venerdì 23 ottobre 2009

Due pesi e...?

Quanto garbo sui giornali nel parlare delle avventure di Marrazzo

Piero Marrazzo sarebbe stato ricattato per mesi con un video hard che lo ritrarrebbe assieme ad un transessuale. Avrebbe pagato ai suoi ricattatori 80.000 euro in quattro trance. Il filmato che ritrae il presidente della Regione in atteggiamenti intimi sarebbe stato girato in una casa privata, con un telefonino. E dalle riprese si intravedrebbero sparsa qua e là tracce di una sospettissima polvere bianca. Accuse pesantissime, che senza dubbio gettano un’ombra inquietante sul governatore del Lazio. Marrazzo oggi smentisce categoricamente chiedendo non la verità ma il “il rispetto”. Negli uffici della procura nessuno parla. E siamo certi che, tranne colpi di scena di tipo strettamente politico, questa storia si scolorerà in un paio di settimane per lasciar spazio a questioni ben più importanti, come le prossime Regionali. A noi – ci preme sottolinearlo – di quello che fa Marrazzo nella vita privata, poco ci importa. Naturalmente purché quella polvere bianca non sia stata davvero cocaina e lui non abbia ceduto al ricatto senza denunciare alle autorità competenti un reato, ci interessa molto di più se il governatore del Pd ha risolto i problemi della sanità del Lazio, come ha gestito la viabilità della Regione o in che modo ha impiegato le risorse dell’istituzione di cui sta a capo. Però pensando al ricatto di Marrazzo e alle sue performance sessuali ci fa riflettere altro: ed è il doppiopesismo con cui certi giornali e certi giornalisti hanno trattato questo caso e altri casi che hanno tenuto banco per un’intera estate sui maggiori quotidiani nazionali e non. Oggi leggendo i giornali a proposito della vicenda ci colpisce molto il modo in cui Repubblica o il Corriere raccontano l’accaduto: si parla in punta di penna e senza mai usare una parola di troppo di un filmato che “ritrae Marrazzo insieme ad un’altra persona in atteggiamenti privati”, che “il video è stato girato nel corso di un’irruzione effettuata nell’abitazione di questa persona che Marrazzo avrebbe già incontrato in precedenza e con la quale si stava intrattenendo”, e ancora che “le richieste di denaro cominciano dopo poco, con la minaccia esplicita di diffondere le immagini compromettenti” e che il presidente sarebbe stato sorpreso in "situazioni intime". Insomma dai giornali l'immagine che esce e quella di Marrazzo che al massino bacia teneramente un' amica. Altro che i racconti della notte di passione tra la D’Addario e Berlusconi. Là nessuno si trattene dal raccontare – dando attendibilità alle parole di una escort – ogni minimo dettaglio: di quell’accappatoio bianco che lui usa quando è in compagnia della “prescelta”, che quella notte di passione con Patrizia, durante una delle cinque docce fredde che si fece, lui le chiese di raggiungerlo sotto la doccia, che lui era instancabile e consumò il suo amplesso per tutta la notte. Per Marrazzo no. Nessun particolare scabroso, nessuna ipotesi di accusa o di reato, nessun appello alla rispettabilità per chi svolge un incarico pubblico. Nessuna domanda inquisitoria, figuriamo dieci! Eppure non si tratta forse e in egual misura di atteggiamenti che attendono al privato di un personaggio pubblico? E che fine ha fatto nel caso per governatore laziale il principio della ricattabilità che avrebbe dovuto obbligare il presidente del Consiglio a lasciare Palazzo Chigi? Di certo ci stupirebbe se dopo le papi-girls nei bagni di Palazzo Grazioli la Dandini si preparasse a confezionare un’altra sit-com sugli stravaganti incontri del Presidente della Regione coi suoi compagni di avventure.

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