domenica 16 agosto 2009

Adattamenti dell'italia

L'ultima crociata è sui campi di melone. Islamici rifiutano di bere acqua, è ramadan di Albina Perri

La nuova crociata è sul campo di melone. A Mantova, dove lavorano con la schiena piegata sotto il solleone centinaia di immigrati musulmani, è scoppiata infatti la guerra dell'acqua. Il comitato per la sicurezza in agricoltura, di cui fanno parte pure i sindacati, ha detto ieri che non c'è Ramadan che tenga, e non si discute: chi lavora con la zappa, durante il giorno deve bere. Pena il licenziamento. Loro, i musulmani che il Ramadan lo praticheranno dal 20 agosto, dicono invece che no: l'Islam è l'Islam, e Allah non vuole. Piuttosto, che i datori di lavoro offrano pause di riposo all'ombra, o facciano lavorare meno i coltivatori, oppure anticipino al mattino presto il loro orario di coltivazione, quando fa più freschino. Che si adattino un po' alle regole di Maometto, insomma. Ma di mandar giù acqua non se ne parla nemmeno. Del Comitato pro acqua agli assetati fanno parte Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil. La decisione del Comitato è basata sul decreto legislativo numero 81 del 9 aprile 2008, secondo il quale coloro che lavorano «in giorni ed orari particolarmente caldi e umidi sono obbligati ad assumere acqua, pena la sospensione temporanea dell'attività lavorativa (...) oppure pena l'interruzione del rapporto in caso di recidiva secondo le norme contrattuali vigenti». I colpi di caldo possono essere fatali, e nessuno vuole un immigrato disidratato steso sul suo campo. Da qui il regolamento. Al comitato ha risposto subito il rappresentante della comunità islamica virgiliana, Ben Mansour: «Condivido l'impostazione ma non l'obbligatorietà - dichiara - se durante il Ramadan un lavoratore musulmano non si sente bene, per prima cosa deve sospendere l'attività e, se capisce che il malessere non è passeggero, può senz'altro bere, perché quella è una sua decisione. Ma il digiuno non può avere deroghe che non siano legate a gravi problemi fisici. Se qualcuno venisse licenziato per questo motivo - conclude - come comunità scenderemo in campo per sostenerlo». Oggi pure la repica di Hamza Piccardo, ex segretario Ucoii ed oggi direttore del sito Islam-online.it: «Ostacolare o impedire la pratica del digiuno sarebbe una gravissima violazione della Costituzione italiana», dice. «Nessuno vuole cassare o ignorare la norma di legge, ma la si può certamente leggere in termini di tutela in extremis, non di più - dice l'esponente islamico - Utili strumenti possono essere messi in campo per diminuire il disagio di chi deve trascorrere una dura giornata di lavoro, spesso di 10 ore, assolvendo al digiuno rituale. Esentarli dallo straordinario su loro richiesta, anticipare l'orario d'inizio lavoro quanto più possibile, permettere una pausa all'ombra nelle ore più calde della giornata, favorire i digiunanti attribuendo loro mansioni di minor dispendio di energia». Quindi, al solito, che si adattino gli italiani ai ritmi e alla cultura - pure religiosa - islamica, e non viceversa. I meloni e le angurie possono attendere. E' tempo di ramadan.

6 commenti:

Maria Luisa ha detto...

vogliono guadagnare senza lavorare.

Elly ha detto...

Giò, sono furbi. Sanno anche di avere certe istituzioni dalla loro parte, il gioco è fatto.

demiurgo77 ha detto...

Ma perchè tanta premura, poi? Vogliono osservare il ramadam? Benissimo: che li lascino lavorare senza imporgli nulla! Non vogliono bere? Ok: che lavorino tutta la giornata, schiena al sole, a raccogliere ortaggi senza bere! Tanto in Italia l'immigrazione è una risorsa molto abbondante: via uno, avanti un altro!
Schiavisti ipocriti, perbenisti, moralisti: falsi! Che si ficchino tra le natiche la ricchezza multiculturale e l'insostituibile risorsa per l'economia nazionale! Buffoni!

Elly ha detto...

Così poi con la scusa del ramadan, si sentono male e tornano a casa a riposare... da qualunque modo la si guarda questa "situazione", è una bella (o pessima) gatta da pelare.

Demiurgo, diciamocelo, noi alla balla della risorsa economica multiculti non ci abbiamo mai creduto più di tanto... perchè qualunque cosa facciano (anche sbagliata) gli extracomunitari, hanno sempre ragione.

E per capire meglio, ecco il pensiero di una convertita:
" Però vuoi mettere? In Italia non tengono conto della sete e della fame che sopraggiungono e ti fan lavorare lo stesso senza tregua; i ragazzi a scuola sono davanti ai compagni che fanno merenda, pranzano e bevono davanti a loro; la sera a casa per la cena si è in 4 gatti; le donne per strada son tutte vestite in modo provocante e ci sono anche persone che fumano in tua presenza...insomma, un duro lavoro per noi credenti, fatto di cuore ma comunque un bel lavoro".

Quindi, secondo lei e per "giustezza" di cose, NOI dobbiamo ADATTARCI a loro, non viceversa.

Massimo ha detto...

Forse non vogliono l'acqua perchè pretendono un vino doc ... :-D
Comunque ognuno è libero di lavorare come crede. Noi però non dobbiamo adattare i nostri orari ai loro costumi.

Elly ha detto...

... o la birra, magari. Massi, e mi sa che siamo in tanti a pensare che sono "loro" a doversi adattare a noi... epperò, come ho già detto sopra, è che hanno certe istituzioni dalla loro parte.