Avevano iniziato a manifestare nel pomeriggio, attuando un parziale sciopero della fame per contestare l’estensione per legge a 180 giorni del «trattenimento». E invece la protesta dei nigeriani trattenuti nel Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli si è trasformata in una rivolta. Alle 19.30 un gruppo di immigrati ha dato fuoco a materassi e lenzuola, spaccando alcune panchine e lanciando oggetti nel cortile della struttura. I più agguerriti hanno minacciato di procurarsi delle ferite con atti di autolesionismo. In rinforzo al presidio fisso delle forze dell’ordine che sorvegliano il centro, sono intervenuti i carabinieri, la polizia e i vigili del fuoco con un’autopompa in forma precauzionale. Nei tafferugli sono rimasti feriti alcuni uomini delle forze dell’ordine, una donna nigeriana è stata trasportata in codice verde all’ospedale San Raffaele. Quattordici immigrati sono finiti in manette.
Sgomberi Rom e sinti scrivono a Napolitano
La federazione «Rom e Sinti Insieme» e l’associazione Upre Roma hanno scritto un esposto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per protestare contro le modalità dello sgombero della cascina Bareggiate di Pioltello, lo scorso 6 agosto. «Lo sgombero avvenuto senza alcuna proposta alternativa e la totale assenza di un intervento di assistenza a tutela dei minori - scrivono le associazioni - costringe le sottoscritte associazioni e i sottoscritti cittadini europei a chiedere un intervento immediato per far fronte all’emergenza umanitaria che si è determinata tutelando i minori». Le associazioni denunciano «le modalità dello sgombero e presentano un ricorso contro il provvedimento del prefetto di Milano per violazione di quanto previsto dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia delle Nazioni unite». Nell’ordinanza, secondo le associazioni, «non era indicata nessuna data entro la quale l’area doveva essere liberata ma alla mattina del 6 agosto» lo sgombero è avvenuto comunque.
Tunisino in manette: fa ubriacare i fidanzatini e poi stupra la ragazza di Paola Fucilieri
Purtroppo accade spesso. Che i ragazzini confidino negli adulti, anche se semi sconosciuti o quasi, seguendoli senza timori nelle loro dubbie iniziative. È quello che hanno fatto una 16enne cilena e il suo fidanzatino equadoriano di due anni più giovane. Finendo tra le grinfie di un nordafricano che li ha spinti a ubriacarsi e poi ha abusato della giovanissima. N.H., alias Mohammed, 27enne tunisino, regolare in Italia (anche se sopravvive grazie a espedienti) è stato arrestato martedì dopo due giorni di pedinamenti e faticose indagini «vecchio stile» dai carabinieri della compagnia Porta Monforte per la violenza sessuale; il fermo emesso dal pm Giulio Benedetti è stato convalidato dal gip Federica Centonze. In realtà il fattaccio risale a domenica 2 agosto. Quando la coppietta di fidanzatini sudamericani sta passeggiando lungo viale Monza e incontra il fatidico Mohammed. Lo conoscono, più o meno: ci hanno già scambiato qualche parola, sembra un tipo tranquillo, è molto gentile. E così il nordafricano, dopo una lunga chiacchierata con i ragazzini, li invita a casa sua (dice lui) per starsene un po’ più tranquilli e loro accettano. Sono le 21. La giovane cilena avverte la madre che tornerà più tardi. «Ma non oltre le 23» si limita ad ammonirla la genitrice. Inutile dire che, una volta raggiunta casa (in realtà un appartamento che gli era stato prestato) in via Tanaro (zona Gorla) Mohammed chiude la porta d’ingresso a chiave e mette in atto i suoi sporchi piani. Così, dopo aver fatto ubriacare pesantemente i ragazzini con vodka e rum al suono di musica latino americana - e mentre il giovanissimo equadoriano perde i sensi, la cilena, capita l’antifona nonostante i fumi dell’alcool, tenta di fuggire ma non riesce a uscire - Mohamed comincia ad allungare le mani sulla ragazzina, fino a coinvolgerla in un rapporto completo e non protetto. Prima di far andar via i ragazzini, da vero «signore», non esita a minacciarli: «Badate bene di non raccontare ad anima viva quel che è successo - sibila il furfante alla coppietta impaurita - altrimenti per voi sono guai seri». La medesima minaccia Mohammed la ripete il giorno successivo, quando reincontra per strada i fidanzatini che, terrorizzati, fuggono via. Dopo una settimana, sabato scorso, però, il 14enne equadoriano parla con i genitori spiegando cos’è accaduto nell’abitazione dell’«orco» magrebino. E a quel punto la famiglia contatta la mamma e il papà della cilena che, tra le lacrime, conferma ogni pietoso particolare della violenza subita. Il giorno dopo scatta la denuncia. E Mohammed viene ritrovato dopo 48 ore in un bar di via Asiago. «È rimasta incinta? - chiede ai carabinieri che lo portano in caserma riferendosi alla minorenne di cui ha abusato -. Non abbiamo usato il preservativo». Questo, però, i militari lo sanno già. Come sanno che ha tentato di avvicinare altre giovanissime per strada.
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