domenica 23 agosto 2009

Vaticano, stato piccolo

L'intervista Gian Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano. «Aprire le porte? Il Vaticano è uno Stato piccolo». «Quella di Bossi mi sembra solo una battuta». «Ovviamente il problema è internazionale». «Frattini ha ragione quando dice che l'Italia ha fatto più di altri»

CITTÀ DEL VATICANO
— All'inizio il direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, parla di semplice battuta: «Non mi sembra il caso di rispondere a un ministro della Repubblica italiana che invita il Vaticano ad aprire le porte ai clandestini per dare il "buon esempio". Tutti sanno bene che il Vaticano è uno Stato minuscolo». Anche se avanza risposte «per assurdo» alla provocazione di Umberto Bossi: «Si potrebbe pensare per assurdo al piccolo ed antichissimo collegio etiopico. Può ospitare al massimo una ventina di sacerdoti fra etiopi ed eritrei. Tuttavia Giovanni Paolo II volle creare in Vaticano un vero spazio di accoglienza affidato alle missionarie della carità di madre Teresa, fortemente simbolico della volontà di accoglienza della Chiesa largamente praticata in Italia dai cattolici in ben altre strutture. Comunque quella del ministro Bossi mi sembra solo una battuta».

Ma allora cosa può fare la Santa Sede, visto che non può certo ospitare i clandestini? «La Santa Sede in questi mesi, direi in questi anni, ha sempre insistito sulla dimensione internazionale, addirittura mondiale, del problema. Perché è un problema che va risolto con la collaborazione internazionale. Quest'ultima tragica vicenda è ovviamente sconvolgente. Rimane comunque tutta da appurare. Noi ieri sul giornale abbiamo dato voce al prefetto di Agrigento, che abbiamo voluto sentire proprio perché è l'autorità istituzionale incaricata dal ministro dell'Interno italiano d'indagare sulla vicenda. Se si accerterà che è stato omesso il soccorso in mare, è un fatto gravissimo che viola i diritti umani».

Ma forse non basta fare appello alla collaborazione internazionale. «Il problema ovviamente non si riduce a questo: coinvolge il traffico di esseri umani, che purtroppo è una realtà presente ed ignobile, vergognosa, che va troncata. Il Papa l'ha denunciata a più riprese. Proprio un anno fa chiedeva "efficaci risposte politiche" a questa emergenza e invitava le istanze regionali, nazionali ed internazionali ad un "senso di responsabilità e spirito umanitario". Ma chiedeva questo stesso senso di responsabilità anche ai Paesi di origine, non solo per rimuovere le cause di migrazione irregolare, che vanno dalle ingiustizie sociali, alle persecuzioni politiche e religiose, ma anche per stroncare alle radici tutte le forme di criminalità collegate».

In concreto cosa si dovrebbe fare? «È indiscutibile che il soccorso e l'accoglienza vanno prestati. Però siamo di fronte ad un uso cinico del fenomeno da parte di questi commercianti di carne umana. La nuova tratta degli schiavi coinvolge innanzitutto i Paesi dell'Africa subsahariana. Ma non solo. L'arcivescovo Vegliò, presidente del Consiglio per i migranti, l'autorità della Santa Sede competente in materia, ha allargato il problema al Messico, agli Stati Uniti e all'Estremo Oriente. E, in Europa, non riguarda solo l'Italia, ma anche la Grecia e la Spagna, una Spagna che ha avuto la mano ben più dura. Ha ragione il ministro Frattini a dire che l'Italia è il Paese che ha raccolto più migranti in mare».

Bruno Bartoloni

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