Roma - Cresce la presenza degli immigrati in Italia: sfiorano i 4 milioni (3.891.295 per la precisione) - coprono il 6,5% della popolazione residente. Un anno fa erano il 5,8%: nel corso del 2008 sono aumentati di quasi 500 mila unità. Lo rende noto l’Istat che oggi ha diffuso i dati sugli immigrati residenti nel nostro paese relativi al primo gennaio 2009, sottolineando che la crescita, nonostante inferiore a quello del 2007 quando era stato del 16,8%, continua ad essere "ancora molto elevata".
Romeni, prima comunità. Crescono gli asiatici. L’aumento è dovuto principalmente ai paesi Ue di nuova adesione, in particolare la Romania da dove sono giunti complessivamente 190.403 unità. Gli immigrati dai paesi dell’est europeo non facenti parte dell’Ue sono saliti del 12%), quelli dal Marocco del +10,3% e dai paesi asiatici Cina, India e Bangladesh del +18,6%. La metà degli stranieri residenti (49%) proviene dai paesi dell’Est europeo; un quarto dai paesi di nuova adesione (796 mila sono romeni). La comunità romena è la più numerosa (20,5%; +27,4% in un anno); segue quella albanese (+9,8%) e quella marocchina (+10,3%); i cinesi sono cresciti dell’8,8% e gli ucraini del 16%.
Oltre mezzo milione nati in Italia. Nel 2008 qui sono nati 72.472 stranieri per complessivi 519 mila (il 13,3% degli stranieri). I minorenni sono circa 862 mila; +102 mila.
Cittadinanza. Le cittadinanze concesse nel 2008 sono state 53.696. La maggior parte sono dovute a matrimonio. Si stima che siano circa 726 mila i cittadini extracomunitari con la cittadinanza italiana.
Aumenta chi torna a casa. Nel 2008 si sono cancellati dalle anagrafi, perchè tornati nel loro stato o trasferiti in un altro stato estero, 27.023 stranieri, un numero definito di «consueto contenuto» rispetto al reale movimento emigratorio, ma in aumento del 33% rispetto al 2007.
Italia più vicina alla Francia. Il 6,5% degli immigrati avvicina l’Italia ad altri paesi europei. Per esempio, alla Francia dove questa percentuale è del 5,8%. In Spagna invece la quota degli stranieri è dell’11,7%.
Oltre 1,5 milioni i capofamiglia stranieri. Si tratta del 6,2% del totale delle famiglie. L’incidenza è del 9,4% in Umbria, dell’8,8% nel Lazio, dell’8% in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Nel Mezzogiorno spicca l’Abruzzo con il 5,1%.
Sei stranieri su 100 al Nord. Oltre il 60% degli stranieri risiede al Nord, il 25,1% al Centro, il 12,8% nel Mezzogiorno.
Immigrazione in aumento E Fini: "Per i nati in Italia cittadinanza a 11 anni"
Torino - Un bambino straniero che nasce in Italia o che vi arriva molto piccolo, a uno o due anni, merita il riconoscimento della cittadinanza italiana all’età di 11 anni se resta ininterrottamente nel nostro Paese e frequenta il ciclo scolastico. Ad affermarlo è il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenuto, oggi, a Torino all’assemblera annuale dell’Anci.
La proposta di Fini. Il presidente della Camera non crede che "il cosiddetto ius soli possa essere automaticamente riportato nel nostro ordinamento come hanno fatto altri Paesi". Secondo Fini, infatti, "un bambino che nasce qui, o che arriva qui a uno o due anni, se rimane in Italia ininterrottamente fino al compimento degli 11 anni, e se frequenta la scuola elementare, sia meritevole, se chi esercita la patria potestà lo richiede, di vedersi riconosciuto il titolo di cittadino italiano". Tutto questo, ha precisato ancora il presidente della Camera, "senza attendere che maturi il 18esimo anno di età, e soprattutto senza verificare l’adesione ad alcuni valori della nostra società, alla corretta conoscenza della nostra lingua, ad un minimo di cultura di carattere storico, alla conoscenza del nostro territorio geografico, ma soltanto il riconoscimento di una cittadinanza in ragione del fatto che è trascorso un certo numero di anni e ci siano adempimenti di tipo burocratico".
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