giovedì 13 agosto 2009

Lavoro... e religione

Braccianti musulmani in rivolta a Mantova: scoppia caso ramadan

Mantova - Il comitato per la sicurezza in agricoltura di Mantova, di cui fanno parte le associazioni datoriali ma anche i sindacati di categoria, ha stabilito che chi lavora nei campi, anche se è musulmano, sarà obbligato a bere, anche durante il Ramadan che inizierà il prossimo 20 agosto. Pena il licenziamento. E nel Mantovano, dove le imprese agricole utilizzano abbondantemente manodopera immigrata per raccogliere pomodori, angurie e altri prodotti della terra, scoppia il caso.

"Obbligati ad assumere acqua". A riportarlo è "La Gazzetta di Mantova", nella sua edizione on line. Del Comitato, spiega la Gazzetta, fanno parte Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil. La decisione del Comitato è basata sul decreto legislativo numero 81 del 9 aprile 2008, secondo il quale coloro che lavorano "in giorni ed orari particolarmente caldi e umidi sono obbligati ad assumere acqua, pena la sospensione temporanea dell’attività lavorativa (...) oppure pena l’interruzione del rapporto in caso di recidiva secondo le norme contrattuali vigenti". Lavorando nei campi senza bere d’estate si rischia la disidratazione e il colpo di calore, con conseguenze potenzialmente fatali.

Il veto della comunità islamica. Contrario, riporta il quotidiano mantovano, il rappresentante della comunità islamica virgiliana, Ben Mansour: "Condivido l’impostazione ma non l’obbligatorietà - dichiara - se durante il Ramadan un lavoratore musulmano non si sente bene, per prima cosa deve sospendere l’attività e, se capisce che il malessere non è passeggero, può senz’altro bere, perchè quella è una sua decisione. Il digiuno non può avere deroghe che non siano legate a gravi problemi fisici. Se qualcuno venisse licenziato per questo motivo - conclude - come comunità scenderemo in campo per sostenerlo".

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