Ma che bella rissa da spiaggia, per la gioia dei grandi e l'educazione dei piccini, coinvolti allegramente per completare il rito delle vacanze estive. È successo sulla ridente riviera romagnola, dove probabilmente amministrazioni comunali di antico uso politically correct hanno deciso di fare finalmente un po' di ordine nel gran casino di venditori ambulanti, vu’ cumprà e postulanti, insomma di riportare legalità, e hanno chiesto a polizia e carabinieri di fare il lavoro che può sembrare sporco, ma che è l'unico modo di fare pulizia. Invece no, per ogni vu’ cumprà che ti sbarra la strada c'è un italiano, anzi un italiota, che lo difende. Infatti due turiste si sono prese calci e schiaffi sulla spiaggia di Viserba da tre damazze milanesi per aver difeso l'operato dei carabinieri impegnati in un servizio antiabusivismo. In loro aiuto sono accorsi gli stessi uomini dell'Arma, che sono stati aggrediti, tanto che uno di loro è finito al pronto soccorso. Le tre donne, invece, sono state arrestate per oltraggio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Roba da buttare la chiave.Sulle spiagge italiane, lo sappiamo tutti per tragica esperienza, l'assalto dei venditori ambulanti è diventato insopportabile. I loro banchetti spesso bloccano l'accesso al mare, impediscono di raggiungere il bar o la cabina; le richieste di acquisto sono petulanti fino alla molestia. Non è diverso dall'assalto serale nei ristoranti all'aperto, in vacanza come in città; non è diverso dall'aggressione ai semafori di lavavetri muniti di stracci e spazzoline luride. Alle donne sole, in strada come al volante, spesso riservano minacce, ingiurie, parolacce. Damazze come le milanesi di Viserba se ne lamentano a voce alta, al supermercato, in ufficio e dal parrucchiere. Poi vanno al mare e si improvvisano difensori degli oppressi, forse perché comprare la borsetta fasulla e spacciarla in città per autentica viene considerato molto divertente e furbetto, invece che illegale. È che la virtù della coerenza non appartiene a molti, e va incoraggiata, magari a colpi di multe, sanzioni, qualche permanenza dietro le sbarre.La storia di Viserba infatti è proprio brutta. Tutto è cominciato quando i carabinieri, in servizio in costume, hanno fermato un venditore abusivo all'altezza del bagno 23. Il vu’ cumprà, un senegalese, ha tentato di sfuggire al controllo, ma è stato subito fermato. I militari però si sono trovati, invece che incoraggiati ed elogiati, circondati da alcuni bagnanti insorti in difesa dell'extracomunitario. Sono piovuti anche insulti, soprattutto le tre turiste milanesi guidavano il coro. I carabinieri hanno finto di non sentire, non hanno risposto alle provocazioni e hanno sequestrato la merce. Pensavano di aver finito, ma sono stati costretti a tornare indietro. Due turiste ternane, colpevoli di aver difeso l'operato dei militari, sono state aggredite dalle tre milanesi, che non solo non si sono placate al ritorno dei carabinieri, hanno colpito pure loro. Scena disdicevole, uno dei militari ricoverato, le tre pazze sono state portate in caserma e arrestate. Compariranno davanti al giudice per oltraggio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Nel frattempo, certa coerenza italica si esercita anche in questo, è stata approntata la spiegazione del povero bambino picchiato. Sapete com'è, al cuore di mamma non si impongono leggi. Il marito di una delle tre milanesi ha spiegato infatti che la zuffa è scoppiata quando una delle donne che aveva preso le difese dei carabinieri ha mollato un ceffone a uno dei suoi figli, colpevole di aver detto, perché la buona educazione non mente e si trasmette, che i militari sono cattivi. Per questo, in nome della creatura, la moglie, la suocera e la cugina hanno reagito, pazienza se sono stati colpiti anche i carabinieri, la prossima volta impareranno a non mettersi in mezzo. Non sappiamo quale pena sia prevista per i reati commessi dalle tre, chiamiamole così, signore. Speriamo che sia adottata la più severa ed esemplare, pensando anche alla vita futura dei loro bambini. Sappiamo però come la pena potrebbe essere commutata in senso profondamente civico. Per un annetto, giorno più giorno meno, le donne e i loro familiari, quando alla guida di automobile, si fermeranno ad ogni semaforo per obbligatorio lavaggio di vetro con relativa pretesa mancia; compreranno almeno un accendino, un vaso con margherita di pannolenci cantante, un apribottiglie e un cappellino con ventilatore a sera, pena il restare chiusi in casa, acquisteranno contenti e senza contrattare il prezzo almeno un portafogli finto di Louis Vuitton e una cintura altrettanto tarocca di Gucci. Così, a cuor contento, nella certezza che mai nessun carabiniere o agente di polizia o vigile urbano risponderà a una loro richiesta di soccorso.
mercoledì 19 agosto 2009
Vù cumprà
Se le «damazze» milanesi picchiano i carabinieri per difendere i vu’ cumprà
Ma che bella rissa da spiaggia, per la gioia dei grandi e l'educazione dei piccini, coinvolti allegramente per completare il rito delle vacanze estive. È successo sulla ridente riviera romagnola, dove probabilmente amministrazioni comunali di antico uso politically correct hanno deciso di fare finalmente un po' di ordine nel gran casino di venditori ambulanti, vu’ cumprà e postulanti, insomma di riportare legalità, e hanno chiesto a polizia e carabinieri di fare il lavoro che può sembrare sporco, ma che è l'unico modo di fare pulizia. Invece no, per ogni vu’ cumprà che ti sbarra la strada c'è un italiano, anzi un italiota, che lo difende. Infatti due turiste si sono prese calci e schiaffi sulla spiaggia di Viserba da tre damazze milanesi per aver difeso l'operato dei carabinieri impegnati in un servizio antiabusivismo. In loro aiuto sono accorsi gli stessi uomini dell'Arma, che sono stati aggrediti, tanto che uno di loro è finito al pronto soccorso. Le tre donne, invece, sono state arrestate per oltraggio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Roba da buttare la chiave.Sulle spiagge italiane, lo sappiamo tutti per tragica esperienza, l'assalto dei venditori ambulanti è diventato insopportabile. I loro banchetti spesso bloccano l'accesso al mare, impediscono di raggiungere il bar o la cabina; le richieste di acquisto sono petulanti fino alla molestia. Non è diverso dall'assalto serale nei ristoranti all'aperto, in vacanza come in città; non è diverso dall'aggressione ai semafori di lavavetri muniti di stracci e spazzoline luride. Alle donne sole, in strada come al volante, spesso riservano minacce, ingiurie, parolacce. Damazze come le milanesi di Viserba se ne lamentano a voce alta, al supermercato, in ufficio e dal parrucchiere. Poi vanno al mare e si improvvisano difensori degli oppressi, forse perché comprare la borsetta fasulla e spacciarla in città per autentica viene considerato molto divertente e furbetto, invece che illegale. È che la virtù della coerenza non appartiene a molti, e va incoraggiata, magari a colpi di multe, sanzioni, qualche permanenza dietro le sbarre.La storia di Viserba infatti è proprio brutta. Tutto è cominciato quando i carabinieri, in servizio in costume, hanno fermato un venditore abusivo all'altezza del bagno 23. Il vu’ cumprà, un senegalese, ha tentato di sfuggire al controllo, ma è stato subito fermato. I militari però si sono trovati, invece che incoraggiati ed elogiati, circondati da alcuni bagnanti insorti in difesa dell'extracomunitario. Sono piovuti anche insulti, soprattutto le tre turiste milanesi guidavano il coro. I carabinieri hanno finto di non sentire, non hanno risposto alle provocazioni e hanno sequestrato la merce. Pensavano di aver finito, ma sono stati costretti a tornare indietro. Due turiste ternane, colpevoli di aver difeso l'operato dei militari, sono state aggredite dalle tre milanesi, che non solo non si sono placate al ritorno dei carabinieri, hanno colpito pure loro. Scena disdicevole, uno dei militari ricoverato, le tre pazze sono state portate in caserma e arrestate. Compariranno davanti al giudice per oltraggio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Nel frattempo, certa coerenza italica si esercita anche in questo, è stata approntata la spiegazione del povero bambino picchiato. Sapete com'è, al cuore di mamma non si impongono leggi. Il marito di una delle tre milanesi ha spiegato infatti che la zuffa è scoppiata quando una delle donne che aveva preso le difese dei carabinieri ha mollato un ceffone a uno dei suoi figli, colpevole di aver detto, perché la buona educazione non mente e si trasmette, che i militari sono cattivi. Per questo, in nome della creatura, la moglie, la suocera e la cugina hanno reagito, pazienza se sono stati colpiti anche i carabinieri, la prossima volta impareranno a non mettersi in mezzo. Non sappiamo quale pena sia prevista per i reati commessi dalle tre, chiamiamole così, signore. Speriamo che sia adottata la più severa ed esemplare, pensando anche alla vita futura dei loro bambini. Sappiamo però come la pena potrebbe essere commutata in senso profondamente civico. Per un annetto, giorno più giorno meno, le donne e i loro familiari, quando alla guida di automobile, si fermeranno ad ogni semaforo per obbligatorio lavaggio di vetro con relativa pretesa mancia; compreranno almeno un accendino, un vaso con margherita di pannolenci cantante, un apribottiglie e un cappellino con ventilatore a sera, pena il restare chiusi in casa, acquisteranno contenti e senza contrattare il prezzo almeno un portafogli finto di Louis Vuitton e una cintura altrettanto tarocca di Gucci. Così, a cuor contento, nella certezza che mai nessun carabiniere o agente di polizia o vigile urbano risponderà a una loro richiesta di soccorso.
Ma che bella rissa da spiaggia, per la gioia dei grandi e l'educazione dei piccini, coinvolti allegramente per completare il rito delle vacanze estive. È successo sulla ridente riviera romagnola, dove probabilmente amministrazioni comunali di antico uso politically correct hanno deciso di fare finalmente un po' di ordine nel gran casino di venditori ambulanti, vu’ cumprà e postulanti, insomma di riportare legalità, e hanno chiesto a polizia e carabinieri di fare il lavoro che può sembrare sporco, ma che è l'unico modo di fare pulizia. Invece no, per ogni vu’ cumprà che ti sbarra la strada c'è un italiano, anzi un italiota, che lo difende. Infatti due turiste si sono prese calci e schiaffi sulla spiaggia di Viserba da tre damazze milanesi per aver difeso l'operato dei carabinieri impegnati in un servizio antiabusivismo. In loro aiuto sono accorsi gli stessi uomini dell'Arma, che sono stati aggrediti, tanto che uno di loro è finito al pronto soccorso. Le tre donne, invece, sono state arrestate per oltraggio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Roba da buttare la chiave.Sulle spiagge italiane, lo sappiamo tutti per tragica esperienza, l'assalto dei venditori ambulanti è diventato insopportabile. I loro banchetti spesso bloccano l'accesso al mare, impediscono di raggiungere il bar o la cabina; le richieste di acquisto sono petulanti fino alla molestia. Non è diverso dall'assalto serale nei ristoranti all'aperto, in vacanza come in città; non è diverso dall'aggressione ai semafori di lavavetri muniti di stracci e spazzoline luride. Alle donne sole, in strada come al volante, spesso riservano minacce, ingiurie, parolacce. Damazze come le milanesi di Viserba se ne lamentano a voce alta, al supermercato, in ufficio e dal parrucchiere. Poi vanno al mare e si improvvisano difensori degli oppressi, forse perché comprare la borsetta fasulla e spacciarla in città per autentica viene considerato molto divertente e furbetto, invece che illegale. È che la virtù della coerenza non appartiene a molti, e va incoraggiata, magari a colpi di multe, sanzioni, qualche permanenza dietro le sbarre.La storia di Viserba infatti è proprio brutta. Tutto è cominciato quando i carabinieri, in servizio in costume, hanno fermato un venditore abusivo all'altezza del bagno 23. Il vu’ cumprà, un senegalese, ha tentato di sfuggire al controllo, ma è stato subito fermato. I militari però si sono trovati, invece che incoraggiati ed elogiati, circondati da alcuni bagnanti insorti in difesa dell'extracomunitario. Sono piovuti anche insulti, soprattutto le tre turiste milanesi guidavano il coro. I carabinieri hanno finto di non sentire, non hanno risposto alle provocazioni e hanno sequestrato la merce. Pensavano di aver finito, ma sono stati costretti a tornare indietro. Due turiste ternane, colpevoli di aver difeso l'operato dei militari, sono state aggredite dalle tre milanesi, che non solo non si sono placate al ritorno dei carabinieri, hanno colpito pure loro. Scena disdicevole, uno dei militari ricoverato, le tre pazze sono state portate in caserma e arrestate. Compariranno davanti al giudice per oltraggio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Nel frattempo, certa coerenza italica si esercita anche in questo, è stata approntata la spiegazione del povero bambino picchiato. Sapete com'è, al cuore di mamma non si impongono leggi. Il marito di una delle tre milanesi ha spiegato infatti che la zuffa è scoppiata quando una delle donne che aveva preso le difese dei carabinieri ha mollato un ceffone a uno dei suoi figli, colpevole di aver detto, perché la buona educazione non mente e si trasmette, che i militari sono cattivi. Per questo, in nome della creatura, la moglie, la suocera e la cugina hanno reagito, pazienza se sono stati colpiti anche i carabinieri, la prossima volta impareranno a non mettersi in mezzo. Non sappiamo quale pena sia prevista per i reati commessi dalle tre, chiamiamole così, signore. Speriamo che sia adottata la più severa ed esemplare, pensando anche alla vita futura dei loro bambini. Sappiamo però come la pena potrebbe essere commutata in senso profondamente civico. Per un annetto, giorno più giorno meno, le donne e i loro familiari, quando alla guida di automobile, si fermeranno ad ogni semaforo per obbligatorio lavaggio di vetro con relativa pretesa mancia; compreranno almeno un accendino, un vaso con margherita di pannolenci cantante, un apribottiglie e un cappellino con ventilatore a sera, pena il restare chiusi in casa, acquisteranno contenti e senza contrattare il prezzo almeno un portafogli finto di Louis Vuitton e una cintura altrettanto tarocca di Gucci. Così, a cuor contento, nella certezza che mai nessun carabiniere o agente di polizia o vigile urbano risponderà a una loro richiesta di soccorso.
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