ASOLO (Treviso) — L’ora di religione? Cattolica, ma anche islamica. L’idea è del viceministro Adolfo Urso, che propone l’introduzione nelle scuole pubbliche e private di una nuova materia, facoltativa e alternativa a quella cattolica, per evitare di lasciare i piccoli musulmani «nei ghetti delle madrasse e delle scuole islamiche integraliste». Si parla molto di Islam ad Asolo e non potrebbe essere diversamente, visto che qui si svolge il workshop «Le nuove politiche per l’immigrazione», seconda edizione dei «Dialoghi asolani», laboratorio di confronto bipartisan animato dalle Fondazioni FareFuturo e ItalianiEuropei e dai rispettivi politici di riferimento, Gianfranco Fini e Massimo D’Alema. «Eccoci qui ad Asolo, nel covo di congiurati», scherza Lucia Annunziata, riferendosi ai timori di un patto trasversale che scardini l’attuale maggioranza e rivolgendosi all’intervistato Beppe Pisanu. «Domani ne arrivano altri due», risponde a tono l’ex ministro. Che naturalmente nega complotti: «Se il dialogo non viene praticato neanche nel buio di questa crisi, c’è davvero da temere per l’avvenire del Paese».
PER ATTIRARE NELLE SCUOLE I RAGAZZI MUSULMANI - E il dialogo parte, con il segretario generale di FareFuturo Urso: «Potrebbe essere utile, per attirare nei nostri istituti i ragazzi musulmani, prevedere un’ora di storia della religione islamica». E gli insegnanti? Saranno imam? «Dovrebbero essere docenti riconosciuti, italiani che parlano in italiano. Al limite anche imam, a patto che abbiano i requisiti e che siano registrati in un apposito albo. Stiamo parlando di insegnanti reclutati con criteri pubblici». Nel documento di ItalianiEuropei, a cura di Marcella Lucidi, sul tema ci si tiene più sul vago, auspicando «una riflessione non occasionale» e chiedendo un insegnamento che «promuova la conoscenza della cultura e della religione di appartenenza dei ragazzi e delle loro famiglie». Urso rilancia anche l’idea di «classi miste temperate» e dice no al velo negli uffici pubblici.
NORME SULL'IMMIGRAZIONE - Ma è soprattutto sulle norme per l’immigrazione che si colgono grandi punti di convergenza. A leggere il paper di FareFuturo, a cura di Valentina Cardinali, si coglie subito un dissenso netto dalle posizione leghiste: «No a scontri di civiltà e no alla strumentalizzazione delle paure». Ma si nota anche una divergenza con Silvio Berlusconi, che ha dichiarato di essere contrario a un Paese «multietnico»: «L’Italia già da alcuni decenni è senza dubbio un paese multietnico» spiega il dossier. FareFuturo cita il progetto di legge bipartisan Granata-Sarubbi e lancia alcune proposte: cittadinanza dopo cinque anni, in cambio di esame di lingua e test di cultura, diritto di voto amministrativo, status giuridico a 10 anni per i figli di immigrati nati in Italia, meno discrezionalità dell’atto di concessione. Non che FareFuturo rinneghi le politiche di contrasto del governo, a partire dal reato di clandestinità e dai respingimenti: «Ma sono solo una faccia della medaglia - spiega Urso - . Servono anche integrazione e cittadinanza e dobbiamo allargare le maglie sui flussi». Il dossier di ItalianiEuropei concorda in alcuni punti (cittadinanza, diritto di voto), in altri va oltre (cittadinanza subito ai figli degli stranieri nati in Italia) e lancia il concetto di «cittadinanza sociale», chiedendo di svincolare il permesso di soggiorno dalla durata del contratto di lavoro. Non è escluso che oggi, presenti D’Alema e Fini, si pongano le basi per arrivare a un documento congiunto.
Alessandro Trocino
3 commenti:
Allargare le maglie sui flussi? Ma sono idioti o cosa? Dopo quello che è successo a Milano ancora insistono con 'ste cazzate... e l'ora di religione islamica, questa poi... mi auguro che simili proposte non passino, fermateli!
Io credo che Fini, sia ormai... alla frutta. Essere presidente della camera ha spesso portato bene. In effetti, a parte Casini, gli altri presidenti sono scomparsi.
Fini s'è rincoglionito. Almirante avrà allargato la tomba a forza di rigirarcisi. Questo ormai l'abbiamo capito.
Ma quello che questi vigliacchi non capiscono è la differenza tra la religione che ha forgiato la cultura di un paese e le altre religioni presenti in minoranza. Nemmeno gli ebrei - alcuni qui da duemila anni - pretendono l'ora di ebraismo nelle scuole pubbliche: sanno che l'Italia è un paese - non solo religiosamente - ma soprattutto culturalmente cristiano, e sanno anche di avere assoluta e sacrosanta libertà di culto. Gli islamici invece, come al solito, starnazzano di razzismo ai quattro venti... tanto sanno che c'è ancora chi li ascolta e li asseconda. Perchè a loro non interessa certo la parità, quanto la supremazia. Sappiamo già che è a questo che mirano. Ma l'ingiustizia avverrà proprio quando e se questa richiesta verrà esaudita: perchè ci sarà una religione di minoranza che verrà considerata più importante delle altre. Allora cosa dovremmo fare per pareggiare la cosa? Assumere un numero di insegnanti di religione pari al numero di culti presenti in Italia?
E tutto questo perchè certi coglioni (leggi Urso e compagni) preferiscono sconvolgere la scuola pubblica (e pure privata!) piuttosto che alzare il culo e scovare tutta la merda che gira per madrasse e moschee.
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