezzo del computer – dalla diffamazione alla violazione del copyright o ai reati di opinione o all’ingiuria – sarà consentito violare da remoto in modo occulto il domicilio informatico dei cittadini”, si legge ancora. “Ritengo vi sia la contestuale violazione dei diritti costituzionali previsti dall’art. 13 (sull’inviolabilità della libertà personale) all’art. 15 (sull’inviolabilità della libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione) della Costituzione, senza le adeguate garanzie da questa previste. Una norma generalizzata che consente l’uso di tali captatori occulti – è la tesi di Quintarelli – non rispetta alcun criterio di proporzionalità se non è strettamente limitata a specifiche gravissime ipotesi di reato, tassativamente determinate ex lege, e con doppia riserva di giurisdizione”. “Non dico che i captatori siano sempre da vietare, ma il loro utilizzo deve esser regolato in modo se possibile ancora più stringente di quello delle intercettazioni: pena la violazione di principi costituzionali oggi più che mai fondamentali”, conclude il post.

martedì 17 marzo 2015

Fonzarelli eliminava i corrotti...

Tangenti, Lupi si difende: "Mio figlio? Mai chiesto nulla" Anm: "Carezze ai corrotti". Il ministro: "Dimettermi? E perché?". Magistrati all'attacco: "I magistrati sono stati virtualmente schiaffeggiati e i corrotti accarezzati" di Chiara Sarra

"No, le dimissioni no. Anche se, per la prima volta, vedendo tirato in ballo ingiustamente mio figlio, mi sono chiesto se il gioco valga la candela". Maurizio Lupi non ha intenzione di fare un passo indietro dopo che il figlio è stato coinvolto nello scandalo tangenti per le Grandi opere. "Provo soprattutto l’amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa", ha detto il ministro per le Infrastrutture, aggiungendo che il rolex regalato da Stefano Perotti al figlio Luca era solo un dono per la laurea: "Se avessi chiesto a Perotti di far lavorare mio figlio o di sponsorizzarlo, sarebbe stato un gravissimo errore e presumo anche un reato. Non l’ho fatto. Stefano Perotti conosceva mio figlio da quando, con altri studenti del Politecnico, andava a visitare i suoi cantieri. Sono amici così come le nostre famiglie. Ma l’avesse regalato a me non l’avrei accettato", aggiunge Lupi che sull'intercettazione in cui aveva minacciato la crisi di governo dice: "Era una battaglia politica, non difendevo la persona, ma l’integrità del ministero. Si stava discutendo di legge di Stabilità e del futuro della nuova Struttura tecnica di missione. Al telefono con Incalza ho ripetuto quello che avevo detto nelle discussioni politiche, dicevo che era un errore togliere al ministero quella struttura, amputandolo di un braccio operativo. Qualora non ci fosse più stata fiducia nel ministro si faceva prima a cambiare ministro, non depotenziando il ministero". E sulle intercettazioni sul viceministro alle infrastrutture Riccardo Nencini aggiunge: "Questo è il limite delle intercettazioni, che non rendono il tono scherzoso delle conversazioni. Io allora conoscevo poco Nencini e Del Basso De Caro. Sapendo che erano socialisti come Incalza, lo prendevo in giro..."

sabato 14 marzo 2015

Giusto per ribadire i crimini degli immigrati

Da Kabobo all'assassino di Terni: quando l'immigrato è il carnefice. La storia criminale che lega gli omicidi riconducibili agli stranieri ai danni di cittadini italiani è lunga: spesso gli assassini restano impuniti di Ignazio Stagno

L'omicidio di Terni e quel maledetto collo di bottiglia è solo l'ultimo episodio di una lunga scia di sangue che vede gli italiani tra le vittime e gli immigrati tra i carnefici. Negli ultimi tempi clandestini e immigrati hanno alzato il tiro sugli italiani. Pestaggi, stupri e rapine: un elenco di reati che con leggi severe sull'immigrazione magari si sarebbero potuti evitare. Qualche anno fa a Milano, un altro immigrato aveva sfogato le proprie frustrazioni su passanti inermi che si trovavano a passeggiare sotto casa. Adam Kabobo, cittadino ghanese da tempo residente in Italia, era impazzito e ha sfogato la sua rabbia sui passanti facendo tre vittime. La lista dei reati commessi da cittadini immigrati è lunga e spesso si tratta di delitti efferati. Come accaduto il mese scorso quando un romeno di 27 anni, ubriaco e a bordo di una grande automobile, ha quasi ucciso due donne, a Ceprano, nel Lazio. L’uomo è poi fuggito a piedi ma i carabinieri non hanno avuto difficoltà a rintracciare il pirata della strada. Successivamente i giudici hanno deciso di concedergli la libertà vigilata con l’obbligo di firma.

Un altro delitto, più cruento, risale all’ottobre del 2014, quando, a Catania, Gora Mbengue, ventisettenne originario del Senegal ha assassinato a coltellate l’ex fidanzata. A Capodanno del 2009, il tabaccaio 75enne Mario Girati viene ucciso con otto coltellate nel bar della figlia. Due tunisini sono stati condannati all’ergastolo e altri due a una pena di trent’anni. Il tabaccaio fu ucciso dopo una rapina finita male. Lo scorso gennaio, infine, un medico di 71 anni, Lucio Giacomoni, è stato ucciso a suon di calci e pugni nella sua abitazione di Mentana, in provincia di Roma. Per questo omicidio sono stati arrestati tre romeni. La banda ha confessato.

Infine il caso di Joseph White Clifford, 57 anni, di nazionalità indiana che, dopo avere confessato il suo omicidio, ha raccontato ai carabinieri di Roma la sua aggressione costata la vita ad un giovane romano la cui unica colpa era quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. "L’ho colpito con il ferro che uso per chiudere la porta, volevo solo stare in pace, mi aveva svegliato una musica infernale, ero fuori di me" ha raccontato l’immigrato ai carabinieri. Fin quando tutto ciò dovrà costare la vita agli italiani?

venerdì 13 marzo 2015

Chi comanda il mondo

E' il titolo dell'ultima canzone di Povia ed è anche il titolo di un post di Nessie che parla proprio di quella canzone. E, direttamente dal facebook dell'autore, posto un paio di suoi links. Questo e anche questo.