venerdì 23 gennaio 2015

Mutande in faccia, bocciato l'emendamento sui vitalizi

Vitalizi, la Camera boccia emendamento taglia-pensioni dei parlamentari. Solo M5S e Fratelli d'Italia a favore del testo di Scelta Civica per far percepire, con effetto retroattivo, assegni più leggeri ai parlamentari. 366 onorevoli votano no. Solo 98 i favorevoli di Antonio Pitoni e Giorgio Velardi

La Casta del vitalizio colpisce ancora. E può continuare a dormire sonni tranquilli. Questa mattina, nel silenzio generale, la Camera ha infatti bocciato un emendamento alla riforma costituzionale proposto dal deputato di Scelta Civica Andrea Mazziotti. Respinto con 366 voti contrari, il testo avrebbe consentito di intervenire, con effetto retroattivo, per rideterminare secondo criteri di equità anche l’assegno pensionistico degli ex parlamentari, compresi quindi quelli che già percepiscono il vitalizio.

PRIVILEGI PERENNI – Oltre a Scelta Civica, soltanto Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia si sono espressi a favore dell’emendamento, che alla fine si è fermato ad appena 98 voti. Insufficienti, ovviamente, a contrastare l’esercito dei difensori del diritto, o meglio, del privilegio acquisito. “In questo momento di riforma del sistema, l’approvazione di questo emendamento sarebbe stato un segnale importante. Purtroppo ha prevalso la scarsa voglia dei singoli partiti di affrontare lo schieramento trasversale dei vitalizi e dei privilegi che ha rappresentanti un po’ ovunque”, ha spiegato Mazziotti a ilfattoquotidiano.it, ricordando che il suo emendamento riproponeva di fatto una proposta di legge costituzionale portata avanti dal sottosegretario Enrico Zanetti (Scelta civica).

CONFLITTI DI CASTA – “Il più grande conflitto di interessi dei parlamentari si manifesta, come in questo caso, quando devono decidere dei loro stipendi o delle loro pensioni”, ha osservato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S), firmatario di un emendamento molto simile a quello di Mazziotti, che non è stato ancora esaminato. “Del resto, abbiamo un presidente della commissione Cultura come Giancarlo Galan che, pur avendo patteggiato la pena, continua a percepire lo stipendio – prosegue il componente del direttorio 5 Stelle – come pure, ad intascare l’assegno da deputato continua anche Francantonio Genovese del Pd. Casi di fronte ai quali i partiti non dicono una parola. Finché non li manderemo a casa tutti i numeri, purtroppo, saranno questi”.

E NOI PAGHIAMO – Quello dei vitalizi degli ex parlamentari è un salasso da 230 milioni di euro l’anno, che grava sulle tasche dei cittadini. Una lunga lista di 2.450 “fortunati” che ogni mese intascano, tra ex deputati ed ex senatori, assegni che i comuni mortali possono solo sognare. “Un voto che testimonia, ancora una volta, l’incapacità di questo Parlamento di dare un segno di umiltà”, commenta Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che ha sostenuto l’emendamento Mazziotti. “Un voto che fa il paio con la legge che porta il mio nome per tagliare le pensioni d’oro e che è stata praticamente ammazzata – prosegue l’ex ministro della Gioventù – quando si tratta di colpire le pensioni da 1.400 euro sono tutti d’accordo, quando invece si tratta di colpire i privilegi ci si vergogna un po’”.

A VOLTE RITORNANO – Non è comunque la prima volta che la Casta salva se stessa. Il 21 settembre 2010 fu l’allora deputato dell’Italia dei valori Antonio Borghesi a proporre in Aula l’abolizione del vitalizio di parlamentari ed ex parlamentari. La proposta venne respinta: dei 525 deputati presenti in Aula al momento della votazione solo 22 votarono a favore della proposta contro i 498 che, invece, espressero parere contrario. Compresi gli allora esponenti del Pd che, nella precedente legislatura, erano in coalizione proprio con l’Idv. E visto l’esito della votazione di oggi, pure il secondo emendamento presentato da Mazziotti per estendere l’abolizione dei vitalizi anche ai consiglieri regionali (il testo sarà esaminato in Aula tra lunedì e martedì), sembra già destinato alla bocciatura. Insomma anche stavolta chi sperava in un segnale in controtendenza è rimasto deluso. A festeggiare, invece, è sempre la Casta.

Salva renzie?

Riforma Pa, M5S: “Nel ddl norma che salva Renzi dall’accusa di danno erariale”. Secondo i deputati grillini un emendamento sulla responsabilità amministrativo - contabile dei dirigenti presentato dal relatore Giorgio Pagliari (Pd) è "costruito ad arte per mettere fine ai guai giudiziari del premier", sotto processo per danno davanti alla Corte dei Conti per vicende che risalgono a quando era presidente della provincia di Firenze. E anche Il Sole 24 Ore si chiede quanto ampia sarà questa "esimente politica"

Un emendamento “salva-Renzi” nella legge delega sulla riforma della pubblica amministrazione. A denunciarlo, chiedendo a premier di “fare immediatamente chiarezza”, è il MoVimento 5 Stelle, secondo cui la proposta di modifica in materia di responsabilità dei dirigenti presentata nei giorni scorsi dal relatore del provvedimento Giorgio Pagliari (Pd) “a prima vista farebbe pensare all’ennesima legge ad personam”, “costruito ad arte per mettere nuovamente fine ai guai giudiziari del premier Renzi”. In particolare il processo per danno erariale in corso davanti alla Corte dei Conti, che al premier contesta la nomina di quattro dirigenti nel periodo in cui era presidente della Provincia di Firenze e “reiterate irregolarità contabili” nei bilanci del comune di Firenze quando ne era sindaco.

L’emendamento incriminato prevede “il rafforzamento del principio di separazione tra indirizzo politico-amministrativo e gestione e del conseguente regime di responsabilità dei dirigenti, anche attraverso l’esclusiva imputabilità agli stessi della responsabilità amministrativo-contabile per l’attività gestionale”. Secondo i 5 Stelle, ne deriva che “per ogni danno erariale provocato da un ufficio e/o ente pubblico, la responsabilità esclusiva ricade solo e soltanto sul dirigente stesso e non su chi è a capo dell’ufficio preposto”. Interpretazione su cui, pur lasciando un punto di domanda sull’effettiva portata di questa estensione della separazione tra responsabilità dei politici e dei dirigenti, concorda anche Il Sole 24 Ore. Che in un articolo dal titolo Riforma Pa, spunta la sanatoria per i sindaci nota come nella giurisprudenza della Corte dei conti sia “costante l’applicazione della “esimente politica”, che esclude dalla responsabilità ministri o amministratori locali per scelte che sono il frutto diretto del loro ruolo”. La nuova norma, quindi, “sembra puntare quanto meno ad allargare il raggio d’azione di questa esimente. Di quanto?”, si chiede il quotidiano di Confindustria.

I deputati grillini, invece, hanno pochi dubbi: “Renzi potrebbe essere esente da qualsiasi responsabilità come presidente della Provincia di Firenze e potrebbe far ricadere tutto sulle spalle dei dirigenti e il processo a suo carico automaticamente potrebbe essere cancellato con un tratto di penna”, scrivono sul sito del gruppo alla Camera. Ricordando che la Corte dei Conti  “contesta a Renzi la categoria di inquadramento di quattro persone nello staff” per “un danno erariale di circa 816mila euro”. Vicenda per la quale il 5 agosto 2011 il premier è stato condannato in primo grado (la prossima udienza è stata fissata per il 15 luglio). “La Corte prevede il pagamento di una somma totale di 50mila euro, di cui 14mila a carico di Renzi, i restanti a carico di venti persone fra colleghi di Giunta e funzionari”, ma “alla fine del procedimento, e nonostante la condanna, Renzi attribuisce la responsabilità delle assunzioni contestate dalla Corte dei Conti ai funzionari della Provincia” e “impugna in appello la sentenza. La Corte dei Conti riapre il caso con una prima udienza che si è svolta a settembre 2014″. C’è poi il caso relativo al bilancio del Comune di Firenze negli anni 2012-2013, cioè “proprio sotto l’amministrazione Renzi”, che presentava “una reiterata irregolarità contabile” legata sempre ad assunzioni che andavano oltre le possibilità del bilancio del Comune.

Tornando ai sospetti di una norma ad personam, il M5s sostiene che già “a giugno 2014 compare la bozza del decreto sulla P.A. con il primo tentativo dell’attuale governo di infilarci una norma ‘salva Renzi’. Colto con le mani nel sacco, il governo affida allo staff di Palazzo Chigi il dietrofront: ‘C’è un errore, lo faremo sparire'”. “Se vogliamo credere che la prima volta si è trattato di un errore in buona fede, questo secondo tentativo, a distanza di così poco tempo, insospettisce e non poco. Per questo – concludono i 5 Stelle – chiediamo al premier Matteo Renzi di fugare ogni dubbio sul fatto che questa norma possa andare, anche indirettamente, a cancellare il suo processo, sanando così i suoi guai con la giustizia”.

Eh, poveraccio, lontano da casa...

20 minuti di terrore in treno: senegalese violenta una 22enne. La ragazza di Bergamo violentata sul regionale per Milano. Prima di andarsene il clandestino le ruba pure l'iPhone di Sergio Rame

Venti minuti di terrore. Il regionale per Milano una gabbia da cui è impossibile scappare. E lei, una ragazza di soli 22 anni di Bergamo, nelle viscide mani di un senegalese che, dopo averle fatto violenze sessuali di ogni tipo, le porta pure via l'iPhone. Tuttavia, proprio grazie alla rapina del telefonino, gli uomini della mobile di Bergamo sono riusciti a boccare in stazione, mercoledì sera, Modou Niang Ndir, 32enne clandestino con una sfilza di alias e precedenti per violenza sessuale. Nei pantaloni del senegalese gli agenti trovano uno dei coltelli da cucina che aveva puntato contro la ragazza. Le violenze e la rapina risalgono allo scorso 12 dicembre. Modou Niang Ndir è alto un metro e 85: blocca la ragazza puntandole un coltello e, come ricostruito da Madddalena Berbenni sul Corriere della Sera, "le mette le mani ovunque e la costringe a baciarlo". Un incubo che va avanti per 20 minuti. Poi, il senegalese si fa consegnare l'iPhone 6 e se ne va. Grazie alla rapina, però, la procura di Monza, che raccoglie la denuncia della 22enne, riesce a risalire a Modou Niang Ndir che non sostuisce la sim. Dall'analisi dei tabulati telefonici emerge che il cellulare viene venduto per 300 euro a un marocchino. Lo scambio avviene al mercatino dell'usato di Cormano. Attraverso le utenze telefoniche, gli agenti riescono comunque a risalire a Modou Niang Ndir. Lo arrestano mercoledì scorso, intorno alle 21. Come racconta il Corsera, "è stato rintracciato nella zona della stazione ferroviaria di Bergamo proprio mentre stava per prendere il treno". Adesso un coltello da cucina a lama liscia e una bomboletta al peperoncino illegale.

mercoledì 21 gennaio 2015

Contro la legge Fornero, ciccia...

Fornerendum di Marco Cedolin

Diciamocelo in tutta franchezza, quanti di noi credevano seriamente che i camerieri posti a dirigere la colonia Italia, per conto delle grandi banche internazionali, della cricca Usraeliana e di un'altra dozzina di entità sovranazionali, avrebbero permesso la cancellazione della riforma Fornero, una delle pietre miliari su cui si regge l'intero progetto UE di riduzione in schiavitù di chi in Italia ci vive? Spero pochi, magari molto giovani e ancora refrattari alla disillusione, oppure scarsamente informati sulle dinamiche attraverso le quali il potere protegge e preserva sè stesso ad ogni costo... L'istituto del referendum, in Italia, ha cessato di avere un senso (ammesso che l'abbia mai avuto) dopo le consultazioni degli anni 70/80 su divorzio, aborto ed energia nucleare. Consultazioni che (a prescindere da come la si pensi) affrontavano temi di grande peso, pur proponendosi, almeno nei primi due casi, di ratificare un qualcosa che ormai stava prendendo piede a livello internazionale. Dopo il 1987 l'istituto del referendum ha perso qualsiasi residua valenza (ammesso che potesse esistere) che gli si volesse attribuire. Gli unici quesiti ammessi, dalla magistratura che di fatto governa per conto terzi la politica di questo paese, hanno riguardato questioni di nessuna importanza, spesso espresse in maniera cervellotica, con l'unico scopo di fare restare a casa la gente.

Dal 1995 in poi, infatti, tutti i referendum accettati e portati alle urne, non hanno neppure raggiunto il quorum necessario a renderli validi, ad eccezione di quelli del 2011, dove si prendeva letteralmente la gente per il naso, chiedendole di pronunciarsi su nucleare ed acqua pubblica, ben sapendo che in Italia neppure un folle avrebbe immaginato di tornare seriamente all'atomo, mentre le aziende pubbliche, che gestiscano l'acqua o i rifiuti, sono in realtà dei soggetti privati quotati in borsa, come Hera, A2A e via discorrendo. Insomma i referendum in Italia vanno bene per chiedere agli italiani di pronunciarsi sulla fecondazione eterologa (argomento pregnante e ampiamente conosciuto all'interno delle famiglie), sull'assegnazione del premio di maggioranza alla lista più votata, anziché alla coalizione (tema esiziale per la sopravvivenza di tutti noi), sull'abolizione della quota proporzionale nelle elezioni della Camera dei deputati (che avrebbe cambiato certamente le nostre vite), ma non sicuramente per discutere delle pensioni di noi tutti.

Il solo pensiero di mettere in discussione la riforma Fornero, espressamente dettata dalla BCE e finalizzata a privarci tutti di una pensione e del diritto a godere di un futuro, sarebbe una bestemmia in sè inaccettabile. Il solo fatto che Salvini (magari anche per fini elettorali) abbia potuto immaginare di farlo e 3 milioni di italiani abbiano osato sottoscriverlo, rappresenta un enorme abominio. Delle vostre pensioni e del vostro futuro non dovete decidere voi, ci penserà il governo, se necessario e con il permesso della BCE, a correggere eventualmente qualche punto della legge, se mai lo riterrà necessario. Siamo tutti Charlie Hedbo e molto di più Fantozzi, perché continuiamo ad ostinarci a credere che la mano che ci bastona possa anche darci una carezza, mentre dopo il bastone non può arrivare altro che un manganello, magari griffato Eurogendfor.

lunedì 19 gennaio 2015

Meno privacy... più sicurezza

Chissà se verranno schedati e controllati anche i clandestini che raccoglie l'italia...

Lotta al terrorismo, l'Ue schederà chi viaggia in aereo. Svolta dell'Ue: i dati sui passeggeri verranno archiviati per tre anni. Meno privacy ma più sicurezza. Siete d'accordo? di Raffaello Binelli

Come fronteggiare al meglio la minaccia del terrorismo islamico? Ci sono diverse misure allo studio, una di queste arriverà dal parlamento europeo. I dati e gli spostamenti di chi viaggia in aereo saranno schedati e conservati per almeno tre anni, e un codice verrà attribuito a ciascun passeggero, il personal number record (pnr). Questo permetterà di analizzare e incrociare meglio i dati e fronteggiare in modo più forte le possibili minacce terroristiche, rendendo più difficili gli spostamenti dei potenziali jihadisti. Il ministro dell'Interno Angelino Alfano ammette che questa misura ridurrà un po' la privacy, ma ciò permetterà una maggiore sicurezza.

"Oggi mi aspetto una importante presa di posizione politica sul provvedimento più importante, quello che riguarda il registro dei passeggeri", dice il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni rispondendo ad una domanda sul registro dei passeggeri aerei. "Penso - ha aggiunto - che in alcuni mesi la situazione si sbloccherà al parlamento europeo: bisogna trovare un punto di equilibrio tra privacy e sicurezza ma serve mettere al primo posto la sicurezza senza rinunciare alle libertà europee". Il Consiglio Ue Affari esteri di oggi assumerà "un’importante presa di posizione politica sul provvedimento più rilevante che riguarda i passeggeri delle compagnie aeree", ha detto Gentiloni arrivando al Consiglio Ue Affari esteri, che come primo punto all’ordine del giorno affronta il contrasto al terrorismo. Al parlamento europeo è ferma la direttiva Pnr, passenger name record, per la creazione di un database per lo scambio di informazioni sui passeggeri delle compagnie aeree. "Io penso che in alcuni mesi la questione si sbloccherà nel parlamento europeo. C’è un equilibrio delicato fra privacy e sicurezza, ma non c’è dubbio che oggi dobbiamo mettere al primo posto la sicurezza senza rinunciare alle libertà europee", ha spiegato il ministro.

Ma quali dati conterrà il pnr? Oltre ai dati anagrafici e alle informazioni sul viaggio, anche elementi personali potenzialmente sensibili (ad esempio le preferenze sul pasto a bordo, per valutare eventuali scelte orientate dalla religione), esigenze sanitarie e metodo di pagamento del biglietto (con relativi codici). Il sistema trae spunto da quello americano, dove una mole impressionante di dati viene raccolta e incrociata, quasi in tempo reale, a partire dai viaggi in aereo (e non solo). Poter disporre di questi dati e averli incrociati di sicuro avrebbe permesso di sventare il duplice attentato di Parigi dei giorni scorsi. Ne sono convinti gli inquirenti, che chiedono più mezzi (non solo risorse) per andare a fondo nella caccia al terrorismo. Gli Usa, come dicevamo, utilizzano già queste tecniche, le hanno sviluppate e introdotte subito dopo l'11 Settembre. Lo stesso hanno fatto il Canada e l'Australia. L'Europa sino ad ora ha nicchiato, preferendo tutelare il (legittimo) diritto alla privacy, a scapito della sicurezza. Ora forse anche il Vecchio Continente si adeguerà.  

Il Viminale: presto altri espulsi. I poliziotti: con quali mezzi? Di fronte alla minaccia del terrorismo il sindacato di polizia, Consap, accusa il ministero dell'Interno di voler chiudere oltre 250 presidi a causa della cronica mancanza di fondi di Fausto Biloslavo

Nove jihadisti sbattuti fuori dall'Italia da fine dicembre, centinaia di sospetti sotto controllo e nuove espulsioni in vista per tamponare la minaccia del terrorismo islamico. Oltre al dato, in aumento, di 59 volontari della guerra santa, che hanno a che fare con il nostro Paese, andati a combattere in Siria. Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha confermato ieri le espulsioni di 9 immigrati «muniti di permesso di soggiorno per lunga residenza, che da anni risiedevano in Italia». Il Giornale nell'edizione di domenica ha anticipato le ultime espulsioni di un egiziano e un marocchino, che vivevano nell'area milanese. Gli altri sono 5 tunisini, un turco e un pachistano. «I nove soggetti erano molto attivi sul web» nella propaganda jihadista e antioccidentale, «e alcuni per reclutare» rivela il ministro dell'Interno. Almeno due degli espulsi hanno coinvolto dei familiari «con l'intenzione di mandarli in Siria a combattere». Non avrebbero compiuto alcun reato facilmente dimostrabile in un aula di tribunale, ma «hanno aderito all'Isis (Stato Islamico, nda) o si sono autoradicalizzati in rete». Gli espulsi delle ultime settimane si aggiungono ai 13 rimandati a casa nel corso dell'intero 2014. In gran parte vivevano nel Nord, ma non sempre frequentavano moschee o centri islamici in maniera assidua.

Il ministro ha anche aggiornato i dati sui foreign fighters , i volontari partiti per combattere con i gruppi estremisti in Siria ed Iraq. Ad oggi sono 59 legati all'Italia. Sei in più rispetto allo scorso anno. Quattordici sono già morti in battaglia, «cinque gli italiani partiti per la Siria, 15 gli stranieri passati sul territorio nazionale e 25 collegati in varie forme al nostro Paese», ha specificato il ministro. Fra i cinque con il passaporto italiano il convertito genovese, Giuliano Ibrahim Del Nevo, è stato ucciso nel 2013. Stessa sorte dev'essere toccata ad Anas al Italy, un ex rapper della provincia di Brescia originario del Marocco. Donghue M., marocchino residente a Treviso, pure lui italiano, sarebbe rientrato in un Paese europeo dopo aver combattuto con Al Nusra, la costola di Al Qaida in Siria. Probabilmente catturato in Iraq, Giampiero F., convertito di Reggio Calabria. E fra i cinque non manca la prima jihadista italiana, la napoletana Maria Giulia Sergio diventata Fatima e partita per la guerra santa con il marito albanese. «Abbiamo radiografato un numero di soggetti sospettati di attività terroristiche di stampo jihadista molto superiore al centinaio», ha rivelato Alfano. Circa 150 sarebbero gli elementi pericolosi.

Di fronte alla minaccia del terrorismo il sindacato di polizia, Consap, accusa il ministero dell'Interno di voler chiudere oltre 250 presidi a causa della cronica mancanza di fondi. «Entro il 2020 i poliziotti saranno appena 80mila sui 117mila previsti e con un'età superiore ai 40 anni», denuncia il sindacato. Nel comunicato ci si chiede se «in un momento come questo, ad altissimo rischio terrorismo e con un costante e preoccupante aumento dei reati nel nostro Paese… chiudere uffici di polizia è la risposta del Governo italiano??». E ancora sull'allarme dopo la strage di Parigi e l'attacco sventato in Belgio: «Due terroristi diretti in Italia fermati prima di entrare da noi. Ed alla paura che monta in tutta Europa noi rispondiamo così?». Il sindacato punta il dito contro i finanziamenti «per il recupero dei migranti in difficoltà in mare. Li andiamo praticamente a prendere in Libia, mentre la spending review si abbatte sul nostro sistema sicurezza».

venerdì 16 gennaio 2015

Sulla "sicurezza"

La nuova minaccia alla rete arriva dall’Europa di Claudio Messora

“Siamo preoccupati dalla frequenza crescente dell’uso di internet per alimentare odio e disprezzo e segnaliamo la nostra determinazione ad assicurare che non si abusi di internet in questa direzione, salvaguardando, nel pieno rispetto delle libertà fondamentali, la libertà di espressione. Con questo in mente, la collaborazione dei maggiori internet provider è essenziale per creare le condizioni per avere segnalazioni veloci di materiale teso a fomentare odio e terrore e per la sua rimozione, ove possibile e appropriato.” Così tutti i maggiori leader europei, in questa dichiarazione congiunta.

La nuova minaccia alla rete arriva dall’Europa, che dunque presto si farà carico di emanare una direttiva per tentare di chiedere agli internet service provider di farsi carico del monitoraggio delle conversazioni che scorrono in rete. Cosa del tutto impossibile, perché richiederebbe un dispiegamento di mezzi che nessuno ha a disposizione, a meno di non attuare una politica repressiva e brutale dove chiunque menzioni parole chiave come “terrorismo”, “bomba” e così via venga segnalato immediatamente a una nuova task force organizzata. E dato che il carico di lavoro nell’analisi degli opportuni distinguo sulla reale natura del dibattito sarebbe in ogni caso eccessivo, non resterebbe che filtrare, censurare, eliminare tutto ciò che in rete si muove e respira. Di contro, deve essere chiaro che se uno vuole organizzare un attentato, non fa una pagina Facebook per farsi mettere “mi piace”, ma usa sistemi criptati e decentralizzati, difficili da penetrare, come ad esempio Tor. Dunque a cosa mai servono nuove leggi repressive se non, in effetti, a generare un clima di terrore in rete dove chiunque può diventare oggetto di attenzioni particolari dalle forze dell’ordine, o vittima di censura, solo perché magari discute di terrorismo, adottando un approccio critico (diventerà apologia di reato?) o anche solo analitico.

Ed è curioso che l’attentato a Charlie Hebdo sia accaduto proprio in Francia, dove da anni è in vigore una legge, chiamata  LOPPSI 2, che consente al Ministero degli Interni di oscurare a piacimento (e senza neppure dichiarare chi è nella lista) i siti internet pornografici, nonché alla polizia di installare sui computer di persone considerate potenzialmente pericolose software in grado di controllare tutte le loro attività online e leggere tutto ciò che scrivono. Non mi pare che abbia funzionato molto. Dunque forse, c’è da dedurne che era troppo blando e che la nuova regolamentazione deve essere più restrittiva. Ma ancor prima che Bruxelles tenti ora di sfruttare l’attentato di Charlie Hebdo per mettere le mani sulla rete in tutta Europa, qualcuno dovrebbe spiegarmi come mai l’ISIS ha siti online dove pubblica riviste digitali, dove fa proselitismo e dove diffonde video di esecuzioni sommarie, senza che tutta la tecnologia della CIA, dell’NSA, dell’FBI e di tutti i servizi segreti occidentali messi insieme riesca non solo a chiuderli, ma perlomeno ad oscurarli come avviene regolarmente per i siti che invece diffondono materiale pirata di proprietà delle grandi multinazionali. Se l’intenzione è davvero quella di debellare il terrorismo, allora forse direi che sarebbe meglio cominciare dalle basi, no?

martedì 13 gennaio 2015

Ma di cosa si fa?

Fonzarelli, stamattina nel discorso di chiusura della presidenza italiana alla ue ha detto che le famiglie italiane si stanno arricchendo. Non ce la faccio proprio a commentare la cosa. Non ce la faccio.

Qui, Phastidio ci da spiegazioni serie sull'impoverimento delle famiglie italiane. Grazie alla segnalazione di Huxley. Nel frattempo continuo a non farcela a commentare la frase (e non solo quella) di fonzarelli.

lunedì 12 gennaio 2015

Criminali di stato

sabato 10 gennaio 2015

L'islam moderato non esiste

Il silenzio assordante del mondo islamico moderato di Giovanni Terzi

Inutile dire che l’attentato terroristico di ieri (7 gennaio 2015) rappresenta per l’Europa ciò che in America fu l’11 settembre del 2001; un attacco al cuore della nostra società. La domanda che ci viene spontanea credo a tutti e’ come sia possibile che un commando di uomini armati fino ai denti possa entrare in una redazione di un giornale e seminare morti e devastazione come se nulla fosse. Ci sentiamo tutti più vulnerabili dopo ciò che è accaduto a Parigi nella reazione del giornale Charlie Hebdo. Ma quel atto terroristico ha origini lontane e risiede nella nostra incapacità di affrontare con chiarezza e determinazione il tema dell’integrazione tra culture diverse. Non posso non ricordare l’incapacità dei legislatori di inserire le nostre radici cristiane (storiche e non religiose) nella Costituzione Europea. Così come non riesco a dimenticare come nel silenzio e’ passato l’omicidio di Theo Van Gogh , il regista olandese reo di aver ironizzato nel film “Submission” sul mondo Arabo e prontamente giustiziato da un estremità islamico del gruppo Hosfstad. Oggi non ho voglia di sentire i distinguo di politici che da una parte denunciano la gravità dell’accaduto ma dall’altro e immediatamente vogliono evidenziare che non tutti i mussulmani sono terroristi. Oggi voglio che il mondo dell’Islam moderato in maniera ufficiale condanni gli atti terroristici accaduti a Parigi. Se ciò non avvenisse significherebbe che l’ Islam moderato e’ una fantasia di politologi e sociologi incapaci di prendere di petto un problema che ci porterà a diventare, come diceva profeticamente Oriana Fallaci, Eurabia.

"I giornalisti di Charlie Hebdo se la sono andata a cercare". Nella moschea di Roma, la più grande d'Europa, l'imam condanna la violenza, ma i fedeli la giustificano. E ci sono pure italiani convertiti all'islam di Francesco Curridori

“Fratelli e sorelle: seguiamo questi nobili insegnamenti nella nostra vita quotidiana, in cui ogni atto di violenza è condannabile di per sé. Questo perché il messaggio dell’Islam è un messaggio di pace, concordia, solidarietà e coesione sociale. L’Islam è una religione all’insegna della misericordia, dell’amore e non della violenza”. Mentre Parigi vive ore di assedio, l’Imam della moschea di Roma, la più grande d’Europa, ha concluso con queste parole il sermone del venerdì.

Una condanna ferma della strage di Charlie Hebdo che però sembra non aver fatto breccia nel cuore di tutti i fedeli. Secondo Abdellah Redouane, il segretario generale del Centro Islamico Culturale, “si deve distinguere tra chi non condivide un certo tipo di satira e chi uccide dodici persone. Nessuna vignetta può giustificare un atto di violenza così orrendo anche perché gli atti degli uomini devono essere giudicati solo da Dio e difenderlo non vuol dire sostituirsi a lui nel giudicare gli altri”, ma tra i molti musulmani che hanno partecipato alla preghiera comunitaria c'è chi la pensa diversamente. Medi, un marocchino di 21 anni, che lavora in uno dei tanti chioschi antistanti la moschea, è convinto che si tratti di “qualcosa di più grande di noi” e che tutto dipenda “dalla lotta con l'America”. Per Medi i terroristi “hanno sbagliato a uccidere ma quelli se la sono andata a cercare perché hanno provocato apposta sapendo che ci sarebbe stata una reazione”. “D’altronde – si chiede il giovane marocchino - io non offendo il tuo dio tu perché devo offendere il mio?”. Mohammed, un algerino sui 30 anni, accerchiato dai giornalisti, invita a non fare di tutta un’erba un fascio: “Nel mondo ci sono un miliardo di musulmani e tra questi è ovvio che ci possano essere dei pazzi” ma poi si lascia andare con un paragone alquanto discutibile: “C'è chi viene offeso da una parolaccia e non risponde, chi risponde con un'altra parolaccia e chi, invece, si incazza e normalmente si comporta da pazzo…”

A colpire è anche la presenza di Luca, un ventunenne romano che si è convertito all’Islam dieci anni fa perché affascinato dalla cultura araba e perché ritiene che “nell’Islam vi sia la Verità”. Anche lui abbraccia la tesi del complotto secondo cui questi attentati non abbiano una matrice religiosa ma siano dettati solo “da interessi economici e politici” e sono frutto di “reati legati alla droga e alla prostituzione che per l’Islam sono dei peccati”. Anche Mustafà, un italiano di origine palestinese, si chiede: “Da dove arrivano i soldi per le armi?” e aggiunge: “È chiaro che questi atti di violenza sono manovrati da qualcuno”. In molti sostengono che l’Isis non può essere confuso con l’Islam e invitano a non dimenticare che “in quell'attentato un algerino ha sparato a un altro algerino”. Da più parti vi è la convinzione però che “l'Italia non sia a rischio perché è un Paese molto più tollerante della Francia o della Gran Bretagna”, come spiega un musulmano moderato, italiano ma di origini tunisine, Nordim che in italiano significa “la luce della religione”.

mercoledì 7 gennaio 2015

Un primo risultato di Fonzarelli

Ora Renzi straccia la Merkel (ma solo nella disoccupazione). A novembre nuovo record (negativo) in Italia. Tra i giovani la percentuale balza al 43,9%. Intanto la Merkel brinda: la Germania al 6,5% festeggia un nuovo record (positivo) di Andrea Indini

In Germania il lavoro c'è, in Italia no. Matteo Renzi può fare tutte le alchimie del mondo per far tornare i conti, ma c'è un dato incontrovertibile che dimostra l'inonsistenza della ripresa italiana: la disoccupazione. Mentre nel Paese di Angela Merkel il tasso di dicembre è sceso al 6,5% col numero record di senza lavoro che cala di altre 27mila unità contro le cinquemila attese dagli economisti, il tasso di disoccupazione in Italia è salito al 13,4% a novembre, con un aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,9 punti nei dodici mesi. Con l’Istat che, giustamente, sottolinea che si tratta del nuovo record dall'inizio delle serie storiche.

Superata, surclassata, stracciata. Peccato che l'Italia di Renzi faccia meglio della Germania della Merkel solo nel mercato del lavoro che non c'è. "Le riforme istituzionali sono riforme per la crescita", assicura in un'intervista alla Stampa il consigliere economico di Renzi, Yoram Gutgeld, secondo cui gli effetti delle misure messe in campo si vedranno "già dall’inizio dell’anno". In realtà, in barba alle tante riforme promesse dal governo, il sistema Italia è ancora incartato e difficilmente riuscirà a rialzare la testa se non riparte il mercato del lavoro. Nel report dell'Istat sullo scorso novembre, infatti, il numero di disoccupati ha toccato quota 3 milioni 457mila, con un aumento dell'1,2% rispetto al mese precedente (+40mila) e dell’8,3% su base annua (+264mila). Ancora una volta a preoccupare maggiormente è il dato sull'universo giovanile: il tasso di disoccupazione tra i 15-24enni tocca il nuovo record storico del 43,9%, con un aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,4 punti nel confronto tendenziale.

Parlando delle riforme da fare il vicepresidente della Commissione Ue Jirky Katainen ha sottolineato che quella del lavoro è necessaria non solo perché "in alcuni paesi c’è un gap di competitività", ma anche perché "un mercato del lavoro rigido è crudele con chi il lavoro non lo ha". Però quella del lavoro è una riforma da fare con molta attenzione perché "non si deve favorire il dumping sociale" e, quindi, si deve "aver cura di non far perdere il senso di sicurezza quando il mercato del lavoro diventa più dinamico". Il liberale finlandese è arrivato a minacciare addirittura sanzioni per quei Paesi che non dovessero avviare questa riforma. L'Italia, intanto, si tiene il Jobs Act. Che nelle prossime settimane approderà in parlamento. Renzi ci ha messo la faccia, ma c'è il rischio più che concreto di non riuscire a invertire il drammatico crollo dell'occupazione. Intanto la Merkel e i tedeschi se la ridono.

L'onesto lavoro dei nomadi...


Due ragazze rom entrano in un negozio di accessori di lusso in via Condotti, a Roma. Scelgono due paia di scarpe da 500 euro ciascuna, che pagano in contanti, estraendo dalle tasche dei vistosi rotoli di banconote. Quindi escono tranquillamente in strada con le borse degli acquisti sotto il braccio, proseguendo il loro giro di shopping per le vie più famose del centro della capitale. Fermate però dalla polizia per un controllo, in un primo momento hanno dichiarato che si trattava di merce contraffatta acquistatata da un venditore ambulante, salvo poi mostrare la ricevuta del negozio, che aveva rilasciato loro un regolare scontrino fiscale. Accompagnate in commissariato per ulteriori accertamenti, le due donne sono state trovate in possesso di un'ingente quantità di denaro contante, di cui non hanno saputo però indicare la provenienza. Gli agenti le hanno così dovute denunciare per riciclaggio. Le giovani nomadi, entrambe minorenni, erano già note alle forze dell'ordine per altri furti commessi in precedenza; ora sono state affidate ad una casa famiglia.

domenica 4 gennaio 2015

Dicembre in foto









sabato 3 gennaio 2015

Pretese

Nordest, è caos profughi: esigono un dormitorio ma non ne hanno titolo. Negli ultimi cinque giorni le volanti della polizia sono dovute intervenire tre volte nella sola Gorizia per sedare le intemperanze dei profughi afghani di Ivan Francese

Non si ferma l'emergenza immigrazione nel Nordest. A Gorizia è stato un Capodanno segnato dalle intemperanze dei richiedenti asilo che stazionano in città. La sera dell'ultimo dell'anno una quindicina di stranieri ha cercato di accedere al dormitorio Faidutti di piazza Tommaseo, pur non avendone titolo. Per placare le loro insistenze si è reso necessario l'intervento delle volanti della polizia. La sera del primo gennaio, racconta invece il Piccolo, gli agenti sono dovuti intervenire alla sede della Caritas dove diverse decine di afghani pretendevano di trascorrere la notte nell'edificio, dove avevano già consumato la cena. Anche il 30 dicembre 2014, però, alcuni profughi avevano tentato di introdursi abusivamente nelle strutture della Cooperativa Arcobaleno, durante la notte, mentre il centro era chiuso. Alcuni di loro, inoltre, avevano arrecato disturbo ad altri ospiti della struttura: su eventuali responsabilità personali sono in corso accertamenti da parte della polizia. Gorizia in particolare è da mesi al centro di roventi polemiche politiche sull'accoglienza dei profughi e di continui rimpalli di responsabilità tra governo ed enti locali sulla gestione dell'emergenza.

Niente di nuovo a gennaio

 Nel frattempo, lo schizofrenico annunciatore fonzarelli, se ne va in vacanza con tutta la famigliola... a spese nostre e con un volo di stato, salva, sempre a spese nostre, quel bancarottiere di suo padre e lo staff del pd, paga 50 euro per votarlo alle primarie...

Renzi promette una riforma al mese. Un cronoprogramma che sa più di libro dei sogni. Matteo Renzi soffre ancora di "annuncite" e non perde il vizio di lanciare promesse di Nico Di Giuseppe

Un cronoprogramma che sa più di libro dei sogni. Matteo Renzi soffre ancora di "annuncite" e non perde il vizio di lanciare promesse. Il nuovo anno è appena cominciato e il premier, in una lettera agli iscritti Pd, scrive il suo calendario. "Ci siamo dati una cadenza ordinata per le nuove iniziative di legge. A gennaio abbiamo provvedimenti su economia e finanza. A febbraio tocca alla scuola. A marzo il Green Act - sull’economia e l’ambiente in vista della grande conferenza di Parigi 2015. Aprile sarà il mese di cultura e Rai. A maggio tutti i riflettori sul cibo, agricoltura, turismo, made in Italy: arriva l’Expo. A giugno i provvedimenti sulle liberalizzazioni e prima dell’estate il punto sullo sport anche in vista della candidatura per le Olimpiadi del 2024". Il capo del governo poi continua: "Il campo dei diritti, dalla riforma del terzo settore alle unioni civili fino allo ius soli temperato, è il settore dei lavori parlamentari subito dopo le riforme costituzionali. Trovare un punto di equilibrio non sarà una passeggiata, ma è un nostro preciso impegno davanti agli elettori".

In merito all'elezione del nuovo presidente della Repubblica, Renzi scrive: "Sono certo che il Pd sarà decisivo nello scegliere insieme a tutti un arbitro equilibrato e saggio, il garante super partes delle istituzioni". Il capitolo della legge elettorale sarà chiuso "già dalle prossime settimane", assicura Renzi. Che aggiunge: "Tra di noi eravamo divisi tra chi voleva i collegi (modello Mattarellum) e chi le preferenze (come in Consiglio comunale). Avremo gli uni e gli altri. Per ogni collegio un candidato del partito, che girerà Comune per Comune, strada per strada, quartiere per quartiere e si farà vedere, riconoscibile, come il volto del Pd. E poi lo spazio, comunque, per le preferenze. Rottameremo le liste bloccate e insieme a loro rottameremo l'inciucismo perché la sera delle elezioni sapremo chi ha vinto. E chi vince avrà la maggioranza per governare senza ricatti dei partitini".

Infine, il presidente del Consiglio non ha dubbi: "Tra tre anni, quando torneremo a votare, i cittadini ci diranno se abbiamo avuto ragione a provare la strada coraggiosa e impervia delle riforme a tutto campo con questa legislatura. Fino a quel momento chiedo a tutte le democratiche e i democratici - che ringrazio per il lavoro svolto con passione e determinazione - di non mollare di un solo centimetro e di continuare a darmi una mano. A darsi una mano... Questo Paese merita tutta la nostra fatica. Questo Paese merita tutta la nostra energia. Questo Paese merita tutto il nostro entusiasmo".