"Mi picchiarono tre guardie con sbarre di legno e di metallo. Mi picchiarono per più di 10 minuti. Mi chiamavano "negro" mentre mi picchiavano. Quando caddi a terra mi presero a calci. Mi colpirono in testa con una sbarra di metallo. Ho ancora le cicatrici e dolori alla testa". Tomas, un ventiquattrenne eritreo intervistato a Roma il 20 maggio, ha riferito a Human Rights Watch di abusi e pestaggi subiti dalle guardie delle prigioni libiche di Jawazat e di Kufra, luoghi di deportazione in cui - secondo l'organizzazione umanitaria - gli agenti sono in combutta con i trafficanti, che chiedono ai migranti centinaia di dollari per farsi portare a Tripoli. "Il primo ministro Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi stanno costruendo il loro accordo di amicizia a spese di individui, di altri paesi, ritenuti sacrificabili da entrambi", afferma Bill Frelick, direttore per le politiche dei rifugiati di Human Rights Watch, nel giorno della visita del leader libico in Italia. "Più che un trattato di amicizia - aggiunge - si direbbe uno sporco accordo per permettere all'Italia di scaricare i migranti e quanti sono in cerca di asilo in Libia e sottrarsi ai propri obblighi". La Libia non si può considerare seriamente come un interlocutore in qualsivoglia schema di protezione dei rifugiati, dice l'organizzazione, perché non ha ratificato la Convenzione sui rifugiati, non ha alcuna legislazione in materia d'asilo e invece vanta una triste storia di abuso e maltrattamento sui migranti colti nel tentativo di scappare dal paese via nave. Da quando l'Italia ha stabilito la sua nuova politica di intercettazione e respingimento sommario il 6 maggio, sono stati intercettati 500 tra migranti e richiedenti asilo dalle forze di sicurezza italiane e le loro imbarcazioni trainate in Libia. I migranti vengono respinti senza neanche una valutazione superficiale per determinare se abbiano bisogno di protezione o siano particolarmente vulnerabili, come nel caso di malati o feriti, donne incinte, bambini non accompagnati, o vittime di tratta.
mercoledì 10 giugno 2009
I rompiballe
Human Rights Watch: "L'accordo permette all'Italia di sottrarsi ai propri obblighi". Il racconto di un eritreo detenuto in Libia: pestaggi e connivenza con i trafficanti. Tra Gheddafi e Berlusconi "un patto a spese dei migranti" (e dei contrabbandieri di uomini) di Vittorio Longhi
"Mi picchiarono tre guardie con sbarre di legno e di metallo. Mi picchiarono per più di 10 minuti. Mi chiamavano "negro" mentre mi picchiavano. Quando caddi a terra mi presero a calci. Mi colpirono in testa con una sbarra di metallo. Ho ancora le cicatrici e dolori alla testa". Tomas, un ventiquattrenne eritreo intervistato a Roma il 20 maggio, ha riferito a Human Rights Watch di abusi e pestaggi subiti dalle guardie delle prigioni libiche di Jawazat e di Kufra, luoghi di deportazione in cui - secondo l'organizzazione umanitaria - gli agenti sono in combutta con i trafficanti, che chiedono ai migranti centinaia di dollari per farsi portare a Tripoli. "Il primo ministro Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi stanno costruendo il loro accordo di amicizia a spese di individui, di altri paesi, ritenuti sacrificabili da entrambi", afferma Bill Frelick, direttore per le politiche dei rifugiati di Human Rights Watch, nel giorno della visita del leader libico in Italia. "Più che un trattato di amicizia - aggiunge - si direbbe uno sporco accordo per permettere all'Italia di scaricare i migranti e quanti sono in cerca di asilo in Libia e sottrarsi ai propri obblighi". La Libia non si può considerare seriamente come un interlocutore in qualsivoglia schema di protezione dei rifugiati, dice l'organizzazione, perché non ha ratificato la Convenzione sui rifugiati, non ha alcuna legislazione in materia d'asilo e invece vanta una triste storia di abuso e maltrattamento sui migranti colti nel tentativo di scappare dal paese via nave. Da quando l'Italia ha stabilito la sua nuova politica di intercettazione e respingimento sommario il 6 maggio, sono stati intercettati 500 tra migranti e richiedenti asilo dalle forze di sicurezza italiane e le loro imbarcazioni trainate in Libia. I migranti vengono respinti senza neanche una valutazione superficiale per determinare se abbiano bisogno di protezione o siano particolarmente vulnerabili, come nel caso di malati o feriti, donne incinte, bambini non accompagnati, o vittime di tratta.
"Mi picchiarono tre guardie con sbarre di legno e di metallo. Mi picchiarono per più di 10 minuti. Mi chiamavano "negro" mentre mi picchiavano. Quando caddi a terra mi presero a calci. Mi colpirono in testa con una sbarra di metallo. Ho ancora le cicatrici e dolori alla testa". Tomas, un ventiquattrenne eritreo intervistato a Roma il 20 maggio, ha riferito a Human Rights Watch di abusi e pestaggi subiti dalle guardie delle prigioni libiche di Jawazat e di Kufra, luoghi di deportazione in cui - secondo l'organizzazione umanitaria - gli agenti sono in combutta con i trafficanti, che chiedono ai migranti centinaia di dollari per farsi portare a Tripoli. "Il primo ministro Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi stanno costruendo il loro accordo di amicizia a spese di individui, di altri paesi, ritenuti sacrificabili da entrambi", afferma Bill Frelick, direttore per le politiche dei rifugiati di Human Rights Watch, nel giorno della visita del leader libico in Italia. "Più che un trattato di amicizia - aggiunge - si direbbe uno sporco accordo per permettere all'Italia di scaricare i migranti e quanti sono in cerca di asilo in Libia e sottrarsi ai propri obblighi". La Libia non si può considerare seriamente come un interlocutore in qualsivoglia schema di protezione dei rifugiati, dice l'organizzazione, perché non ha ratificato la Convenzione sui rifugiati, non ha alcuna legislazione in materia d'asilo e invece vanta una triste storia di abuso e maltrattamento sui migranti colti nel tentativo di scappare dal paese via nave. Da quando l'Italia ha stabilito la sua nuova politica di intercettazione e respingimento sommario il 6 maggio, sono stati intercettati 500 tra migranti e richiedenti asilo dalle forze di sicurezza italiane e le loro imbarcazioni trainate in Libia. I migranti vengono respinti senza neanche una valutazione superficiale per determinare se abbiano bisogno di protezione o siano particolarmente vulnerabili, come nel caso di malati o feriti, donne incinte, bambini non accompagnati, o vittime di tratta.
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3 commenti:
cioè... la Spagna respinge le imbarcazioni ormai da anni, in alcuni paesi europei l'immigrazione clandestina è persino un reato, e a noi vengono a dire che abbiamo degli "obblighi"?! O__o
E poi comunque il patto con la Libia mi fa ridere. Perchè ce la metteranno in quel posto quando meno ce l'aspettiamo. Il Silvio dovrebbe tenere a mente che sono arabi.
Ma perchè questi rompicoglioni non vanno a dare un'occhiata a quello che succede nelle prigioni cinesi e cubane?
Appunto, Elly, solo noi abbiamo degli "obblighi" verso tutti. Verso quelli bravi e verso i delinquenti. Dobbiamo mantenerli con le nostre tasse. Per quanto riguarda Gheddafi, mi fa schifo uno come lui, mi fa mille volte schifo ma spero che con quei lauti (ingiusti) risarcimenti continui a fare il suo lavoro per fermare i clandestini. Ho gli stessi dubbi tuoi, ma tant'è...
Antikom, ma figurati. Si smuovono per molto meno sempre contro Berlusconi e il suo governo.
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