Milano - La sua dichiarazione di voto, Massimo Tartaglia la pronuncia nella tarda serata di domenica scorsa, nel corso dell'interrogatorio cui il procuratore aggiunto Armando Spataro lo sottopone nei locali della Digos. Il 42enne imprenditore che poche ore prima in piazza Duomo ha scagliato un pesante souvenir del Duomo in faccia a Silvio Berlusconi dà al magistrato risposte a volte chiare, a volte confuse, e dà complessivamente la netta sensazione di non essere del tutto a posto mentalmente. Ma su un punto è netto, ed è quando racconta al magistrato come si è comportato l'ultima volta che è andato a votare. «Ho votato Antonio Di Pietro. Ho votato l'Italia dei Valori». Tartaglia, insomma, non si limita - come riportato nei giorni scorsi dalla stampa - a manifestare una sua generica simpatia per l'opposizione e segnatamente per l'Idv. No, quella che compie nel corso dell'interrogatorio è una vera e propria rivelazione sul suo comportamento nel segreto della cabina elettorale. Un «endorsement», lo chiamerebbero gli inglesi. Insomma, i commenti «giustificazionisti» rilasciati da Antonio Di Pietro subito dopo l'aggressione al premier hanno avuto per beneficiario proprio un elettore dell'Italia del Valori. La dichiarazione di Tartaglia arriva, nel corso dell'interrogatorio, senza che nessuno gli abbia fatto una domanda specifica. Nè a Spataro nè agli investigatori di polizia e carabinieri che assistono al faccia a faccia con Tartaglia interessa sapere per chi abbia votato l'indagato. Tant'è vero che quando Tartaglia fa la sua rivelazione, questa non viene neanche messa a verbale, non viene citata nel testo battuto al computer che al termine dell'interrogatorio verrà firmata dai presenti e allegata al fascicolo processuale. Ma tutto l'interrogatorio viene registrato in diretta. Ed è lì, nel nastro che contiene ogni parola pronunciata negli uffici della Digos, e destinato anch'esso a finire agli atti dell'indagine, che è ora contenuta anche la dichiarazione di voto. Irrilevante (probabilmente) per l'inchiesta, ma utile a ricostruire compiutamente la figura dell'autore della prima aggressione riuscita contro un capo del governo nella storia dell'Italia unita. Proprio oggi sulla sorte di Tartaglia si è pronunciato il giudice preliminare Di Censo, che ha deciso di tenere in carcere il responsabile dell'aggressione al premier. Il procuratore aggiunto Armando Spataro ritiene che non solo la gravità del gesto ma anche la figura dell'indagato - ed in particolare la sua condizione di fanatismo ed esaltazione idelogica - rendano impensabile una sua liberazione a breve. Gli avvocati di Tartaglia avevano chiesto che al loro assistito vengano concessi almeno gli arresti domiciliari.
mercoledì 16 dicembre 2009
Eh, bhe...
Tartaglia agli inquirenti: "Ho votato per Di Pietro". Il gip convalida l'arresto di Luca Fazzo
Milano - La sua dichiarazione di voto, Massimo Tartaglia la pronuncia nella tarda serata di domenica scorsa, nel corso dell'interrogatorio cui il procuratore aggiunto Armando Spataro lo sottopone nei locali della Digos. Il 42enne imprenditore che poche ore prima in piazza Duomo ha scagliato un pesante souvenir del Duomo in faccia a Silvio Berlusconi dà al magistrato risposte a volte chiare, a volte confuse, e dà complessivamente la netta sensazione di non essere del tutto a posto mentalmente. Ma su un punto è netto, ed è quando racconta al magistrato come si è comportato l'ultima volta che è andato a votare. «Ho votato Antonio Di Pietro. Ho votato l'Italia dei Valori». Tartaglia, insomma, non si limita - come riportato nei giorni scorsi dalla stampa - a manifestare una sua generica simpatia per l'opposizione e segnatamente per l'Idv. No, quella che compie nel corso dell'interrogatorio è una vera e propria rivelazione sul suo comportamento nel segreto della cabina elettorale. Un «endorsement», lo chiamerebbero gli inglesi. Insomma, i commenti «giustificazionisti» rilasciati da Antonio Di Pietro subito dopo l'aggressione al premier hanno avuto per beneficiario proprio un elettore dell'Italia del Valori. La dichiarazione di Tartaglia arriva, nel corso dell'interrogatorio, senza che nessuno gli abbia fatto una domanda specifica. Nè a Spataro nè agli investigatori di polizia e carabinieri che assistono al faccia a faccia con Tartaglia interessa sapere per chi abbia votato l'indagato. Tant'è vero che quando Tartaglia fa la sua rivelazione, questa non viene neanche messa a verbale, non viene citata nel testo battuto al computer che al termine dell'interrogatorio verrà firmata dai presenti e allegata al fascicolo processuale. Ma tutto l'interrogatorio viene registrato in diretta. Ed è lì, nel nastro che contiene ogni parola pronunciata negli uffici della Digos, e destinato anch'esso a finire agli atti dell'indagine, che è ora contenuta anche la dichiarazione di voto. Irrilevante (probabilmente) per l'inchiesta, ma utile a ricostruire compiutamente la figura dell'autore della prima aggressione riuscita contro un capo del governo nella storia dell'Italia unita. Proprio oggi sulla sorte di Tartaglia si è pronunciato il giudice preliminare Di Censo, che ha deciso di tenere in carcere il responsabile dell'aggressione al premier. Il procuratore aggiunto Armando Spataro ritiene che non solo la gravità del gesto ma anche la figura dell'indagato - ed in particolare la sua condizione di fanatismo ed esaltazione idelogica - rendano impensabile una sua liberazione a breve. Gli avvocati di Tartaglia avevano chiesto che al loro assistito vengano concessi almeno gli arresti domiciliari.
Milano - La sua dichiarazione di voto, Massimo Tartaglia la pronuncia nella tarda serata di domenica scorsa, nel corso dell'interrogatorio cui il procuratore aggiunto Armando Spataro lo sottopone nei locali della Digos. Il 42enne imprenditore che poche ore prima in piazza Duomo ha scagliato un pesante souvenir del Duomo in faccia a Silvio Berlusconi dà al magistrato risposte a volte chiare, a volte confuse, e dà complessivamente la netta sensazione di non essere del tutto a posto mentalmente. Ma su un punto è netto, ed è quando racconta al magistrato come si è comportato l'ultima volta che è andato a votare. «Ho votato Antonio Di Pietro. Ho votato l'Italia dei Valori». Tartaglia, insomma, non si limita - come riportato nei giorni scorsi dalla stampa - a manifestare una sua generica simpatia per l'opposizione e segnatamente per l'Idv. No, quella che compie nel corso dell'interrogatorio è una vera e propria rivelazione sul suo comportamento nel segreto della cabina elettorale. Un «endorsement», lo chiamerebbero gli inglesi. Insomma, i commenti «giustificazionisti» rilasciati da Antonio Di Pietro subito dopo l'aggressione al premier hanno avuto per beneficiario proprio un elettore dell'Italia del Valori. La dichiarazione di Tartaglia arriva, nel corso dell'interrogatorio, senza che nessuno gli abbia fatto una domanda specifica. Nè a Spataro nè agli investigatori di polizia e carabinieri che assistono al faccia a faccia con Tartaglia interessa sapere per chi abbia votato l'indagato. Tant'è vero che quando Tartaglia fa la sua rivelazione, questa non viene neanche messa a verbale, non viene citata nel testo battuto al computer che al termine dell'interrogatorio verrà firmata dai presenti e allegata al fascicolo processuale. Ma tutto l'interrogatorio viene registrato in diretta. Ed è lì, nel nastro che contiene ogni parola pronunciata negli uffici della Digos, e destinato anch'esso a finire agli atti dell'indagine, che è ora contenuta anche la dichiarazione di voto. Irrilevante (probabilmente) per l'inchiesta, ma utile a ricostruire compiutamente la figura dell'autore della prima aggressione riuscita contro un capo del governo nella storia dell'Italia unita. Proprio oggi sulla sorte di Tartaglia si è pronunciato il giudice preliminare Di Censo, che ha deciso di tenere in carcere il responsabile dell'aggressione al premier. Il procuratore aggiunto Armando Spataro ritiene che non solo la gravità del gesto ma anche la figura dell'indagato - ed in particolare la sua condizione di fanatismo ed esaltazione idelogica - rendano impensabile una sua liberazione a breve. Gli avvocati di Tartaglia avevano chiesto che al loro assistito vengano concessi almeno gli arresti domiciliari.
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