Roma - Il clima d’odio? «Il problema è Berlusconi». Il nemico interno? Potrebbe essere Vittorio Feltri. I finiani della Fondazione Farefuturo da un lato respingono al mittente l’ipotesi che il presidente della Camera sia lì a remar contro dentro il Pdl, e dall’altro riversano sul premier la «responsabilità» delle tossine che avvelenano il Paese e trasformano in scontro il dibattito politico. A illustrare quest’ultima teoria, con un intervento sulla Stampa, è Alessandro Campi, direttore della Fondazione di Fini. «Qualcuno aveva immaginato o sperato che dopo quanto accaduto a Milano potesse determinarsi una svolta. Ma c’è un problema strutturale e di sistema, e il problema si chiama Berlusconi», scrive Campi, che poi spiega come per lui la politica italiana vada letta esclusivamente come aggregazione pro o contro il Cavaliere. Dopo l’aggressione al premier la situazione, secondo il professore di storia delle dottrine politiche, «potrebbe essere destinata ad aumentare, a polarizzarsi ancora di più in futuro». Dunque, la personalità «aggregante» in positivo e in negativo del presidente del Consiglio è alla base dell’odio che si respira in Italia, Berlusconi stesso in questo Paese è «il problema», tanto che persino nell’aggressione fisica che ha subito c’è «poco di politico», non c’è «una motivazione forte di quel tipo», ma «semmai il problema è colpire Berlusconi», conclude Campi nella sua analisi, ipotizzando che «dovremo bere questo amaro calice fino alla fine». Del calice o, appunto, del premier? Intanto, il giornale online della Fondazione, Ffweb magazine, dedica al nostro direttore il «corsivo» di ieri, a firma di Filippo Rossi (nella foto a sinistra): «E se il nemico interno fosse Vittorio Feltri?». Nel pezzo, finiscono nel mirino il Giornale e il suo direttore. Quest’ultimo reo, per Rossi, di influire «fin troppo», con la «sua azione mediatica», sul «fare e sul pensare politico del centrodestra italiano». «Ci proviamo a far vincere l’amore sull’odio», dice Rossi, ricordando che «siamo tacciati di superficialità, melensaggine e inutile buonismo». Per smentire le malelingue, ecco un attacco per nulla velato. Non è possibile - scrive il direttore del magazine - che il Pdl, «grande partito moderato», venga rappresentato da un giornale «minoritario, barricadero, militante e sostanzialmente di estrema destra», che fa «della propaganda la sua cifra stilistica». Quanto a Feltri, per Rossi è «un po’ come San Pietro, si ritiene il custode delle chiavi del Regno (tu entri e tu esci dal Pdl) e il depositario della Dottrina». Il frutto sarebbe un giornale che «non può non invitare allo scontro, con toni da Crociata o da Inquisizione», e che «si diletta nella caccia all’untore, nella delazione del presunto traditore, nella scomunica e - quando serve - nel rogo mediatico degli eretici, o degli “scomodi”». Non disdegnando, prosegue Ffweb Magazine, di nutrirsi «di insinuazioni e personalizzazioni». Il Giornale è dunque una «scheggia impazzita», «pagine piene di livore», «inutili e dannose per il Paese» e per il Pdl. «Sempre che del partito a uno come Feltri interessi qualcosa», chiosa il direttore della testata online, criticando il «mantra feltriano» su Fini «traditore interno» e concludendo con «un dubbio»: che sia proprio il direttore del Giornale a «impedire al Pdl di crescere, di stabilizzarsi, di amalgamarsi e di governare con serenità».
giovedì 17 dicembre 2009
Perle di farefuturo
Intanto FareFuturo indica i colpevoli: il Cavaliere e Feltri di Massimo Malpica
Roma - Il clima d’odio? «Il problema è Berlusconi». Il nemico interno? Potrebbe essere Vittorio Feltri. I finiani della Fondazione Farefuturo da un lato respingono al mittente l’ipotesi che il presidente della Camera sia lì a remar contro dentro il Pdl, e dall’altro riversano sul premier la «responsabilità» delle tossine che avvelenano il Paese e trasformano in scontro il dibattito politico. A illustrare quest’ultima teoria, con un intervento sulla Stampa, è Alessandro Campi, direttore della Fondazione di Fini. «Qualcuno aveva immaginato o sperato che dopo quanto accaduto a Milano potesse determinarsi una svolta. Ma c’è un problema strutturale e di sistema, e il problema si chiama Berlusconi», scrive Campi, che poi spiega come per lui la politica italiana vada letta esclusivamente come aggregazione pro o contro il Cavaliere. Dopo l’aggressione al premier la situazione, secondo il professore di storia delle dottrine politiche, «potrebbe essere destinata ad aumentare, a polarizzarsi ancora di più in futuro». Dunque, la personalità «aggregante» in positivo e in negativo del presidente del Consiglio è alla base dell’odio che si respira in Italia, Berlusconi stesso in questo Paese è «il problema», tanto che persino nell’aggressione fisica che ha subito c’è «poco di politico», non c’è «una motivazione forte di quel tipo», ma «semmai il problema è colpire Berlusconi», conclude Campi nella sua analisi, ipotizzando che «dovremo bere questo amaro calice fino alla fine». Del calice o, appunto, del premier? Intanto, il giornale online della Fondazione, Ffweb magazine, dedica al nostro direttore il «corsivo» di ieri, a firma di Filippo Rossi (nella foto a sinistra): «E se il nemico interno fosse Vittorio Feltri?». Nel pezzo, finiscono nel mirino il Giornale e il suo direttore. Quest’ultimo reo, per Rossi, di influire «fin troppo», con la «sua azione mediatica», sul «fare e sul pensare politico del centrodestra italiano». «Ci proviamo a far vincere l’amore sull’odio», dice Rossi, ricordando che «siamo tacciati di superficialità, melensaggine e inutile buonismo». Per smentire le malelingue, ecco un attacco per nulla velato. Non è possibile - scrive il direttore del magazine - che il Pdl, «grande partito moderato», venga rappresentato da un giornale «minoritario, barricadero, militante e sostanzialmente di estrema destra», che fa «della propaganda la sua cifra stilistica». Quanto a Feltri, per Rossi è «un po’ come San Pietro, si ritiene il custode delle chiavi del Regno (tu entri e tu esci dal Pdl) e il depositario della Dottrina». Il frutto sarebbe un giornale che «non può non invitare allo scontro, con toni da Crociata o da Inquisizione», e che «si diletta nella caccia all’untore, nella delazione del presunto traditore, nella scomunica e - quando serve - nel rogo mediatico degli eretici, o degli “scomodi”». Non disdegnando, prosegue Ffweb Magazine, di nutrirsi «di insinuazioni e personalizzazioni». Il Giornale è dunque una «scheggia impazzita», «pagine piene di livore», «inutili e dannose per il Paese» e per il Pdl. «Sempre che del partito a uno come Feltri interessi qualcosa», chiosa il direttore della testata online, criticando il «mantra feltriano» su Fini «traditore interno» e concludendo con «un dubbio»: che sia proprio il direttore del Giornale a «impedire al Pdl di crescere, di stabilizzarsi, di amalgamarsi e di governare con serenità».
Roma - Il clima d’odio? «Il problema è Berlusconi». Il nemico interno? Potrebbe essere Vittorio Feltri. I finiani della Fondazione Farefuturo da un lato respingono al mittente l’ipotesi che il presidente della Camera sia lì a remar contro dentro il Pdl, e dall’altro riversano sul premier la «responsabilità» delle tossine che avvelenano il Paese e trasformano in scontro il dibattito politico. A illustrare quest’ultima teoria, con un intervento sulla Stampa, è Alessandro Campi, direttore della Fondazione di Fini. «Qualcuno aveva immaginato o sperato che dopo quanto accaduto a Milano potesse determinarsi una svolta. Ma c’è un problema strutturale e di sistema, e il problema si chiama Berlusconi», scrive Campi, che poi spiega come per lui la politica italiana vada letta esclusivamente come aggregazione pro o contro il Cavaliere. Dopo l’aggressione al premier la situazione, secondo il professore di storia delle dottrine politiche, «potrebbe essere destinata ad aumentare, a polarizzarsi ancora di più in futuro». Dunque, la personalità «aggregante» in positivo e in negativo del presidente del Consiglio è alla base dell’odio che si respira in Italia, Berlusconi stesso in questo Paese è «il problema», tanto che persino nell’aggressione fisica che ha subito c’è «poco di politico», non c’è «una motivazione forte di quel tipo», ma «semmai il problema è colpire Berlusconi», conclude Campi nella sua analisi, ipotizzando che «dovremo bere questo amaro calice fino alla fine». Del calice o, appunto, del premier? Intanto, il giornale online della Fondazione, Ffweb magazine, dedica al nostro direttore il «corsivo» di ieri, a firma di Filippo Rossi (nella foto a sinistra): «E se il nemico interno fosse Vittorio Feltri?». Nel pezzo, finiscono nel mirino il Giornale e il suo direttore. Quest’ultimo reo, per Rossi, di influire «fin troppo», con la «sua azione mediatica», sul «fare e sul pensare politico del centrodestra italiano». «Ci proviamo a far vincere l’amore sull’odio», dice Rossi, ricordando che «siamo tacciati di superficialità, melensaggine e inutile buonismo». Per smentire le malelingue, ecco un attacco per nulla velato. Non è possibile - scrive il direttore del magazine - che il Pdl, «grande partito moderato», venga rappresentato da un giornale «minoritario, barricadero, militante e sostanzialmente di estrema destra», che fa «della propaganda la sua cifra stilistica». Quanto a Feltri, per Rossi è «un po’ come San Pietro, si ritiene il custode delle chiavi del Regno (tu entri e tu esci dal Pdl) e il depositario della Dottrina». Il frutto sarebbe un giornale che «non può non invitare allo scontro, con toni da Crociata o da Inquisizione», e che «si diletta nella caccia all’untore, nella delazione del presunto traditore, nella scomunica e - quando serve - nel rogo mediatico degli eretici, o degli “scomodi”». Non disdegnando, prosegue Ffweb Magazine, di nutrirsi «di insinuazioni e personalizzazioni». Il Giornale è dunque una «scheggia impazzita», «pagine piene di livore», «inutili e dannose per il Paese» e per il Pdl. «Sempre che del partito a uno come Feltri interessi qualcosa», chiosa il direttore della testata online, criticando il «mantra feltriano» su Fini «traditore interno» e concludendo con «un dubbio»: che sia proprio il direttore del Giornale a «impedire al Pdl di crescere, di stabilizzarsi, di amalgamarsi e di governare con serenità».
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