giovedì 20 agosto 2009

Gianfranzo Fini e il patriottismo

Fini, per l'unità del paese educare a amor di patria

ROMA - "L'educazione al patriottismo costituzionale inteso come moderno amor di Patria è uno degli strumenti privilegiati per promuovere un moderno sentimento di unità del Paese": è quanto scrive il presidente della Camera Gianfranco Fini in un intervento sul prossimo numero del mensile 'Formiche' curato da Paolo Messa. "Inteso come testimonianza di un percorso storico - aggiunge Fini - il patriottismo costituzionale non può che coincidere con il patriottismo nazionale e repubblicano. Come tale, esso contribuisce a preservare l'idea di Patria dalle degenerazioni nazionalistiche e razziste che hanno funestato la storia del Novecento e che purtroppo tendono a riaffacciarsi in Europa come reazione impaurita, regressiva e nichilista ai processi di globalizzazione e alle grandi migrazioni". "Da qualche tempo - prosegue Fini - si avverte sempre più forte l'esigenza di rilanciare il patto di cittadinanza tra italiani per far crescere un rinnovato ethos civile e per contrastare quelle tendenze all'atomizzazione, alla frammentazione e al particolarismo che minano la coesione sociale". Ed "é necessario più che mai mantenere vivi e attuali i valori repubblicani, che vanno intesi sia come lealismo e senso di appartenenza alla Repubblica sia come passione civile per le sorti della Res Publica e quindi per tutto ciò che rimanda alla nazione intesa come comunità politica dei cittadini"."Il patriottismo costituzionale, nazionale e repubblicano è inseparabile dall'ideale democratico e sociale che rimanda alla storia stessa del Risorgimento" scrive il presidente della Camera, che cita poi gli scritti politici di Giuseppe Mazzini: "Finché uno solo tra i vostri fratelli non è rappresentato dal proprio voto nello sviluppo della vita nazionale, finché uno solo, capace e voglioso di lavoro, langue per mancanza di lavoro, nella miseria, voi non avrete patria come dovreste averla, la patria di tutti e la patria per tutti"."La Repubblica - ha scritto Piero Calamandrei - è la nostra famiglia, la nostra casa. E' un senso di civica responsabilità di un popolo che finalmente si sente padrone del proprio destino. E' un senso di vicinanza e di solidarietà in cui ci riconosciamo", scrive ancora Fini. "Intendiamoci - aggiunge - alcuni cittadini possono essersi sentiti, e possono ancora sentirsi, estranei alla Repubblica. Ma è dovere costante delle Istituzioni fare della Repubblica la loro famiglia e la loro casa attraverso una convinta azione di educazione civile oltre che attraverso la garanzia della giustizia sociale, dell'eguaglianza, del rispetto della legalità"."La coesione di un Paese - afferma il presidente della Camera - trova il suo fondamento nella solidità del patto di cittadinanza e nei valori che fondano l'etica civile dei cittadini; anche per questo, le Istituzioni hanno il dovere di tenere sempre alta la tensione morale della società"."Solo una visione superficiale e minimalista dell'Europa può portare a scorgere una frattura tra il sentimento nazionale e il senso di appartenenza, ancora purtroppo incerto, alla grande realtà sovranazionale in via di edificazione nel Continente", le parole di Fini. "Un nuovo patriottismo - sottolinea Fini - è necessario anche per la costruzione di un' Europa in cui accanto a istituzioni comuni si formi davvero un demos europeo unito da valori comuni". "L'educazione al patriottismo nazionale - sottolinea il presidente della Camera - è condizione essenziale per l'educazione al patriottismo europeo che verrà. Non si può essere buoni cittadini europei se non si è buoni cittadini italiani, francesi, tedeschi, spagnoli e così via".

Immigrazione: Italia sia patria per chi viene da lontano - "Il nuovo moderno e strategico impegno delle Istituzioni deve essere quello di far sentire l'Italia come patria anche a coloro che vengono da Paesi lontani, e che sono già o aspirano a diventare cittadini italiani". Lo afferma il presidente della Camera Gianfranco Fini in un intervento che apparirà sul prossimo numero del mensile Formiche. "Non si può chiedere a questi nuovi italiani - scrive Fini - di identificarsi totalmente con la nostra storia e con i nostri costumi. Sarebbe ingiusto e sbagliato pretendere di assimilarli nella nostra cultura. Per loro la Patria non potrà mai essere la terra dei padri. Però si può e si deve chiedere loro di partecipare attivamente e lealmente alla vita collettiva, di fare propri i valori della Repubblica, di condividere gli obiettivi di fondo della nostra società e di contribuire alla loro realizzazione". "Si può e si deve suscitare - conclude il presidente di Montecitorio - passione civile e patriottismo nei nuovi italiani anche promuovendo la conoscenza, non solo della nostra lingua e delle nostre leggi ma anche della nostra storia, specie quella politico-costituzionale più recente".

2 commenti:

Massimo ha detto...

Ha ragione Calderoli che invita Fini a dire, almeno una volta all'anno, qualcosa "di Destra" ! :-)

Elly ha detto...

E ha ragione si. Prima c'era Rutelli che non perdeva occasione di tacere, poi è arrivato Casini, adesso c'è lui.