venerdì 14 agosto 2009

Cretini bipartizan

Iniziativa bipartisan di Pd ed ex An vicini al presidente della Camera. La Lega: fuori dalla linea della maggioranza. Cittadinanza più veloce, mossa dei finiani.

ROMA — «Può diventare cittadino italiano per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranie­ri di cui almeno uno sia legal­mente soggiornante in Italia, senza interruzioni, da 5 an­ni... ».
Eccola la norma chiave della proposta di legge biparti­san Sarubbi (Pd) - Grana­ta (Pdl) che — segnando il pas­saggio dallo ius sanguinis allo ius soli temperato e condizio­nato — ha il potenziale di ag­gregare una maggioranza tra­sversale invisa solo alla Lega: democratici, centristi del­­l’Udc, dipietristi, finiani (Fa­bio Granata è vicino al presi­dente della Camera, ndr) e i numerosissimi cattolici del Pdl sono pronti a votare il te­sto. L’appuntamento è a settem­bre, in commissione Affari co­stituzionali, con l’atto Camera 2670 (tra i cofirmatari ci saran­no Souad Sbai del Pdl e Jean Leonard Touadi dell’Idv) che ha la particolarità di sviluppa­re quel concetto di «patriotti­smo repubblicano» richiama­to da Gianfranco Fini, apprez­zato dal capo dello Stato e ca­ro a un ampio arco parlamen­tare. Per ora il presidente della Camera — che fa dire ai suoi collaboratori di «non essere l’ispiratore della legge» — pre­ferisce rimanere nell’ombra: presto però Fini parlerà per­ché il 3 settembre, all’incon­tro «Cittadini incompiuti. Quale polis globale per il XXI secolo» organizzato dalle Acli a Perugia, è atteso un suo im­portante intervento. Sembra dunque che la platea delle As­sociazioni cristiane lavoratori italiani sia il luogo adatto per lanciare l’operazione cittadi­nanza: oltre allo «ius soli con­dizionato» (esame di lingua, obbligo per i minori di com­pletare un ciclo di studi) c’è l’abbassamento da 10 a 5 anni per l’acquisizione della cittadi­nanza per soggiorno. Il testo del democratico Sa­rubbi — già volontario cattoli­co ed ex anchorman di «A sua immagine» che introduce l’ An­gelus del Papa su Raiuno — sembra fatto apposta per pia­cere ai moderati del Pdl: «Mi sono consultato con Veltroni e con Rutelli e ne ho anche parlato con Franceschini», spiega Sarubbi che si è ispira­to al lavoro svolto da Gianclau­dio Bressa (Pd). Poi è scattata la scintilla con il finiano Gra­nata (uno dei pochi nel Pdl ad aver detto detto no al reato di immigrazione clandestina) che ora dice: «La cittadinanza non è un fatto etnico ma poli­tico, tant’è che in Italia molti stranieri sarebbero buoni cit­tadini repubblicani mentre ad alcuni italiani, e penso a Casal di Principe o a certi quartieri di Palermo, quella cittadinan­za potrebbe essere revocata». Conclude Granata, «il Pdl de­ve consolidarsi come partito nazione perché appiattirsi sempre sulla Lega non si può». Più prudente Giulia Bongiorno, finiana doc, che di­ce di approvare i principi di in­clusione e integrazione soste­nuti pubblicamente dal presi­dente della Camera. Per la Lega, ora, tutto que­sto rappresenta un pericolo: «La firma di Fini non c’è, e il presidente della Camera non può firmare le leggi — ricorda il capogruppo Roberto Cota —. Se Fini, invece, intervenis­se come esponente del Pdl do­vrebbe attenersi alla linea del­la maggioranza. E nella mag­gioranza un accordo per facili­tare il rilascio della cittadinan­za agli immigrati non c’è e non ci sarà mai. La legge resta così com’è». E Fabrizio Cic­chitto, capogruppo Pdl, per ora non modifica lo schema di gioco: «La proposta Sarub­bi - Granata è un’iniziativa di singoli parlamentari».

Dino Martirano

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