In Gran Bretagna, nel mese di gennaio, mentre ai manifestanti pro-palestinesi è stato permesso di vestirsi come “ebrei che bevevano il sangue dei bambini arabi”, la polizia ha ordinato agli manifestanti di riporre le bandiere israeliane. In Alberta, nel cuore del quartiere ebraico di Calgary, la bandiera di Hezbollah (organizzazione terroristica) veniva fieramente sventolata da alcuni dimostranti, mentre esporre una sola bandiera israeliana era considerata una minaccia. La polizia obbligò i cittadini che lo facevano a metterla via, pena l’arresto per incitamento al disordine pubblico per chi non avesse obbedito. In Germania, uno studente di Duisburg ha messo la bandiera di Israele fuori dalla finestra del suo appartamento durante la marcia di un gruppo islamico chiamato Milli Görüs: come risposta la polizia ha buttato giù la porta e rimosso la bandiera. Lo studente adesso sta cercando di ottenere il rimborso dalla polizia per una nuova porta. Ah, gli ebrei… E' sempre una questione di soldi, non è così? Peter, lo studente di Duisburg, ha dichiarato che ha esposto la bandiera israeliana perché in Europa oggi l’antisemitismo è forte come non mai dalla Seconda Guerra Mondiale. Questa è una verità. Ma, se si guarda la cosa dal punto di vista delle autorità, non è solo odio per gli ebrei, ma solo una questione di numeri. Se solo pochi ebrei si ribellano non è un grosso problema. Mentre se a farlo è la maggior parte della popolazione musulmana (e in alcune città francesi, i giovani sono già oltre il 50 %) è una grave minaccia per l'ordine pubblico. Siamo oltre l’anti-semitismo e in pieno utilitarismo: l’approccio del re Abdullah non è altro che una delicata maniera per evitare problemi. Un sabato pomeriggio di un paio di settimane fa, un gruppo di persone che indossava t-shirt con su scritto "BOICOTTA ISRAELE" sono entrate in una filiale francese di Carrefour, la più grande catena di supermercati mondiale, e ovviamente si sono fatti notare. Il loro scopo era di passare sistematicamente in rassegna tutti gli scaffali esaminando ogni prodotto, portando via quelli fabbricati in Israele per poi distruggerli. A giudicare dal video, i manifestanti erano soprattutto immigrati musulmani e francesi di sinistra. Il dato ancora più rilevante è stata la passività di tutte le altri persone nel negozio, sia il personale sia gli acquirenti, che si nascondevano mentre una proprietà privata veniva saccheggiata e distrutta. Alcuni di loro hanno addirittura espresso il proprio sostegno per quest’atto. Si potrebbe fare un paragone con la Germania degli anni '30. "Non è la maggioranza silenziosa che conduce i giochi, ma una minoranza molto rumorosa", ha scritto di recente l’intellettuale canadese George Jonas. "Non importa quanti siano, importano solo i decibel". Qualsiasi entità (gli Stati Uniti, il mondo occidentale, e anche le strade arabe) ha un proprio spirito, ed è questo che aggrega le persone. Lo scorso dicembre, durante l’attacco terroristico nelle strade di Bombay, i terroristi pakistani hanno anche trovato il tempo per torturare ed uccidere un gruppo di ebrei che erano in città per fare opere di carità. Se l'attentato era causato dalla disputa territoriale del Kashmir, perché uccidere l’unico rabbino a Bombay? Perché l'Islam in Pakistan è stato in qualche modo arabizzato. Demograficamente in Europa e altrove, l'Islam ha grandi numeri. Ma ideologicamente, l'Islam radicale ha più di ogni altra cosa i decibel. Questo vale sia in Turchia, sia nei Balcani e anche in Europa occidentale. L'umore prevalente in gran parte del mondo rende Israele un agnello sacrificale. Molto prima che i musulmani diventassero una maggioranza statistica c’erano tre membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Gran Bretagna, Francia, Russia) per i quali assecondare l’Islam era un imperativo politico. A seguito dell’inserimento della sharia all'interno della legge britannica, l'arcivescovo di Canterbury venne intervistato dal Muslim News, lodando l'Islam per "il contributo molto importante apportato al dibattito sul tema della religione nella vita pubblica". Questo è uno modo di vedere le cose. Ma il vedere solo il lato positivo della propria ritirata culturale è un fenomeno destinato a intensificarsi: una volta che gli europei avranno definitivamente accettato il biculturalismo (anche se non completamente in modo volontario), non capiranno più perchè Israele non debba fare lo stesso, e spingeranno per una soluzione unica: un solo stato per il territorio che va dalla Giordania al Mediterraneo. Il mondo musulmano ci ha messo dei decenni insistendo sul concetto che la causa per cui una vasta regione ricca di petrolio, che si estende per migliaia di chilometri, ed è politicamente devastata e impantanata nella psicosi, non è nient'altro che una piccola striscia di terra un po' più grande del New Hampshire. E se si continua così Israele sarà il capro espiatorio per problemi di un territorio molto più vasto, dall’Irlanda agli Urali. Nei giorni dopo l'11 settembre questo approccio si era un po’ ridotto. A quel tempo Richard Ingrams scrisse al London Observer: "Chi avrà il coraggio di condannare Israele?". Poco tempo dopo - la polvere non si era ancora sedimentata dopo gli attentati di Londra - un lettore, Derrick Green, mi inviò una e-mail di congratulazioni: "Scommetto che per voi ebrei è come se fosse arrivato il Natale in anticipo, giusto? A causa di tutto ciò avrete più successo di prima mentre invece il popolo britannico sarà trascinato in più guerre di Israele stesso". E’ andata proprio così. Gli inglesi, gli europei, e anche le truppe americane si stanno lentamente ritirando dall’Iraq e lo faranno dall’Afghanistan, e nonostante siano esplose altre bombe a Madrid, Amburgo e a Manchester, l’unico problema sarà sempre la "sproporzione" di Israele. Se le cose continueranno in questo modo, gli ebrei europei migreranno, così come per gli ebrei francesi in Quebec o in Florida. Ci sono circa 150.000 gli ebrei a Londra (è la tredicesima città per numero di ebrei al mondo). Ma ci sono anche circa un milione di musulmani. Il più alto numero di ebrei è compreso nella fascia di età compresa tra 50 e 54; il più alto numero di musulmani si trova nella categoria “inferiore ai quattro anni”. Entro il 2025, ci saranno solo ebrei in Israele o in America, non in molti altri luoghi del pianeta. La legittimità di uno Stato ebraico è stata respinta, e anche la diaspora ebraica (ovvero la presenza ebraica in tutto il mondo) si sta affievolendo. E parafrasando le parole di Ingrams Richard : “chi non avrà il coraggio di condannare Israele?”. Magari ci sarà ancora un giorno della memoria, solo per criticare i neonazisti. Nel 2005 Anthony Lipmann, figlio di un’anglicana sopravvissuta ad Auschwitz, scrisse: "Quando il 27 gennaio ho letto sul braccio di madre numero A-25466, non ho pensato solo agli orrori delle cremazioni e dei carri bestiame, ma al Darfur, al Ruanda, allo Zimbabwe, a Jenin e a Fallujah." Jenin? E per questo che la giornata in memoria delle vittime dell’Olocausto è sul calendario: in un'epoca in cui i politici sono indifferenti o addirittura ostili al "diritto di esistere" di Israele, torna utile poter dire: "Alcuni dei migliori scatti ritraggono ebrei". In una famosa battuta si diceva che la Palestina era due volte la terra promessa. Non si può dire lo stesso dell'Europa? E della Russia e del Canada? Due culture che si scontrano nello stesso pezzo di territorio. Non molto tempo fa, guardavo un filmato sulla protesta "pro-palestinese" avvenuto nel centro di Londra: la polizia metropolitana si era ritirata fino a St. James's Street da Piccadilly e una folla urlante gridava “Correte,correte codardi! Allahu Akbar!" Alla fine anche i sostenitori del multiculturalismo progressista capiranno: non si tratta di Gaza, non si tratta del Medio Oriente; si tratta proprio di loro. Potrebbe essere di consolazione per Israele sapere che nel prossimo futuro, in Europa, i nuovi ebrei saranno proprio gli europei.
Mark Steyn è l’autore di America Alone e redattore per National Review. Tratto da National Review. Traduzione di Jacopo Mogicato
2 commenti:
Scusa Elly se mi ripeto, ma io sono convinto che ci stiamo avvicinando alla reazione a tutta questa deriva cui assistiamo in campo sociale, politico e morale.
E tanto più sarà attesa, quanto più sarà potente, perchè siamo proprio una pentola a pressione che, prima o poi, non riuscirà più a contenere la rabbia di tanti.
No, no, figurati, ripetersi ogni tanto non fa male. Io spero che sia davvero come dici te. Sappiamo che i cittadini di cose del genere non ne possono più... ma i governi?
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