mercoledì 28 ottobre 2009

Arabia Saudita

Ma quant'è buono il re dell'Arabia Saudita! di Ugo Volli

Non ci crederete, ma ogni tanto mi commuovo anch'io, un dolce sentimento di bontà e soddisfazione mi invade, sento suoni celestiali, insomma, divento un vero credente. Adesso vi spiego, ma prima lasciatemi innalzare un reverente pensiero di sottomessa gratitudine a sua maestà Abd Allah bin Abd al Aziz bin Abd Bin Abd Al-Rahman Al-Saud, sovrano d'Arabia e Custode delle Due Sante Moschee. E' a Lui che devo la mia gioia. Egli infatti, con un gesto solo della Sua augusta mano, ha condonato la giusta condanna a 60 frustate che era stata inflitta alla misera giornalista Rozanna al Yami, 22 anni, rea di aver lavorato a una trasmissione televisiva in cui un saudita ha parlato delle sue esperienze sessuali extraconiugali. Come scrive il "Corriere" "la donna era stata condannata sabato per aver lavorato part-time per il canale satellitare libanese Lbc, colpevole di aver mandato in onda una trasmissione nella quale un saudita si vantava della sua vita sessuale". Naturalmente la condanna non riguardava il maschio adultero ma Rozanna (nome assai sospetto dato che deriva dal persiano Raushana o Roshen, che significa "finestra di luce" e per estensione "luminosa", "splendente", "rilucente". Venne poi adattato nel greco Rhoxane e nel latino Roxane, da dove passò al francese Roxane, e divenne famoso per via della fidanzata di Cirano). Dopotutto Rozanna è una donna... Sentite, sempre dal sito del Corriere, la sua voce, e preparatevi a commuovervi anche voi: "«La società, prima ancora del giudice, mi aveva già condannata ad una morte civile e la grazia emessa dal mio sovrano, il Re Abdullah Bin Abdul Aziz, mi ha restituito la mia dignità e mi permette, fiera, di alzare la testa» racconta Rozanna in un'intervista alla tv satellitare al Arabiya." Perché commuoversi? Ma certo, c'è un po' di simpatia con la sciagurata: sessanta frustate a una ragazzina di 22 anni per aver lavorato a un talk show sono tante, pensate al sangue, alla tumefazione, alle grida. D'altro canto, come dice anche lei la colpa era evidente e se noi mollaccioni ci impressioniamo per il sangue di una ragazzina, i virili sauditi giustamente non si fanno di questi problemi. No, la ragione è un altra: sua maestà Abd Allah bin Abd al Aziz, custode eccetera, ha capito che questa compassione avrebbe potuto ostacolare la diffusione della shaaria nelle nostre terre di miscredenti, aveva ricevuto molte implorazioni internazionali (il Corriere dice "pressioni", ma come si fa a fare pressione sul custode eccetera? E' troppo nobile e potente per questo). E dunque ha deciso di mostrarci che l'Islam conosce la clemenza e la misericordia e dunque per questa volta ha perdonato. Per questa volta. Non è meraviglioso? Anche noi, volente il Cielo, avremo presto una legge divina così giusta che punisce con sessanta frustate la partecipazione a un talk show con connotati sessuali (immaginatevi cosa accadrà a quelli che scrivono con disinvoltura di escort e di trans, e infatti di cose del genere alla corte saudita – o libica, o iraniana, o siriana, o...) non se ne sa niente. E magari potremo anche sperare che il prossimo sultano o sceicco o emiro che governerà l'Eurabia, ogni tanto, se sarà di buon umore, perdonerà una ragazza colpevole di impudicizia. Ma solo se si chiamerà Rozanna, non esageriamo.

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