ROMA (23 agosto) - «La colpa più grave di Berlusconi è quella di non avere migliorato in nulla il Paese, pur dominandone la politica da 15 anni, ma non credo che con lui scompariranno anche l'egoismo e l'individualismo». Walter Veltroni in un'intervista a "Il resto del Carlino" dice di non essere convinto che le responsabilità dello stato attuale del Paese siano tutte attribuibili al premier. «Credo però - aggiunge - che chi ha responsabilità di governo non dovrebbe alimentare gli aspetti più deteriori dell'epoca in cui vive. Detto questo...». L'ex segretario del Pd, in occasione della pubblicazione del suo romanzo "Noi" - che l'ex segretario del Pd definisce «un atto d'amore per l'Italia, Paese sfortunato e meraviglioso» - individua nella società "una spinta all'odio". Uno dei capitoli del libro è ambientato negli anni Settanta, «anni del terrorismo e della violenza cieca». Come lo spiega? «Siamo un Paese che tende a prendere forti sbandate ideologiche. Si sono strasformati in ideologie persino il berlusconismo e l'antiberlusconismo, e il mio grande dolore - dice - è stato non essere riuscito ad avviare una stagione di collaborazione nell'interesse dell' Italia dopo le elezioni. In ogni pagina del mio libro c'è l'auspicio di portare il Paese fuori dal collo di quest'imbuto ideologico che credo affligga sia i nostri elettori sia quelli del centrodestra». Colpa di molti dirigenti del Pd e di Di Pietro? «Sì, anche - risponde Veltroni - ma soprattutto del fatto che che il centrodestra ha preferito ripetere il copione della contrapposizione frontale». Veltroni conclude rispondendo all'intervistatore che gli chiede di associare personaggi della politica a quelli letterari. «Per Berlusconi, Falstaff di Shakespeare, un uomo refrattario alle regole. Per D'Alema ho pensato a Bartleby, lo scrivano di Melville, uno che si fa ricordare per la frase "preferirei di no". Ma lasciamo perdere, meglio evitare polemiche. Scriva che più che personaggi letterari mi sembrano persone che hanno una smisurata voglia di tenersi stretti alla dimensione della cronaca».
lunedì 24 agosto 2009
Veltroni, Berlusconi e l'italia
Veltroni: non è tutta colpa di Berlusconise l'Italia è in queste condizioni. «Il premier come Falstaff: refrattario alle regole. Bisogna usciredall'imbuto idologico che affligge centrodestra e centrosinistra»
ROMA (23 agosto) - «La colpa più grave di Berlusconi è quella di non avere migliorato in nulla il Paese, pur dominandone la politica da 15 anni, ma non credo che con lui scompariranno anche l'egoismo e l'individualismo». Walter Veltroni in un'intervista a "Il resto del Carlino" dice di non essere convinto che le responsabilità dello stato attuale del Paese siano tutte attribuibili al premier. «Credo però - aggiunge - che chi ha responsabilità di governo non dovrebbe alimentare gli aspetti più deteriori dell'epoca in cui vive. Detto questo...». L'ex segretario del Pd, in occasione della pubblicazione del suo romanzo "Noi" - che l'ex segretario del Pd definisce «un atto d'amore per l'Italia, Paese sfortunato e meraviglioso» - individua nella società "una spinta all'odio". Uno dei capitoli del libro è ambientato negli anni Settanta, «anni del terrorismo e della violenza cieca». Come lo spiega? «Siamo un Paese che tende a prendere forti sbandate ideologiche. Si sono strasformati in ideologie persino il berlusconismo e l'antiberlusconismo, e il mio grande dolore - dice - è stato non essere riuscito ad avviare una stagione di collaborazione nell'interesse dell' Italia dopo le elezioni. In ogni pagina del mio libro c'è l'auspicio di portare il Paese fuori dal collo di quest'imbuto ideologico che credo affligga sia i nostri elettori sia quelli del centrodestra». Colpa di molti dirigenti del Pd e di Di Pietro? «Sì, anche - risponde Veltroni - ma soprattutto del fatto che che il centrodestra ha preferito ripetere il copione della contrapposizione frontale». Veltroni conclude rispondendo all'intervistatore che gli chiede di associare personaggi della politica a quelli letterari. «Per Berlusconi, Falstaff di Shakespeare, un uomo refrattario alle regole. Per D'Alema ho pensato a Bartleby, lo scrivano di Melville, uno che si fa ricordare per la frase "preferirei di no". Ma lasciamo perdere, meglio evitare polemiche. Scriva che più che personaggi letterari mi sembrano persone che hanno una smisurata voglia di tenersi stretti alla dimensione della cronaca».
ROMA (23 agosto) - «La colpa più grave di Berlusconi è quella di non avere migliorato in nulla il Paese, pur dominandone la politica da 15 anni, ma non credo che con lui scompariranno anche l'egoismo e l'individualismo». Walter Veltroni in un'intervista a "Il resto del Carlino" dice di non essere convinto che le responsabilità dello stato attuale del Paese siano tutte attribuibili al premier. «Credo però - aggiunge - che chi ha responsabilità di governo non dovrebbe alimentare gli aspetti più deteriori dell'epoca in cui vive. Detto questo...». L'ex segretario del Pd, in occasione della pubblicazione del suo romanzo "Noi" - che l'ex segretario del Pd definisce «un atto d'amore per l'Italia, Paese sfortunato e meraviglioso» - individua nella società "una spinta all'odio". Uno dei capitoli del libro è ambientato negli anni Settanta, «anni del terrorismo e della violenza cieca». Come lo spiega? «Siamo un Paese che tende a prendere forti sbandate ideologiche. Si sono strasformati in ideologie persino il berlusconismo e l'antiberlusconismo, e il mio grande dolore - dice - è stato non essere riuscito ad avviare una stagione di collaborazione nell'interesse dell' Italia dopo le elezioni. In ogni pagina del mio libro c'è l'auspicio di portare il Paese fuori dal collo di quest'imbuto ideologico che credo affligga sia i nostri elettori sia quelli del centrodestra». Colpa di molti dirigenti del Pd e di Di Pietro? «Sì, anche - risponde Veltroni - ma soprattutto del fatto che che il centrodestra ha preferito ripetere il copione della contrapposizione frontale». Veltroni conclude rispondendo all'intervistatore che gli chiede di associare personaggi della politica a quelli letterari. «Per Berlusconi, Falstaff di Shakespeare, un uomo refrattario alle regole. Per D'Alema ho pensato a Bartleby, lo scrivano di Melville, uno che si fa ricordare per la frase "preferirei di no". Ma lasciamo perdere, meglio evitare polemiche. Scriva che più che personaggi letterari mi sembrano persone che hanno una smisurata voglia di tenersi stretti alla dimensione della cronaca».
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