lunedì 31 agosto 2009

[Dis]integrazione in italia

All’asilo si parlerà arabo"Aiuto all’integrazione". Il Comune lancia corsi per le maestre: anche cinese e romeno di Emanuela Minucci

Insegnanti poliglotti, in grado di padroneggiare una lingua che italiano non è, per alunni sempre più multietnici. Attenzione, però, non al liceo o alle medie, ma negli asili comunali di Torino, dove da gennaio l’amministrazione, prima in Italia, darà il via a corsi obbligatori di lingua straniera per le maestre delle materne. E sbaglia chi pensa subito all’ormai indispensabile e diffusissimo inglese: agli insegnanti degli asili sarà richiesto di apprendere, a scelta, il tedesco, il francese, il romeno, il cinese e in particolare l’arabo, perché «anche per i bambini italiani è utile, fin dalla più tenera età, potersi avvicinare a culture diverse dalla propria». A volere fortemente questa novità, conscio della metamorfosi che stanno vivendo gli asili torinesi (il caso della struttura Bay di San Salvario, che ha il 60 per cento di bambini stranieri, guida la classifica delle scuole ad alto tasso di bambini non italiani), è l’assessore all’Istruzione Beppe Borgogno. «Dal momento che questi corsi riguarderanno il personale della scuola materna che si occupa dei piccoli fino ai cinque anni - ha spiegato ieri - va da sé che tutto ciò non è finalizzato all’organizzazione di elaborati corsi di grammatica: si chiede soltanto alle maestre di potersi rivolgere in più lingue ai bambini per stimolare in loro uno strumento di apprendimento e per farli entrare in contatto con realtà e culture diverse sempre più massicciamente presenti nel nostro Paese». Il Comune di Torino ha deciso. Ma prima di dare il via libera a questi corsi, dovrà sottoporre la questione ai sindacati e convincere realtà come le fondazioni bancarie a collaborare economicamente al progetto. «Attualmente, su 900 maestre in forza alle nostre materne soltanto una trentina è in grado di offrire insegnamenti multilingue ai bambini - spiega ancora Borgogno - grazie a questo progetto, che speriamo venga cofinanziato anche da sponsor come le banche, prepareremo duecento insegnanti alla volta, e nel giro di cinque anni tutto il corpo docente potrà rivolgersi ai bambini in più lingue». Alla materna, si sa, i bambini non seguono lezioni vere e proprie. Si gioca, si sta insieme, si disegna, si crea, si fa merenda guidati dagli insegnanti. Quindi è facile immaginare che, una volta completato questo progetto, dopo una giornata all’asilo Mohammed tornerà a casa e saprà che «giocare» in tedesco si dice «zu spielen», mentre Giovanni potrà tentare di gorgheggiare in arabo la parola mela. «Saranno i primi passi rudimentali fra le lingue straniere - chiarisce Garbarini della Divisione Istruzione - giusto per far capire ai bambini che il loro vicino di armadietto con gli occhi a mandorla non parla italiano e scrive con gli ideogrammi. E poi ai bambini solitamente riesce il miracolo di imparare in fretta e di sentirsi subito stimolati a volerne sapere di più». I primi a usufruirne saranno certamente gli iscritti all’asilo Bay di San Salvario, quello per cui adesso anche i genitori italiani si mettono in coda. Un piccolo e miracoloso esempio di integrazione perfetta che soltanto qualche tempo fa, storia degli Anni Novanta, era considerato come la «materna dei neri», con il risultato che quasi nessun genitore italiano voleva mandarci i propri figli. Oggi la situazione è completamente diversa, tanto che quelle stesse classi ad alto tasso di occhi a mandorla e pelle nera sono diventate uno status symbol. Il piccolo asilo che negli Anni Novanta chiese l’aiuto del Comune per finanziare progetti speciali in grado di attutire i conflitti che precedono l’integrazione, da qualche giorno non sa come fronteggiare le richieste in arrivo dai genitori italiani che oltretutto vivono in altri quartieri. «Abbiamo 62 posti e una lista d’attesa di altri 75 con domande che arrivano da tutte le zone della città», spiega la direttrice didattica Marica Marcellino. «Dati del genere - aveva commentato lo stesso assessore Borgogno qualche giorno fa - dimostrano che in questa scuola sono riusciti a trasformare l’alto tasso di stranieri in opportunità». E presto anche gli insegnanti si rivolgeranno a questi bambini nelle loro lingue d’origine.

2 commenti:

Maria Luisa ha detto...

con buona pace delle classi ponte.

Ma se non imparano l'italiano quando mai diverranno parte integrante dello stato italiano?

CarloMartello ha detto...

Integrazione del nostro paese in quelli degli immigrati.

CarloMartello