ROMA — Dalla segreteria del mattino esce un no all’ipotesi di rinviare il congresso del Pd, ventilata da più parti nei giorni scorsi, e rilanciata da Sergio Chiamparino. Il congresso si dovrebbe quindi tenere regolarmente in autunno. Salvo contrordini, visto che tra i contrari si sarebbe schierata anche Anna Finocchiaro e tra i perplessi Franco Marini e Massimo D’Alema. Ma che il clima, dopo i ballottaggi, sia ormai pienamente congressuale, è abbastanza evidente e lo dimostra la discesa in campo esplicita di Pierluigi Bersani, che sul suo sito Internet ha annunciato che il 1˚ luglio a Roma farà il suo debutto pubblico come candidato alla segreteria. Pierluigi Bersani e Massimo D'Alema (Graffiti Press) Il giorno dopo i ballottaggi, è ancora il momento delle valutazioni sul voto. Per Massimo D’Alema si può metterla così: «Non abbiamo vinto, ma il centrodestra non ha sfondato e abbiamo tenuto molte posizioni importanti». Giudizio leggermente meno ottimista rispetto a quello di Dario Franceschini e a quello di Luigi Berlinguer, secondo il quale «la notte è passata». Non tutti sono d’accordo. Per il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, «nel centrosinistra è più vivo che mai il problema settentrionale, specie nel Nordest». Il lombardo-veneto, aggiunge, «è un problema colossale». Come affrontare il problema del Nord, e i numerosi altri che affliggono il Pd, lo si capirà al congresso. L’annuncio del mancato rinvio viene salutato con gioia da Romano Prodi: «È una buona notizia. Non ho fatto altro che martellare in questi giorni che ci vuole un congresso ampio, con un dibattito sui contenuti». Più cauto D’Alema: «Sono gli organi a deliberare e in direzione ci porteranno la proposta. È raro che io voti contro gli organismi dirigenti. Sono sempre allineato, è una regola di vita». A chiarire meglio il quadro, ecco Nicola Latorre: «Non bisogna temere un confronto congressuale serio e trasparente». La data clou per capire gli sviluppi è venerdì, quando si terrà la tanto attesa Direzione. Nella quale si prenderà una decisione che Bersani considera già presa: «Sono d’accordo con quello che ha detto Franceschini: il congresso bisogna farlo». Detto questo, si attende la discesa in campo di Franceschini, che sembra rinviata. Bersani fa l’ecumenico: «La mia candidatura non è contro nessuno e vivrà in piena solidarietà con tutti i compagni del Pd». L’ex ds, appoggiato da Enrico Letta, si rivolge «in primo luogo alla nuova generazione che è già in campo. Con questi giovani farò il mio primo intervento pubblico». C’è «un duro lavoro da fare», afferma, e serve «un confronto aperto e positivo». Non tutti nel partito sono favorevoli a una resa dei conti tra Franceschini (Veltroni) e Bersani (D’Alema). C’è chi spera in una terza candidatura. E chi, come Arturo Parisi, chiede chiarimenti: «Ho sentito D’Alema dire che sosterrà Bersani. Ma voglio sentire da Bersani se appoggerà D’Alema». E ci sarà da decidere anche sulle alleanze. Antonio Di Pietro avverte: «Il Pd sta con un piede in una scarpa, e cioè noi, e con uno in un’altra, e cioè l’Udc. Ora deve decidere cosa fare da grande».
Alessandro Trocino
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