venerdì 14 agosto 2009

Matrimoni

Primi effetti delle nuove norme. Comuni e legge sulla sicurezza. Saltano le nozze con immigrati. «Manca il permesso di soggiorno»: a Verona stop a 10 matrimoni su 22, a Bologna cancellate quattro cerimonie

MILANO
- A Milano han­no fatto un primo giro di telefo­nate: nove coppie contattate e solo due che confermano la ce­rimonia. A Verona, la città di Giulietta e Romeo, sono già sal­tati dieci matrimoni su venti­due. A Bologna le nozze andate a monte sono almeno quattro. La legge Maroni e l’amore. Niente permesso di soggiorno, niente matrimonio. Nozze già annunciate agli amici, con tan­to di pubblicazione in munici­pio e poi disdette all’ultimo mi­nuto. Oppure, beffa ancora più amara, nel giorno stesso della cerimonia, quando le coppie, ignare delle nuova norma, si ri­trovano davanti al sindaco o al­l’assessore per dirsi sì e si sen­tono invece dire di no. «Sapete che senza permesso di soggiorno non vi potete spo­sare?». A Milano, in Comune, hanno messo mano al telefono per avvisare chi si dovrà sposa­re il 24 agosto (il servizio in queste settimane è in vacanza). Se la telefonata va a vuoto, par­te anche una raccomandata con ricevuta di ritorno. Sorpre­sa, stupore, sconcerto, rabbia. Il mix di sentimenti dall’altro capo della cornetta, racconta­no i funzionari, è questo. Due coppie rinunciano subito, evi­dentemente non sono in rego­la. Altre cinque prendono tem­po, chiedono spiegazioni per poi rimanere in sospeso. Da due sole arriva la conferma: «Siamo in regola, noi il 24 sare­mo marito e moglie». Va meglio a Torino: sabato otto agosto è entrata in vigore la legge Maroni con relativo diktat nuziale. Venerdì sera partono le telefonate e l’indo­mani, davanti all’ufficiale giu­diziario, si presentano ben quattro delle cinque coppie straniere o miste. Una sola ri­nuncia, nel primo giorno d’ap­plicazione della norma. Se ne riparlerà a settembre. Pochi chilometri di distanza, Novara, e il dato torna a farsi rilevante: in soli cinque giorni sette ma­trimoni saltati, ma una coppia ha annunciato ricorso. La legge parla chiaro e non ammette ignoranza. Il proble­ma però sono le pubblicazioni fatte mesi fa, prima che il pac­chetto sicurezza diventasse leg­ge. I grandi Comuni, nel mezzo di questa fase transitoria, han­no scelto di muoversi da soli, arrangiandosi, in pieno agosto, nel tentativo di risparmiare brutte sorprese ai potenziali «nubendi». «E senza che ci fos­se un preciso obbligo contenu­to nella legge», sottolineano i dirigenti comunali milanesi. Un gesto di cortesia, insomma. A Bologna sono già state can­cellate quattro cerimonie di al­trettante coppie straniere. A set­tembre la brutta sorpresa po­trebbe piovere su un’altra qua­rantina di promessi sposi. «Una norma ridicola e di pura propa­ganda, che ostacola chi si ama e non ferma il fenomeno dei ma­trimoni di comodo», ha tuona­to all'Unità il vicesindaco pd Claudio Merighi. Nozze di co­modo, l’escamotage di sposare cittadini/e italiani/e o comunita­ri/ e per guadagnare la cittadi­nanza italiana. Giudizio oppo­sto a Milano. Dice l’assessore Stefano Pillitteri: «Da noi il fe­nomeno delle nozze tra egizia­ni e romene ha avuto dimensio­ni davvero preoccupanti. Que­sta legge ci aiuterà a stroncare il racket». Da dire, però, che c’è un altro passaggio della legge pensato per scoraggiare i matri­moni «finti»: il tempo necessa­rio per ottenere la cittadinanza italiana, una volta celebrato il matrimonio, è stato prolungato da sei mesi a due anni. Flavio Tosi, sindaco leghi­sta proprio di Verona, è del partito degli entusiasti. Salte­rà anche qualche matrimonio d’amore? «Pazienza. Anche perché bisogna pensare inve­ce a tutti quelli di comodo che saranno cancellati». La ragion di Stato prevale: «Abbiamo sa­nato un’anomalia tutta italia­na: il matrimonio è un atto di stato civile. Come si può im­maginare che un clandestino possa accedere a un servizio di questa natura?».

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