GENOVA - Sala gremita all’inverosimile, standing ovation all’inizio e alla fine del suo intervento, autografi, strette di mano e consensi. Pierluigi Bersani, candidato alle primarie del prossimo 25 ottobre per la segreteria del Partito democratico, conquista il pubblico della Festa nazionale di Genova.
L'INTERVISTA - Intervistato dal giornalista del Tg1 Andrea Montanari, l’ex ministro dello Sviluppo economico si è soffermato soprattutto sulla difficile congiuntura economica internazionale ma non si è sottratto alle domande sul confronto con il segretario del Pd Dario Franceschini.
SINISTRA - «Non posso fare il segretario del Pd se non posso usare questa parola, sinistra»: questo è stato l'attacco del suo discorso sul programma per la corsa alla segreteria del Pd e la platea della festa del partito di Genova gli tributa due minuti di fragorosi applausi, tanto che Bersani si commuove e si ferma, per poi spiegare cosa intenda per "sinistra". «Sinistra - spiega - non è una parola esclusiva. Sinistra è una parola che allude all’uguale liberta e dignità di tutti gli esseri umani. Non vedo un partito progressista che possa rinunciare a questa parola». Poi, Bersani aggiunge due aggettivi, che «ben si addicono», o «dovrebbero farlo», al Pd. «Democratico: ci vuole in Italia una sinistra che raccolga i grandi temi del civismo, perchè - spiega - serve nel Paese una riscossa civica. Per me sinistra democratica è questo. E poi liberale, perchè ’liberalizzazione’ è contrario di liberismo». Infine, i farò, a partire dal necessario recupero dell’identità del Pd. «Abbiamo lasciato troppo correre l’idea dell’eclettismo. Un partito - spiega Bersani - se vuole aggregare deve avere un’identità, un centro aggregatore. Un partito popolare, non classista, non elitario, non giacobino, che sta dove sta il popolo, che parla al lavoro, al lavoro, ai cittadini». Da ultimo, l’affondo sul ’collega’ e attualmente segretario Dario Franceschini. «Voglio bene a Franceschini - dice infatti l’ex ministro dello sviluppo economico - ma quando ha detto di essere il Pd e che ’sono Bersani e Marino che devono spiegare in cosa sono diversi’ non mi è piaciuto molto. Se in un anno abbiamo perso 4 milioni di voti - conclude infatti Bersani - il problema sarà un po’ tutti. Ciascuno di noi deve dire con precisione cosa pensa che non sia andato e cosa c’è da correggere nel percorso del Pd». Anche Franceschini.
SCISSIONE - Sugli scenari post-congresso Bersani si è detto sicuro: «Non ho assolutamente paura di scissioni, sono le prime primarie vere e misureremo il fatto che in un congresso e nella sua discussione si trova la solidarietà». «Non ci fa bene - afferma uno dei candidati alla segreteria Pd - cadere nei meccanismi mediatici sul chi è più giovane o più bello o democratico doc ma se con un mio collega di partito discuto di immigrazione, anche se abbiamo due idee diverse, dopo siamo più amici di prima»
IL PUBBLICO - Tra i passaggi più apprezzati dal pubblico, quelli riferiti appunto alla storia ed alle radici della sinistra, ai temi etici come il testamento biologico, alle liberalizzazioni, al conflitto di interessi e dal senso ultimo della politica. Prima del suo ingresso nella sala dibattiti Bersani ha visitato la sede genovese del Partito democratico ed ha partecipato ad un incontro con i pendolari liguri e di altre Regioni italiane per ascoltarne le problematiche e le proposte in merito alla situazione del trasporto pubblico.
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