Londra - Cresce la tensione in Irlanda del Nord tra residenti e immigrati. Un centinaio di romeni, tra cui anche una bambina, sono stati violentemente attaccati da una parte della popolazione locale di Belfast. Episodi conflittuali si erano già verificati nella zona sud della città dove questi immigrati si erano insediati. Una politica dell'immigrazione troppo facilona e la crisi economica sempre più profonda di certo non hanno favorito l'integrazione dei nuovi arrivati, sempre di più, sempre più malvisti. Così martedì notte, dopo l'ennesima gragnuola di sassate, gli insulti e le ripetute minacce, venti famiglie hanno deciso di scappare. Il gruppo, di 115 persone, ha prima tentato di trovare rifugio in una casa, ma dopo qualche ora il pastore Malcolm Morgan con alcuni assistenti si è offerto di accoglierli nella sua chiesa, almeno fino a quando la polizia e i servizi sociali non avessero trovato loro una sistemazione temporanea. Ieri le autorità si sono riunite per discutere quale fosse la soluzione migliore per il futuro di queste famiglie, temporaneamente alloggiate in un centro sportivo nella zona sud di Belfast. Per adesso infatti, tutti sono troppo spaventati per poter tornare nelle loro abitazioni. La polizia ha spiegato che dopo i primi controlli non sembra che negli attacchi siano coinvolte forze paramilitari, ma senza dubbio la violenza avrebbe potuto essere evitata se da parte della popolazione ci fosse stata una maggiore collaborazione. «Ci sono persone che sanno perfettamente chi ha orchestrato queste azioni» ha detto ieri il sovrintendente Chris Noble. Sospettato di aver organizzato le aggressioni è un gruppo lealista che però ha smentito ogni coinvolgimento. Va detto che la convivenza tra irlandesi e romeni è complicata. Le famiglie in questione sono in maggioranza di zingari «rom», il gruppo che negli ultimi anni ha praticamente colonizzato l'Irlanda del Nord. Il 90 per cento dei rom stabilitisi nel Regno Unito provengono dalla Romania e in Irlanda ce ne sono circa 3mila. Negli ultimi mesi la tensione tra i locali e i gruppi di immigrati stabilitisi a Belfast dal 2004 - anno in cui con una decisione controversa la Gran Bretagna insieme all'Irlanda e alla Svezia abolirono le restrizioni verso i lavoratori provenienti dal Centro e dall'Est Europa - era fortissima. E in tempi di recessione come questi la popolazione locale mal accetta che anche gli immigrati possano godere di tutti i benefit offerti dal servizio sociale che comprendono in molti casi anche il diritto all'abitazione. L'episodio è stato condannato dal primo ministro britannico Gordon Brown che ha detto di sperare che le autorità preposte facciano tutto il necessario per assicurare alle famiglie la massima protezione.
giovedì 18 giugno 2009
Irlanda del Nord
Anche in Ulster esplode la rabbia contro i romeni di Erica Orsini
Londra - Cresce la tensione in Irlanda del Nord tra residenti e immigrati. Un centinaio di romeni, tra cui anche una bambina, sono stati violentemente attaccati da una parte della popolazione locale di Belfast. Episodi conflittuali si erano già verificati nella zona sud della città dove questi immigrati si erano insediati. Una politica dell'immigrazione troppo facilona e la crisi economica sempre più profonda di certo non hanno favorito l'integrazione dei nuovi arrivati, sempre di più, sempre più malvisti. Così martedì notte, dopo l'ennesima gragnuola di sassate, gli insulti e le ripetute minacce, venti famiglie hanno deciso di scappare. Il gruppo, di 115 persone, ha prima tentato di trovare rifugio in una casa, ma dopo qualche ora il pastore Malcolm Morgan con alcuni assistenti si è offerto di accoglierli nella sua chiesa, almeno fino a quando la polizia e i servizi sociali non avessero trovato loro una sistemazione temporanea. Ieri le autorità si sono riunite per discutere quale fosse la soluzione migliore per il futuro di queste famiglie, temporaneamente alloggiate in un centro sportivo nella zona sud di Belfast. Per adesso infatti, tutti sono troppo spaventati per poter tornare nelle loro abitazioni. La polizia ha spiegato che dopo i primi controlli non sembra che negli attacchi siano coinvolte forze paramilitari, ma senza dubbio la violenza avrebbe potuto essere evitata se da parte della popolazione ci fosse stata una maggiore collaborazione. «Ci sono persone che sanno perfettamente chi ha orchestrato queste azioni» ha detto ieri il sovrintendente Chris Noble. Sospettato di aver organizzato le aggressioni è un gruppo lealista che però ha smentito ogni coinvolgimento. Va detto che la convivenza tra irlandesi e romeni è complicata. Le famiglie in questione sono in maggioranza di zingari «rom», il gruppo che negli ultimi anni ha praticamente colonizzato l'Irlanda del Nord. Il 90 per cento dei rom stabilitisi nel Regno Unito provengono dalla Romania e in Irlanda ce ne sono circa 3mila. Negli ultimi mesi la tensione tra i locali e i gruppi di immigrati stabilitisi a Belfast dal 2004 - anno in cui con una decisione controversa la Gran Bretagna insieme all'Irlanda e alla Svezia abolirono le restrizioni verso i lavoratori provenienti dal Centro e dall'Est Europa - era fortissima. E in tempi di recessione come questi la popolazione locale mal accetta che anche gli immigrati possano godere di tutti i benefit offerti dal servizio sociale che comprendono in molti casi anche il diritto all'abitazione. L'episodio è stato condannato dal primo ministro britannico Gordon Brown che ha detto di sperare che le autorità preposte facciano tutto il necessario per assicurare alle famiglie la massima protezione.
Londra - Cresce la tensione in Irlanda del Nord tra residenti e immigrati. Un centinaio di romeni, tra cui anche una bambina, sono stati violentemente attaccati da una parte della popolazione locale di Belfast. Episodi conflittuali si erano già verificati nella zona sud della città dove questi immigrati si erano insediati. Una politica dell'immigrazione troppo facilona e la crisi economica sempre più profonda di certo non hanno favorito l'integrazione dei nuovi arrivati, sempre di più, sempre più malvisti. Così martedì notte, dopo l'ennesima gragnuola di sassate, gli insulti e le ripetute minacce, venti famiglie hanno deciso di scappare. Il gruppo, di 115 persone, ha prima tentato di trovare rifugio in una casa, ma dopo qualche ora il pastore Malcolm Morgan con alcuni assistenti si è offerto di accoglierli nella sua chiesa, almeno fino a quando la polizia e i servizi sociali non avessero trovato loro una sistemazione temporanea. Ieri le autorità si sono riunite per discutere quale fosse la soluzione migliore per il futuro di queste famiglie, temporaneamente alloggiate in un centro sportivo nella zona sud di Belfast. Per adesso infatti, tutti sono troppo spaventati per poter tornare nelle loro abitazioni. La polizia ha spiegato che dopo i primi controlli non sembra che negli attacchi siano coinvolte forze paramilitari, ma senza dubbio la violenza avrebbe potuto essere evitata se da parte della popolazione ci fosse stata una maggiore collaborazione. «Ci sono persone che sanno perfettamente chi ha orchestrato queste azioni» ha detto ieri il sovrintendente Chris Noble. Sospettato di aver organizzato le aggressioni è un gruppo lealista che però ha smentito ogni coinvolgimento. Va detto che la convivenza tra irlandesi e romeni è complicata. Le famiglie in questione sono in maggioranza di zingari «rom», il gruppo che negli ultimi anni ha praticamente colonizzato l'Irlanda del Nord. Il 90 per cento dei rom stabilitisi nel Regno Unito provengono dalla Romania e in Irlanda ce ne sono circa 3mila. Negli ultimi mesi la tensione tra i locali e i gruppi di immigrati stabilitisi a Belfast dal 2004 - anno in cui con una decisione controversa la Gran Bretagna insieme all'Irlanda e alla Svezia abolirono le restrizioni verso i lavoratori provenienti dal Centro e dall'Est Europa - era fortissima. E in tempi di recessione come questi la popolazione locale mal accetta che anche gli immigrati possano godere di tutti i benefit offerti dal servizio sociale che comprendono in molti casi anche il diritto all'abitazione. L'episodio è stato condannato dal primo ministro britannico Gordon Brown che ha detto di sperare che le autorità preposte facciano tutto il necessario per assicurare alle famiglie la massima protezione.
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