Milano - E' scontro istituzionale tra l’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, e la Lega Nord all'indomani dell'annuale Discorso alla città. Onorevole Tettamanzi titolava a tutta pagina la Padania che, nell'edizione di ieri, ha lanciato un durissimo attacco: "Cardinale o imam? Se lo chiedono in molti. Tettamanzi la città la vive poco". Ma oggi, nella festa di Sant’Ambrogio, l’omelia di Tettamanzi è stata dedicata proprio ai vescovi, partendo dalla testimonianza di un testo del santo patrono di Milano: "E' sempre notte per gli increduli, i quali, per quanto è loro possibile, si danno da fare per offuscare e oscurare la luce di Cristo con le nebbie di interpretazioni sinistre".
La replica di Tettamanzi. In occasione dell'omelia su Sant'Ambrogio Tettamanzi ha rivolto un invito alla "serenità e responsabilità" per i vescovi e i presbiteri. "Non sono forse da paragonare a codesti lupi - continua Tettamanzi citando le parole di Sant’Ambrogio - gli eretici, i quali stanno in agguato presso gli ovili di Cristo, e fremono attorno ai recinti più di notte che di giorno? È sempre notte per gli increduli, i quali, per quanto è loro possibile, si danno da fare per offuscare e oscurare la luce di Cristo con le nebbie di interpretazioni sinistre. Stanno a spiare quando il pastore è assente, e per questo fanno di tutto sia per uccidere sia per esiliare i pastori delle Chiese, perchè se i pastori sono presenti, non possono assalire le pecore di Cristo". La festa milanese cade in un nuovo momento di tensione tra l’arcivescovo e la Lega per l’ennesimo articolo polemico di ieri sulla Padania e l’intervista di Calderoli oggi a Repubblica. E oggi, nella festa di Sant’Ambrogio, l’omelia di Tettamanzi è dedicata proprio ai vescovi, partendo dalla testimonianza di un testo di Sant’Ambrogio: "Da questo testo emerge la fisionomia pastorale propria dei Vescovi. Ad essi è affidata, come da preciso incarico, la cura, la custodia del gregge, ossia del popolo di Dio. È una custodia che comporta di riunire il gregge e in particolare di vigilare sul gregge e cosi difenderlo dagli assalti delle bestie spirituali, ossia dagli errori di quei lupi rapaci che sono gli eretici".
Serenità. "Sono sereno, in questo momento riscopro il dono della libertà che trova radice e forza nella responsabilità": così Tettamanzi ha risposto ai giornalisti che gli hanno chiesto, subito dopo la messa per la festività di Sant'Ambrogio, di commentare gli attacchi rivoltigli dalla Padania e dal ministro Calderoli. "La mia bussola - ha aggiunto - è la parola del Vangelo e le esigenze profonde stampate in ogni persona". E quando i giornalisti gli hanno chiesto di commentare l’affermazione di Calderoli secondo cui l’arcivescovo è lontano dal territorio, Tettamanzi ha replicato: "Non so se c’è ne è un altro in così alto loco che stia così in mezzo alla gente". Subito dopo la messa il cardinal Tettamanzi è stato avvicinato da moltissime persone che lo hanno salutato e gli hanno stretto la mano.
Le accuse della Lega Nord. Ieri, in visita a Palazzo Marino per vedere l'allestimento del presepe, il ministro delle Riforme Umberto Bossi ha cercato di smorzare un po' i toni ribadendo, tuttavia, che "la gentedà molto peso alla tradizione. "Io leggo poco la Padania - ha ammesso il Senatùr - però il problema è che sicuramente la gente, oltre che alla cristianità, dà molto peso alla tradizione, si sente sicura quando vede che la sua tradizione viene rispettata". "Se arriva troppa gente - ha poi concluso il ministro leghista - la tradizione sparisce". Ha, invece, colpito duramente il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, dalle colonne della Repubblica: "La grande capacità della Chiesa territoriale dovrebbe essere la vicinanza con il territorio. Tettamanzi con il suo territorio non c’entra proprio nulla. Sarebbe come mettere un prete mafioso in Sicilia". "Negare che persone di una certa etnia facciano un tipo di attività è disconoscere la realtà. Seguendo la logica dei poverini non si va da nessuna parte, si trasformano solo i nostri poverini in agnelli sacrificali", ha concluso l'esponente del Carroccio.
Il discorso di Tettamanzi. Il crocifisso non è solo un segno di identità, ma un simbolo da vivere "con umile, forte e gioiosa coerenza". Nella ettera alla metropoli, intitolata Milano torni grande con la sobrietà e la solidarietà, Tettamanzi ha invitato a guardare all’esempio di Cristo e a una "presenza che ha i segni del Crocifisso, che sa attraversare le situazioni umane di fatica e di sofferenza assumendole, facendosene carico. Conserviamo la presenza del crocifisso - ha argomentato il cardinale - simbolo cristiano ma anche simbolo profondamente umano". In tema di immigrazione "la risposta della città e delle istituzioni alla presenza dei rom non può essere l’azione di forza, senza alternative e prospettive, senza finalità costruttive". Per questo, ha osservato il porporato, "la chiesa di Milano, il volontariato e altre forze positive della città hanno dimostrato, e rinnovano, la propria disponibilità per costruire un percorso di integrazione. Non possiamo, per il bene di tutta la città, assumerci la responsabilità di distruggere ogni volta la tela del dialogo e dell’accoglienza nella legalità che pazientemente alcuni vogliono tessere".
Casini: "Attacco politico". "Io sono fra coloro che difendono il crocifisso e il presepe, ma quello che non accetto è il doppiopesismo da parte di chi magari difende il crocifisso per poi spaccarlo in testa agli immigrati o insulta il cardinale di Milano in modo vergognoso". Il leader dell’udc Pier Ferdinando Casini è intervenuto duramente nel dibattito sull’immigrazione stigamtizzando quanto dichiarato dal ministro Calderoli: "Non si può insolentire il cardinale Tettamanzi come un malfattore. È una cosa inaccettabile, da parte di chi ne vuole trarre solo un vantaggio politico".
Farefuturo: "Bestemmiatori". "I fustigatori, i tronisti e i Torquemada sono arrivati come un orologio (e un referendum) svizzero. Non sono piaciute le critiche del cardinale Tettamanzi alla recente raffica di sgomberi che ha messo sulla strada 250 rom di un accampamento abusivo alla periferia di Milano. Il quotidiano leghista, come poteva essere altrimenti, è andato giù duro". E' quanto scrive il periodico online di Farefuturo, fondazione vicina al presidente della Camera Gianfranco Fini, commentando gli attacchi contro l’arcivescovo. "Questo succede - scrive il direttore Filippo Rossi - quando la politica si arroga il diritto di utilizzare la religione come carta d identità, come facile strumento per riempire la propria vuotezza. Questo succede quando la politica prende in prestito la fede per farne uno strumento di odio e di divisione. Quando si confonde la croce con un simbolo di partito". Secondo la fondazione finiana, "si arriva a pretendere che la religione si adegui alle regole perverse della politica, perda l ’universalità per occuparsi del contingente, perde l’altruismo per rifugiarsi nel più bieco individualismo. È la politica che diventa giudice della buona e della cattiva religione in funzione degli interessi di un partito. E così i demagoghi mandano via il prete dall’altare, ne prendono il posto, fanno un comizio e la chiamano predica". "Li definiscono cristianisti - conclude Ffwebmagazine - ma, in fondo, sono semplici bestemmiatori, mercanti di paura che cacciano Gesù dal tempio, svuotando la fede di qualsiasi senso religioso. Il loro evidente antenato è quel Charles Maurras che fondò il movimento di estrema destra Action Francaise. Maurras si definiva athèe catholique, e per questo fu scomunicato da Pio XI. Il paradosso è tutto qui: difendono il cristianesimo ma, di certo, non sono buoni cristiani".
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