giovedì 28 febbraio 2013

Come volevasi dimostrare...


Le dichiarazioni sprezzanti di politici e ministri tedeschi di diversi partiti, dirette contro il popolo italiano prima ancora che contro politici nazionali vecchi e nuovi, ci riportano indietro di decenni, ai tempi della seconda guerra mondiale e dell’armistizio, tempi in cui i crucchi indossavano le divise nere delle SS e consideravano gli italiani un popolo di vili e di traditori, non risparmiandogli violenze indiscriminate e stragi di massa. Oggi, invece, gli è sufficiente aspettare che moriamo di disoccupazione e deindustrializzazione, cioè di euro. Ammettiamo pure che non c’è mai stato amore e concordia fra molti popoli d’Europa e i tedeschi, i quali hanno rappresentato un grave problema per il vecchio continente fin dalla prima guerra mondiale, per non parlare della seconda da loro stessi scatenata. Sono i tedeschi che hanno contribuito, con Hitler e il nazismo, a dare il colpo di grazia a quello che per secoli era stato il vero e il solo “centro del mondo”, cioè la cara, vecchia e tormentata Europa, che è dovuta sottostare, dopo l’immane disastro bellico scatenato dai tedesco-nazisti, alla divisione del mondo in blocchi e poi, dopo la fine dell’Urss, all’egemonia americana, fino all’affermazione completa dell’egemonia mercatistico-globalista che vorrebbe controllare il pianeta. In questi anni, in perfetta linea con la volontà di potenza mercatista delle élite finanziarie internazionalizzate, i tedeschi hanno contribuito attivamente alla distruzione delle economie e dei sistemi di protezione sociale nei paesi europei meridionali e mediterranei, producendo gravissimi danni a tutti noi e compromettendo irreparabilmente il nostro futuro.

Dopo la ricostruzione postbellica della Germania e la riunificazione, pagata con denaro sonante dai paesi Europei occidentali, i crucchi irredimibili hanno indossato le divise euronaziste e hanno ripreso ad attaccare, per sottometterci e depredarci. Il “veicolo” che gli euronazisti utilizzano contro di noi non è un nuovo modello di panzer, ma bensì la moneta unica, da qualcuno definita in passato supermarco, alla cui persistenza siamo costretti a sacrificare tutto, anche il futuro. Attraverso l’euro e i trattati rigoristico-unionisti (trattato di stabilità fiscale, patto di bilancio o fiscal compact) i tedeschi sono in grado di mantenere la camicia di forza che ci imprigiona e di tenere sotto tiro i paesi meridionali, eliminando la sgradita concorrenza manifatturiera come nel caso italiano. Dobbiamo chiederci, a questo punto: possono amare gli italiani, o i greci e gli spagnoli, un popolo arrogante, sopraffattore e saccheggiatore delle altrui risorse, che contribuisce a radere al suolo le loro economie e le loro società? E’ logico, quindi, che i tedeschi siano malvisti e temuti in Europa, come lo erano ai tempi del primo nazismo che marciava trionfale verso la guerra. Al bombardamento di Guernica dell’aprile 1937 si è sostituito il bombardamento dello spead con il bund, senza dover alzare in volo una nuova legione condor, senza dover rischiare perdite e abbattimenti. I nuovi nazisti, con il suffisso euro davanti, a differenza dei primi sono degli autentici vigliacchi, ancor più avvoltoi, avventandosi sui più deboli per trarne vantaggi industriali e commerciali, spolpandone le carcasse senza ritegno. Abbiamo compreso, ormai, che i tedeschi euronazisti rappresentano per noi nemici mortali, dal capoccia socialdemocratico Peer Steinbrueck che taccia Grillo e Berlusconi di essere dei pagliacci (insultando così i milioni di italiani che li hanno sostenuti), al ministro Scheuble che paragona terroristicamente la situazione italiana a quella greca, lanciandoci di fatto un ultimatum: o un direttorio europoide in Italia – un governo che piace a lui e agli investitori onnipotenti, come quello ellenico collaborazionista di Samaras – o si scatenerà l’inferno nella penisola. Il disprezzo tedesco verso l’Italia è tale che Steinbrueck ci ha insultato durante la visita in germania del tremebondo Napolitano, da sempre loro “amico”. Agli euronazisti Steinbrueck e Scheuble per bombardarci non serviranno gli Junker 88 pilotati da tedeschi o da collaborazionisti, perché ci penseranno i mercati a ridurci a mal partito se non ci adegueremo ai diktat.

E’ questa la tanto decantata ”amicizia” fra i popoli europei? E’ questa la prospettiva che porta agli “stati uniti d’Europa”? Ebbene, se le elezioni politiche italiane con esito populista contageranno altri paesi europei, come mostrano di temere anzitutto i tedeschi, forse riusciremo tutti insieme – italiani, greci, spagnoli, portoghesi e altri popoli fratelli che saranno i benvenuti – a liberarci dal gioco dell’euro, dalla costrizione unionista, dal dominio delle élite finanziarie e dei loro collaboratori euronazisti, come gli arroganti Steinbrueck e Scheuble, che rispettivamente ci insultano e ci minacciano.

Sempre col cappello in mano...

A proposito di clowns di Marco Cedolin

Normalmente dopo la chiusura dei seggi elettorali e lo spoglio delle schede, fa seguito un periodo di contatti informali fra i partiti, che sfociano poi nell'insediamento del nuovo parlamento e nei contatti formali finalizzati alla creazione del nuovo governo. Solamente una volta che il nuovo governo è stato creato, il premier inizia a vistare o ricevere i leader degli altri paesi ed a confrontarsi con loro, illustrando la strada politica che intende intraprendere. Oggi in Italia, senza che i media abbiano dato grande risalto alla cosa, né tanto meno si siano preoccupati di questa anomalia, sta invece accadendo qualcosa di profondamente diverso... Dopo appena un paio di giorni dal voto, quando ancora i nuovi eletti devono insediarsi in parlamento e non esiste nessuna seria ipotesi concernente la possibile composizione del nuovo governo, sembra essere esplosa una frenetica attività di "diplomazia". Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, giunto alla fine del proprio mandato, sembra avere ottenuto il diritto di asilo in Germania, dove la sua presenza ormai è stanziale e sembra impegnato nel relazionare i vertici della UE in merito alla situazione italiana, rassicurando che finite le elezioni non cambierà nulla e tutto resterà esattamente come prima.

Il servo di Obama John Kerry vola a Roma per far visita alla propria colonia ed intrattenersi a parlare del futuro italiano, con il golpista Mario Monti ormai sfiduciato dagli elettori, con il "cinese" Romano Prodi che trascinò l'Italia nell'incubo dell'euro mentre la governava a più riprese, con l'immarcescibile colonna del PD Massimo D'Alema, con l'eminenza grigia Giuliano Amato, con il regista del PDL Gianni Letta e gli entrambi ex ministri degli esteri italo/israeliani Franco Frattini e Giulio Terzi. Non so voi, ma personalmente trovo molto "originale" il convivio organizzato da questa variegata combriccola, composta da persone il cui ruolo in un eventuale futuro governo è ancora sconosciuto. Così come trovo molto "originale" il fatto che ad accogliere il Segretario di Stato USA non ci fosse Napolitano (ostaggio in Germania) ma solamente il banchiere di Goldman Sachs, che ha ottenuto molti complimenti per l'opera di devastazione compiuta nel paese e ha sicuramente fornito esaurienti rassicurazioni al padrone americano, riguardo al fatto che la procedura di annientamento procederà spedita come non mai anche con il governo che verrà.

Nell'agenda di Kerry un pranzo riservato sul «rebus di Grillo» nella politica italiana. Prima dell'incontro con il premier Monti il segretario di Stato a tavola con un gruppo ristretto bipartisan

ROMA - Gli Stati Uniti seguono con attenzione la ricerca di nuovi equilibri politici in un'Italia che a tre giorni dalle elezioni non sa ancora quale sarà la prossima maggioranza di governo. Oggi pomeriggio il segretario di Stato John Kerry incontrerà Mario Monti e prima, in una colazione, risulta al Corriere, un gruppo ristretto di persone di centrodestra e centrosinistra ritenute in grado di fornire elementi su quali effetti avranno i rapporti di forza tra i partiti usciti dalle urne e l'ingresso del Movimento 5 Stelle nelle Camere.

PRIMO VIAGGIO - È dal primo febbraio scorso che il democratico al quale non riuscì l'impresa di battere George Bush nel voto del 2004 per la Casa Bianca ha giurato fedeltà alla nazione in qualità di 68° segretario di Stato. Non era scontato che nel suo primo viaggio all'estero nella carica ricoperta in precedenza da Hillary Clinton - nove Stati in dieci giorni tra Europa e Medio Oriente - Kerry trovasse tempo per occuparsi così a fondo di un'Italia politica piena più di casse per traslochi che di certezze. Nel programma originario della visita a Roma il colloquio con Monti non era previsto. Il fondatore di Scelta civica è tuttora presidente del Consiglio per gli affari correnti, allo stesso tempo l'appuntamento ha di fatto, da parte di Washington, un valore di promemoria: da quando nel 2009 si insediò la prima amministrazione Obama, l'economista nominato senatore a vita e presidente del Consiglio da Giorgio Napolitano è stato il titolare preferito per Palazzo Chigi.

ANATEMI ESCLUSI - A Washington però non sfugge che i risultati elettorali hanno premiato altre liste più di quella montiana. Sono probabilmente da escludere segni di pregiudizio o anatemi verso 5 Stelle. In pubblico si sottolineerà l'importanza dell'alleanza con l'Italia e non vanno per forza considerati impossibili cenni di apertura al cambiamento, anche se sarà bene seguire volta per volta quali valutazioni emergeranno. La colazione sulle prospettive del quarto Paese più importante dell'Unione Europea sarà a Villa Taverna, la residenza dell'ambasciatore americano a Roma David Thorne, compagno d'armi di Kerry in Vietnam e fratello gemello di una donna, da tempo scomparsa, a lungo sposata con l'attuale segretario di Stato. A tavola con il referente di Obama per la politica estera siederanno almeno tre persone con curriculum adatti a puntare al Quirinale dopo che a maggio finirà il settennato di Napolitano, se non quattro o cinque.

GLI INVITATI - Sono stati invitati Romano Prodi, Massimo D'Alema, Giuliano Amato, ex presidenti del Consiglio di centrosinistra. Per il centrodestra gli inviti sono stati rivolti a Gianni Letta, in passato ipotizzato dal centrodestra per la presidenza della Repubblica, e al segretario del Pdl Angelino Alfano. Possibile ci sia soltanto uno dei due. Curriculum adatto per alte cariche istituzionali, non parlamentari perché non si è ricandidato, è anche quello di Franco Frattini, uscito dal Pdl senza dover fare in campagna elettorale comizi che avrebbero intralciato una sua candidatura a segretario generale della Nato. Alla colazione dovrebbero esserci anche i ministri uscenti Giulio Terzi, e Enzo Moavero, Affari europei. La lista degli invitati è stata messa a punto la settimana scorsa, mentre ci si aspettava una vittoria elettorale del Pd. Se non ci sarà modo di un incontro diretto con grillini, non significa che per gli Stati Uniti i canali di dialogo debbano essere chiusi.

Maurizio Caprara

mercoledì 27 febbraio 2013

Punti di vista


Pierluigi Bersani, dopo avere vinto (ma anche no) le elezioni, ostenta grande magnanimità e dichiara di voler aprire la porta a Beppe Grillo, infischiandosene del fatto che lo stesso Grillo non abbia nessuna intenzione di andare a cenare a casa sua. Angelino Alfano, ritornato in TV dopo avere affidato ad altri la campagna elettorale, si colloca in posizione attendistica, in attesa che Bersani faccia delle proposte sulle quali esprimersi. I media ricamano intorno a fantasiose ipotesi di modelli siciliani applicati su scala nazionale ed appoggi esterni o a termine che Grillo potrebbe garantire a Bersani, naturalmente per il "bene" del paese. Tutti sembrano inorridire di fronte all'unica ipotesi di fatto praticabile che è quella di un "governissimo" basato sull'unione del PD e del PDL, con Monti a fare sintesi del tutto. Con Berlusconi? Mai! Con Bersani? mai! E' l'atteggiamento che lasciano trasparire i leader delle due coalizioni, con sotteso il fatto che probabilmente l'elettorato non capirebbe...

In realtà dietro a questo gioco delle parti, creato con lo scopo di fare cadere fin da subito Beppe Grillo nel trappolone delle contraddizioni, esiste da parte di tutti la piena consapevolezza che la strada del "governissimo" oltre ad essere l'unica percorribile, sia anche la più comoda ed assolutamente praticabile. Il PD di Bersani ed il PDL di Berlusconi (o di Alfano per chi ama le controfigure) stanno governando insieme da 14 mesi e continuano a governare tuttora, nel nome di Mario Monti, senza che i loro elettorati abbiano avuto nulla da eccepire. Da 14 mesi votano di comune accordo tutte le "riforme" imposte dalla BCE e dalla UE con il sorriso sulle labbra, pranzano insieme, cenano insieme e vivono un rapporto simbiotico fatto di abbracci e pacche sulle spalle. Con la regia di Mario Monti hanno portato il paese nel baratro, aumentato la disoccupazione, eliminato le pensioni, incrementato la tassazione, svenduto il patrimonio pubblico, regalato miliardi alle banche, annientato qualsiasi speranza che prescinda dall'espatriare o dal suicidarsi. Sempre insieme, sempre di comune accordo, sempre a braccetto l'uno con l'altro. Non devono cambiare nulla, non devono fare svolte, solo continuare insieme, mano nella mano come sono anche in questo momento.

La grillocrazia che allarma i nazisti...


BERLINO – “L’Italia è ormai un caso grave, contagioso, infettivo per il futuro dell’Europa. I politici italiani devono sbrigarsi a formare un governo e a dare garanzie di continuità della politica pro-euro dell’esecutivo precedente, bisogna evitare un caso Grecia con un paese molto più grande della Grecia, quanto più in fretta a Roma creeranno una maggioranza tanto più in fretta la pericolosa incertezza sarà superata”. Il durissimo avvertimento è venuto oggi pomeriggio da Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze federale e uomo-chiave di Berlino per la politica europea ed estera e le scelte strategiche. E trasforma la crisi italiana in caso estremo di crisi economica finanziaria e di credibilità dell’intera Unione europea e al limite di tutto il mondo libero. “Il risultato elettorale in Italia ha diffuso dubbi sui mercati sulla possibilità che un governo stabile a Roma possa essere formato”, ha continuato Schaeuble. Il ministro con una scelta non casuale ha concesso le sue dichiarazioni all’agenzia di stampa britannica Reuters, uno dei media più autorevoli nel mondo globale dell’informazione, dell’economia e della finanza. “Quando emergono dubbi di questo tipo sorge un pericolo di contagio, l’abbiamo vissuto l’anno scorso con la Grecia quando le elezioni anticipate non crearono alcuna maggioranza e furono necessarie nuove elezioni”, ha sottolineato. Aggiungendo: “Allora altri paesi furono contagiati, da un paese come la Grecia che per peso economico e politico è molto, molto più piccolo dell’Italia”.

“Tocca ora a chi è stato eletto in Italia formare un governo stabile, prima lo faranno e tanto più rapidamente l’incertezza sui mercati e politica verrà superata”, ha continuato Schaeuble parlando con i colleghi della Reuters. Lanciando poi un ulteriore avvertimento, ancora più pesante: “Io non ho mai detto che la crisi dell’euro è stata superata, ho soltanto detto che abbiamo compiuto passi avanti importanti, progressi significativi, ma dobbiamo continuare su quella strada e affrontiamo ancora grandi ostacoli e passi indietro”. Le dure dichiarazioni di Schaeuble, nel mezzo della visita di Stato in Germania del presidente Giorgio Napolitano, confermano nel modo più drammatico il clima da allarme rosso con cui Berlino vive il rischio di ingovernabilità a Roma e la paura che il nuovo governo si allontani dalla dura politica di tagli e risanamento in nome dell’euro avviata da Mario Monti. Stamane del resto la Frankfurter Allgemeine avvertiva che la ‘Grillocrazia’ allarma l’economia tedesca, e sulle sue pagine il presidente dell’associazione delle aziende esportatrici tedesche (BGA), Anton Boerner, chiedeva di porre a Roma un aut aut: “Nessun altro aiuto europeo senza garanzia che l’Italia continui con tagli e risanamenti”. Non solo, Boerner ipotizzava anche come possibile un’uscita d’un’eventuale Italia inadempiente dall’euro, e l’esigenza di ridisegnare i confini dell’eurozona.

La grecia... ah, no, scusate, l'italia


Per imporre in Italia un governo compiacente alla linea Monti-Merkel-Goldman Sachs nonostante l'esito elettorale di ieri, potrebbe essere a breve organizzata una crisi bancaria italiana che terrorizzi la popolazione e crei il consenso per un governo di quel tipo in cambio di aiuti monetari di BCE, Fed e altri. I recenti spostamenti di capitali dello Ior da banche italiane a banche tedesche (compresa parte del nostro 8 per mille) corrobora questa congettura. Il voto politico del 25 febbraio esprime disinganno e rifiuto della maggioranza degli italiani verso la dittatura dei mercati, l'egemonia della Germania, il modello economico mercatista e neoliberista, le ricette rigoriste e fiscaliste di tecnici e accademici balordi o traditori, la falsa solidarietà dei paesi euroforti. Sgamati. Tutti sono d'accordo che occorra riformare – ma in quale direzione?

Quella di Monti, Rehn, Barroso, Merkel, Draghi, oppure una opposta, col recupero della sovranità monetaria alla Nazione e la sottrazione del debito pubblico alle manovre di mercati pilotati e ricattatori, e massicci investimenti pubblici infrastrutturali, e separazione tra banche di credito e risparmio e banche di azzardo finanziario? Adesso pare impossibile formare un governo stabile, che deve comprendere il PD, quale detentore della maggioranza assoluta dei seggi della Camera per effetto del premio di maggioranza. Ma proprio il PD e Monti sono paladini di quella politica che, come dicevo, la maggioranza degli italiani ha respinto, e sempre più respingerà via via che la depressione peggiorerà, mettendo a rischio il rispetto del pareggio nominale di bilancio imposto, sotto severe pene, dal fiscal compact.

Stranamente e significativamente, in questa cruciale situazione Napolitano vola in visita di Stato presso la potenza egemone. Non sarà che intende forse nominare un nuovo pseudo-tecnico come premier per continuare, sotto il pretesto dell'emergenza e del volere dei mercati, le riforme distruttive che trasferiscono capitali, imprese e cervelli dall'Italia a Germania, Svizzera e altri? E che stia concordando con Berlino un sostegno di brevissimo termine per questo nuovo asso della delocalizzazione guidata, un sostegno che lo faccia apparire bravo, una boccata di ossigeno per il Paese stremato? Questo asso potrebbe essere Prodi o Amato, che con le loro leggi e riforme e privatizzazioni già tanto hanno fatto in quel senso, spezzando la schiena all'economia di questo Paese. O qualcuno della Banca d'Italia, che si è distinto nel non vedere le ruberie in MPS o nel legittimare davanti ai giudici penali il superamento della soglia di usura, mediante compiacenti circolari in conflitto di interesse e che esse stesse costituiscono concorso in quel medesimo delitto.

Quel che mi aspetto è che, se non ci mobilitiamo con la denuncia e l'informazione preventive, a brevissimo parta un'azione di destabilizzazione del sistema bancario italiano, anche mediante un rialzo artefatto dello spread finalizzato a deprezzare i titoli pubblici italiani detenuti dalle banche italiane, in quanto queste detengono i detti titoli come importante componente del loro attivo patrimoniale, e in caso di rialzo dei rendimenti con conseguente calo del valore di mercato dovrebbero ridurre la loro valorizzazione in bilancio, con tutte le conseguenze di ciò. Lo spread lo possono far salire a piacimento mediante lo shorting, il rating, le esternazioni. Poi, quando si sarà alzato a livelli di allarme, potrebbero imporre alle banche italiane di fare accantonamenti a copertura di possibili perdite sui titoli pubblici, così da comprimere il capitale netto delle banche. Allora saremmo davvero in croce. La predetta manovra di destabilizzazione creerebbe panico, blocco di pagamenti, allarme per i depositi, carenza di contanti, limitazione della prelevabilità. Allora il Quirinale manderà avanti il nuovo Salvatore a cui il voto e la fiducia e l'obbedienza sono dovuti di necessità, perché “non c'è alternativa”. Egli imporrà sacrifici durissimi, innanzitutto in termini di rinuncia alla democrazia e alla sovranità, e in cambio apporterà un misericordioso aiuto dei fratelli europei.

Ma vaffanculo, vah

No, dico, poi ci si chiede perchè in italia cresce progressivamente il sentimento antieuropeo? Nazisti dimmerda. Su napolitano e le sue dichiarazioni dello sconcerto del populismo crescente e pericoloso poi, è tutto un dire. L'italia c'ha altri problemi più gravi del populismo. Pensi a quelli.


All'indomani delle elezioni (e del caos uscito dalle urne), Giorgio Napolitano è andato in Germania, a Monaco di Baviera, dove ha incontrato gli intellettuali tedeschi per rassicurarli sull'affidabilità dell'Italia in Europa nonostante il rischio di ingovernabilità. Tuttavia, stasera, il presidente della Repubblica non incontrerà il candidato della Spd alla cancelleria Peer Steinbrueck che si sarebbe dovuta tenere questa sera a Berlino. Ieri sera Steinbrueck aveva commentato il voto italiano dicendo di essere "inorridito dalla vittoria di due clown". Dichiarazioni "del tutto fuori luogo o ancora peggio", secondo il Presidente, che ha invece apprezzato quanto detto dal ministro delle Finanze, "esempio di amichevolezza, di riserbo e di rispetto". Schaeuble si era limitato a dire che in democrazia "non servono consigli pubblici da fuori: gli italiani decidono da soli".

Ieri sera, la Bild aveva riportato le dichiarazioni di Steinbrueck che, dopo aver visionato il risultato delle elezioni politiche, si era detto "sconcertato" e aveva duramente attaccato il leader del Movimento 5 Stelle e Silvio Berlusconi definendoli "due clown". Il candidato cancelliere della Spd aveva così offeso sia "il comico Beppe Grillo" sia il Cavaliere che era stato definito "uno che agisce sotto l’impulso del testosterone". A stretto giro la reazione di Napolitano che ha annullato l'incontro che si sarebbe appunto tenere questa sera a Berlino. "Quella che mi sta raccontando è una storia interessante - ha detto il portavoce del governo di Angela Merkel, Steffen Seibert - ma non la commentiamo". Confermando la notizia Peer Steinbrueck ha detto di comprendere la decisione di Napolitano. I suoi compagni di partito hanno invece rincarato la dose: "Clown è il concetto più morbido che personalmente mi viene in testa su Silvio Berlusconi in questo contesto", ha detto la segretaria generale dei socialdemocratici Andrea Nahles.

Al centro del colloquio con gli intellettuali, invece, l'Unione europea, i "sentimenti dell'Europa" e gli elementi critici che prevede il rapporto tra istituzioni europee e cittadini. Nessun accenno diretto alle elezioni italiane, secondo quanto rivelato dal Presidente della Repubblica, preoccupato comunque dal "populismo crescente in Europa" e dal "pericolo di una scarsa legittimazione democratica" dovuto anche "agli errori delle classi dirigenti europee". Napolitano, che domani vedrà Angela Merkel, ha anche ricevuto l'apprezzamento del governo tedesco, legato da "una stretta amicizia" con l’Italia. "Il governo tedesco segue con grande attenzione ed interesse gli sviluppi della situazione italiana dopo le elezioni", ha detto Seibert sottolineando che il Capo dello Stato italiano ha un "ruolo centrale" in questa fase e che "darà le sue valutazioni".

martedì 26 febbraio 2013

Vincerebbe anche la playstation...




Duello febbrile durante la trasmissione Agorà, su Rai Tre, tra Andrea Scanzi e il deputato Pd Paola De Micheli. La gazzarra si innesca quando la politica piacentina illustra l’intento del suo partito: quello di aprire a ogni forza politica eletta alla Camera e al Senato per risolvere i problemi del Paese. Alla domanda reiterata del conduttore, Andrea Vianello, circa l’identità degli interlocutori del Pd, la De Micheli nicchia, ma poi ammette che potrebbero essere anche il Pdl e il Movimento 5 Stelle. “Mi fa sorridere che fino a un anno fa il M5S non era considerato da nessuno” – commenta Scanzi – “e ora, da destra e da sinistra, son tutti a fare la corsa per piacere al movimento di Grillo. E’ difficile immaginare i 5 Stelle che cerchino di aiutare un partito come il Pd che fino a ieri lo ha definito ‘fascista’, ‘vicino a Casapound’, ‘antidemocratico’. Però è plausibile” – continua -”che ci sia un dialogo, a patto che vengano fatte la legge elettorale, propugnata nel V-Day sei anni fa, la legge sul conflitto d’interessi, che la sinistra si è guardata bene dal fare in venti anni, e una legge seria contro la corruzione“. Il giornalista del Fatto Quotidiano, quindi, chiede: “Questo fenomenale centrosinistra, che è riuscito a perdere da solo e che perderebbe da solo se giocasse alla playstation perchè vincerebbe la playstation, sarà in grado di fare queste tre leggi?”. L’esponente del Pd reagisce duramente e replica: “Quelli che non ci mettono mai la faccia emettono sempre questi giudizi”. E accusa “gli osservatori” di non aver mai fatto distinguo, il che, secondo il deputato Pd, “ha contribuito a questa situazione di ingovernabilità”

Punti di vista


Roma, 26 feb. (TMNews) - Commentando il voto italiano sul New York Times, L'economista Paul Krugman fa un'analisi molto critica della situazione. Gli italiani, dice Krugman, di fatto hanno bocciato una politica troppo dipendente dall'influenza di Berlino. Il grande sconfitto è Monti, "il proconsole installato dalla Germania per imporre l'austerità fiscale su un'economia già in difficoltà". E con Monti, aggiunge, è punito tutto l'establishment della Ue, che sta imponendo politiche di austerity eccessive e ricattatorie a tutti i paesi dell'Europa meridionale.

Il punto è che il termine "maturità" sempre usato dai media internazionali per invitare di fatto l'Italia a seguire la strada segnata dall'Europa, dalla Germania e da Monti, non è un termine neutro, per Monti. "vorrei porre un'ovvia domanda - scrive l'economista - che cos'è, esattamente, ciò che attualmente viene fatto passare per maturo realismo in Italia o in Europa?" La risposta non lascia adito a dubbi. "Per il signor Monti, il proconsole installato dalla Germania per imporre l'austerità fiscale su un'economia già in difficoltà, in effetti, ciò che definisce la rispettabilità nei circoli politici europei era la volontà di perseguire l'austerità senza limiti. Questo andrebbe bene se le politiche di austerità avessero effettivamente funzionato, ma non è così. E più che sembrare maturi o realistici, i sostenitori dell'austerità sembrano sempre più petulanti e deliranti". Quanto alle conseguenze internazionali del voto italiano e alle sue incognite, Krugman non nasconde la sua apprensione ma ricorda che l'Italia non è un caso isolato.

"Gli osservatori esterni sono terrorizzati dalle elezioni italiane, ed è giusto così: anche se l'incubo di un ritorno di Berlusconi al potere non si materializzasse, una dimostrazione di forza da parte di Berlusconi, o di Grillo, o di entrambi destabilizzerebbe non solo l'Italia ma tutta l'Europa... Ma l'Italia non è unica nel suo genere: i politici poco raccomandabili sono in aumento in tutta l'Europa meridionale. E la ragione per cui questo accade è che i funzionari europei non ammettono che le politiche che sono state imposte ai debitori sono un fallimento disastroso. Se questo non cambia, le elezioni italiane saranno solo un assaggio della pericolosa radicalizzazione che verrà".

In ginocchio da Grillo per governare...

... saranno sempre i secondi di qualcun altro. Anche se corressero da soli (senza berlusconi e senza grillo o altri), non riuscirebbero ad avere una maggioranza piena in entrambi i rami del parlamento. Altro che superiorità... Queste sono soddisfazioni.


Nel 2008 l'allora candidato del centrosinistra Walter Veltroni aveva perso portando a casa 13.689.000 voti. Ieri Pier Luigi Bersani ha "vinto" con appena 9.963.390 preferenze. Sebbene cinque anni fa quella dell'ex sindaco di Roma venisse descritta come una sonora débacle, oggi la stampa progressista si stringe attorno al leader piddì per fargli coraggio e asciugargli le ferite. Non solo non ha smacchiato il ciaguaro ma Silvio il leone l'ha sbranato. Alle politiche che avrebbero dovuto sancire il grande rientro della sinistra a Palazzo Chigi, il segretario di Bettola fa poco meglio di Romano Prodi: nel 2006 il Professore aveva vinto per 24mila voti, adesso l'asse Pd-Sel ha superato il Pdl alla Camera per 124.407 voti. Basta guardare il volto funereo del leader piddì che, dopo una nottata di silenzio, ha ammesso in conferenza stampa la propria sconfitta: "Non abbiamo vinto, anche se siamo arrivati primi e questo è anche l’oggetto della nostra delusione".

"Non c’è bisogno di chiedere le dimissioni di Bersani, perché Bersani non farà più il segretario del Pd come ha sempre detto lui per primo". Nelle parole di Giuseppe Civati, eletto alla Camera, emerge tutta la frustazione dei democratici per la finta vittoria di ieri. Adesso si gettano tutti sul cadavere del segretario del Pd che dovrà pagare una campagna elettorale vuota di contenuti e tutta tesa a rincorrere giaguari da smacchiare. Matteo Renzi lo sta aspettando al varco, i riformisti pure. Dal canto suo Bersani temporeggia. Sebbene, prima della fine degli scrutini, avesse promesso un commento sul risultato delle elezioni, a mezzanotte si è limitato a difendere la posizione: "Il centrosinistra ha vinto alla Camera e per numero di voti anche al Senato. È evidente a tutti che si apre una situazione delicatissima per il paese. Gestiremo le responsabilità che queste elezioni ci hanno dato nell’interesse dell’Italia". Punto. Nient'altro. Grazie e arrivederci. Poi, si è di nuovo chiuso col suo staff a macinare sui numeri e sui seggi e a valutare le prossime mosse da fare per riuscire a ottenere una maggioranza (un po' meno risicato) imbarcando i grillini.

Alle 17 di oggi si è, infine, presentato in conferenza stampa e ha scaricato gran parte del flop sull'elettorato del centrosinistra: "Questa cosa non avverrebbe in altri Paesi dove un voto del genere avrebbe garantito comunque la governabilità". Per il momento Bersani non vuole arretrare di un millimetro, né in parlamento né nella segreteria del partito. A chi nelle ultime ore sta caldeggiando le sue dimissioni dal vertice del Pd, ha ribadito che la ruota dovrà girare nel congresso del 2013: "Non abbandono la nave, dopodiché io posso starci da capitano o da mozzo". Al governo, però, vuole provare a starci da presidente del Consiglio. E così si presenterà dal capo dello Stato Giorgio Napolitano tentando di mettere insieme una maggioranza che gli permetta di tirare a campare per qualche mese. "La nostra ispirazione non è una diplomazia con uno o con l’altro né discorsi a tavolino - ha assicurato - ma alcuni punti fondamentali di cambiamento, un programma essenziale da presentare al parlamento per una riforma delle istituzioni, della politica, a partire dai costi e dalla moralità". Il leader piddì proporrà, quindi, alcuni punti fondamentali di programma da rivolgere al parlamento e, quindi, anche al Movimento 5 Stelle. "So che fin qui hanno detto 'tutti a casa' - ha continuato - ora ci sono anche loro, o vanno a casa anche loro o dicono che cosa vogliono fare per questo paese loro e dei loro figli". Con i grillini è disposto a scendere ai patti. A tal punto da offrir loro la presidenza di Montecitorio: "Sono il primo partito alla Camera, allora secondo i grandi modelli democratici ciascuno si prende le sue responsabilità...".

Sconcerto e incredulità sono sicuramente i due aggettivi con i quali chi ci ha parlato descrive lo stato d’animo dei dirigenti Pd riuniti nella sede nazionale. Mentre passano le ore, si fa sempre più notare la solitudine del capo: dopo aver atteso i dati ufficiali da solo nella sua abitazione romana, tenendo solo contatti telefonici con i piani alti di via del Nazareno, Bersani ha continuato a posticipare la conferenza stampa. Ieri notte, nella sala stampa allestita per accogliere le 600 testate che si erano accreditate e per commentare il voto, Davide Zoggia dopo un consulto con i vertici aveva fatto sapere che, "visti i dati discordanti", i commenti si sarebbero fatti solo una volta giunti i dati ufficiali. Ma, anche quando a notte fonda il Viminali li ha pronunciati, Bersani non si è fatto vivo. Vari dirigenti del partito (presenti tra gli altri Nico Stumpo e Anna Finocchiaro) si sono riuniti, sin dalle prime ore del mattino, per fare un’esame della situazione alla luce del risultato delle urne. "Adesso lasciamo depositare la polvere e vediamo come procedere - spiegano fonti del Pd - di certo c’è che si è determinata una maggioranza alla Camera. Da lì si può partire".

domenica 24 febbraio 2013

No, dico...

... ma chi cazzo me l'ha fatto fare di beccarmi tutta quella pioggia e di soffrire un freddo abbestia per assistere a questo immenso scempio? Chi? Tant'è che ce ne siamo andati quando ancora mancavano 10 minuti al fischio finale. Ero incazzata (e lo sono ancora) come e peggio di una biscia.


In compenso, la francia sta ancora a zero punti. Per ora.

Risorse...


Un uomo di 54 anni ha accoltellato e ucciso la moglie di 31, in seguito a un litigio in casa a Budrio, nel Bolognese. Poi è fuggito con i due figli di quattro e due anni. La sua fuga non è durata a lungo: si è costituito dai carabinieri poco dopo mezzanotte.

IN FUGA - La tragedia è accaduta attorno alle 21.30 in via Frati Cappuccini 2, nel piccolo centro emiliano. Sono subito scattate le ricerche da parte dei carabinieri della Compagnia di Medicina, del nucleo investigativo e della sezione scientifica del comando provinciale di Bologna. Ma la fuga dell'uomo con i due bambini si è conclusa presto. Dopo aver lasciato i due figli a casa della madre, il 54enne si è costituito dai carabinieri. Sono in corso gli accertamenti da parte dei militari per ricostruire la vicenda nei dettagli. Lo straniero è regolare e nell'ultimo periodo era senza occupazione. A quanto si è potuto ricostruire viveva con dei lavoretti saltuari. Ora sarà accusato di omicidio

giovedì 21 febbraio 2013

Crimini e criminali


Ecco le cifre ufficiali alla fine del 2008: il disavanzo totale di tutti gli Stati dell’UE ha raggiunto 7.800 miliardi; alla fine del 2009, 8.900 miliardi; alla fine del 2010, 9.600 miliardi e alla fine del 2011, 10.300 miliardi di euro. Ciò corrisponde ad una percentuale del prodotto interno lordo (PIL) totale di tutti gli Stati membri dell’UE nel 2008 del 62,5%, nel 2009 del 74,8%, nel 2010 dell’80,0% e nel 2011 dell’82,5%. Per i 17 Stati della zona euro, i numeri sono ancora peggiori. (Ad esempio: il rapporto tra debito pubblico – cioè, la percentuale del debito pubblico in rapporto al PIL – della Svizzera si attesta a fine 2011 al 52%, mentre un anno prima, era ancora il 55% e nel 2012 ha continuato a scendere fino al 51%). Solo il tempo ci dirà chi dovrà pagare queste somme colossali e come potrà farlo. I cosiddetti piani di salvataggio (“aiuti alla Grecia,” EFSF, MES, finanziamenti mirati, acquisti di obbligazioni da parte della BCE, ecc.) hanno lo scopo di far credere ai cittadini degli Stati membri dell’UE che si può risolvere il problema del debito attraverso una ridistribuzione tra gli Stati “ricchi” e gli “stati poveri” nell’UE. Ma se guardiamo più da vicino, tutti questi piani di salvataggio non portano esattamente ad una ridistribuzione tra Stati, ma una redistribuzione tra tutti gli Stati a spese dei contribuenti e a beneficio di un gruppo selezionato del grande capitale.

La speranza che alcuni paesi, tra cui in primo luogo la Germania, sarebbero i soli in grado di farsi carico di tutto ciò, è pura illusione. Nell’UE, il 20% di tutto il debito pubblico è della sola Germania, nel 2011 c’erano 2,1 miliardi di euro che la Repubblica federale, dei Länder e dei comuni dovevano a ogni donatore. La verità è che in Germania, i capitali in mani private raggiungono quasi il doppio. E se si trattasse realmente e onestamente di un nuovo inizio, potrebbe anche essere possibile ammortizzare il debito, con l’aiuto dei cittadini, dove è ragionevole e giusto. Infatti, i cittadini sono sempre pronti a contribuire al bene comune. Ma al giorno d’oggi, tutti sanno che queste azioni di redistribuzione programmate, non sono per il bene comune. Non è accettabile dare più soldi a coloro che ne hanno già in abbondanza. Questo è probabilmente il motivo per cui né l’UE né le élites attualmente al potere negli stati della UE, fanno affidamento sulla libertà e la ragione – perché sanno che l’uomo che ragiona liberamente vede in modo chiaro il doppio gioco – ma sulla menzogna e la coercizione. Ci raccontano la favola dell’”armonizzazione”, “razionalizzazione”, e “centralizzazione” indispensabili all’interno dell’UE. Tutto questo dovrebbe essere essenziale nel mondo globalizzato del XXI secolo, in cui gli stati nazionali sovrani, per la molteplicità delle proprie risorse, non sarebbero solo superati, ma disturbano semplicemente la soluzione dei problemi dell’umanità. Questo è in sostanza ciò che Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, ha affermato il 10 gennaio a Dublino. E chiede ai cittadini di:

- rinunciare ad una pensione pubblica che corrisponde alla dignità umana – per un inaridimento delle finanze pubbliche degli enti locali,

- rinunciare ad un giusto salario e ad una partecipazione nella creazione di valore – per un’ideologia di “competizione economica tra i siti”,

- rinunciare alla libertà secondo la dignità umana, al diritto e alla democrazia – attraverso un’Unione Europea che si attribuisce sempre più competenze e di cui anche la Corte Suprema tedesca Costituzionale ha sentenziato che c’era, ovviamente, un “deficit democratico”.

Il principio secondo cui gli Stati membri dell’UE sono i “padroni dei trattati” è ancora valido. Gli Stati membri dell’UE possono sempre modificare i trattati europei, potrebbero anche sciogliere l’Unione, se volessero, e rimandare a casa i funzionari di tutte le istituzioni europee e tutti i commissari. La dittatura dell’UE, può ancora essere evitata, secondo le norme di legge vigenti.

Ma ora si sta cercando di cambiare anche questo. Il 5 dicembre 2012, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha presentato un documento, Towards a genuine economic and monetary Union (“Verso una vera Unione economica e monetaria”), secondo cui – a suo piacimento – gli elementi costitutivi della sovranità nazionale devono essere smantellati. Questa è la legge del bilancio che rimane soprattutto nei diritti di sovranità dei Parlamenti ancora parzialmente funzionanti. “L’UE vuole utilizzare l’attuale crisi per riformare il parlamentarismo europeo. E’ possibile che i parlamenti nazionali che servono gli Stati, per l’Unione europea, siano piuttosto fastidiosi. Per questo motivo la Commissione europea vuole che in futuro tutte le decisioni importanti di bilancio non sono prese dagli Stati, ma dal Parlamento europeo. Questo è ciò che il Deutsche Nachrichten Wirtschafts ha scritto il 7 dicembre 2012”. E si legge ancora: “In futuro, l’UE dovrebbe avere voce in capitolo quando si tratta di bilanci nazionali. In particolare, van Rompuy avrebbe deciso quali sono gli Stati che devono attuare le riforme. La Commissione europea prevede pertanto che ciascuno Stato deve firmare un accordo vincolante con il quale accetta determinati requisiti. Ma Van Rompuy non vorrà smontare completamente i parlamenti nazionali da solo: essi dovranno accettare il loro scioglimento firmando formalmente un accordo di auto-liquidazione. In questo senso, le cerimonie degli yes-men del MES possono essere considerate come un primo test eseguito con successo. Qui, il Bundestag tedesco si è già qualificato per far parte della nuova Lega europea politico-democratica”.

Proprio come il Reichstag tedesco con la legge sulla piena potenza nel marzo 1933. All’epoca, il parlamento tedesco, il Reichstag, ha autorizzato il governo di Hitler ad emanare leggi senza l’approvazione del Reichstag, e così facendo, ha distrutto la separazione dei poteri. Poi tutto è successo molto rapidamente: in sei anni, il nuovo stato centralizzato di Berlino ha portato il mondo in guerra. In primo luogo, l’unificazione del paese, che si è svolta da cima a fondo: i parlamenti dei Länder sono stati eliminati, i Länder governati centralmente dai prefetti del Reich, i comuni con sindaci senza consiglio comunale. Poi la rottura continua con le disposizioni del trattato di Versailles. Poi il piano segreto quadriennale che doveva preparare alla guerra l’economia tedesca. La prova generale in Spagna, l’attacco aereo su Guernica. Monaco di Baviera nel 1938. Le conseguenze sono note. Sequenze che avrebbero potuto essere evitate, in punti diversi, ovviamente, anche dall’estero. Ma certamente dall’interno: è stato confermata ancora una volta in modo spaventoso ciò che i parlamentari avevano previsto al memorabile dibattito bavarese del 1871. Le grandi formazioni di Stati centralizzati che calpestano un’ organizzazione di stati federalisti, cercarono di sottomettere l’intera Europa dopo aver asservito i loro connazionali. Poi il mondo. Il mondo ha imparato qualcosa? Nessuno fiata al giorno d’oggi, quando l’Unione europea si vanta di ripristinare l’economia attraverso il riarmo? E quando il mostro di Bruxelles pratica dal 2010 il metodo, proposto da Jean Monnet, di approfittare di una crisi per continuare a diminuire la sovranità degli Stati nazionali e di compiere nuovi passi verso una dittatura dell’UE?

Ma i leader dell’UE non vogliono solo imporre ai cittadini e agli Stati membri dell’UE ciò che devono fare o non fare. Ciò è dimostrato dalle attuali reazioni dell’UE verso i piani del nuovo governo giapponese per la ricostruzione, con l’aiuto di una spesa pubblica più alta, delle martoriate infrastrutture rilanciando così l’economia del paese, indebolita da anni. Il ministro delle finanze tedesco ha risposto con uno scatto rabbioso e condannato i piani del paese asiatico. “La razza tedesca guarirà il mondo”, dicevano in Germania, quando il paese era governato dal Kaiser che voleva estendere il suo impero. Oggigiorno, nessun paese accetterà che l’Unione Europea cerchi di dettare abusivamente al mondo, la via da seguire in materia politica, economica e culturale. Ed è un bene.

“Per me, è molto chiaro: in Europa, siamo andati troppo oltre. Siamo in un vicolo cieco, non è possibile continuare così. In un vicolo cieco, c’è una sola via d’uscita:. tornare indietro” Vaclav Klaus in “Neue Zürcher Zeitung” del 24/01/13


“Io non cerco la maggioranza negli Stati membri o nelle strutture dell’UE. Questo è un modo di pensare sbagliato. No, io cerco la maggioranza in Europa. Non dico questo in modo pretenzioso, ma nel senso che in politica, la maggior parte della popolazione deve essere valorizzata. In realtà oggi c’è già una maggioranza in Europa, ma le persone fanno fatica a organizzarsi. Ripeto: una maggioranza a Bruxelles non è lo stesso di una maggioranza della popolazione”. Vaclav Klaus in “Neue Zürcher Zeitung” del 24/01/13

Versione originale: Karl Müller è un editore e giornalista del giornale svizzero on-line Zeit-Fragen

mercoledì 20 febbraio 2013

Il problema sono loro, non lui


Mario Monti ha detto di stimare Bersani. Per poi spiegare che con la sua alleanza non si può governare. Ha detto di apprezzare la candidatura di Emma Bonino al Quirinale. Poi ha spiegato che in realtà il suo candidato è Napolitano. Il premier uscente poi ce l'ha anche con Berlusconi, spiegando però che se gli italiani lo votano «il problema sono loro, non lui».

L'INTESA CON BERSANI - Ospite di RadioAnch'io, il premier Mario Monti ha parlato soprattutto dei suoi rivali, o possibili futuri alleati: «Penso che Bersani possa governare molto bene, ma al di là dei ministeri che ha retto in passato, anche lui non è comprovato, e dovrà essere messo alla prova come presidente del consiglio. Bisognerà vedere se è nella condizione o no». Al video forum di Repubblica, ha spiegato meglio il suo pensiero: «Bersani ha le qualità necessarie ma ho difficoltà a ritenere che con la coalizione di cui è leader possa governare efficacemente per un'Italia più equa e dinamica».

IL NODO QUIRINALE- Nella sua mattinata elettorale, Monti ha anche nuovamente spiegato di aver rinunciato al Quirinale decidendo di candidarsi: «Ho fatto una grande rinuncia e non ho idea se ci siano ancora delle possibilità, se non avessi fatto questa scelta politica sarei stato tra i più accreditato a fare il presidente della Repubblica». Per poi aggiungere un suo pronostico al toto Quirinale «Ci sono tanti nomi per una candidata donna al Quirinale. In particolare, penso molto bene di Emma Bonino: sarebbe una candidata, tra le altre, molto buona». A Repubblica.it ha poi spiegato meglio anche questo concetto, e alla domanda: la leader radicale è la sua candidata, ha risposto: «Assolutamente no. Ho detto che ho un candidato, non è donna, conosce bene quel palazzo dove ha esercitato l'altissima funzione di Presidente della Repubblica ed è Giorgio Napolitano, che può sembrare una persona anziana ma sappiamo tutti che non lo è».

LE PROMESSE DI BERLUSCONI - «Berlusconi ha fatto tante promesse che dice di aver mantenuto, ma gli italiani sanno che non è così». Aggiunge Monti, parlando dell'altro contendente alla carica di primo ministro.

GRILLO SERBATOIO - Per Monti, Grillo «è un importante serbatoio quello delle piazze di Italia che riempie ed è una funzione utile di segnalazione della rabbia per la politica, ma è la protesta dalla quale è difficile vedere emergere una proposta». È possibile governare con il Movimento 5 Stelle? «Credo che sia difficile». Grillo potrebbe essere al più «un ministro tecnico», visto che non sarà eletto alla Camera e al Senato, ma la sua «vera forza- osserva- sono gli elettori». Pertanto «è difficile governare con Grillo, ma è difficile governare anche senza gli elettori di Grillo». E sottolinea che «l'antipolitica ha perso la speranza di vedere una politica che risolve i problemi. Noi vogliamo una politica diversa dal passato, ma non lo diciamo e basta. In un anno e mezzo di difficoltà abbiamo governato».

BERLUSCONI - «Se gli italiani votano ancora Berlusconi, il problema non è lui ma siamo noi italiani» ha affermato successivamente Monti, ospite di Adnkronos confronti. Il leader di Scelta civica ha ricordato che all'estero più volte gli è stato chiesto «come potete avere questo strano Primo ministro che fa queste cose e fa queste dichiarazioni. Io l'ho sempre difeso, noi italiani l'abbiamo eletto tre volte. Forse la prima volta è dipeso dal potere mediatico, ma se lo votiamo la quarta volta agli occhi del mondo l'imputato di stranezza non sarà Berlusconi ma gli italiani».

MERKEL - «La Merkel teme l'affermarsi di partiti di sinistra soprattutto in un anno elettorale per lei, credo che non abbia nessuna voglia di vedere arrivare il Pd al governo» ha aggiunto poi il premier uscente smentendo la tesi di Berlusconi secondo la quale dopo le elezioni ci sarebbe l'accordo tra Democratici e Scelta civica.

lunedì 18 febbraio 2013

E' ora di rimandarli a casa


ROMA - Rivolta al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, alle porte di Roma, che ospita gli stranieri in attesa di essere rimpatriati. Alcuni immigrati sono saliti sul tetto, altri hanno dato fuoco a coperte, materassi e vestiti e si sono asserragliati all'interno. L'incendio ha sprigionato una lunga colonna di fumo nero che ha reso inagibile una parte della struttura. La rivolta non è che l'ultimo degli episodi di scontri interni al Cie, dove nel marzo 2012 c'è stato un lungo sciopero della fame per protestare contro il suicidio di un ex recluso catturato e picchiato dopo che era fuggito. Mentre Il 14 settembre del 2011 alcuni ospiti sono stati protagonisti di evasioni di massa che alla fine hanno portato ad una modifica degli apparati di sicurezza del centro.

IMMIGRATI ASSERRAGLIATI - I vigili del fuoco hanno fatto fatica a farsi strada nel Cie per via del fumo. Solo dopo tre ore sono riusciti a spegnere l'incendio. Sul posto anche alcuni contingenti del reparto mobile della Questura e del commissariato di Fiumicino, che hanno tentato una mediazione con gli ospiti. Una funzionaria di polizia si è rotta una mano, ma la frattura non è da attribuire agli immigrati in rivolta.

IL RIFIUTO DEL NIGERIANO - A originare la violenza, secondo la ricostruzione del garante dei detenuti, Angiolo Marroni, è stato «il rifiuto, da parte di un ospite nigeriano del centro, di essere rimpatriato per effetto di un decreto di espulsione. La sua resistenza alle forze dell’ordine ha causato la loro reazione e gli altri nigeriani che hanno assistito alla scena, hanno protestato e messo a ferro e fuoco il settore maschile, causando ingenti danni». I nigeriani sono gli immigrati più presenti al Cie: rappresentano il 40% della popolazione maschile, con 43 ospiti su 132. «Per tutta la durata degli incidenti - prosegue Marroni - gli ospiti delle altre nazionalità sono rimasti alquanto indifferenti all’accaduto. Alla fine il giovane nigeriano,Victor, di 29 anni, non è stato rimpatriato e otto suoi connazionali sono in stato di fermo».

LA TESTIMONIANZA - «I nigeriani sono entrati alle 10 e mezzo nelle celle e ci hanno preso tutti i materassi - racconta Hichar Abdendi, marocchino, da due mesi al Cie -. Si sono ribellati al decreto di espulsione. Ora però non abbiamo più niente nelle celle, tutti i materassi sono andati in fumo. E con i materassi anche le coperte e tutto il resto. La protesta è andata avanti fino alle 13. Questo rende la condizione di ci sta dentro il Cie ancor più dura».

«STRUTTURE DA CHIUDERE» - Immediate le polemiche: «La rivolta conferma l’emergenza e la drammaticità delle condizioni di detenzione all’interno del Cie di Ponte Galeria - attacca Gianluca Peciola, di Sel -. I centri di identificazione ed espulsione sono disumani luoghi di privazione delle libertà fondamentali. Persone che non hanno commesso alcun reato sono private della libertà personale, solo perché si trovano nel territorio del nostro Paese senza un permesso di soggiorno. Sinistra Ecologia e Libertà continua a battersi perché i Cie vengano chiusi e perché venga riformata la nostra legislazione sull’immigrazione».

«SITUAZIONE PRECARIA» - Il Cie di Ponte Galeria, situato tra Fiumicino e la Magliana, ospita centinaia di immigrati irregolari in attesa di esplusione «in precarie condizioni di vita - spiega il Garante dei detenuti, Angiolo Marroni -. Una situazione estremamente complessa e precaria dove basta poco per scatenare la miccia della protesta e della contestazione».

domenica 17 febbraio 2013

Smacchiare il giaguaro con Prodi l'africano...


MILANO- «Votare uniti». A sorpresa a Piazza del Duomo a Milano sale sul palco l'ex premier Romano Prodi. Alla kermesse del centro-sinistra per sostenere la candidatura di Umberto Ambrosoli il Professore parla dopo quattro anni di assenza dai comizi. «Sono di nuovo salito su un palco perché oggi vale la pena. Sono venuto qui per ribadire l'importanza della sfida per l'Italia e per la Lombardia e per farvi l'invito a votare uniti. E poi torno al mio lavoro». Prodi poi esorcizza gli spettri del passato, quelli di una coalizione frammentata e litigiosa come quella che aveva portato alla caduta del suo secondo governo: «Questa squadra a differenza del passato resterà unita, perché ha imparato la lezione, e perché è fatta di uomini diversi». E l'unione, Prodi la sintetizza azzardando una previsione: «Bersani ci guiderà fra una settimana alla vittoria, Matteo Renzi sarà una grande risorsa per il futuro».

Prodi non ha rinunciato all'ironia. Riferendosi a Bersani ha detto che quando il segretario del Pd parla non sempre tutti lo capiscono: «I miei amici africani - ha raccontato - mi chiedono perchè ce l'abbia tanto con i giaguari da smacchiare. Io me la cavo rispondendo che ce l'ha anche con i tacchini». A Bersani ha riconosciuto di aver fatto «bene ad essere serio in questa campagna elettorale» e lo ha invitato ad essere «duro con quei servitori dello Stato che sono diventati servitori di se stessi». Un invito a un futuro premier che ha riguardato anche i rapporti con l'Europa che non deve essere «quella del bilancio europeo che frena la crescita».

SMACCHIAMO IL GIAGUARO - Alle 17 è stata la volta del segretario del Pd accolto dall'ovazione della piazza. «Ancora sette giorni e lo smacchiamo il giaguaro»: con queste parole, fra gli applausi, Pier Luigi Bersani ha iniziato il suo intervento. «Partiremo con una lenzuolata di norme contro la corruzione, che premino gli onesti e non i furbi» ha aggiunto il leader Pd che tra le priorità, cita quella di norme che possano contrastare il falso in bilancio, i reati finanziari e il voto di scambio mafioso.

AMBROSOLI - «Il 25 aprile quest'anno arriva a febbraio»: così il candidato del centrosinistra al Pirellone, Umberto Ambrosoli, ha parlato della data delle elezioni come del giorno della liberazione: «Non abbiamo bisogno di continuità ma di una nuova prospettiva. La Lombardia ha l'occasione di scrivere una pagina di storia come quella di tanti anni fa».

A MILANO PER AMBROSOLI - In mattinata Pier Luigi Bersani aveva parlato dalla «sua» Bettola là dove era partita la campagna elettorale. «Credo che dalla Sicilia fino alla Lombardia adesso abbia voglia di esprimere una riscossa civica, un cambiamento» ha detto il segretario del Partito Democratico. Sulla Lombardia, considerata regione chiave alle urne, non si sbilancia: «È importante ma non vedo molto la differenza con altre». Decine di migliaia le persone accorse per sostenere la candidatura di Umberto Ambrosoli alla presidenza della Lombardia. Fra i primi a intervenire il sindaco Giuliano Pisapia: «Dopo avere liberato Milano, liberiamo la Lombardia per costruire l'Italia che vogliamo».

«COPPIA DI FATTO»- Poco prima di salire sul palco il leader di Sel Nichi Vendola pubblica con ironia su Twitter una foto insieme a Bersani, commentando: «Siamo una coppia di fatto».

Punti di vista

Autodistruzione indiana di Davide Giacalone

Guardate quel che succede in India e avrete idea di come l’Italia si stia autodistruggendo, riuscendo a perdere contratti già operativi. Il presidente francese, François Hollande, sbarca capitanando una delegazione di cui fanno parte 5 ministri e 60 imprese. Va a fare affari e contratta usando anche contropartite politiche, fra le quali l’appoggio per un seggio permanente indiano, nel Consiglio di sicurezza Onu. I francesi muovono alla grande la diplomazia degli affari, mentre noi facciamo galoppare la diplomazia delle manette, il cui successo consiste nell’arrestare chi dovrebbe fare concorrenza ai francesi. Qui da noi si discetta su quale sia la parte politica cui fa riferimento Giuseppe Orsi, amministratore delegato di Finmeccanica e detenuto, con una gran voglia di annetterlo alla Lega e facendo finta di non conoscere i suoi rapporti con il mondo cattolico e con l’Udc. A noi basta sapere chi è il destinatario politico della fregatura, nel mentre i francesi ne confezionano una gigantesca all’Italia.

Il governo sarebbe dovuto intervenire subito, rimuovendo Orsi. Aveva il potere di farlo. Lo aveva già fatto, del resto, perché il precedente capo azienda, Pier Francesco Guarguaglini (lui sì potente e potentemente demolito), era stato rimosso in ragione di un avviso di garanzia. Poi rivelatosi privo di fondamento. Non solo in governo, invece, non ha mosso un dito, ma è riuscito a disertare il Salone Aereo indiano, tenutosi la settimana scorsa, cui non ha partecipato non dico un ministro, ma neanche un misero sottosegretario. E l’India è, per chi volesse dimenticarlo, il principale importatore mondiale di prodotti e tecnologie militari. Ora cancella il contratto per la fornitura di elicotteri, assestando un colpo duro alla nostra credibilità, a una nostra azienda e alla nostra bilancia commerciale. Lo stesso governo, del resto, che ha accettato di farsi menare per il naso relativamente alla sorte di due nostri militari, detenuti e sotto processo in India. Un governo che ha fallito, esponendo il ministro degli esteri a figure miserande, proprio perché non è stato capace di aggredire la fonte dei problemi fra l’India e l’Italia, ovvero quel contratto per la fornitura di elicotteri. Si tratta di un errore gravissimo, che ci fa perdere peso politico e spazio commerciale. Da ora in poi la sorte dei due marò mi pare più promettente. Come quella degli ostaggi una volta terminata la rapina. Potranno tornare a casa, perché divenuti inutili.

Da noi si fa finta di credere che sia la giustizia a dovere appurare come si conducono gli affari, in questi mercati e in questi settori. In Francia si muove direttamente l’inquilino dell’Eliseo. E fa bene. Così si deve fare. Gli scambi economici sono parte stessa della politica estera, e noi abbiamo fallito su tutta la linea, per giunta nel mentre erano in questione gli interessi di un’azienda controllata dallo Stato. E invece di spiegare che questo modo di procedere non ci porta al declino, ma direttamente all’autodistruzione, qui si perde tempo lanciando al popolo bue le notizie inquisitorie e concentrando la discussione politica sugli eventuali padrinaggi. I sistemi Paese che funzionano aiutano le proprie aziende. I contratti che derivano dagli accordi raggiunti si firmano alla presenza dei rispettivi governi. Se sono composti da persone serie. Da noi vale la regola contraria. E parlo per esperienza diretta: con Italia degli Innovatori abbiamo portato aziende italiane in Cina, nel quadro di accordi bilaterali e ponendo al fianco dei nostri imprenditori, anche piccoli o piccolissimi, l’autorevolezza e la forza di un Paese e del suo governo. Quando siamo giunti alla firma dei contratti un ministro italiano, presente in quel momento in Cina, non volle presenziare. In compenso firmò due accordi: uno per lo studio dei raggi cosmici e l’altro per la descrizione, a cura degli studenti delle scuole medie superiori, dell’altra faccia della luna. Non è una barzelletta. E’ l’orrida, benché ridicola, realtà. Un’ultima cosa: il presidente francese va in India e porta l’orgoglio e la forza del suo sistema produttivo, cercando ricchezza; il presidente italiano va negli Stati Uniti, per sentirsi dire che l’Italia sta facendo bene, ma deve dare garanzie che continuerà a pagare e indebolirsi. La nostra classe dirigente (ammesso che esista) assiste e tace. Non chiedetevi perché le cose vanno male, giacché questo è quel che l’Italia riesce a fare contro sé stessa.

Nuovi italiani... bocconiani


Emanuel Alijaj è nato 19 anni fa a Scutari, in Albania. Dal 2010 è cittadino italiano e alle sue prime elezioni politiche ha scelto di votare Mario Monti. Studia giurisprudenza all’università Bocconi. Ci piace pensare a Emanuel come un rappresentante della futura classe dirigente di questo Paese: migrante, determinata, con la passione per il lavoro e per il merito. Ecco la sua intervista.

1) Perché vai a votare? La risposta potrebbe essere scontanta ma non posso non fare riferimento alla responsabilità civica: in questo momento delicato per il nostro Paese noi italiani abbiamo il dovere di esprimere che futuro vogliamo per l’Italia. Questa campagna elettorale si è incentrata principalmente sui giovani, affrontando temi come la dissocupazione giovanile e il rinnovamento della classe politica. Perciò, in quanto giovane, mi sono sentito chiamare in causa e per questo motivo ritengo di dovermi recare alle urne il 24 e 25 febbraio.

2) Per chi voti e perché? Voterò la Lista civica per Monti. Il perchè della mia scelta trova ragione nella figura del leader di questa lista. Mario Monti nel novembre del 2011 accettò l’incarico di formare un governo tecnico di cui sarebbe stato la figura centrale, ben sapendo che aveva tutto da perdere e niente da guadagnare… All’attuale premier è stata consegnata un Italia sull’orlo del default, prossima al baratro, in una situazione non molto distante da quella greca. Nei primi mesi di governo Monti ha fatto il “lavoro sporco”, quello che nessun governo in precedenza ha mai osato fare per paura di perdere una grande fetta di elettori. Ma forse il maggior merito di Mario Monti è stato quello di far riacquistare credibilità a un Paese che con Berlusconi l’aveva ormai persa davanti alla comunità internazionale. La discesa in politica del Primo ministro, che prima era super partes, non indebolisce la figura di statista ma la rafforza. Dalla sua candidatura si evince il desiderio di non veder vanificati gli sforzi a cui siamo stati sottoposti noi italiani. Abbiamo fatto 30, ora facciamo 31! Credo fortemente nella sua agenda in cui sono previste proposte di riforme concretamente realizzabili come il piano per le assunzioni dei giovani, la graduale e sensata riduzione dell’ Irap, la lotta all’evasione partendo dalla forte riduzione della circolazione delle banconote e l’accorciamento dei tempi della giustizia. Ritengo inoltre che se la coalizione formata da Scelta Civica, Fli e Udc arrivasse al 16 o 17 per cento delle preferenze, si potrebbe auspicare a una forte quanto necessaria coalizione riformista con il Pd di Bersani, che in questo modo potrebbe fare a meno del sostegno altrimenti vitale del Sel di Vendola, garantendo finalmente stabilità alla vita politica del nostro Paese.

3) Quando e come hai maturato la tua scelta di voto? La mia scelta di voto nasce dalla grande stima che nutro nei confronti del presidente Monti e per il suo operato all’interno del governo tecnico. L’idea è nata quando è stata presentata la sua lista e si è rafforzata durante la campagna elettorale.

4) Chi ti ha più deluso dei politici del passato? Le delusioni più grandi le ho ricevute nel recente passato. La prima dal Pdl, che con grande incoscienza e irresponsabilità e – ben sapendo la complicata situazione di crisi economocia del nostro Paese – non ha esitato a farci affondare nuovamente in una crisi politica, togliendo la fiducia al governo tecnico di Monti. Un gesto che significava non avere a cuore il futuro del proprio Paese. La seconda delusione invece proviene da tutte le forze politiche, che in tutti questi anni non sono ancora riuscite a cancallere il cosiddetto porcellum, la vergognosa legge elettorale che ci obbliga ancora a votare, nonostante le pulizie delle liste, per impresentabili come Scilipoti, Razzi, Demetrio Arena.

5) Cos’è per te la politica? La politica è una parte importante della vita di un cittadino: regola la nostra esistenza nella società e la può migliorare. Mi piacerebbe che non esistesse indifferenza soprattutto da parte dei miei coetanei verso la politica, poiché essa è res publica, ci appartiene, e chiunque può dare il suo contributo in modo più o meno consistente.

6) Come l’hai scoperta? Ho cominciato ad interessarmi di politica ho ricevuto nel 2010 la cittadinanza italiana, e il mio interesse è nettamente aumentato dal compimento del mio diciottesimo anno. Ho conosciuto i rappresentanti politici tramite internet e la tv, con programmi come Ballarò, Annozero, e soprattutto tramite la satira, a mio avviso il più potente aggancio tra la politica e i cittadini.

7) Ti sei mai impegnato direttamente? No, fino a questo momento è sempre rimasto un interesse passivo

8) Quali sono per te le priorità che dovrebbe affrontare il prossimo governo? Il prossimo governo dovrà occuparsi come prima cosa della lotta alla disoccupazione, soprattutto quella giovanile. Dovrà far ripartire la piccola-media impresa, che è stata maggiormente colpita dalla crisi. Per contrastare l’opprimente pressione fiscale dovrà combattere audacemente l’evasione fiscale, senza ricadere nella trappola del condono. É di vitale importanza inoltre che si riformi la giustizia, accorciando i tempi dei processi e snellendo la burocrazia. E, soprattutto, mi auguro che sia l’ultima volta che si va a votare con questa legge elettorale.

9) Chi vorresti presidente della Repubblica? Il presidente della Repubblica deve rappresentare per i politici italiani quello che la regina Elisabetta rappresenta per i politici inglesi, ovvero una figura che mette tutti d’accordo. È fondamentale perciò il requisito “sopra le parti”. Per questo motivo sarei contrario a un’ipotesi di presidenza di Prodi, che fino a 5 anni fa rappresentava la figura di spicco della Sinistra. Il prossimo presidente della Repubblica dovrà essere un uomo di esperienza lontano da parecchi anni dallo scontro politico.

10) Cosa sogni per il tuo futuro? A differenza di molti miei coetanei che sperano un giorno di poter vivere e lavorare all’estero, io nel mio futuro spero di rimanere in Italia, perché amo e credo in questo Paese. Sogno un’Italia in cui i politici, rappresentanti del popolo, esprimano forti valori morali e lavorino unicamente per migliorare il loro Paese e per tener fede alle promesse fatte a chi li ha scelti. Sogno un’Italia nella quale i giovani meritevoli siano contesi tra i datori di lavoro, in cui non bisogna aspettare più di dieci anni per ottenere un risarcimento del danno, dove tutti pagano meno tasse, perché tutti le pagano.

sabato 16 febbraio 2013

Assassino

Questo omucolo del video (no, non parlo di Beppe Grillo), parlo di quell'altro cyborg traditore dell'italia che risponde a Beppe Grillo, tempo fa diceva più o meno che il grande successo dell'euro è la grecia... in questo filmato qui sotto dice che la grecia è alla disperazione... gazie ai prestiti della unione europea, prestiti che noi non abbiamo voluto anche e soprattutto grazie a lui, salvatore della patria.

Ci mancavano loro...


C'è ovviamente la richiesta di luoghi di culto idonei. E c'è la proposta di concedere la cittadinanza italiana a chi è nato nel nostro Paese. Questo è prevedibile. Ma non è tutto. Ci sono anche idee diverse, alcune dal sapore «radicale», fra le priorità dei Giovani musulmani in vista delle elezioni politiche. «Con l'avvicinarsi delle elezioni 2013 - spiegano - l'associazione Giovani musulmani d'Italia, essendo composta da un 60 per cento di associati italiani a tutti gli effetti e un restante 40 per cento che non lo è per motivi burocratici, ma che si sente comunque italiano al 100 per cento, sente l'esigenza di esprime la propria posizione sulle elezioni».

E vediamola, questa «agenda dell'islam». I giovani di religione musulmana partono dalla crisi economica, ma poi chiedono subito alla politica «di rinnovarsi, davvero». Secondo loro la «difficoltà del nostro paese ad uscire» è causata «da una classe politica ingessata, che da Tangentopoli ad oggi non è cambiata, si è solo trasformata in altro, nuovi simboli e partiti, senza che l'agire politico e le persone cambino». «Lo dimostrano - affermano - i frequenti scandali e le continue lottizzazioni partitiche nelle aziende e negli enti controllati o partecipati dallo Stato: dalla sanità alle fondazioni bancarie alla tv pubblica, non c'è settore dove si utilizzi un sistema meritocratico, vince la partitocrazia, il vecchio, ma sempre utilizzato, manuale Cencelli. Un danno alla collettività di proporzioni incredibili».

I Giovani musulmani auspicano «una politica pulita, vera, capace, portatrice di idee e valori, che sia vissuta come una responsabilità e non come l'ultima spiaggia per arrampicatori sociali, affaristi, indagati e incapaci desiderosi di garantirsi agiatezza economica a spese della collettività». «I problemi del paese sono tanti - ammettono - e i Giovani Musulmani chiedono al futuro governo di affrontarli con forza e serietà». «E' necessario ridurre i costi della politica e lavorare ad una nuova legge elettorale che possa ridare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti». Bocciata anche la «flessibilità nel mondo del lavoro». «In tempi di crisi - sostengono - si è trasformata in precarietà, non dà speranze né futuro ai giovani: è urgente una nuova politica che agevoli l'ingresso e la stabilità occupazionale e al contempo sostenga le imprese con agevolazioni fiscali specifiche». Altro punto: «Gli investimenti nell'Istruzione pubblica». Poi ovviamente i Giovani musulmani chiedono «un'attenzione particolare ai diritti delle minoranze», come quella islamica alla quale sarebbe negata «la possibilità di avere degni luoghi di culto, costretta a pregare in luoghi non idonei alla pratica religiosa». A pochi giorni dalle elezioni, comunque, i Giovani musulmani invitano «tutti i cittadini ad andare a votare» e a «scegliere una coalizione o un partito con un programma chiaro e serio».

Il criminale superpartes... nessuna ingerenza, nooo


«È palesemente infondato e del tutto gratuito parlare, a proposito della visita del Presidente della Repubblica a Washington, di «ingerenza» nella campagna elettorale». Il presidente della Repubblica Napolitano replica con una nota alle accuse rivoltegli da parte di Lega e Pdl, di ingerenza nella campagna elettorale. Ancora questa mattina Alessandra Mussolini, del Pdl, ha fatto sapere di disconoscere Napolitano da presidente della Repubblica, ed il segretario della Lega Roberto Maroni bollava l'atteggiamento di Napolitano come «di parte» e lo invitava a star «fuori dalla campagna elettorale».

LA NOTA - «L'incontro con il presidente Obama si è aperto con brevi dichiarazioni dinanzi a stampa e tv: il presidente degli Usa ha ribadito il suo ben - scrive il Quirinale - noto apprezzamento per i progressi compiuti dall'Italia, e al presidente Napolitano è sembrato giusto sottolineare che essi erano stati possibili grazie al sostegno parlamentare di diverse e opposte forze politiche», prosegue la nota. «Più tardi, in conferenza stampa con i giornalisti italiani, il Capo dello Stato ha rilevato come da qualche parte si sia passati dal sostegno ai provvedimenti del governo a giudizi liquidatori - si legge ancora - Rispetto alle forze in campo nella competizione elettorale in Italia, il presidente Obama si è astenuto da qualsiasi apprezzamento nei confronti di chiunque. Non solo in pubblico, ma anche nel colloquio a porte chiuse, si sono tenuti comportamenti assolutamente impeccabili».

MARONI - Chi non getta acqua sul fuoco delle polemiche è Roberto Maroni, che interpellato a margine dell’accordo sulla macroregione del nord a Sirmione, riguardo alle polemiche sulle parole dal capo dello Stato ha rincarato la dose: «Io penso che il presidente della Repubblica debba stare fuori dalla campagna elettorale. Non posso impedirgli di parlare, ci mancherebbe altro, però ogni cosa che dice in questo senso si capisce da che parte sta, con chi è schierato, e questo per un presidente della Repubblica che ha fatto bene il settennato non è un bel finire il suo mandato». «Napolitano ha attaccato chi attacca Monti e, quindi, anche Bersani immagino...», ha proseguito Maroni, «perché Bersani non ha detto sempre cose positive su Monti». «Detto questo - ha concluso il segretario federale della Lega Nord - io ho già espresso il mio giudizio sulla vicenda Mps, quando Napolitano ha chiesto il silenzio stampa sullo scandalo: un cosa invereconda».

Le priorità di Bersani...

... impedire alla gente persino di pensare... e di avere terrore di pensarla diversamente.


Legge sull'omofobia entro sei mesi e quella sulle unioni civili fra persone dello stesso sesso entro un anno. Durante l'apertura della Convention organizzata sabato a Roma da Agedo, Arcigay, Arcilesbica, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno cui partecipano esponenti del Pd, Sel, Rivoluzione Civile e Movimento 5 Stelle, è stata data lettura di un messaggio di Pierluigi Bersani candidato premier del centro sinistra, che rispondendo alle quattro questioni poste dalle associazioni, si è impegnato a estendere, entro sei mesi, la Legge Mancino anche ai reati di omofobia e di transfobia.

LA LEGGE TEDESCA - Il segretario del Pd ha dichiarato che entro un anno prenderà «la legge tedesca sulle unioni omosessuali» per «tradurla nella legislazione italiana», compreso «il nodo del riconoscimento del diritto del bambino che cresce all'interno di un nucleo famigliare omogenitoriale a vedere riconosciuto dalla legge il legame affettivo con il genitore non biologico, soprattutto nei casi di malattia o morte del genitore biologico». Il leader del centro sinistra ha inoltre ricordato come sia necessaria una legge sul divorzio breve, e una seria revisione della legge 40.

venerdì 15 febbraio 2013

Perdere l'occasione per tacere...

Un commento: "sapere di essere deplorato da cotanto esempio di coerenza mi rende orgoglioso".


Una battuta di Napolitano apre un nuovo fronte polemico in campagna elettorale: «Ho un po' deplorato che dopo 13 mesi di sostegno al governo Monti qualche partito dia ora giudizi liquidatori sulle sue scelte», il Capo dello Stato ha parlato con i giornalisti dopo l'incontro con Barack Obama alla Casa Bianca. Il presidente della Repubblica ha aggiunto di rispettare la scelta compiuta da Monti di salire in politica. Anzi, a suo avviso l'impegno del Professore in prima linea è una «novità» assoluta.

GLI SCHIERAMENTI - Per il capo dello Stato la scena politica italiana, alla vigilia delle elezioni è «ancora dominata dai due schieramenti che da vent'anni competono tra loro». Ad eccezione di Monti, gli altri schieramenti rappresentano «il fenomeno di un movimento populista non diverso da quelli di altri Paesi europei che sono espressione di una insoddisfazione» per la crisi che ha colpito l'Ue.

LA RISPOSTA DI CICCHITTO - La replica del Pdl arriva attraverso una nota del capogruppo Fabrizio Cicchitto: «È deplorevole il fatto che Monti- venendo meno alla parola data ed anche ad un impegno preso col Presidente della Repubblica Napolitano - sia sceso/salito sul piano politico per di più attaccando pure Pd e Pdl che lo hanno realmente appoggiato durante l'anno di governo e - per quel che riguarda il Pdl - pagando anche dei prezzi altissimi in termini politici ed elettorali a causa dei disastrosi errori in politica economica che Monti ha commesso in tutto questo periodo. Ci consenta il Presidente Napolitano di osservare che è anche un po' deplorevole che ci sia un intervento politico alla fine della campagna elettorale da parte della massima autorità dello Stato che deve sempre rimanere al di sopra delle parti».

Outlet italia...

[...] Ciao Andrea, ti anticipo brevemente una riflessione. Conosco e ho conosciuto (da 40 anni a questa parte) di persona o indirettamente funzionari e dirigenti del gruppo ENI… Ho letto un po’ la storia di Enrico Mattei… Alla luce di queste conoscenze, ti posso assicurare che la pratica ora definita “corruzione internazionale” c’è sempre stata nelle aziende del gruppo ENI (e suppongo anche Finmeccanica), anzi, è sempre stata una pratica effettuata da TUTTE le aziende del mondo che operano in settori strategici come le utility o le armi… Il fatto che ora – con la faccenda FINMECCANICA – salti fuori un attacco del genere verso una delle aziende-gioiello dell’industria italiana, e un attacco che arriva dall’INTERNO, mi fa venire strani sospetti di… tradimento da parte di qualcuno. Se poi colleghi questo attacco al “botto” di SAIPEM di un paio di settimane fa… ecco che il sospetto diventa quasi una certezza… Se poi pensi che la faccenda MPS è uscita clamorosamente sui giornali (mi va bene se questo serve a far giustizia, non se serve a “svendere” le ns banche), mentre di certe banche francesi o tedesche, che sono messe peggio di MPS, non si sa niente, anzi la voce comune è che siano sane!…. ti fa capire che gli altri (Francesi e tedeschi) difendono se stessi e se devono fare guerre le fanno contro gli altri e non contro se stessi… mentre noi italiani ci facciamo guerre intestine e alcuni son disposti a diventare traditori pur di far la guerra agl avversari (anche se si tratta di italiani). L’Italia e il suo sistema economico-industriale fanno gola a tanti che vorrebbero comprarlo a poco prezzo… è evidente che è  iniziata una guerra che ha come obiettivo tale acquisto.. e in una  guerra, Machiavelli insegna, non esistono regole, se non la vittoria… I traditori sono una componente della guerra… ahimè… E se uno studia la storia, fin dai tempi del comune di Firenze, scopre che ci son sempre stati guelfi e ghibellini, bianchi e neri, che si “vendono” ai nemici esterni (siano essi tedeschi, spagnoli e stato pontificio…) pur di combattere i propri concittadini…! [continua qui]

L'essere così autolesionisti ci porta solo a questo: Finmeccanica, l'India annulla la commessa degli elicotteri. E la Francia ne trae vantaggio. Con mille grazie alla magistratura italica così moralista e perfetta. Ancora un punto di vista sul caso finmeccanica, qui.

Flessibilità


L'Italia deve «proseguire la riforma del mercato del lavoro rendendo più flessibili le assunzioni e i licenziamenti e accorciando i tempi dei procedimenti giudiziari, realizzando contemporaneamente la rete universale di protezione sociale già in programma».

IL RAPPORTO - È quanto raccomanda l' Ocse al nostro Paese nel rapporto Going for Growth 2013. Nel capitolo che l'Ocse dedica all'Italia nel lungo rapporto biennale concentrato sull'importanza delle riforme strutturali a livello internazionale, l'organizzazione invita Roma a «proseguire il riequilibrio della tutela del lavoro, spostandola dalla protezione del posto di lavoro a quella del reddito del lavoratore». Secondo l'Ocse, infatti, «l'eccessiva tutela del posto di lavoro per alcune forme contrattuali e una rete di protezione sociale piuttosto frammentata hanno creato un mercato del lavoro duale che ostacola una distribuzione efficiente della forza lavoro». Un riequilibrio tra posto di lavoro e reddito consentirebbe invece di «migliorare la produttività in quanto favorirebbe una migliore distribuzione della forza lavoro verso utilizzi più produttivi». Inoltre «una migliore formazione professionale e un migliore sostegno ai programmi di apprendistato possono aiutare ad incrementare il capitale umano e migliorare la distribuzione del reddito aumentando le prospettive per i lavoratori scarsamente qualificati».

Istruzioni di voto (l'economist)

Tredici mesi di governo monti, ecco i risultati: qui.


Gli italiani alle prossime elezioni hanno una scelta tra il buono, il cattivo e un esito largamente accettabile: «il miglior risultato sarebbe che Monti restasse premier», «la peggiore una vittoria di Silvio Berlusconi» mentre la terza via «ampiamente accettabile» sarebbe quella di Pierluigi Bersani premier e Monti superministro dell'Economia.

CHI PUO' SALVARE L'ITALIA? - È quanto scrive The Economist nel numero oggi in edicola dedicato, con tanto di copertina - «Chi può salvare l'Italia?» - alle prossime elezioni in Italia. «Il miglior risultato sarebbe che Monti restasse come primo ministro», afferma il magazine inglese. Sta correndo con un programma per le riforme sostenuto da una coalizione di partiti di centro, ricorda il settimanale sottolineando però che «purtroppo il Professore è più abile a governare che a fare campagna elettorale»: i sondaggi lo fotografano difficilmente sopra il 15%, al quarto posto tra le coalizioni in corsa.

IL PEGGIOR RISULTATO - Ma il «peggior risultato» della prossima tornata elettorale italiana sarebbe la «vittoria di Berlusconi», scrive The Economist, tenendo a precisare che «per una serie di ragioni personali e politiche, questo giornale continua a considerare il magnate dei media non adatto» a guidare l'Italia. «Non è riuscito a riformare il paese in oltre otto anni al potere e il suo partito, a differenza dei suoi colleghi di centro-destra in altri paesi europei in crisi» conduce una campagna con un programma che «ignora le riforme». «È incredibile che gli italiani ancora lo sostengano», aggiunge il settimanale commentando i sondaggi che vedono ridursi il divario con il centro-sinistra in Pier Luigi Bersani.

IL RISULTATO ACCETTABILE - E parlando del leader del Pd, The Economist ricorda che «i suoi sostenitori sono ex comunisti e ha un partner di coalizione dall'estrema sinistra» ma anche un ruolo di «riformatore nei governi passati». Se vincesse, ma senza la maggioranza al Senato, dovrebbe fare un'alleanza con Monti che - rileva il settimanale - potrebbe usare il suo potere contrattuale per chiedere un ruolo di super-ministro dell'economia. Ed un governo «guidato da Bersani, con Monti responsabile dell' economia, sarebbe un risultato accettabile per l'Italia» è la sintesi del ragionamento: «avrebbe la fiducia dei mercati e delle istituzioni internazionali» e «si potrebbe seriamente riformare un'economia che, se si procedesse invece come fatto sotto la premiership Berlusconi, finirà per crollare trascinando con sè l'euro».