La Commissione europea è irritata per le parole del ministro degli Esteri, Franco Frattini, sull’inazione dell’Unione europea di fronte al problema immigrazione. L’esecutivo comunitario sta “facendo del suo meglio” cooperando “con grande determinazione” con gli stati membri, ha detto ieri il portavoce Dennis Abbott, dopo le dichiarazioni di Frattini sull’Europa che “parla e non agisce”. Il commissario responsabile dell’Immigrazione, Jacques Barrot, “ha recentemente visitato Lampedusa, la Grecia e le Canarie e ha discusso il problema con il ministro dell’Interno Maroni”, ha spiegato la Commissione: “E’ stato già detto molte volte che dobbiamo trovare un modo per condividere meglio il fardello ed è per questo necessario dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo di giugno che dicono che bisogna gestire la questione con fermezza, solidarietà e responsabilità condivisa”. Già in maggio, Barrot aveva preso atto della gravità della situazione provocata da centinaia di migliaia di migranti che entrano illegalmente nelle frontiere europee e aveva scritto ai ministri dell’Interno dei paesi meno colpiti per chiedere loro di accogliere una parte dei richiedenti asilo. Per evitare drammi umani, come i 73 morti durante la traversata del Canale di Sicilia, il commissario vuole organizzare una conferenza multilaterale con i principali paesi di transito. Secondo Barrot, la Commissione sta “lavorando” a “rafforzare il controllo alle frontiere” ed è necessario “mettere tutti gli strumenti finanziari, diplomatici e politici per fermare le tragedie come quella della settimana scorsa”. Ma per Bruxelles c’è un ostacolo difficile da sormontare: i governi nazionali non intendono cedere alcuna sovranità in materia di immigrazione, tanto meno vedersi imporre quote obbligatorie di richiedenti asilo da accogliere. Frattini, che dal 2005 al 2008 ha occupato il posto di Barrot, “dovrebbe ricordarsi dell’ostruzionismo delle capitali a un ruolo maggiore di Bruxelles”, dice al Foglio un funzionario europeo. “Non si ricordano grandi iniziative o proposte” di Frattini, ha rincarato ieri la radicale Emma Bonino. In realtà, buona parte delle sue proposte quando era commissario responsabile dell’Immigrazione – dalla direttiva “rimpatri” alla “blu card” per i lavoratori qualificati – sono state annacquate o ostacolate dagli stati membri. Negli ultimi mesi, però, le pressioni esercitate dall’Italia sull’Ue hanno prodotto alcuni risultati. La Commissione ha chiuso un occhio sul pacchetto sicurezza e i respingimenti in Libia, che rischiano di violare le convenzioni internazionali. Carl Bildt, ministro degli Esteri della Svezia che ha la presidenza di turno dell’Ue, ha promesso una “prima proposta sui criteri di distribuzione dei flussi di immigrazione tra i Ventisette” che potrebbe essere discussa già in ottobre. Il problema è comune: nel 2008 l’Ue ha registrato 240 mila richieste di asilo e il 73 per cento ha ricevuto risposta positiva. Sono colpiti i grandi paesi del nord – 42 mila richiedenti asilo in Francia, 30 mila nel Regno Unito, 27 mila in Germania – e il Mediterraneo – 62 mila richieste in Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta. Ma la proposta che Bildt vorrebbe sul tavolo in ottobre sarà solo una prima tappa, “perché un problema così vasto non può essere risolto in una riunione”, ha spiegato. Il rischio è l’ennesimo fallimento dopo quello del Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, adottato dai Ventisette meno di un anno fa.
mercoledì 26 agosto 2009
Inutilmente UE
Per Frattini Bruxelles “parla e non agisce”, l’esecutivo europeo ribatte: “Facciamo del nostro meglio”. La proposta di Barrot. Sul dossier immigrazione l’Europa si rimanda da sola a ottobre.
La Commissione europea è irritata per le parole del ministro degli Esteri, Franco Frattini, sull’inazione dell’Unione europea di fronte al problema immigrazione. L’esecutivo comunitario sta “facendo del suo meglio” cooperando “con grande determinazione” con gli stati membri, ha detto ieri il portavoce Dennis Abbott, dopo le dichiarazioni di Frattini sull’Europa che “parla e non agisce”. Il commissario responsabile dell’Immigrazione, Jacques Barrot, “ha recentemente visitato Lampedusa, la Grecia e le Canarie e ha discusso il problema con il ministro dell’Interno Maroni”, ha spiegato la Commissione: “E’ stato già detto molte volte che dobbiamo trovare un modo per condividere meglio il fardello ed è per questo necessario dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo di giugno che dicono che bisogna gestire la questione con fermezza, solidarietà e responsabilità condivisa”. Già in maggio, Barrot aveva preso atto della gravità della situazione provocata da centinaia di migliaia di migranti che entrano illegalmente nelle frontiere europee e aveva scritto ai ministri dell’Interno dei paesi meno colpiti per chiedere loro di accogliere una parte dei richiedenti asilo. Per evitare drammi umani, come i 73 morti durante la traversata del Canale di Sicilia, il commissario vuole organizzare una conferenza multilaterale con i principali paesi di transito. Secondo Barrot, la Commissione sta “lavorando” a “rafforzare il controllo alle frontiere” ed è necessario “mettere tutti gli strumenti finanziari, diplomatici e politici per fermare le tragedie come quella della settimana scorsa”. Ma per Bruxelles c’è un ostacolo difficile da sormontare: i governi nazionali non intendono cedere alcuna sovranità in materia di immigrazione, tanto meno vedersi imporre quote obbligatorie di richiedenti asilo da accogliere. Frattini, che dal 2005 al 2008 ha occupato il posto di Barrot, “dovrebbe ricordarsi dell’ostruzionismo delle capitali a un ruolo maggiore di Bruxelles”, dice al Foglio un funzionario europeo. “Non si ricordano grandi iniziative o proposte” di Frattini, ha rincarato ieri la radicale Emma Bonino. In realtà, buona parte delle sue proposte quando era commissario responsabile dell’Immigrazione – dalla direttiva “rimpatri” alla “blu card” per i lavoratori qualificati – sono state annacquate o ostacolate dagli stati membri. Negli ultimi mesi, però, le pressioni esercitate dall’Italia sull’Ue hanno prodotto alcuni risultati. La Commissione ha chiuso un occhio sul pacchetto sicurezza e i respingimenti in Libia, che rischiano di violare le convenzioni internazionali. Carl Bildt, ministro degli Esteri della Svezia che ha la presidenza di turno dell’Ue, ha promesso una “prima proposta sui criteri di distribuzione dei flussi di immigrazione tra i Ventisette” che potrebbe essere discussa già in ottobre. Il problema è comune: nel 2008 l’Ue ha registrato 240 mila richieste di asilo e il 73 per cento ha ricevuto risposta positiva. Sono colpiti i grandi paesi del nord – 42 mila richiedenti asilo in Francia, 30 mila nel Regno Unito, 27 mila in Germania – e il Mediterraneo – 62 mila richieste in Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta. Ma la proposta che Bildt vorrebbe sul tavolo in ottobre sarà solo una prima tappa, “perché un problema così vasto non può essere risolto in una riunione”, ha spiegato. Il rischio è l’ennesimo fallimento dopo quello del Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, adottato dai Ventisette meno di un anno fa.
La Commissione europea è irritata per le parole del ministro degli Esteri, Franco Frattini, sull’inazione dell’Unione europea di fronte al problema immigrazione. L’esecutivo comunitario sta “facendo del suo meglio” cooperando “con grande determinazione” con gli stati membri, ha detto ieri il portavoce Dennis Abbott, dopo le dichiarazioni di Frattini sull’Europa che “parla e non agisce”. Il commissario responsabile dell’Immigrazione, Jacques Barrot, “ha recentemente visitato Lampedusa, la Grecia e le Canarie e ha discusso il problema con il ministro dell’Interno Maroni”, ha spiegato la Commissione: “E’ stato già detto molte volte che dobbiamo trovare un modo per condividere meglio il fardello ed è per questo necessario dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo di giugno che dicono che bisogna gestire la questione con fermezza, solidarietà e responsabilità condivisa”. Già in maggio, Barrot aveva preso atto della gravità della situazione provocata da centinaia di migliaia di migranti che entrano illegalmente nelle frontiere europee e aveva scritto ai ministri dell’Interno dei paesi meno colpiti per chiedere loro di accogliere una parte dei richiedenti asilo. Per evitare drammi umani, come i 73 morti durante la traversata del Canale di Sicilia, il commissario vuole organizzare una conferenza multilaterale con i principali paesi di transito. Secondo Barrot, la Commissione sta “lavorando” a “rafforzare il controllo alle frontiere” ed è necessario “mettere tutti gli strumenti finanziari, diplomatici e politici per fermare le tragedie come quella della settimana scorsa”. Ma per Bruxelles c’è un ostacolo difficile da sormontare: i governi nazionali non intendono cedere alcuna sovranità in materia di immigrazione, tanto meno vedersi imporre quote obbligatorie di richiedenti asilo da accogliere. Frattini, che dal 2005 al 2008 ha occupato il posto di Barrot, “dovrebbe ricordarsi dell’ostruzionismo delle capitali a un ruolo maggiore di Bruxelles”, dice al Foglio un funzionario europeo. “Non si ricordano grandi iniziative o proposte” di Frattini, ha rincarato ieri la radicale Emma Bonino. In realtà, buona parte delle sue proposte quando era commissario responsabile dell’Immigrazione – dalla direttiva “rimpatri” alla “blu card” per i lavoratori qualificati – sono state annacquate o ostacolate dagli stati membri. Negli ultimi mesi, però, le pressioni esercitate dall’Italia sull’Ue hanno prodotto alcuni risultati. La Commissione ha chiuso un occhio sul pacchetto sicurezza e i respingimenti in Libia, che rischiano di violare le convenzioni internazionali. Carl Bildt, ministro degli Esteri della Svezia che ha la presidenza di turno dell’Ue, ha promesso una “prima proposta sui criteri di distribuzione dei flussi di immigrazione tra i Ventisette” che potrebbe essere discussa già in ottobre. Il problema è comune: nel 2008 l’Ue ha registrato 240 mila richieste di asilo e il 73 per cento ha ricevuto risposta positiva. Sono colpiti i grandi paesi del nord – 42 mila richiedenti asilo in Francia, 30 mila nel Regno Unito, 27 mila in Germania – e il Mediterraneo – 62 mila richieste in Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta. Ma la proposta che Bildt vorrebbe sul tavolo in ottobre sarà solo una prima tappa, “perché un problema così vasto non può essere risolto in una riunione”, ha spiegato. Il rischio è l’ennesimo fallimento dopo quello del Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, adottato dai Ventisette meno di un anno fa.
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