lunedì 22 giugno 2009

Basij

I Basij, nuovi squadristi in nome di una feroce utopia islamista di Carlo Panella

Chi ha ucciso Neda? Chi ha sparato il proiettile che l’ha stroncata sull’asfalto di una via di Teheran? Nella risposta c’è la notizia peggiore che ci viene da Teheran. Più grave e terribile della violenza sfrenata che abbiamo visto in questi giorni. L’assassino di Neda è infatti sicuramente poco più che suo coetaneo, è un membro dei Basij, gli squadristi del regime che si sono macchiati dei delitti più efferati, che hanno sparato alle spalle – come a Neda - da pochi metri, anche a chi era già ferito, a terra. La repressione di questi giorni, i morti, i feriti, le bastonate più vigliacche non sono venute dai reparti antisommossa regolari, ma da loro, dai Basij, che sono tanti, tantissimi, centinaia di migliaia in tutto l’Iran, che sono armati, e feroci. Soprattutto che credono, assolutamente, a quello che fanno, che uccidono Neda alle spalle, da pochi metri, perché questa è la loro missione, la loro utopia, perché sono convinti che nella vita di quella ragazzina dagli occhi rivoltati, si nasconde il Maligno. Volete capire cosa è successo in Germania negli anni trenta? Come e perché un ragazzo della Hitlerjugend si arruolava nelle Ss, via via, sino a Auschwitz. Guardate a Teheran, guardate i Basij e i Pasdaran questi giovani che uccidono perché credono sia giusto uccidere. Anche Neda, soprattutto Neda. Non sono squadracce prezzolate, non sono cani da guardia di un regime di notabili; sono rivoluzionari, credono in Ahmadinejad e nel suo programma di morte, sono antisemiti – di nuovo - sono certi che l’Olocausto sia un’invenzione degli ebrei per calpestare i diritti dell’Islam, esattamente come i giovani hitleriani erano sicuri che era giusto uccidere gli ebrei che calpestavano i diritti degli ariani. Davide Frattini, inviato li ha descritti magistralmente: “La loro divisa è il manganello; ma soprattutto io piacere di portarlo. Scendono nelle strade e ti piantano gli occhi negli occhi, per capirti, per scovare da che parte stai; se è quella sbagliata, ti massacrano”. Non sono isolati i Basij e i Pasdaran, sono espressione di quell’enorme numero di iraniani che comunque per Ahmadinejad ha votato (forse non la maggioranza assoluta, non i 25 milioni dei brogli, ma sicuramente la maggioranza, molto molto di più di quelli che hanno votato per Mussavi). Nei Basij vediamo oggi con i nostri occhi cosa ha voluto dire quel che ci hanno insegnato Furet e De Felice: cosa significa consenso di massa per una dittatura totalitaria. Con una differenza: la dittatura nazista aveva conquistato il potere con un intrigo di palazzo. La dittatura di Khomeini, invece, l’ha conquistato sull’onda di una immensa sollevazione popolare, con l’unica rivoluzione totalitaria del secolo scorso. Con un’altra differenza: le utopie delle dittature del novecento –nazista, ma anche comunista - erano ateiste. Quella iraniana invece è scavata – in un certo senso legittimata - dallo spessore antico del solco millenario dell’Islam. E’ intrisa di un millenarismo messianico e apocalittico che oggi ha presa, che è credibile e condiviso. I Basij uccidono Neda perché sono certi che così favoriscono il ritorno del dodicesimo Imam, accelerano i tempi dell’Apocalisse, dello scontro finale tra il Bene e il Male. Di questi riferimenti è infarcita la retorica di Ahamdinejad, a questo fa esplicito riferimento la Costituzione degli ayatollah che recita: “Crediamo nell’Ultimo Giorno”. Basij e Pasdaran non sono squadracce di prezzolati, anche se è vero che le loro famiglie vivono del reddito petrolifero diffuso dalle Bonyand, le Fondazioni religiose che trasformano in consenso i contratti petroliferi. I Basij credono in una loro utopia, in un loro “Mondo Nuovo”. Per questo hanno ucciso Neda. Per questo fanno paura.

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