Il parallelo fra le vicende di Piero Marrazzo e di Silvio Berlusconi è interessante. Di Marrazzo si è parlato come di una vittima, e non come di un immorale (cosa di cui siamo lieti); di Berlusconi come di un immorale e non di una vittima, anche se le circostanze che militavano a suo favore sono molte di più. Di Marrazzo – sia detto senza la minima nota di biasimo – si può dire che è “andato a puttane”; a Berlusconi è stata presentata “un’amica” di cui lui non sapeva che si prostituisse. Questa circostanza è stata ripetutamente affermata dallo stesso Tarantini che Patrizia D’Addario al Cavaliere l’ha servita su un piatto d’argento. Berlusconi l’ha considerata “disponibile” e ne ha approfittato. Dunque non è “andato a puttane”, è stato solo (piacevolmente) ingannato. Berlusconi si è accoppiato con una donna, Marrazzo con un uomo. Anche se oggi ci si sforza moltissimo di non discriminare gli omosessuali e i diversi, per le persone di una certa età - siamo old fashioned e manchiamo di fantasia - la cosa normale è che un uomo vada con una donna e una donna vada con un uomo. Per noi chi va con un transessuale non fa una bellissima figura e non è certo il modello morale che Repubblica vorrebbe fosse Berlusconi. Questo benemerito quotidiano ha anche scritto e riscritto che Berlusconi si sarebbe dovuto dimettere perché un premier sotto ricatto è un premier dimezzato. Dimenticando di dire chi lo ricattava e a proposito di che. Nel caso di Marrazzo invece il ricatto è confessato e pagato con sessantamila euro. Ma per lui nessuna richiesta di dimissioni: “la situazione è imbarazzante”, “c’è la presunzione d’innocenza”, “aspettiamo gli sviluppi dell’inchiesta”, “non ha commesso nessun reato”, “bisogna essere garantisti”... Tutte cose giustissime, ma in bocca a persone che fanno ribrezzo per la loro doppiezza, anche se, sotto sotto, gli hanno detto di farsi da parte, perché oggettivamente indifendibile. Di Berlusconi si è detto che “frequenta minorenni” come se andasse a letto con tredicenni mentre di fatto è soltanto amico di una famiglia in cui la figlia ha compiuto recentemente diciott’anni. Di Marrazzo si dice che è la vittima delle “mele marce” fra i carabinieri. Per Berlusconi si è parlato di “festini”, senza uno straccio di testimonianza, nel caso di Marrazzo la presenza di prostituti e di cocaina è ammessa e fotografata, ma Marrazzo è incolpevole. In realtà può darsi che questo politico abbia avuto più fortuna di quanta ne avrebbero avuta altri. Si è parlato di ricatto ma tutto sta a decidere se l’iniziativa sia stata presa dai carabinieri (“Abbiamo queste prove, se ci paga non ne parliamo in giro”), oppure se l’abbia presa Marrazzo. Egli ha detto: “Non mi rovinate, non mi fate del male” (parole riportate dal “Corriere della Sera”), ma qualcuno potrebbe intendere queste parole (sempre che non siano altre, più esplicite) come se avesse detto: “Potreste chiudere un occhio?”. Era del resto pronto a compensare questo “favore”, come poi ha fatto, con una notevole regalia: sessantamila euro in assegni. “Un giudice sospettoso o negativamente prevenuto – abbiamo avuto la sensazione di incontrarne, in altre occasioni - non avrebbe potuto ipotizzare il reato di cui agli art.319-321 del C.p.? Eccoli: “Il pubblico ufficiale che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da due a cinque anni”. Il successivo art.321 stabilisce che: “Le pene stabilite nel primo comma dell'articolo 318, nell'articolo 319, nell'articolo 319-bis, nell'art. 319-ter, e nell'articolo 320 in relazione alle suddette ipotesi degli articoli 318 e 319, si applicano anche a chi dà o promette al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio il denaro od altra utilità”. E Marrazzo i sessantamila euro li ha effettivamente dati. Tutta la vicenda è stata scoperta non perché denunciata dal “ricattato”, ma perché autonomamente e casualmente scoperta in seguito ad indagini ufficiali. La lotta politica fatta attraverso il buco della serratura, o rivelando le preferenze sessuali delle persone, è repellente. “La Repubblica” ha fornito l’esempio di questo pessimo “giornalismo” e si è perfino permessa di nobilitarlo con il manto della crociata: ora sarebbe bello che si capisse che il comportamento di certi giornali e di certi giornalisti non è “moralista”, è semplicemente “immorale”.
lunedì 26 ottobre 2009
Caso Marrazzo
Il caso Marrazzo-Berlusconi di Gianni Pardo
Il parallelo fra le vicende di Piero Marrazzo e di Silvio Berlusconi è interessante. Di Marrazzo si è parlato come di una vittima, e non come di un immorale (cosa di cui siamo lieti); di Berlusconi come di un immorale e non di una vittima, anche se le circostanze che militavano a suo favore sono molte di più. Di Marrazzo – sia detto senza la minima nota di biasimo – si può dire che è “andato a puttane”; a Berlusconi è stata presentata “un’amica” di cui lui non sapeva che si prostituisse. Questa circostanza è stata ripetutamente affermata dallo stesso Tarantini che Patrizia D’Addario al Cavaliere l’ha servita su un piatto d’argento. Berlusconi l’ha considerata “disponibile” e ne ha approfittato. Dunque non è “andato a puttane”, è stato solo (piacevolmente) ingannato. Berlusconi si è accoppiato con una donna, Marrazzo con un uomo. Anche se oggi ci si sforza moltissimo di non discriminare gli omosessuali e i diversi, per le persone di una certa età - siamo old fashioned e manchiamo di fantasia - la cosa normale è che un uomo vada con una donna e una donna vada con un uomo. Per noi chi va con un transessuale non fa una bellissima figura e non è certo il modello morale che Repubblica vorrebbe fosse Berlusconi. Questo benemerito quotidiano ha anche scritto e riscritto che Berlusconi si sarebbe dovuto dimettere perché un premier sotto ricatto è un premier dimezzato. Dimenticando di dire chi lo ricattava e a proposito di che. Nel caso di Marrazzo invece il ricatto è confessato e pagato con sessantamila euro. Ma per lui nessuna richiesta di dimissioni: “la situazione è imbarazzante”, “c’è la presunzione d’innocenza”, “aspettiamo gli sviluppi dell’inchiesta”, “non ha commesso nessun reato”, “bisogna essere garantisti”... Tutte cose giustissime, ma in bocca a persone che fanno ribrezzo per la loro doppiezza, anche se, sotto sotto, gli hanno detto di farsi da parte, perché oggettivamente indifendibile. Di Berlusconi si è detto che “frequenta minorenni” come se andasse a letto con tredicenni mentre di fatto è soltanto amico di una famiglia in cui la figlia ha compiuto recentemente diciott’anni. Di Marrazzo si dice che è la vittima delle “mele marce” fra i carabinieri. Per Berlusconi si è parlato di “festini”, senza uno straccio di testimonianza, nel caso di Marrazzo la presenza di prostituti e di cocaina è ammessa e fotografata, ma Marrazzo è incolpevole. In realtà può darsi che questo politico abbia avuto più fortuna di quanta ne avrebbero avuta altri. Si è parlato di ricatto ma tutto sta a decidere se l’iniziativa sia stata presa dai carabinieri (“Abbiamo queste prove, se ci paga non ne parliamo in giro”), oppure se l’abbia presa Marrazzo. Egli ha detto: “Non mi rovinate, non mi fate del male” (parole riportate dal “Corriere della Sera”), ma qualcuno potrebbe intendere queste parole (sempre che non siano altre, più esplicite) come se avesse detto: “Potreste chiudere un occhio?”. Era del resto pronto a compensare questo “favore”, come poi ha fatto, con una notevole regalia: sessantamila euro in assegni. “Un giudice sospettoso o negativamente prevenuto – abbiamo avuto la sensazione di incontrarne, in altre occasioni - non avrebbe potuto ipotizzare il reato di cui agli art.319-321 del C.p.? Eccoli: “Il pubblico ufficiale che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da due a cinque anni”. Il successivo art.321 stabilisce che: “Le pene stabilite nel primo comma dell'articolo 318, nell'articolo 319, nell'articolo 319-bis, nell'art. 319-ter, e nell'articolo 320 in relazione alle suddette ipotesi degli articoli 318 e 319, si applicano anche a chi dà o promette al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio il denaro od altra utilità”. E Marrazzo i sessantamila euro li ha effettivamente dati. Tutta la vicenda è stata scoperta non perché denunciata dal “ricattato”, ma perché autonomamente e casualmente scoperta in seguito ad indagini ufficiali. La lotta politica fatta attraverso il buco della serratura, o rivelando le preferenze sessuali delle persone, è repellente. “La Repubblica” ha fornito l’esempio di questo pessimo “giornalismo” e si è perfino permessa di nobilitarlo con il manto della crociata: ora sarebbe bello che si capisse che il comportamento di certi giornali e di certi giornalisti non è “moralista”, è semplicemente “immorale”.
Il parallelo fra le vicende di Piero Marrazzo e di Silvio Berlusconi è interessante. Di Marrazzo si è parlato come di una vittima, e non come di un immorale (cosa di cui siamo lieti); di Berlusconi come di un immorale e non di una vittima, anche se le circostanze che militavano a suo favore sono molte di più. Di Marrazzo – sia detto senza la minima nota di biasimo – si può dire che è “andato a puttane”; a Berlusconi è stata presentata “un’amica” di cui lui non sapeva che si prostituisse. Questa circostanza è stata ripetutamente affermata dallo stesso Tarantini che Patrizia D’Addario al Cavaliere l’ha servita su un piatto d’argento. Berlusconi l’ha considerata “disponibile” e ne ha approfittato. Dunque non è “andato a puttane”, è stato solo (piacevolmente) ingannato. Berlusconi si è accoppiato con una donna, Marrazzo con un uomo. Anche se oggi ci si sforza moltissimo di non discriminare gli omosessuali e i diversi, per le persone di una certa età - siamo old fashioned e manchiamo di fantasia - la cosa normale è che un uomo vada con una donna e una donna vada con un uomo. Per noi chi va con un transessuale non fa una bellissima figura e non è certo il modello morale che Repubblica vorrebbe fosse Berlusconi. Questo benemerito quotidiano ha anche scritto e riscritto che Berlusconi si sarebbe dovuto dimettere perché un premier sotto ricatto è un premier dimezzato. Dimenticando di dire chi lo ricattava e a proposito di che. Nel caso di Marrazzo invece il ricatto è confessato e pagato con sessantamila euro. Ma per lui nessuna richiesta di dimissioni: “la situazione è imbarazzante”, “c’è la presunzione d’innocenza”, “aspettiamo gli sviluppi dell’inchiesta”, “non ha commesso nessun reato”, “bisogna essere garantisti”... Tutte cose giustissime, ma in bocca a persone che fanno ribrezzo per la loro doppiezza, anche se, sotto sotto, gli hanno detto di farsi da parte, perché oggettivamente indifendibile. Di Berlusconi si è detto che “frequenta minorenni” come se andasse a letto con tredicenni mentre di fatto è soltanto amico di una famiglia in cui la figlia ha compiuto recentemente diciott’anni. Di Marrazzo si dice che è la vittima delle “mele marce” fra i carabinieri. Per Berlusconi si è parlato di “festini”, senza uno straccio di testimonianza, nel caso di Marrazzo la presenza di prostituti e di cocaina è ammessa e fotografata, ma Marrazzo è incolpevole. In realtà può darsi che questo politico abbia avuto più fortuna di quanta ne avrebbero avuta altri. Si è parlato di ricatto ma tutto sta a decidere se l’iniziativa sia stata presa dai carabinieri (“Abbiamo queste prove, se ci paga non ne parliamo in giro”), oppure se l’abbia presa Marrazzo. Egli ha detto: “Non mi rovinate, non mi fate del male” (parole riportate dal “Corriere della Sera”), ma qualcuno potrebbe intendere queste parole (sempre che non siano altre, più esplicite) come se avesse detto: “Potreste chiudere un occhio?”. Era del resto pronto a compensare questo “favore”, come poi ha fatto, con una notevole regalia: sessantamila euro in assegni. “Un giudice sospettoso o negativamente prevenuto – abbiamo avuto la sensazione di incontrarne, in altre occasioni - non avrebbe potuto ipotizzare il reato di cui agli art.319-321 del C.p.? Eccoli: “Il pubblico ufficiale che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da due a cinque anni”. Il successivo art.321 stabilisce che: “Le pene stabilite nel primo comma dell'articolo 318, nell'articolo 319, nell'articolo 319-bis, nell'art. 319-ter, e nell'articolo 320 in relazione alle suddette ipotesi degli articoli 318 e 319, si applicano anche a chi dà o promette al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio il denaro od altra utilità”. E Marrazzo i sessantamila euro li ha effettivamente dati. Tutta la vicenda è stata scoperta non perché denunciata dal “ricattato”, ma perché autonomamente e casualmente scoperta in seguito ad indagini ufficiali. La lotta politica fatta attraverso il buco della serratura, o rivelando le preferenze sessuali delle persone, è repellente. “La Repubblica” ha fornito l’esempio di questo pessimo “giornalismo” e si è perfino permessa di nobilitarlo con il manto della crociata: ora sarebbe bello che si capisse che il comportamento di certi giornali e di certi giornalisti non è “moralista”, è semplicemente “immorale”.
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