Giustamente la Procura sta indagando sui complici dell'ingegnere libico che ha tentato una avventura da kamikaze nella caserma di piazzale Perrucchetti a Milano. Altre parti della città, altre istituzioni ed i comuni cittadini faranno bene a chiedersi perché di un gesto così disperato. Il suicidio, anche quando è compiuto per una causa ritenuta santa, è una scelta grave che deve essere motivata da ragioni convincenti che è pericoloso liquidare con una generica affermazione di fanatismo. Il libico potrebbe aver coltivato un rancore sordo verso una nazione che tratta lui e tutti i suoi connazionali con diffidenza e disprezzo. Forse le condizioni economiche molto precarie, una famiglia pesante con dei figli ai quali non poteva assicurare un futuro dignitoso possono aver logorato le difese e convogliato la frustrazione verso la violenza o forse altri motivi ancora. Io conosco e ascolto molti ragazzi di religione islamica di prima e soprattutto di seconda generazione. Ragazzi e ragazze che hanno studiato e si sono diplomati o laureati a Milano o in Italia i quali fanno una enorme fatica a sopportare tutte le forme di discriminazione quando non di disprezzo di cui sono fatti oggetto: loro e la loro religione, la loro nazionalità. Si sente il desiderio, il dispiacere e la rabbia che monta perché è giusto che la ribellione monti in chi capisce di non essere rispettato. Sento che ci stiamo allevando come nemici decine di migliaia di giovani ormai italiani e milanesi o lombardi i quali hanno il diritto al rispetto, che potrebbero diventare cittadini a pieno titolo, che vivranno certamente insieme con noi e tra di noi. Troppi atteggiamenti di politici, di amministratori e di cittadini ammaestrati da cattivi maestri sono ingiusti, immorali, pericolosi. Quanti italiani potrebbero sopportare di essere trattati come persone di serie B, uomini e donne che non solo devono percorrere vie burocratiche e onerose per avere un permesso di soggiorno o il ricongiungimento familiare ma anche quando lavorano e pagano le tasse nella nazione della mafia e della ’ndrangheta sono sospettati di essere l'origine della criminalità e della violenza, un pericolo per la fede cristiana e altre sciocchezze del genere. I giovani islamici, molti islamici moderati che sono nati e che vivono e vivranno a Milano vogliono essere una risorsa per la città, istituzioni islamiche come il Centro Islamico di Milano cercano il dialogo, la moschea per Milano è diventata una necessità ed una risposta di riconoscimento e di dignità. Possiamo solo sperare, da persone intelligenti ed intellettualmente oneste che l'attentato fallito alla Perrucchetti non diventi un'altra delle logore argomentazioni contro.
giovedì 15 ottobre 2009
Colpa dell'italia
L'attentato e i nuovi «no» alla moschea. «Sento che ci stiamo allevando come nemici decine di migliaia di giovani ormai italiani e milanesi o lombardi i quali hanno il diritto al rispetto» di Don Gino Rigoldi
Giustamente la Procura sta indagando sui complici dell'ingegnere libico che ha tentato una avventura da kamikaze nella caserma di piazzale Perrucchetti a Milano. Altre parti della città, altre istituzioni ed i comuni cittadini faranno bene a chiedersi perché di un gesto così disperato. Il suicidio, anche quando è compiuto per una causa ritenuta santa, è una scelta grave che deve essere motivata da ragioni convincenti che è pericoloso liquidare con una generica affermazione di fanatismo. Il libico potrebbe aver coltivato un rancore sordo verso una nazione che tratta lui e tutti i suoi connazionali con diffidenza e disprezzo. Forse le condizioni economiche molto precarie, una famiglia pesante con dei figli ai quali non poteva assicurare un futuro dignitoso possono aver logorato le difese e convogliato la frustrazione verso la violenza o forse altri motivi ancora. Io conosco e ascolto molti ragazzi di religione islamica di prima e soprattutto di seconda generazione. Ragazzi e ragazze che hanno studiato e si sono diplomati o laureati a Milano o in Italia i quali fanno una enorme fatica a sopportare tutte le forme di discriminazione quando non di disprezzo di cui sono fatti oggetto: loro e la loro religione, la loro nazionalità. Si sente il desiderio, il dispiacere e la rabbia che monta perché è giusto che la ribellione monti in chi capisce di non essere rispettato. Sento che ci stiamo allevando come nemici decine di migliaia di giovani ormai italiani e milanesi o lombardi i quali hanno il diritto al rispetto, che potrebbero diventare cittadini a pieno titolo, che vivranno certamente insieme con noi e tra di noi. Troppi atteggiamenti di politici, di amministratori e di cittadini ammaestrati da cattivi maestri sono ingiusti, immorali, pericolosi. Quanti italiani potrebbero sopportare di essere trattati come persone di serie B, uomini e donne che non solo devono percorrere vie burocratiche e onerose per avere un permesso di soggiorno o il ricongiungimento familiare ma anche quando lavorano e pagano le tasse nella nazione della mafia e della ’ndrangheta sono sospettati di essere l'origine della criminalità e della violenza, un pericolo per la fede cristiana e altre sciocchezze del genere. I giovani islamici, molti islamici moderati che sono nati e che vivono e vivranno a Milano vogliono essere una risorsa per la città, istituzioni islamiche come il Centro Islamico di Milano cercano il dialogo, la moschea per Milano è diventata una necessità ed una risposta di riconoscimento e di dignità. Possiamo solo sperare, da persone intelligenti ed intellettualmente oneste che l'attentato fallito alla Perrucchetti non diventi un'altra delle logore argomentazioni contro.
Giustamente la Procura sta indagando sui complici dell'ingegnere libico che ha tentato una avventura da kamikaze nella caserma di piazzale Perrucchetti a Milano. Altre parti della città, altre istituzioni ed i comuni cittadini faranno bene a chiedersi perché di un gesto così disperato. Il suicidio, anche quando è compiuto per una causa ritenuta santa, è una scelta grave che deve essere motivata da ragioni convincenti che è pericoloso liquidare con una generica affermazione di fanatismo. Il libico potrebbe aver coltivato un rancore sordo verso una nazione che tratta lui e tutti i suoi connazionali con diffidenza e disprezzo. Forse le condizioni economiche molto precarie, una famiglia pesante con dei figli ai quali non poteva assicurare un futuro dignitoso possono aver logorato le difese e convogliato la frustrazione verso la violenza o forse altri motivi ancora. Io conosco e ascolto molti ragazzi di religione islamica di prima e soprattutto di seconda generazione. Ragazzi e ragazze che hanno studiato e si sono diplomati o laureati a Milano o in Italia i quali fanno una enorme fatica a sopportare tutte le forme di discriminazione quando non di disprezzo di cui sono fatti oggetto: loro e la loro religione, la loro nazionalità. Si sente il desiderio, il dispiacere e la rabbia che monta perché è giusto che la ribellione monti in chi capisce di non essere rispettato. Sento che ci stiamo allevando come nemici decine di migliaia di giovani ormai italiani e milanesi o lombardi i quali hanno il diritto al rispetto, che potrebbero diventare cittadini a pieno titolo, che vivranno certamente insieme con noi e tra di noi. Troppi atteggiamenti di politici, di amministratori e di cittadini ammaestrati da cattivi maestri sono ingiusti, immorali, pericolosi. Quanti italiani potrebbero sopportare di essere trattati come persone di serie B, uomini e donne che non solo devono percorrere vie burocratiche e onerose per avere un permesso di soggiorno o il ricongiungimento familiare ma anche quando lavorano e pagano le tasse nella nazione della mafia e della ’ndrangheta sono sospettati di essere l'origine della criminalità e della violenza, un pericolo per la fede cristiana e altre sciocchezze del genere. I giovani islamici, molti islamici moderati che sono nati e che vivono e vivranno a Milano vogliono essere una risorsa per la città, istituzioni islamiche come il Centro Islamico di Milano cercano il dialogo, la moschea per Milano è diventata una necessità ed una risposta di riconoscimento e di dignità. Possiamo solo sperare, da persone intelligenti ed intellettualmente oneste che l'attentato fallito alla Perrucchetti non diventi un'altra delle logore argomentazioni contro.
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