mercoledì 31 marzo 2021

I primi TSO

Ritengo che l’obbligo vaccinale per gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali sia giusto e necessario in un momento così decisivo per la campagna vaccinale e la lotta alla pandemia. Come chiarito nel decreto approvato dal Governo “la vaccinazione costituisce requisito essenziale all’esercizio della professione”. Si tratta della giusta soluzione normativa per sciogliere i nodi emersi nelle scorse settimane sulla questione. Il vaccino è il vero strumento efficace e sicuro per sconfiggere il virus e bisogna fidarsi della scienza per proteggere le persone a rischio. È chiaro che l’esempio di chi svolge professioni sanitarie sia necessario alla causa, oltre che obbligatorio per preservare da qualsiasi rischio i cittadini con i quali si viene a contatto. L’obiettivo del Governo rimane quello di vaccinare il maggior numero di persone in breve tempo per rendere immune l’intera popolazione e ritornare, finalmente, alla normalità.


Federico D’Inca’


Uno dei commenti in risposta: “Non sono sperimentali sti “vaccini"? Non è vietato obbligare qualcuno ad una terapia sperimentale? Non c'è il codice di Norimberga che definisce questo aspetto? Non c'è la convenzione di Oviedo sul consenso informato, che quindi posso rifiutare? Ma siete davvero convinti di quello che fate o non vedete l'ora di essere accusati di crimini contro l'umanità?”

martedì 30 marzo 2021

No alla nuova normalità

Il fatto più mostruoso ed inaccettabile da un anno a questa parte è che molti  Italiani non trovino disumano che ci siano persone condannate senza colpa a non dover lavorare, ergo, a non poter avere il necessario, se non per carità: ed ho pure letto alcuni commenti di questo tenore: “Io gente che muore di fame non ne vedo, mentre vedo persone morire nelle terapie intensive”. 


Un classico, frutto delle informazioni a senso unico che ci vengono costantemente propinate. Il fatto che qualcosa non si sappia, non vuol dire che non succeda. Cari signori, nessuno (o quasi) ne parla, ma i suicidi, anche fra i più giovani, sono aumentati ed anche i tentativi di autolesionismo. Proprio l’altro giorno un cuoco in Italia si è buttato sotto un treno per disperazione (e non devo spiegarvi il motivo) ma la notizia è passata in sordina. Si deve rispettare la paura e, giustamente, non si deve sottovalutare la malattia, che pare essere l’unica importare ai più. Ma si deve anche rispettare chi è vivo e si deve smettere di spacciare per “nuova normalità” quello che è una deriva dell’ipocondria ed un’aberrazione della “nuova” società. Ieri, su La Nazione, uno storico (Giovanni De Luna) ed un sociologo (Vanni Codeluppi) a confronto: il primo definiva questa pandemia come un nuovo 11 settembre, con il mantra (che io aborro) che nulla sarà come prima, il secondo andava oltre, perché oltre a predire che “la vita non sarà più la stessa”, all’osservazione della giornalista, che faceva notare che, dopo un anno di emergenza, la gente comincia a ritenere strano (?) che nei film ci si abbracci, ha dichiarato: “E’ così, ed è un bene. L’essere umano si adatta velocemente”.


Capito? Dopo l’11 settembre, abbiamo accettato di essere trattati tutti come potenziali terroristi, all’aeroporto, mentre dopo la pandemia, a detta di certi soloni, dovremmo accettare di essere trattati come potenziali malati, sine die. Del resto, i fanatici delle chiusure ed i resta-a-casisti, hanno deciso per noi che dobbiamo essere tutti agli arresti domiciliari, come presunti colpevoli. Tanto irrazionale è questo atteggiamento, ad ogni livello, che nessuno si pone davvero il problema che qualcuno non possa più lavorare, per legge, e, si badi bene, in una Repubblica fondata sul LAVORO. Se però, per provocazione, si proponesse di sospendere a tutti, fino al termine dell’emergenza, lo stipendio che pure in quest’ultimo anno  è stato regolarmente erogato, i diretti interessati, quelli che latrano “restate a casa” (tanto a loro, che cosa cambia, con lo stipendio assicurato?) insorgerebbero e probabilmente farebbero capire che gli egoisti non sono quelli che loro bollano come tali, perché chiedono solo di lavorare e di vivere, ma proprio coloro che non hanno alcuna empatia verso chi è caduto in disgrazia senza colpa, perché per la pancia piena la fame non esiste. Tranquilli, non cadiamo nella trappola del divide et impera, non si deve scatenare una guerra fra i cittadini: nessuno vuole che sia tolto qualcosa a qualcuno. C’è solo una voce forte che grida che non vuole sussidi ed elemosine, ma solo la possibilità di lavorare ancora.  Non è una concessione, è un diritto. Restiamo umani. Questa volta lo diciamo noi.


Stefano Burbi

sabato 27 marzo 2021

I nuovi Mengele

 Sperimentazione, non vaccino...


Buone notizie sul fronte vaccini e bambini. Si allargano le sperimentazioni del farmaco sui più piccoli e un nuovo studio segnala che le donne vaccinate con Pfizer e Moderna trasferiscono gli anticorpi al neonato. Tra l’altro a Padova proprio oggi è stato reso noto che due bambine nate pochi giorni fa presentano anticorpi contro il coronavirus. Le madri, entrambe medici, erano state immunizzate durante la gravidanza. Si tratta dell’immunologa Anna Parolo e della ginecologa Valeria Bernardi, di 36 e 37 anni. «Le due bimbe - dice Gianfranco Juric Jorizzo, responsabile dell’equipe di Medicina Prenatale dell’Ulss 6 - sono le prime in Italia nelle quali sono stati isolati gli anticorpi su sangue neonatale alla nascita. Infatti gli studi internazionali, ad oggi, si sono basati solamente sugli anticorpi del cordone ombelicale».


Anche i neonati protetti da madri vaccinate


I neonati dunque possono beneficiare degli anticorpi indotti dal vaccino. Lo spiega anche un’analisi pubblicata sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology che ha preso in esame 131 donne in età riproduttiva (tra cui 84 in gravidanza, 31 in allattamento) vaccinate con Pfizert/BionTech o Moderna. Tutte le donne hanno mostrato un’alta quantità di anticorpi anti Sars-CoV-2nel sangue in seguito alla vaccinazione ma la buona notizia è che gli anticorpi indotti dalla vaccinazione erano presenti anche nei campioni di sangue del cordone ombelicale e nel latte materno, segno che possono essere trasferiti al neonato dalla placenta e dal latte materno. Lo studio, condotto al Massachusetts General Hospital e al Brigham and Women Hospital di Boston raccoglie la casistica più ampia mai studiata finora. Il vaccino Moderna sembra essere leggermente migliore perché stimola una produzione di immunoglobine A più elevata, e dal momento che le A sono più presenti nel latte e nelle mucose proprio questo vaccino potrebbe essere preferibile. Qualche giorno fa era stata resa nota la notizia della prima bimba nata con anticorpi contro il coronavirus da madre vaccinata con Moderna tre settimane prima del parto.


Il vaccino Pfizer sui bambini piccoli


E sempre a proposito di bambini anche casa farmaceutica Pfizer ha cominciato a testare il suo vaccino in quelli di età inferiore ai 12 anni. Le prime due volontarie, due gemelle di 9 anni della North Caroline sono state immunizzate alla Duke University negli Stati Uniti. Il colosso farmaceutico ha iniziato a testare il farmaco nella fascia compresa tra i 5 e gli 11 anni e se i risultati saranno validi si passerà alla fascia 2-5 anni e infine 6 mesi-due anni. Nel complesso saranno coinvolti nel trial circa circa 5.000 bambini . I risultati della sperimentazione sono attesi nella seconda metà dell’anno e la società spera di vaccinare i bambini più piccoli all’inizio del prossimo anno. Solo pochi giorni fa Moderna ha iniziato la sperimentazione del suo vaccino dai sei mesi agli 11 anni. Entrambe le aziende hanno testato i loro prodotti sui bambini dai 12 anni in su e i risultati sono attesi nelle prossime settimane (la sperimentazione di Pfizer tra i 12-15 anni è stata ritenuta sicura ma i dati non sono ancora stati pubblicati tuttavia in Israele sono già stati immunizzati 600 ragazzini e non sono state osservati effetti collaterali).


VACCINI COVID E BAMBINI: GLI APPROFONDIMENTI


Lo studio


Gli scienziati testeranno tre dosi del vaccino Pfizer - 10, 20 e 30 microgrammi - in 144 bambini. Ciascuna dose sarà valutata prima nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni, poi nei bambini di età compresa tra 2 e 4 anni e infine nel gruppo più giovane, da sei mesi a 2 anni. Dopo aver individuato la dose più efficace, l’azienda testerà il vaccino su 4.500 bambini. Circa due terzi dei partecipanti riceveranno due dosi a 21 giorni di distanza, gli altri il placebo. I ricercatori valuteranno la risposta immunitaria dei bambini nel sangue prelevato sette giorni dopo la seconda dose. Quando tutti i dati saranno verificati anche i piccoli che hanno ricevuto il placebo avranno il vaccino.


Gli altri vaccini


Anche AstraZeneca ha avviato studi su bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni coinvolgendo complessivamente 300 volontari e i risultati sono attesi entro agosto. Anche Johnson & Johnson ha iniziato a testare il suo monodose sui bambini più grandi con l’obiettivo di sperimentarlo più avanti anche sui più piccoli e i neonati (tra i centri selezionati anche il Buzzi di Milano. 



Dalla bacheca di Salvo Sottile

lunedì 22 marzo 2021

Sul vaccino

IL PRIMARIO DELLA DIVISIONE MALATTIE INFETTIVE DELL’OSPEDALE MAGGIORE DI NOVARA SULLA GESTIONE DELLA PANDEMIA


Così il primario della Divisione di Malattie Infettive dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara, prof. Pietro Luigi Garavelli in una intervista su affaritaliani.it


“Il lockdown è una misura di isolamento che serve per patologie da contatto, come l’Ebola. Allo stato attuale delle cose, quando il virus è ormai endemico, un lockdown funzionerebbe se ad esempio avvenisse nello stesso lasso temporale in tutto il  mondo e si vaccinassero contestualmente le persone con un vaccino risolutivo. Il virus Sars Cov 2 è  un patogeno nuovo, che deve trovare la sua collocazione nell’ambiente umano, muta costantemente ma non ha ancora ridotto la sua virulenza, ci vorranno forse anni. In pratica, dobbiamo conviverci, rispettare le misure prudenziali e, oserei dire, curare a casa. Chiudere la società e la vita a tratti, non ha davvero senso. Covid è una patologia respiratoria di una certa importanza ma non si discosta da certe influenze, entrambe hanno forme asintomatiche e pauci sintomatiche nell’80% dei casi, con ospedalizzazione nel 5%, 10% dei colpiti e una mortalità dell’1%. Il problema è la contagiosità: l’influenza stagionale  può colpire una popolazione vaccinata oppure che è già entrata in contatto con i ceppi virali da anni.  I soggetti infettati  sono circa 4 milioni ogni anno. Invece il Covid, essendo un patogeno nuovo, ha possibilità di “sfondare” e colpire milioni e  milioni di persone. Capite che è diverso ospedalizzare il 5% di 4 milioni o di 40...


È dimostrato che ormai Sars Cov 2 è presente nella popolazione tutto l’anno.  I  portatori sani  sono milioni di italiani. Per cui assistiamo a brevi ondate epidemiche a scadenza di  mesi le une dalle altre, come è normale che avvenga.  E come è normale, muta. Quanto alle varianti, chi cerca trova! Quante migliaia ce ne saranno in questo momento? Non lo sappiamo! Ricordiamoci che è un virus RNA, simile all’HIV, quindi- sotto pressione della nostra risposta immunitaria e dei vaccini- scappa  e muta per sopravvivere. In questa situazione,  a non essere normale è una cosa che si impara al primo anno di specializzazione. Ovvero, non si vaccina mai durante una epidemia. Perché il virus reagirà mutando, producendo varianti e sarà sempre più veloce di noi. Con un virus RNA o si trova un denominatore comune su cui montare il vaccino o, facendo vaccini contro le spike che mutano, non hai speranza di arrivare prima di lui. Lo rincorreremo sempre, ripeto, tende a mutare velocemente.”


Il prof. Garavelli ribadisce di non essere assolutamente contrario ai vaccini e aggiunge anche: “se servisse a debellare il virus sarei pronto anche ad accettare una percentuale di eventi avversi. Il punto è che come lo si sta facendo non ha speranza di essere risolutivo”.


Tratto da un’intervista redatta dalla giornalista Monica Camozzi su affaritaliani.it

mercoledì 17 marzo 2021

Finalmente il passaporto vaccinale... anche per i clandestini?

La Commissione europea ha presentato oggi, mercoledì 17 marzo, la proposta legislativa di creare un Certificato digitale verde (Digital Green Certificate) — una proposta nota come «passaporto vaccinale»— per facilitare la libera circolazione sicura all’interno della Ue durante la pandemia. La definizione, come vedremo, è imprecisa: ma l’idea che ha guidato la Commissione nel dare vita a questa proposta è quella di creare «un certificato per evitare divisioni e blocchi» tra i Paesi membri dell’Unione europea e «facilitare gli spostamenti dei cittadini europei», specie in vista dell’estate 2021. La proposta della Commissione — che fornisce un inquadramento a livello comunitario di iniziative prese singolarmente da diversi Paesi nel corso dei mesi — non è ancora operativa, e potrebbe ancora essere modificata: dovrà essere approvata secondo la normale procedura di co-decisione, presumibilmente accelerata per consentirne l’entrata in vigore in tempi rapidi. Per essere pronta prima dell’estate, ha detto la Commissione, «la proposta deve essere adottata rapidamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio».


Quali condizioni servono per ottenere il «passaporto»? Il certificato permetterà di viaggiare per turismo a tre condizioni: 


1. che ci sia vaccinati (con uno qualsiasi dei vaccini approvati e utilizzati sul territorio Ue: ma gli Stati membri possono decidere di accettare altri vaccini in aggiunta, per consentire l’accesso a cittadini di Paesi dove sono in uso altri vaccini); 


2. che si sia negativi a un tampone (test NAAT/RT-PCR o test rapido antigenico)


3. che si sia guariti dal Covid (il che è dimostrabile attraverso un test sierologico). 


Quali informazioni ci saranno nel passaporto?


Il certificato includerà un insieme limitato di informazioni come nome, data di nascita, data di rilascio, informazioni rilevanti su vaccino/test/recupero e un identificatore univoco del certificato. Questi dati possono essere controllati solo per confermare e verificare l’autenticità e la validità dei certificati.


Salvo Sottile

2 metri di imbecillità

Per proteggerci dalle nuove varianti dobbiamo mantenerci più lontani gli uni dagli altri?


Un nuovo documento di Istituto superiore di sanità, Aifa (Agenzia del farmaco), ministero della Salute e Inail conferma come sufficiente la distanza minima di un metro. Ma chiarisce che in certe situazioni sarebbe opportuno raddoppiarla «fino a due metri laddove possibile, specialmente in tutte le situazioni in cui venga rimossa la protezione respiratoria, come ad esempio in occasione del consumo di bevande e cibo».


Perché due metri?


È in questi momenti di convivialità che aumenta il rischio di trasmettere l’infezione attraverso il respiro. I tecnici sottolineano che in generale le misure finora osservate (mascherina, igiene delle mani e distanza) sono efficaci anche per difendersi dal contagio dei virus mutati, se applicate con attenzione. E bisognerebbe rinnovare le raccomandazioni ai cittadini con campagne di sensibilizzazione mirate.


I nuovi ceppi causano forme di malattia più gravi? 


Il documento «sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni da Sars-CoV-2» si basa sulla più recente letteratura scientifica tenendo conto delle varianti che da febbraio «destano particolare preoccupazione» (inglese, sudafricana e brasiliana). Non è ancora accertato che i ceppi mutati «siano associati a un quadro clinico più grave o se colpiscano di più alcune fasce di popolazione». È assodato però che, almeno il virus identificato per la prima volta nel Regno Unito, sia capace di diffondersi con maggiore facilità.


I vaccini sono efficaci e quanto?


Viene ribadita l’efficacia dei vaccini già distribuiti in Italia. Quello di Pfizer-Biontech protegge al meglio dalla malattia sintomatica a partire da circa una settimana dopo la seconda dose, ma una certa protezione subentra a 10 giorni dalla prima. Per il preparato di Moderna lo scudo degli anticorpi risulta «ottimale a partire da 2 settimane dopo il richiamo». Infine AstraZeneca (che potrebbe essere riammesso già domani) comincia a funzionare a 3 settimane dal primo inoculo e la protezione persiste fino alla dodicesima settimana, quando viene somministrata la seconda dose. In tutti e tre i vaccini la protezione non è al 100% né è nota la durata dell’immunità da essi indotta. E non si sa per certo quanto i vaccinati possano evitare il contagio. E’ possibile che non siano difesi dalla malattia asintomatica.


Nuove raccomandazioni anti Covid, il dossier Inail


Chi si è vaccinato come deve comportarsi sul luogo di lavoro?


Chi si è vaccinato, operatori sanitari inclusi, deve continuare a utilizzare rigorosamente le mascherine e osservare norme di igiene e distanziamento. Se l’azienda propone programmi di screening deve aderire indipendentemente dallo stato di vaccinazione. Questo perché «al momento non ci sono prove sulla possibilità di trasmissione del virus» da parte degli immunizzati che vanno ritenuti potenzialmente in grado di infettarsi e trasmettere il Sars-CoV-2.


E nella vita sociale come comportarsi?


Valgono le stesse precauzioni consigliate negli ambienti di lavoro. I vaccinati, con 1 o 2 dosi, devono osservare tutte le misure di prevenzione (distanza, mascherina, igiene delle mani). Si rende a maggior ragione necessario in considerazione dell’attuale quadro epidemiologico, caratterizzato dalla comparsa e dalla circolazione delle nuove varianti, più diffusive rispetto al virus presente nella prima fase dell’epidemia «per le quali la protezione vaccinale potrebbe essere inferiore».


E i vaccinati che hanno contatti stretti con un positivo?


Se una persona viene in contatto stretto con un positivo va considerata a sua volta contatto stretto anche se vaccinata e devono essere adottate tutte le precauzione, compresa la quarantena e l’isolamento. Solo il personale sanitario ne è esentato «fino a un’eventuale positività ai test o alla comparsa di sintomi».


I guariti devono vaccinarsi?


La vaccinazione si è dimostrata sicura anche in persone che hanno già avuto la malattia Covid-19 e pertanto «può essere offerta indipendentemente dall’aver sviluppato una pregressa infezione sintomatica o senza sintomi». Non si raccomanda, ai fini della vaccinazione, l’esecuzione di test diagnostici (sierologici, ndr) per accertare se siamo già stati «colpiti» dal virus. Si può considerare la somministrazione di una sola dose purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi dalla documentata infezione e preferibilmente entro 6 mesi. Fanno eccezione alcuni pazienti con immunodeficienza.


Quanto dura l’immunità sviluppata una precedente infezione?


Il documento dell’Iss riporta uno studio multicentrico su 6.600 operatori sanitari del Regno Unito che ha valutato il rischio di reinfezione: «La durata dell’effetto protettivo dell’infezione precedente ha una mediana di 5 mesi».


Salvo Sottile

Sulle misure di contrasto del virus

PROF. AVV. AUGUSTO SINAGRA. Già PROF. ORDINARIO DI DIRITTO INTERNAZIONALE, Già PROF. PRESSO LA SCUOLA SUPERIORE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE della PRESIDENZA CONSIGLIO DEI MINISTRI, Già CONSIGLIERE DI CORTE D'APPELLO, DIRETTORE DELLA RIVISTA DI COOPERAZIONE GIURIDICA INTERNAZIONALE. <FINIRÀ VERAMENTE MALE>


Soltanto i complici e gli idioti fanno finta di non capire o non capiscono che le misure di contrasto alla diffusione della asserita epidemia, sono finalizzate, scientemente e da tempo, al progetto politico criminale di distruggere quel che resta dell’economia nazionale, svuotando così lo Stato di ogni sovranità. Dinanzi allo scandalo dei vaccini che non immunizzano dal virus, ma che provocano conseguenze gravissime e anche la morte, si leva più alto il falso grido di allarme per giustificare dopo un intero anno inutilmente trascorso tra omissioni, misure demenziali e ruberie. La proroga di misure restrittive della libertà personale è ora intollerabile. Si dice che gli ospedali sono al collasso e non è vero. Si sottacciono le conseguenze letali di prodotti farmaceutici che sono in realtà prodotti finalizzati a mutamenti genetici. Si insiste furiosamente a fare tamponi nella certezza che più alto è il numero di quelli effettuati più alto è il numero dei positivi asintomatici (che non sono infettati e né contagiosi) per continuare a seminare spavento e allarme per giustificare la continuazione di misure illegali ed esecutive dell’ormai chiaro progetto criminale.


Si fa di tutto ma non si cambiano i protocolli sanitari censurati dai giudici amministrativi; non si rafforza la medicina di base; non si creano le condizioni affinché i malati possano essere curati più efficacemente a casa senza dover ricorrere agli ospedali. I medici che hanno curato i propri assistiti non seguendo i criminali protocolli del Ministero della Salute, hanno portato tutti a guarigione. Ma tutto questo viene tenuto nascosto con la complicità dei mezzi di informazione rispetto ai quali ha più dignità un cassonetto per la spazzatura. Da questa situazione non se ne esce per via giudiziaria o politica. Meno ancora con una ottusa obbedienza determinata dal panico che viene diffuso per ottenerla. Da questa situazione si può uscire solo con azioni di disobbedienza di massa, sperando che non occorra qualcosa di veramente traumatico. Una cosa è certa: come che sarà, finirà male ma molto male per tutti.


Augusto Sinagra 

martedì 16 marzo 2021

Ue, vaccini e virus

Al di là della discussione sul vaccino in sé, il caos vaccinale è la riproposizione di quello che stiamo vivendo ormai da più di vent'anni:


- L'Unione Europea quando va bene è inutile, nel resto dei casi è dannosa. Il piano vaccinale di Bruxelles è stato un fiasco clamoroso, come ha ammesso anche il vicepresidente UE Frans Timmermans.


- Il contratto in gran parte segretato tra UE ed Astrazeneca è un monumento ai famosi "valori" dello straccio blu. Ovvero il totale asservimento alle multinazionali e il disprezzo più assoluto nei confronti della democrazia.


- La Gran Bretagna, dopo essersi liberata degli ultimi vincoli europei, agisce in totale libertà senza dover rendere conto a nessuno. Stiamo ancora aspettando la pioggia di asteroidi post Brexit.


- La Germania, come sempre, si muove fottendosene allegramente delle "regole comuni europee". Nei mesi scorsi, Berlino ha acquistato autonomamente la sua dose di vaccini dalla Pfizer-Biontech, in parte prodotti proprio in Germania. Come si dice "sogno europeo" in tedesco?


- L'Italia è in mano ad una classe politica incapace e ubriaca di Europa. Anche sulla questione vaccini, l'Italia ha puntato tutto sulla sacra UE e ora ne condivide la spettacolare figura di merda. Addirittura ora Bruxelles sta pensando di chiedere il vaccino russo Sputnik V, bollato nei mesi scorsi dagli euroinomani nostrani come il male assoluto.


- I media (italiani e non) hanno giocato a terrorizzare i cittadini sul Covid e ora invocano la calma, fingendo di essere preoccupati del diffondersi della paura. Troppo tardi, zerbini, avete già fatto danni irreparabili.


Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. E viceversa.


Matteo Brandi

lunedì 15 marzo 2021

Astrazeneca

Cosa sta realmente accadendo con i vaccini anticovid? È l'ineludibile domanda, che nemmeno più i pretoriani dell'ordine costituito possono aggirare. Alla luce degli ultimi eventi, infatti, sembra che la realtà stessa si sia fatta carico del compito di produrre chiarezza in una situazione intricata per ragioni niente affatto neutre. Il susseguirsi ininterrotto di casi problematici, con effetti collaterali e in più episodi addirittura con esito tragico ha portato alla decisione presa dall'aifa: la sospensione dei vaccini di astrazeneca in tutta Italia. Da quel che sappiamo, decisioni analoghe sono state prese in altri Paesi dell'Unione Europea, come la Francia e la Germania. Insomma, pare sciogliersi come neve al sole la narrazione egemonica: quella che per settimane andava ripetendo che tutto era sotto controllo e che, necessariamente, ogni problema insorto dopo la vaccinazione era un problema indipendente dalla vaccinazione stessa. Colpisce di siffatta logica il rovesciamento integrale che essa opera della stessa logica con cui finora l'ordine del discorso ha presentato i decessi temporalmente successivi rispetto alla contrazione del coronavirus: ogni morto con coronavirus è conteggiato come un morto di coronavirus, mentre ogni morto dopo il vaccino viene conteggiato come un morto indipendentemente dal vaccino. Insomma, la logica del post hoc ergo propter hoc in un caso è accettata in forma totale, nell'altro caso è in forma totale respinta. Ragione vorrebbe ovviamente che si valutasse, in un caso come nell'altro, ogni singolo episodio, vagliandolo con attenzione e a distanza di sicurezza da schemi preordinati dogmaticamente. Ora, la decisione dell'aifa credo sia di una importanza non trascurabile: ci segnala che, in antitesi con il fanciullesco entusiasmo della cricca dei virologi televisivi superstar, qualcosa con le vaccinazioni non sta andando per il verso giusto. Si tratta a ben vedere della più paradossale e istruttiva lezione che dobbiamo fare nostra del dispositivo immunologico: se, di fronte al pericolo di contagio, non ci si immunizza, si mette in pericolo l'equilibrio della vita; ma si va incontro a un analogo destino se ci si immunizza in forma eccessiva, vuoi mediante le pratiche liberticide dei lockdown, vuoi mediante le ossessioni di una vaccinazione di massa per il tramite di vaccini di cui ora perfino l'aifa sospende l'uso. Non si tratta naturalmente di essere a priori contro i vaccini, come solo sanno essere sciocche sette di fanatici istintivamente nemici del logos. Si tratta, semmai, di procedere cautamente e con sguardo critico al cospetto di un vaccino che è da poco stato lanciato e che, con tutta evidenza, sta producendo alcuni non trascurabili problemi. Su più fonti, si parla testualmente di trombosi e di problemi di coagulazione. Solo uno sciocco, ad esempio, sarebbe contro l'antitetanica, proprio come solo uno sciocco sarebbe aprioricamente favorevole, senza alcuno spirito critico, a un vaccino lanciato da poco e che sta producendo effetti tali da portare alla sospensione del suo uso ad opera dell'aifa. L'assenza di immunizzazione e la iperimmunizzazione sono egualmente pericolose, sia pure in forme diametralmente opposte. Una politica che fosse degna di questo nome dovrebbe cercare il delicato equilibrio in grazia del quale l'immunizzazione operi con efficacia, proteggendo la vita, senza rovesciarsi in dispositivo dannoso per il corpo che pure dovrebbe proteggere. L'abbiamo ormai ampiamente inteso: le misure emergenziali finiscono, da ormai un anno, per mettere in scena una forma di immunizzazione che finisce per essere totalizzante e, in ultimo, per produrre effetti opposti rispetto a quelli desiderati.


Diego Fusaro

venerdì 5 marzo 2021

Crimini dell’Unione europea

"L'Europa si prepari a un'era delle pandemie." Questo ha detto Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione UE, al Financial Times. Se la lobotomia attraverso i mezzi di propaganda non avesse fuso il cervello di milioni di cittadini, una simile frase avrebbe scatenato il putiferio. Cosa significa "era delle pandemie"? Non dovevamo "tornare alla normalità"? Non dovevamo "tornare ad abbracciarci"? Questi criminali hanno deciso che quella che stiamo vivendo ora è già la "nuova normalità". Ve lo dicono in faccia: non si torna indietro. Non ponetevi domande, è così e basta. Vi ricordate come vivevamo nel 2019? Bene, scordatevelo. La "nuova normalità" prevede una società sfilacciata fatta di individui ipocondriaci, sociopatici e iper controllati. Una poltiglia di molluschi impauriti e mansueti, a cui il sistema garantirà il minimo indispensabile per sopravvivere e continuare a consumare. La mortificazione di tutte le conquiste sociali e filosofiche fatte in Occidente. Un mondo mentalmente asettico. A questo va aggiunto il nuovo assetto economico che sta venendo imposto e che prevede la desertificazione delle PMI (o come la chiamerebbe Draghi: "distruzione creativa") ad uso e consumo delle multinazionali e delle grandi imprese. Il tutto sotto la cappa ideologica di una nuova religione spacciata per scienza. Il dubbio? Bandito. Esiste un solo verbo, quello dell'emergenza e del terrore, a cui si deve credere ciecamente, senza porsi alcuna domanda. Un credo inculcato sin da piccoli, come nei più classici regimi. La nuova normalità non ha nulla di normale. Ma la cosa più inquietante è che, ormai, una porzione consistente della popolazione lo ha già dimenticato.


Matteo Brandi

martedì 2 marzo 2021

Draghi

Dopo 30 giorni di ban su Facebook, Giuseppe Masala, torna a scrivere e scrive così:


Draghi e il Salto Quantico che non c'è. 


Chi mi conosce sa bene che considero Mario Draghi l'incarnazione di quel grumo di potere che ha devastato l'Italia. Dunque non vedo certamente di buon occhio il suo approdo a Palazzo Chigi. Pur riconoscendo che la spinta propulsiva del governo Conte si era esaurita con una serie di misure cervellotiche e inutili per rilanciare il paese: pensiamo alla follia del "bonus monopattini" o alla follia del "cashless" per le signore borghesi quando c'è la fila alle mense del volontariato. Ma non voglio rivangare il passato remoto e meno remoto di Draghi. Basta discutere della crociere sul Britannia, basta discutere dello smantellamento dell'industria pubblica italiana, basta discutere del fallimento (di fatto) di Mps, basta parlare del golpe subito dalla Grecia a causa dei diktat proveniente dalla Bce di Mario Draghi. Basta anche parlare della letterera minatoria scritta dal Presidente della Bce uscente (Trichet) e di quello entrante (Draghi) all'allora governo Berlusconi. Basta tutto, concentriamoci sul futuro. Due scelte in particolar modo mi hanno colpito del governo Draghi: la scelta di Daniele Franco a Ministro dell'Economia e la scelta di Vittorio Colao a ministro dell'innovazione digitale (non ricordo bene la dicitura del ministero, ma tant'è, ci siamo capiti).  


Partiamo da Franco, già direttore della Banca d'Italia. Non lo conoscevo, ovviamente. Mi ha colpito però quanto ha detto in un simposio il 5 Novembre del 2020 alla Banca d'Italia. Secondo il Franco bisogna rimettersi di buona lena e riformare un cuscinetto di avanzo primario (almeno pari all'1,5% del Pil, dice lui) così da rimettere in carreggiata le finanze pubbliche. Lasciamo perdere il fatto che una operazione del genere significa ridurre gli investimenti pubblici demolendo (again and again) il Pil e riducendo lo Stato ad una carcassa di vecchiume. Ciò che colpisce e che a distanza di trenta anni, ci sia ancora qualcuno che crede alle idee di Carlo Azeglio Ciampi. E si, perchè Franco non ha prodotto nessun pensiero, si è limitato a riproporre ciò che Ciampi (e i suoi amici-consulenti Modigliani, Padoa ecc.) diceva agli inizi degli anni '90. Un'idea quella di Ciampi che si è dimostrata completamente sbagliata. Sbagliata perchè astorica, priva di visione storica. Semplicemente il presupposto fondamentale di questa idea (che un'economista lo sappia o meno) è che nei prossimi decenni non avvenga nulla: la Storia come un mare placido nel quale navigare. Peccato che la Storia ci insegni un'inica cosa: le cose, le tempeste, avvengono e avvengono quando meno te lo aspetti. Io appartengo ad una generazione chiamata a sacrificarsi (da Ciampi) nel nome dell'avanzo primario. Legge Treu, Legge Biagi, riforma delle pensioni Dini e chi più ne ha ne metta. Tutto andava sacrificato nel nome dell'Avanzo Primario e del cosiddetto risanamento del debito pubblico a colpi di avanzo primario. Poi è venuta la crisi del 2008. Una crisi che in sei mesi, in un grande falò, s'è mangiata 13 anni di sacrifici della mia generazione. Siamo tornati allegramente al 130% di rapporto debito/pil. Non è bastato, è ripresa la stessa retorica dell'avanzo primario: altri sacrifici. Questa volta condita da nomi astrusi quali output gap, six path, fiscal compact. Ma al di là della fantasia sadica - di quegli economistelli  da quattro soldi che hanno partorito questa robaccia - poco è cambiato: occorreva rifare sacrifici a colpi di avanzo primario per risanare le finanze pubbliche. Fatto. E' servito a qualcosa? A niente, è venuta un'altra crisi, questa volta biologico-pandemica (o così ce l'hanno descritta) e siamo arrivati al 160% di rapporto debito/pil. Ora riattaccano un'altra volta. Ventriloqui e burattini di economisti morti (cito Lord Keynes) credono che bisogna riproporre la ricetta del trio Ciampi-Modigliani-Padoa. Sarebbe l'ennesimo buco nell'acqua. E si, anche senza fare lo Spengler dei poveri è facile intuire che quando finirà questa crisi (che comunque ci riserverà ancora amare sorprese) a distanza di un decennio, o quindicennio, ce ne sarà un'altra, forse militare, forse ancora pandemica o chissà cos'altro. E' l'unica cosa che ci insegnano i libri di Storia qualcosa accade sempre. E i futuri sacrifici che il Dottor Franco vorrebbe imporci saranno comunque vani. Anzi, dannosi, perchè ci presenteremo alla prossima sempre più deboli ed esangui, con nuove generazioni sempre più impoverite dal punto di vista educativo e incapaci ad affrontare. Davvero basta. 


L'altro elemento fondante, dicevo, è la nomina di Vittorio Colao al ministero che dovrebbe rinnovare, rifondare, il tessuto economico nazionale. Ma per forza un economista bisognava chiamare? Ma ancora con l'idea che tutto debba essere ridotto al mero economicismo dobbiamo andare avanti? Colao l'abbiamo visto con il suo sciagurato "piano" di qualche mese fa: idee vecchie, idee legate ad un mondo che probabilmente esso stesso non reggerà alle nuove ondate della rivoluzione tecnologica. Un uomo che per formazione non potrà che essere legato ad un'architettura internet di tipo server-client (viene dalla Vodafone, vedi tu)....ma quell'architettura è in via di superamento. C'è un enorme battaglia in corso (a colpi di invenzioni tecnologiche) per superare quell'architettura. Dubito che Colao la veda (e non se ne dà infatti conto nel suo "piano").  Ecco, per esempio, in parlamento abbiamo Rubbia, qualcuno gli ha chiesto una mano? Porto l'esempio della Sardegna, negli anni 80 Rubbia fondò il CRS4 dove si studiano progetti sull'informatica: ecco, cose come Tiscali, o come Italia-online (poi passata a Telecom Italia) e molte altre non vennero dalla Luna. Ecco qualcuno gli ha chiesto se ha qualche "ideuzza"? No, perchè, anche se anziano quello che gli passa in testa in mezz'ora a Colao non gli passa in tre vite (senza offesa). Insomma, perchè un economista a fare cose che o non capisce o capisce male solo perchè faceva il contabile alla Vodafone? Partorirà solo progetti vecchi ora, e vetusti a implementazione. Per esempio, parlano di un cloud della Pubblica Amministrazione. Ma perchè un Cloud? E non sarebbe meglio fare un'Edge per esempio? Perchè non approfittarsi di risorse economiche spendibili per fare un salto quantico proponendo qualcosa per primi al mondo e facendone un successo mondiale anzichè fare qualcosa che avremo tra qualche anno che i nostri concorrenti hanno già ora? Significa candidarsi ad arrancare in eterno. Significa buttar via i soldi. Ecco, questo è il rischio mettendo economisti da tutte le parti anche quando non servano. Un Giuseppe Attardi (per dirne uno) sarebbe meglio, che dite? Ma con quei soldi ti porti anche quel matto di Nik Szabo  come consulente per ripensare la Pubblica Amministrazione....parlano di competenze e poi si continua con la vecchia visione economicista, che è anche conformista, oltre che vetusta. Da lì non si esce. Anche questo è condannarsi. Ecco, il governo Draghi nasce già vecchio e inutile. Meglio nessun governo, se devo trangugiarmi la solita sbobba, sia in ambito economico che in ambito di innovazione tecnologica.