Londra - Ormai è ufficiale: nelle scuole elementari di Londra i bambini inglesi «doc» sono diventati la minoranza. La maggior parte a casa non parla l'inglese perché appartiene a gruppi etnici differenti e quasi sempre ha bisogno di corsi di sostegno per scrivere e leggere correttamente. Ad affermarlo sono gli ultimi dati raccolti dal dipartimento per l'Infanzia, la Scuola e le Famiglie che rilevano uno dei più eclatanti cambiamenti demografici mai avvenuti negli ultimi decenni. Cifre alla mano i ragazzi con una lingua madre diversa dall'inglese sono la maggioranza in 13 dei 33 distretti scolastici londinesi e della vicina Slough. A Londra il 54 per cento degli alunni delle scuole primarie e il 48.5 per cento delle secondarie non parla inglese come prima lingua. In tutto fanno 159mila e nell'intero Regno Unito sono almeno mezzo milione i bambini per i quali l'inglese è una lingua straniera. Circa un quinto degli studenti appartengono a minoranze etniche e sono aumentati dell'11 per cento dal 1997 ad oggi. Giunti a questo punto la maggior preoccupazione degli insegnanti è che gli attuali finanziamenti scolastici siano insufficienti a coprire le esigenze di classi in cui sempre più alunni necessitano di un sostegno con l'inglese e i presidi di molti istituti hanno già richiesto al governo di aggiornare i fondi in base alla nuova situazione. Inoltre anche le ispezioni ufficiali scolastiche dovrebbero adeguarsi alla nuova realtà di classi con una larga concentrazione di bambini stranieri. Anastasia de Whaal, a capo di Civitas, osservatorio privilegiato sullo stato dell'Istruzione, conferma l'esistenza di difficoltà sempre crescenti per il corpo docente: «Bisogna essere onesti e ammettere che cosa significano esattamente questi dati per le scuole britanniche - ha dichiarato ieri al Daily Telegraph -. Dal governo infatti continuano ad arrivare nuove direttive e richieste in merito ai target che dobbiamo raggiungere per ottenere i fondi scolastici, ma molto spesso non si tiene conto delle difficoltà che dobbiamo affrontare. A meno che non si facciano significativi investimenti in quest'ambito, verremo lasciati sempre più spesso in situazioni in cui una gran parte degli alunni fa fatica non solo a scrivere o a leggere, ma perfino a comprendere quello che dice l'insegnante. È chiaro - ha concluso la de Whaal - che simili difficoltà influiscono sull'andamento generale della classe». Il dipartimento per l'Infanzia, la Scuola e le Famiglie getta acqua sul fuoco e sottolinea che i dati «indicano solamente quale lingua il bambino ha parlato inizialmente a casa e non se più tardi abbia imparato a parlare l'inglese più o meno lentamente. Essere un alunno che usa l'inglese come seconda lingua non significa non averla mai parlata». «Soltanto per alcuni degli ultimi arrivi inoltre - assicura un portavoce - i problemi di comunicazione sono gravi. E ad ogni modo non siamo sordi di fronte alle richieste delle scuole, abbiamo ascoltato le preoccupazioni espresse dai presidi tanto che abbiamo deciso di incrementare i fondi per le minoranze etniche di 206 milioni di sterline, da distribuire entro il 2010 proprio per aiutare gli studenti più deboli in inglese».
giovedì 13 agosto 2009
Gran Bretagna
Gran Bretagna, a scuola non si parla più inglese di Erica Orsini
Londra - Ormai è ufficiale: nelle scuole elementari di Londra i bambini inglesi «doc» sono diventati la minoranza. La maggior parte a casa non parla l'inglese perché appartiene a gruppi etnici differenti e quasi sempre ha bisogno di corsi di sostegno per scrivere e leggere correttamente. Ad affermarlo sono gli ultimi dati raccolti dal dipartimento per l'Infanzia, la Scuola e le Famiglie che rilevano uno dei più eclatanti cambiamenti demografici mai avvenuti negli ultimi decenni. Cifre alla mano i ragazzi con una lingua madre diversa dall'inglese sono la maggioranza in 13 dei 33 distretti scolastici londinesi e della vicina Slough. A Londra il 54 per cento degli alunni delle scuole primarie e il 48.5 per cento delle secondarie non parla inglese come prima lingua. In tutto fanno 159mila e nell'intero Regno Unito sono almeno mezzo milione i bambini per i quali l'inglese è una lingua straniera. Circa un quinto degli studenti appartengono a minoranze etniche e sono aumentati dell'11 per cento dal 1997 ad oggi. Giunti a questo punto la maggior preoccupazione degli insegnanti è che gli attuali finanziamenti scolastici siano insufficienti a coprire le esigenze di classi in cui sempre più alunni necessitano di un sostegno con l'inglese e i presidi di molti istituti hanno già richiesto al governo di aggiornare i fondi in base alla nuova situazione. Inoltre anche le ispezioni ufficiali scolastiche dovrebbero adeguarsi alla nuova realtà di classi con una larga concentrazione di bambini stranieri. Anastasia de Whaal, a capo di Civitas, osservatorio privilegiato sullo stato dell'Istruzione, conferma l'esistenza di difficoltà sempre crescenti per il corpo docente: «Bisogna essere onesti e ammettere che cosa significano esattamente questi dati per le scuole britanniche - ha dichiarato ieri al Daily Telegraph -. Dal governo infatti continuano ad arrivare nuove direttive e richieste in merito ai target che dobbiamo raggiungere per ottenere i fondi scolastici, ma molto spesso non si tiene conto delle difficoltà che dobbiamo affrontare. A meno che non si facciano significativi investimenti in quest'ambito, verremo lasciati sempre più spesso in situazioni in cui una gran parte degli alunni fa fatica non solo a scrivere o a leggere, ma perfino a comprendere quello che dice l'insegnante. È chiaro - ha concluso la de Whaal - che simili difficoltà influiscono sull'andamento generale della classe». Il dipartimento per l'Infanzia, la Scuola e le Famiglie getta acqua sul fuoco e sottolinea che i dati «indicano solamente quale lingua il bambino ha parlato inizialmente a casa e non se più tardi abbia imparato a parlare l'inglese più o meno lentamente. Essere un alunno che usa l'inglese come seconda lingua non significa non averla mai parlata». «Soltanto per alcuni degli ultimi arrivi inoltre - assicura un portavoce - i problemi di comunicazione sono gravi. E ad ogni modo non siamo sordi di fronte alle richieste delle scuole, abbiamo ascoltato le preoccupazioni espresse dai presidi tanto che abbiamo deciso di incrementare i fondi per le minoranze etniche di 206 milioni di sterline, da distribuire entro il 2010 proprio per aiutare gli studenti più deboli in inglese».
Londra - Ormai è ufficiale: nelle scuole elementari di Londra i bambini inglesi «doc» sono diventati la minoranza. La maggior parte a casa non parla l'inglese perché appartiene a gruppi etnici differenti e quasi sempre ha bisogno di corsi di sostegno per scrivere e leggere correttamente. Ad affermarlo sono gli ultimi dati raccolti dal dipartimento per l'Infanzia, la Scuola e le Famiglie che rilevano uno dei più eclatanti cambiamenti demografici mai avvenuti negli ultimi decenni. Cifre alla mano i ragazzi con una lingua madre diversa dall'inglese sono la maggioranza in 13 dei 33 distretti scolastici londinesi e della vicina Slough. A Londra il 54 per cento degli alunni delle scuole primarie e il 48.5 per cento delle secondarie non parla inglese come prima lingua. In tutto fanno 159mila e nell'intero Regno Unito sono almeno mezzo milione i bambini per i quali l'inglese è una lingua straniera. Circa un quinto degli studenti appartengono a minoranze etniche e sono aumentati dell'11 per cento dal 1997 ad oggi. Giunti a questo punto la maggior preoccupazione degli insegnanti è che gli attuali finanziamenti scolastici siano insufficienti a coprire le esigenze di classi in cui sempre più alunni necessitano di un sostegno con l'inglese e i presidi di molti istituti hanno già richiesto al governo di aggiornare i fondi in base alla nuova situazione. Inoltre anche le ispezioni ufficiali scolastiche dovrebbero adeguarsi alla nuova realtà di classi con una larga concentrazione di bambini stranieri. Anastasia de Whaal, a capo di Civitas, osservatorio privilegiato sullo stato dell'Istruzione, conferma l'esistenza di difficoltà sempre crescenti per il corpo docente: «Bisogna essere onesti e ammettere che cosa significano esattamente questi dati per le scuole britanniche - ha dichiarato ieri al Daily Telegraph -. Dal governo infatti continuano ad arrivare nuove direttive e richieste in merito ai target che dobbiamo raggiungere per ottenere i fondi scolastici, ma molto spesso non si tiene conto delle difficoltà che dobbiamo affrontare. A meno che non si facciano significativi investimenti in quest'ambito, verremo lasciati sempre più spesso in situazioni in cui una gran parte degli alunni fa fatica non solo a scrivere o a leggere, ma perfino a comprendere quello che dice l'insegnante. È chiaro - ha concluso la de Whaal - che simili difficoltà influiscono sull'andamento generale della classe». Il dipartimento per l'Infanzia, la Scuola e le Famiglie getta acqua sul fuoco e sottolinea che i dati «indicano solamente quale lingua il bambino ha parlato inizialmente a casa e non se più tardi abbia imparato a parlare l'inglese più o meno lentamente. Essere un alunno che usa l'inglese come seconda lingua non significa non averla mai parlata». «Soltanto per alcuni degli ultimi arrivi inoltre - assicura un portavoce - i problemi di comunicazione sono gravi. E ad ogni modo non siamo sordi di fronte alle richieste delle scuole, abbiamo ascoltato le preoccupazioni espresse dai presidi tanto che abbiamo deciso di incrementare i fondi per le minoranze etniche di 206 milioni di sterline, da distribuire entro il 2010 proprio per aiutare gli studenti più deboli in inglese».
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