domenica 13 dicembre 2009

Imbecilli natalizi

Cremona. Se la «Festa delle luci» cancella il Natale. Molti alunni immigrati, scuola cambia nome alla ricorrenza cristiana di Giangiacomo Schiavi

In una scuola di Cremona hanno cancellato il Nata­le: ne hanno sfarinato il sen­so e gli hanno cambiato il no­me. Il maestro che ha preso la decisione non ha ripensa­menti o dubbi: ci sono molti bambini di fede e nazionali­tà diverse, si rischiava di ur­tare la loro sensibilità. La nascita di Gesù si chia­merà «Festa delle luci»: fa pensare più ad una notte bianca che alla magia del pre­sepe. Forse bisognerebbe fer­mare l’eccesso di zelo chia­mato politicamente corret­to, sventolato come un mo­dello di integrazione e di apertura: rischia di essere un boomerang. Perché il Natale strapazzato e mo­dellato senza i simboli della sua sto­ria è un’altra cosa. Ha ragione una mamma che protesta: «Tutti gli alun­ni dovrebbero festeggiare il Natale. È la nostra festa, bisogna rispettarla, approfittarne per far conoscere le tradizioni degli altri paesi: non è cer­to un buon esempio celebrarla con un altro nome». Diventerà un caso la decisione del maestro Eriberto Mazzotti e della scuola elementare Manzoni, nel cen­tro storico di Cremona, o scivolerà via come un fatto passeggero legato ai tempi e alla multiculturalità? Per la Chiesa locale «non è azzerando la propria identità culturale e religiosa che si può onorare il dialogo con le persone provenienti da altri mon­di». Per la Lega, che governa la città, «la simbologia e la tradizione sono valori di crescita che vanno salva­guardati». Per il maestro, semplice­mente, «in una scuola ad alta con­centrazione di bambini extracomuni­tari il Natale non deve escludere nes­suno». Dietro la decisione mossa dal no­bile scopo di dare a tutti un motivo per far festa si insinua una doman­da: se il Natale inteso alla maniera tradizionale, quello con la stalla, il bue, l’asinello e un bambino in una culla, è un motivo di esclusione per tanti stranieri, un evento di luci e co­lori non è allo stesso modo una sot­trazione, di storia e di identità, per gli altri coetanei? Viviamo in un Pae­se di paradossi, dove si tolgono i cro­cifissi dalle aule e si importano le zucche di Halloween, e dove nel si­lenzio generale si perdono certi se­gni identitari, come aveva denuncia­to con rabbia e orgoglio Oriana Falla­ci. Evitiamo di cancellare a poco po­co anche il Natale, in nome di un buonismo multiculturale qualche volta a senso unico. Cerchiamo di salvare, oltre al made in Italy, anche quel poco che resta di una festa reli­giosa e non pagana, che svuotata dal­la confezione consumista significa pace, speranza, intimità della fami­glia, fratellanza tra le genti. Cremona discute e si interroga sulle parole di un maestro che forse non voleva suscitare polemiche: «La scuola è il luogo di tutti e quindi ci deve essere interscambio, non esclu­sione. I bambini di ogni classe lune­dì usciranno con un lumino acceso e formeranno a terra una figura: una stella o un albero, un simbolo di pa­ce». È bello immaginarli felici, a volte buffi e sorridenti mentre sfilano da­vanti i genitori: i bambini sono gli unici in grado di restituire al Natale il suo profumo, la sua magia. E que­sta gioia è un’emozione da difende­re, un valore da proteggere senza esclusioni o divisioni inutili. Per questo lasciamo stare il Natale così com’è, senza mettergli addosso ban­diere che non gli appartengono, sen­za usarlo per iniziative dal sapore di­scriminatorio e razzista come White Christmas, senza svenderlo in nome di un (ipocrita) buonismo. Non biso­gna scomodare Benedetto Croce per ricordare le fondamenta sulle quali poggia la nostra identità: a volte ba­sta il buon senso. E la consapevolez­za che bisogna ogni tanto dire, sia a chi tenta di sostituire il Bambino Ge­sù con Cappuccetto Rosso, sia a chi vuole cambiare nome al Natale, che sbagliano. Non bisogna vergognarsi a difendere qualcosa che abbiamo nel cuore.

5 commenti:

Maria Luisa ha detto...

propongo al solerte maestro:
continui ad ainsegnare anche il giorno di Natale,
oppure si prenda 15 giorni di ferie,
oppure, e sarebbe la soluzione migliore, se ne syia a casa per tuuto il periodo festivo senza percepire lo stipendio in quei giorni.

Eleonora ha detto...

No, non deve chiudere la scuola per i 15 giorni di vacanze, altro che ferie. Faccia lezione anche di domenica. Se vuole cancellare le festività, è libero di farlo ma DEVE lavorare.

Nessie ha detto...

"Questa è, infatti, la verità: mischiando i popoli di diverse culture e religioni, si crede di poter giungere ad una coabitazione che scolori le tinte più vivide lasciando alla vista soltanto un comodo grigio. Ma i politici che lo credono, o che fingono di credervi, si sbagliano, così come si sbaglia la Chiesa se spera che un tale atteggiamento possa risparmiare i conflitti lasciando sopravvivere le credenze di tutti".
(da "La chiesa sbaglia, l'accoglienza a ogni costo non è integrazione" (Ida Magli).

Credo che questa sia la risposta migliore, contenuta nell'articolo che Elly ha pubblicato più sopra.
Purtroppo queste maesstre demenziali pigliano ordini dall'ONU e Unicef nelle circolari ministeriali che si ammucchiano nei tavoli delle direzione didattiche e delle segreterie delle scuole. La "feste delle luci" è un sincretismo religioso fra ebraismo, islamismo annacquando il cristianesimo. Io lo chiamo "sincretinismo".
Ciò non toglie che persone deputate alla cultura (maestri e professori) dovrebbero ragionare col loro cervello.

Eleonora ha detto...

Nessie, dimentichi però che questi uomini e donne di "cul-tura" sono ideologizzati fin dentro le ossa. Quindi NON possono e NON vogliono ragionare col loro cervello.

Sincretinismo è vocabolo oltremodo appropriato.

Maria Luisa ha detto...

ma guarda?
http://www.napolipuntoacapo.it/npc/articolo_del_giorno.asp?id=1536&pg=1&title=I+GIOVANI+COMUNISTI+ITALIANI+SOLIDALI+CON+IL+MAESTRO+DI+CREMONA+CHE+HA+%22SPENTO%22IL+NATALE%2E%2E%2E%2E%2E