martedì 13 ottobre 2009

Terrorismo islamico

Parla Il presidente dell'Istituto islamico milanese di viale Jenner. Shaari: «Veniva a pregare, come tanti». L'attentatore libico frequentava la moschea, ma senza farsi notare. L'ultima volta al Ciak per il Ramadan

MILANO - «Un libico che bazzicava un po' dappertutto, è venuto a pregare anche da noi, come migliaia di altre persone, ma non è che ci sia una conoscenza approfondita». Abdel Hamid Shaari, di origini libiche, presidente dell'Istituto islamico milanese di viale Jenner, ha detto di aver incontrato una volta Mohammed Game, l'attentatore di 35 anni, come lui di origine libica, che ha fatto esplodere un ordigno all'ingresso della caserma dell'esercito di via Perucchetti a Milano. «Lo conoscevo di vista - spiega Shaari -: una volta era venuto a presentarsi e avevamo fatto una chiacchierata, poi capitava che venisse a pregare, ma andava anche da altre parti. Veniva a pregare e poi se ne andava, non è che stava qui a fare comizi, come altre migliaia che vengono, pregano e se ne vanno».

«NON E' UN INTEGRALISTA» - Le ultime volte che Game è stato visto partecipare alla preghiera, «una ventina di giorni fa», ricorda ancora Shaari, è stato «per gli ultimi giorni del Ramadan, per la preghiera notturna, al teatro Ciak, ma c'erano migliaia di persone». Secondo Shaari, l'aspetto esteriore del libico non faceva pensare a un integralista. «Veste all'occidentale - spiega - e ha una barba molto corta». L'uomo a quanto pare non dava grandi confidenze e in ogni caso nulla lasciava sospettare che pianificasse un gesto di questo tipo. «Se avessimo intuito qualcosa - dice Shaari - avremmo subito denunciato e comunque siamo sempre a disposizione per aiutare nelle indagini». Shaari non ha saputo fornire ulteriori dettagli né sul lavoro né sulla vita privata dell'uomo, se non che la moglie italiana aveva già avuto figli da una precedente relazione. «Anche questo - spiega - non fa pensare a un mussulmano molto ortodosso». La motivazione religiosa, secondo Shaari, potrebbe dunque essere una fra le tante. «Ci sono anche persone che compiono gesti eclatanti magari per la mancanza di un lavoro - dice -, o per la disperazione di una vita difficile».

CONDANNA DELLA VIOLENZA - Il presidente del centro islamico esprime ferma condanna per il gesto: «Qualsiasi tipo di violenza, di qualunque marchio essa sia, è condannabile. Noi, come comunità islamica, rifiutiamo nella maniera più assoluta, questi gesti». Shaari non esclude possa essersi trattato del gesto di «un pazzo». Quanto alla nazionalità dell'attentatore Shaari, egli stesso di origini libiche, si dice «sorpreso». «Siamo talmente pochi qui a Milano - spiega - un centinaio, al massimo duecento».

Attentato a Milano. Milano, trovati cento chili di esplosivo. Fermati due presunti complici di Game. Sono un libico e un egiziano. Lunedì esploso un ordigno davanti alla caserma S. Barbara in piazza Perrucchetti

MILANO
- Svolta nelle indagini sull'attentato a Milano. Nella notte sono stati fermati due presunti complictri di Mohamed Game, un libico e un egiziano, e la Digos ha ovato un'ingente quantità di esplosivo.

ESPLOSIVO - I due presunti complici di Game avrebbero avuto ruoli distinti nella preparazione dell'attentato alla caserma Santa Barbara. Il libico avrebbe aiutato il connazionale a reperire il materiale esplosivo usato per confezionare l'ordigno; l'egiziano, vicino di casa dell'attentatore, lo avrebbe accompagnato davanti alla caserma.

ARRESTO - I due presunti complici sono stati fermati dagli uomini della squadra mobile coordinati dal pm di Milano Maurizio Romanelli, titolare dell'inchiesta sull'attentato, che oggi dovrebbe inoltrare al gip la richiesta di convalida dell'arresto di Game. I fermi sono avvenuti dopo che la polizia ha ascoltato parenti e amici del 35enne libico accusato di detenzione, porto abusivo e fabbricazione di esplosivi e che presto verrà indagato anche per strage.

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