Da un paio di giorni uno dei militari di guardia del comando provinciale dei carabinieri esibisce un sobrio giubbetto antiproiettile. Primo effetto dell’attentato alla caserma Santa Barbara che ha fatto salire il livello di guardia in città. Nel covo-laboratorio della cellula (si fa per dire) jihadista tra prodotti chimici, bombole del gas e persino un timer, è stata trovato l’elenco di obiettivi tra cui appunto la caserma di via Moscova e la questura. L’allarme scatta già nel pomeriggio di lunedì, poche ore dopo l’attentato in piazzale Perrucchetti, dove Mohamed Game, libico di 35 anni, si era infatti presentato all’ingresso con una borsa per gli attrezzi a tracolla, con dentro un ordigno confezionato con nitrato di ammonio, ma era stato fermato da un caporale che gli aveva spianato contro il mitra. Lui sperava di entrare nella caserma per fare una strage in cortile, alle 8 in punto i militari si schierano per l’alza bandiera. Vistosi scoperto aveva deciso di farsi saltare in aria all’ingresso. Avrebbe tirato giù l’arco di ingresso e ammazzato una mezza dozzina di persone. Il detonatore però aveva fatto deflagrare solo mezzo etto di esplosivo che aveva investito solo lui. Game è ora gravissimo al Fatebenefratelli: i medici gli hanno amputato la mano destra e disperano di salvargli gli occhi.Qualche ora dopo, dicevamo, gli investigatori avevano già identificato i complici: Abdel Hady Abdelaziz Mahoud Kol, 52 anni, egiziano, residente come Game in via Civitali 30, e Mohamed Imbaeya Israfel, 33 anni, libico. Quest’ultimo vive al terzo piano di via Gulli 1, una casbah piena di stranieri, la maggior parte spacciatori. Qui gli investigatori trovano la polveriera del gruppo. Vale a dire un sacco da 40 chili chiuso e uno quasi terminato, dei tre di nitrato di ammonio, acquistati dieci giorni fa a Corbetta, reagenti chimici, pentoloni sul fuoco a bollire per amalgamare gli ingredienti come in un sabba infernale. Altre borse di attrezzi simile a quella portato da Game. Quindi delle cassettine metalliche che, imbottite di esplosivo e fatte saltare, avrebbero sparato micidiali schegge nel raggio di decine di metri. Bombole del gas, forse ancora più pericolose di quei strani miscugli a base di nitrato. E infine un timer, che rende ancora più preoccupante l’armamentario di cellula, piccola, confusa, arruffona ma molto pericolosa. E ancora un computer, ora sotto esame in cerca di connessioni e collegamenti che potrebbero svelare altri complici, e un Corano aperto. Dentro una serie di ritagli di giornali che sembrano proprio combinare l’elenco degli obiettivi selezionati dal gruppo. In bella vista quelli relativi proprio alla caserma presa di mira, la Santa Barbara, sede dei reggimenti di artiglieria a cavallo Voloire e trasmissioni, tra l’altro ora impegnato in Afghanistan. Altri articoli riguardano invece un’operazione effettuata dai carabinieri della compagnia di porta Magenta, diretti dal maggiore Vittorio Stingo, che a giugno aveva sequestrato 40 appartamenti a una banda di egiziani. Poi una serie ritagli riguardanti principalmente il comando provinciale dei carabinieri di via Moscova e la Questura di via Fatebenefratelli. Ma anche altri ancora relativi a una serie di caserme dell’Esercito, dell’Arma e della polizia sia in città sia in provincia. Secondo gli investigatori la cellula terroristica fai-da-te era composta esclusivamente dai due libici e dall’egiziano che non avrebbero fatto in tempo a realizzare ordigni anche per altri fanatici islamisti. Per esempio dei 120 chili di nitrato comprato a Corbetta ne mancano effettivamente 80, ma secondo gli investigatori sono stati tutti usati per fare esperimenti e prove varie. Lo testimoniano i pentoloni sui fornelli. Ma siccome con questi soggetti la prudenza non è mai troppa, in tutti gli obiettivi individuati è stata immediatamente alzata la soglia di attenzione. E sono comparsi i primi giubbetti antiproiettile.
giovedì 15 ottobre 2009
Terrorismo islamico
Un timer e i bersagli nel Corano: nel mirino caserme e questura di Enrico Silvestri
Da un paio di giorni uno dei militari di guardia del comando provinciale dei carabinieri esibisce un sobrio giubbetto antiproiettile. Primo effetto dell’attentato alla caserma Santa Barbara che ha fatto salire il livello di guardia in città. Nel covo-laboratorio della cellula (si fa per dire) jihadista tra prodotti chimici, bombole del gas e persino un timer, è stata trovato l’elenco di obiettivi tra cui appunto la caserma di via Moscova e la questura. L’allarme scatta già nel pomeriggio di lunedì, poche ore dopo l’attentato in piazzale Perrucchetti, dove Mohamed Game, libico di 35 anni, si era infatti presentato all’ingresso con una borsa per gli attrezzi a tracolla, con dentro un ordigno confezionato con nitrato di ammonio, ma era stato fermato da un caporale che gli aveva spianato contro il mitra. Lui sperava di entrare nella caserma per fare una strage in cortile, alle 8 in punto i militari si schierano per l’alza bandiera. Vistosi scoperto aveva deciso di farsi saltare in aria all’ingresso. Avrebbe tirato giù l’arco di ingresso e ammazzato una mezza dozzina di persone. Il detonatore però aveva fatto deflagrare solo mezzo etto di esplosivo che aveva investito solo lui. Game è ora gravissimo al Fatebenefratelli: i medici gli hanno amputato la mano destra e disperano di salvargli gli occhi.Qualche ora dopo, dicevamo, gli investigatori avevano già identificato i complici: Abdel Hady Abdelaziz Mahoud Kol, 52 anni, egiziano, residente come Game in via Civitali 30, e Mohamed Imbaeya Israfel, 33 anni, libico. Quest’ultimo vive al terzo piano di via Gulli 1, una casbah piena di stranieri, la maggior parte spacciatori. Qui gli investigatori trovano la polveriera del gruppo. Vale a dire un sacco da 40 chili chiuso e uno quasi terminato, dei tre di nitrato di ammonio, acquistati dieci giorni fa a Corbetta, reagenti chimici, pentoloni sul fuoco a bollire per amalgamare gli ingredienti come in un sabba infernale. Altre borse di attrezzi simile a quella portato da Game. Quindi delle cassettine metalliche che, imbottite di esplosivo e fatte saltare, avrebbero sparato micidiali schegge nel raggio di decine di metri. Bombole del gas, forse ancora più pericolose di quei strani miscugli a base di nitrato. E infine un timer, che rende ancora più preoccupante l’armamentario di cellula, piccola, confusa, arruffona ma molto pericolosa. E ancora un computer, ora sotto esame in cerca di connessioni e collegamenti che potrebbero svelare altri complici, e un Corano aperto. Dentro una serie di ritagli di giornali che sembrano proprio combinare l’elenco degli obiettivi selezionati dal gruppo. In bella vista quelli relativi proprio alla caserma presa di mira, la Santa Barbara, sede dei reggimenti di artiglieria a cavallo Voloire e trasmissioni, tra l’altro ora impegnato in Afghanistan. Altri articoli riguardano invece un’operazione effettuata dai carabinieri della compagnia di porta Magenta, diretti dal maggiore Vittorio Stingo, che a giugno aveva sequestrato 40 appartamenti a una banda di egiziani. Poi una serie ritagli riguardanti principalmente il comando provinciale dei carabinieri di via Moscova e la Questura di via Fatebenefratelli. Ma anche altri ancora relativi a una serie di caserme dell’Esercito, dell’Arma e della polizia sia in città sia in provincia. Secondo gli investigatori la cellula terroristica fai-da-te era composta esclusivamente dai due libici e dall’egiziano che non avrebbero fatto in tempo a realizzare ordigni anche per altri fanatici islamisti. Per esempio dei 120 chili di nitrato comprato a Corbetta ne mancano effettivamente 80, ma secondo gli investigatori sono stati tutti usati per fare esperimenti e prove varie. Lo testimoniano i pentoloni sui fornelli. Ma siccome con questi soggetti la prudenza non è mai troppa, in tutti gli obiettivi individuati è stata immediatamente alzata la soglia di attenzione. E sono comparsi i primi giubbetti antiproiettile.
Da un paio di giorni uno dei militari di guardia del comando provinciale dei carabinieri esibisce un sobrio giubbetto antiproiettile. Primo effetto dell’attentato alla caserma Santa Barbara che ha fatto salire il livello di guardia in città. Nel covo-laboratorio della cellula (si fa per dire) jihadista tra prodotti chimici, bombole del gas e persino un timer, è stata trovato l’elenco di obiettivi tra cui appunto la caserma di via Moscova e la questura. L’allarme scatta già nel pomeriggio di lunedì, poche ore dopo l’attentato in piazzale Perrucchetti, dove Mohamed Game, libico di 35 anni, si era infatti presentato all’ingresso con una borsa per gli attrezzi a tracolla, con dentro un ordigno confezionato con nitrato di ammonio, ma era stato fermato da un caporale che gli aveva spianato contro il mitra. Lui sperava di entrare nella caserma per fare una strage in cortile, alle 8 in punto i militari si schierano per l’alza bandiera. Vistosi scoperto aveva deciso di farsi saltare in aria all’ingresso. Avrebbe tirato giù l’arco di ingresso e ammazzato una mezza dozzina di persone. Il detonatore però aveva fatto deflagrare solo mezzo etto di esplosivo che aveva investito solo lui. Game è ora gravissimo al Fatebenefratelli: i medici gli hanno amputato la mano destra e disperano di salvargli gli occhi.Qualche ora dopo, dicevamo, gli investigatori avevano già identificato i complici: Abdel Hady Abdelaziz Mahoud Kol, 52 anni, egiziano, residente come Game in via Civitali 30, e Mohamed Imbaeya Israfel, 33 anni, libico. Quest’ultimo vive al terzo piano di via Gulli 1, una casbah piena di stranieri, la maggior parte spacciatori. Qui gli investigatori trovano la polveriera del gruppo. Vale a dire un sacco da 40 chili chiuso e uno quasi terminato, dei tre di nitrato di ammonio, acquistati dieci giorni fa a Corbetta, reagenti chimici, pentoloni sul fuoco a bollire per amalgamare gli ingredienti come in un sabba infernale. Altre borse di attrezzi simile a quella portato da Game. Quindi delle cassettine metalliche che, imbottite di esplosivo e fatte saltare, avrebbero sparato micidiali schegge nel raggio di decine di metri. Bombole del gas, forse ancora più pericolose di quei strani miscugli a base di nitrato. E infine un timer, che rende ancora più preoccupante l’armamentario di cellula, piccola, confusa, arruffona ma molto pericolosa. E ancora un computer, ora sotto esame in cerca di connessioni e collegamenti che potrebbero svelare altri complici, e un Corano aperto. Dentro una serie di ritagli di giornali che sembrano proprio combinare l’elenco degli obiettivi selezionati dal gruppo. In bella vista quelli relativi proprio alla caserma presa di mira, la Santa Barbara, sede dei reggimenti di artiglieria a cavallo Voloire e trasmissioni, tra l’altro ora impegnato in Afghanistan. Altri articoli riguardano invece un’operazione effettuata dai carabinieri della compagnia di porta Magenta, diretti dal maggiore Vittorio Stingo, che a giugno aveva sequestrato 40 appartamenti a una banda di egiziani. Poi una serie ritagli riguardanti principalmente il comando provinciale dei carabinieri di via Moscova e la Questura di via Fatebenefratelli. Ma anche altri ancora relativi a una serie di caserme dell’Esercito, dell’Arma e della polizia sia in città sia in provincia. Secondo gli investigatori la cellula terroristica fai-da-te era composta esclusivamente dai due libici e dall’egiziano che non avrebbero fatto in tempo a realizzare ordigni anche per altri fanatici islamisti. Per esempio dei 120 chili di nitrato comprato a Corbetta ne mancano effettivamente 80, ma secondo gli investigatori sono stati tutti usati per fare esperimenti e prove varie. Lo testimoniano i pentoloni sui fornelli. Ma siccome con questi soggetti la prudenza non è mai troppa, in tutti gli obiettivi individuati è stata immediatamente alzata la soglia di attenzione. E sono comparsi i primi giubbetti antiproiettile.
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