mercoledì 23 dicembre 2009

Cittadinanza

I finiani chiedono modifiche. La legge sulla cittadinanza debutta alla Camera. Ma se ne riparlerà ad aprile di Lucia Bigozzi

Di cittadinanza agli immigrati l'Aula di Montecitorio ne riparlerà a fine marzo, dopo le elezioni regionali. Ma il primo passaggio parlamentare è compiuto con la discussione generale sul testo base uscito dalla commissione Affari Costituzionali. Il provvedimento mantiene gli attuali paletti temporali per la richiesta di cittadinanza (dieci anni di soggiorno), ma si dà come obiettivo tempi più certi per il suo ottenimento intervenendo sulle lugaggini burocratiche che oggi dilatano i termini previsti dalla norma. Non solo: per essere cittadini italiani occorre completare un percorso culturale che si completa con il giuramento sulla Costituzione. Il testo approdato ieri a Montecitorio non tocca la questione dei figli di stranieri nati in Italia e quella dei minori sulle qualo il presidente della Camera Fini è più volte intervenuto. Una sintesi alla quale ha lavorato la presidente della commissione Isabella Bertolini (Pdl) in qualità di relatrice, che piace alla Lega e sulla quale il partito del Senatur non intende fare passi indietro. Non è così per i finiani che invece chiedono modifiche e non è eslcuso presentino emendamenti quando l'iter parlamentare della legge entrerà nel vivo. Italo Bocchino conferma la posizione sottolineando che "innalzare dighe non basta a risolvere il problema. Serve un nuovo modello di cittadinanza che comunque non faccia venir meno i controlli''. Il vicepresidente dei deputati Pdl si dice convinto che "si registrerà una convergenza; noi siamo pronti al dialogo'' e Fabio Granata si mette in scia manifestando ottimismo. Certo, quello che si discute alla Camera non è quanto proposto dal deputato siciliano del Pdl che ha firmato una proposta di legge sulla cittadinanza insieme al collega Pd Andrea Sarubbi, tuttavia per chi come lui ha tradotto in azione parlamentare la sollecitazione del presidente della Camera il dibattito in Aula sta a significare che si apre "la scommessa politica per governare lo scenario" del processo migratorio ed è ipotizzabile che in futuro si arrivi al passaggio "dallo ius sangunis allo ius soli temperato". Il ministro La Russa, invece, propone di moidificare lo "ius soli", consentendo già alle medie la scelta sulla cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia. Ma al di là dei tecnicismi, sul piano politico emerge un dato: per la maggioranza del Pdl l'urgenza e la necessità di questa legge non sono date per scontato. E il capogruppio Fabrizio Cicchitto, pur tenendo conto di una diversa sensibilità di coalizione, lo ribadisce quando dice che "pensare di risolvere il problema dell'integrazione degli immigrati con la facile concessione della cittadinanza è un grave errore". Per il presidente dei deputati Pdl il percorso verso la cittadinanza deve avere "un intreccio di aspetti quantitativi e qualitativi. Non credo che in soli cinque anni sia possibile un processo di assimilazione. Il testo Bertolini combina insieme i 10 anni (che siano proprio 10 e non 13 o 14), ma in cui ci sia un decorso di esami, confronti linguistici, storici, culturali". E, rivolto al capogruppo del Pd Franceschini polemizza: "Raccogliamo la sfida, ma non ci si può chiedere di fare l'esame per le riforme sull'atteggiamento che terremo in aula su questo provvedimento. Non dobbiamo passare nessun esame". Ma c'è un altro passaggio sul quale Cicchitto insiste (e il messaggio pare rivolto ai finiani) rimarcando che la questione della cittadinanza è stata "portata in Aula per una forzatura politica non essendo ancora maturata in commissione, ma non avendo neanche una reale priorita' rispetto allo stesso problema dell'immigrazione". La Lega è pronta a sostenere il testo Bertolini, ma ribadisce, con Roberto Cota e Raffaele Volpi, il no a impostazioni ''ideologiche'' sottolineando che ''il tema della cittadinanza non è nel programma di governo'' e che ''serviva una maggiore maturazione prima di approdare in aula con il testo''. Dalle file del Pd Franceschini parla di "legge pessima: un passo indietro. Adesso vediamo se alle tante parole e ai tanti proclami pronunciati da esponenti della destra seguiranno comportamenti coerenti in sede di voto". Quindi critica la scelta del Pdl di votare il testo dopo le regionali sfidando il centrodestra a dimostrare se "da questo provvedimento c'è davvero la volontà di opposizione e maggioranza di cercare convergenze su qualcosa che serve al Paese, se c'e una corrispondenza tra le parole ed i fatti in alcuni leader del centrodestra". Il leader Udc Casini annuncia che il suo partito "non metterà i bastoni fra le ruote" pur ritenendo "necessarie nuove regole di fronte a un nuovo straordinario fenomeno come quello dell'immigrazione nel nostro paese". A cominciare dal potenziamento del meccanismo dello "ius soli". No netto, invece, dai ranghi dipietristi. Il punto-chiave della norma è chiaro per Isabella Bertolini: la nuova legge sulla cittadinanza guarda a chi veramente viene in Italia per restare. "Molti stranieri, infatti considerano la residenza in Italia temporanea in attesa di trasferirsi in altri paesi'', spiega la parlamentare del Pdl che pone l'accento sul giuramento sulla Costituzione cui lo straniero è chiamato per ottenere lo status "con riferimento alla pari diginità sociale di tutte le persone che lo straniero è tenuto a rispettare''. Bertolini infine ricorda che per la legge non esiste ancora copertura economica ''perché è necessaria una valutazione dei costi''. Un modo per ribadire che di cittadinanza è giusto parlare e lo si sta facendo in Parlamento, ma i tempi per traghettare in porto speditamente la nuova norma, non sono all'orizzonte.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Dalle file del Pd Franceschini parla di legge pessima: un passo indietro."

Okey, allora vuol dire che quella legge va bene :)

personaacaso

Maria Luisa ha detto...

non è che questa notizia mi riempia di gioa:
http://www.unaviaxoriana.it/cgi-bin/uvpo/index.cgi?action=viewnews&id=2455