giovedì 26 marzo 2009

La strategia

Pd in allarme, consensi in calo ra operai e insegnanti. Vertice con i sondaggisti per le Europee: le perdite maggiori al Sud, nelle grandi città e nella base elettorale tradizionale

ROMA
— Due riunioni riservate con sondaggisti e sociologi per cercare di capire che cosa non va nel Partito democratico e come affrontare la campagna elettorale di primavera. Così in Largo del Nazareno Dario Franceschini si è preparato per la sfida più impegnativa della sua carriera politica, ossia raggiungere quota 27 per cento. Obiettivo non facile come sanno bene al quartier generale del Pd, ma che non può definirsi irraggiungibile dal momento che Walter Veltroni aveva lasciato il partito al 26,5 e dopo i vari contraccolpi dovuti alle sue dimissioni, il nuovo segretario, nelle ultime rilevazioni della settimana scorsa, è riuscito a portare il Pd al 25,5. Nel chiuso delle stanze del Nazareno, dati alla mano, il gruppo dirigente del Partito democratico ha dovuto prendere atto che la fetta maggiore dei suoi elettori ha più di 55 anni (e i più sono over 65), benché tra i giovanissimi (18-24 anni) il Pd stia cominciando a prendere piede. La cosa viene confermata dal fatto che per la maggior parte gli elettori sono studenti o pensionati. Il partito, però, ha perso consensi tra gli operai e i dipendenti pubblici (come gli insegnanti), che un tempo rappresentavano la base elettorale dei Ds e della Margherita. Sono perdite pesanti che si aggirano intorno al meno 12 per cento. Ma ci sono altri dati che preoccupano il gruppo dirigente di Largo del Nazareno. Non riguardano le fasce sociali dell'elettorato ma il trend del partito nelle varie regioni italiane. Il Pd perde soprattutto al Centrosud (meno 12,4 per cento). Per assurdo che possa sembrare lo smottamento dei consensi nel Settentrione è inferiore. Si passa dal meno 8,5 per cento del Nordovest al meno 5 per cento del Nordest. Le rilevazioni fatte dagli esperti fanno emergere un altro dato inquietante. Il Partito democratico perde soprattutto nelle grandi città. Infatti, nei Comuni sopra i centomila abitanti, il Pd subisce una flessione secca dell'11,1 per cento. Il che, ovviamente, non fa presagire un roseo futuro. Insomma, lo scenario, per il segretario e compagni, non è dei più fausti. Ma Franceschini sembra convinto di poter recuperare sia sul versante degli astensionisti sia su quello dell'elettorato che potrebbe essere tentato da Antonio Di Pietro. Del resto, dopo il tracollo che è seguito alle dimissioni di Veltroni e l'ulteriore flessione registrata nella prima settimana della nuova segreteria, c'è stato un lentissimo, ma costante, avanzamento del partito, che nel giro di tre settimane ha recuperato lo 0,9 per cento. E comunque il giudizio su Franceschini appare positivo: dopo Silvio Berlusconi e Pier Ferdinando Casini è lui il leader più quotato e se nelle prime settimane la sua popolarità è andata calando adesso invece è nettamente in risalita. Non solo, il nuovo segretario ha maggiore «appeal» rispetto al suo stesso partito: un più 10,7 per cento, che non è affatto poco se si considera che Silvio Berlusconi stacca il suo partito di meno del 2 per cento e Antonio Di Pietro del solo 0,5 per cento. Dunque, le basi per far approdare il Partito democratico su lidi più sicuri ci sono tutte. Ma è ovvio che Franceschini per riuscire nell'impresa dovrà fare leva sull'antiberlusconismo: è l'unica arma che possiede per evitare che gli elettori restino a casa o votino Italia dei Valori. Durante la campagna elettorale ci sarà quindi un crescendo di toni ostili nei confronti del presidente del Consiglio. D'altra parte è proprio seguendo questa linea che il segretario è riuscito a recuperare quello 0,9 per cento che a tutta prima potrebbe sembrare un po' pochino ma che invece per il Pd rappresenta una vera boccata d'ossigeno. L'unica preoccupazione è la concorrenza a sinistra. Infatti, mentre alle politiche dello scorso anno il cartello che rappresentava questo frastagliatissimo arcipelago ottenne il 3,1 per cento, adesso, invece per quanto divisa la sinistra tutta insieme veleggia intorno al 7 per cento. Franceschini dovrà quindi tentare di recuperare anche su questo versante.

Maria Teresa Meli

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